Politica | Salto Gespräch

Non chiamatelo Nostradamus

A 7 anni dall'uscita di "Contro i miti etnici", le previsioni sul clima (politico e non) del futurologo trentino Stefano Fait: "Preparatore atletico più che aruspice".
Stefano Fait
Foto: Facebook
Salto.bz: Lei è "futurologo", ovvero un esperto in anticipazione. Può spiegarci meglio in cosa consiste questa figura professionale?
Stefano Fait: Sono un analista di macrotendenze al servizio di un'azienda che ho fondato e gestisco assieme a una decina di professionisti e che si occupa principalmente di qualcosa di significativamente diverso da quel che farò in questa intervista. Chi fa anticipazioni, infatti, non si diletta con pronostici, previsioni o profezie, ma assiste imprese, amministrazioni pubbliche e studenti nella visualizzazione di un'ampia gamma di possibili futuri, rendendo più sofisticata la loro percezione e comprensione della realtà, delle dinamiche di trasformazione e dei loro possibili sbocchi. L’anticipatore è molto più simile a un preparatore atletico che a un aruspice. Poi, quando togliamo il cappello dell’anticipatore, come tanti altri ci divertiamo a scommettere su questo o quel futuro sulla base dei dati di intelligence e di letteratura specialistica che raccogliamo ogni giorno per dare una chance in più ai nostri clienti. Ma quello è un diletto.
 
Le previsioni dei cd. "sondaggisti", negli ultimi anni, spesso si sono rivelate infondate. Solo scarsa professionalità o errori commessi in malafede?
Il sondaggista onesto misura la realtà che vede. Il sondaggista prezzolato crea una realtà fittizia per indurre gli elettori a renderla vera, quasi sempre a loro detrimento.
 
Dalla Brexit all'elezione di Donald Trump, a quella di Macron in Francia, gli accadimenti politici più recenti erano poco prevedibili, per non dire impensabili. Lei se li aspettava? Ci saranno altre sorprese dai prossimi appuntamenti elettorali?
Le vere sorprese non verranno dalle urne ma da un tornado giudiziario che decimerà le classi dirigenti occidentali e sconvolgerà anche gli assetti istituzionali del resto del mondo. Ci saranno condanne e suicidi eccellenti, come pure sparizioni improvvise di celebrità della politica e dello star system globale. L'elettorato risponderà di conseguenza.
 
Addirittura. E come valuta i primi mesi della amministrazione Trump?
Andando oltre le cortine fumogene dei tatticismi, della propaganda, dei doppi e tripli giochi, Trump sta collaborando con i russi contro gli islamo-fascisti, con i cinesi per porre fine alla questione coreana, con i messicani per rinegoziare il NAFTA. Ha inoltre posto fine ai trattati commerciali TTIP e TPP e ha ripudiato un accordo sul clima che, a conti fatti, poteva solo rinviare di pochissimi anni lo stesso esito, ma a un costo così straordinario da impedire una qualunque strategia di riassorbimento della disoccupazione e di gestione della transizione verso l’automazione. Più di tutto, mi ha colpito il fatto che sia l’unico fra tutti i presidenti americani a dimostrare nei fatti di voler distruggere una volta per tutte quell’abominio che è la tratta degli esseri umani, che alimenta le peggiori pratiche dei peggiori esemplari della nostra specie, ai danni dei più innocenti e vulnerabili, nell’indifferenza generale. Per conto mio, al netto di altre decisioni discutibili, e tenuto conto del clima di pre-guerra civile che pervade la nazione, non se la sta cavando male.
Trump è l’unico fra tutti i presidenti americani a dimostrare nei fatti di voler distruggere una volta per tutte quell’abominio che è la tratta degli esseri umani. Non se la sta cavando male.
Che idea si è fatto del Russiagate?
Come ammesso da un produttore CNN è quasi certamente "una str...ata" concepita da chi si oppone al riavvicinamento tra Mosca e Washington. È una storia già vista con Lincoln al tempo degli zar e con Roosevelt e Kennedy al tempo dei sovietici. Una collaborazione tra Russia e Stati Uniti cambierebbe il mondo per il meglio ma c’è chi preferisce lo status quo. C'è sempre stato un "Russiagate". 
 
Anche il neo-presidente francese Emmanuel Macron sta muovendo i primi passi - e non passano inosservate le sue tentazioni bonapartiste. Cosa rappresenta Macron, la sua storia personale e il suo programma politico?
Macron è il “vorrei ma non posso” della politica francese. Non ha né la preparazione, né il carattere, né la visione di un Napoleone o di un de Gaulle. È stato sospinto al potere con una tempistica eccezionalmente rapida da alcune cerchie di industriali e finanziari francesi e ora come ogni narcisista che si rispetti si dà arie di grandeur per supplire alla carenza di autostima e si dispone ad americanizzare il paese. Questo è un atteggiamento suicida abbinato a un proposito suicida, in una nazione come la Francia.
Macron è il “vorrei ma non posso” della politica francese, Renzi quello italiano.
L'apocalisse annunciata da Renzi per il post-referendum costituzionale non si è verificata. Anzi, sembra che l'unica apocalisse sia nella strategia comunicativa del segretario PD, sempre più goffa e inconcludente. Stiamo assistendo al tramonto del renzismo e all'implosione del PD?
Renzi è il “vorrei ma non posso” italiano. Un altro giovane di belle speranze, scelto per incarnare il nuovo di chi vuole che tutto cambi all’apparenza perché non cambi niente nella sostanza. Sarà abbattuto da una congiura di palazzo dopo che la guerra civile sottotraccia che si sta combattendo tra fazioni dell'establishment americano terminerà con la vittoria di chi lotta per salvare l'America sacrificando l'Impero e la sconfitta di chi lotta per salvare l'Impero sacrificando l'America.
 
L'establishment americano?
I rapporti tra Matteo Renzi e l'establishment americano sono noti. L'Italia non è una nazione sovrana e non è Bruxelles a dettar legge (se non nel senso che a Bruxelles ha sede la NATO). In un paese sovrano sarebbe ritenuto a dir poco deprecabile che il presidente di una nazione straniera fornisse esplicite indicazioni di voto su chi debba governarci e come lo debba fare. Gustavo Zagrebelsky, noto complottista, ha scritto su Micromega in occasione del referendum costituzionale: "Se, come martella la propaganda del Sì, la “riforma” è solo un aggiustamento tecnico – velocità e semplificazione, peraltro contraddette da norme tanto farraginose – perché mai le grandi oligarchie italiane ed estere si spendono in modo così spasmodico perché sia approvata? Ci dev’essere sotto qualcosa di ben più grosso e, se non ce lo dicono, dobbiamo preoccuparci".
 
Non teme che tali posizioni siano tacciate di "complottismo", andando per l'appunto così controcorrente rispetto alla narrazione prevalente?
L'accusa di complottismo è "l'ultima cartuccia del farabutto" ("Patriotism is the last refuge of the scoundrel", Samuel Johnson, 1775, ndr). Viviamo nel paese di Gladio, della strategia della tensione, dei servizi segreti deviati, della loggia P2, dei muri di gomma, delle infiltrazioni mafiose, di Tangentopoli, ecc. Chi dice pane al pane ora, quando gli svantaggi sono nettamente superiori ai vantaggi, godrà di una reputazione invidiabile tra un paio di anni. Basta avere pazienza...
L'accusa di complottismo è "l'ultima cartuccia del farabutto" 

Il Movimento 5 Stelle è considerato dagli avversari politici (e da gran parte dei mezzi di informazione) un partito "populista e xenofobo". Le posizioni sull'immigrazione hanno allontanato molti elettori "di sinistra". Cosa ne pensa? Il blog di Grillo non funziona più?
Il Movimento 5 Stelle, indipendentemente da quali fossero le motivazioni alla base della sua nascita, è un fenomeno che esprime la volontà di un popolo di tornare a farsi sentire,  ad acquistare fiducia nei propri talenti, nelle proprie capacità, nel proprio futuro e a fare in modo che i politici si ricordino che hanno ricevuto una delega di esercizio del potere sovrano che resta nelle mani dei cittadini e quindi non devono sentirsi titolari di un'autorità che non gli compete, operando nell'interesse di pochi invece che in quello della collettività. È un fenomeno che non si estinguerebbe se venissero a mancare gli attuali leader. Troverebbe altre forme per manifestarsi fino a quando la distanza tra politici ed elettorato non sarà ridotta a dimensioni ragionevoli e accettabili.

Chi vincerà le prossime elezioni politiche? Di Maio, Renzi o Salvini?
Facile rispondere. In Italia nessuno perde le elezioni e tutti le vincono. Per essere rimossi non basta il voto popolare, serve una congiura di palazzo.
 
La crescita - vera o presunta - dei movimenti "populisti" e di destra in Europa è una buona notizia per l'UE?
La crescita dei movimenti cosiddetti populisti, ossia quelli che rivendicano la necessaria sovranità popolare sulle decisioni prese in nome del popolo è l'unica speranza di rinnovamento ed evoluzione dell'Europa unita. Il mio auspicio è che quella dialettica che è venuta a mancare con la caduta del muro di Berlino conduca l'Unione verso soluzioni elvetiche.
La crescita dei movimenti populisti è l'unica speranza di rinnovamento ed evoluzione dell'Europa unita
C'è un futuro per il giornalismo così come lo conosciamo ora?
Il giornalismo, ossia la capacità di fare informazione professionalmente, non svanirà mai, ma subirà una profonda trasformazione dovuta al fatto che i media occidentali di riferimento hanno virtualmente rinunciato a scavare nei fatti e nelle versioni dei fatti e si limitano a riportare il punto di vista di chi li tiene in vita finanziariamente. Siamo entrati nell'era di Wikileaks e dei forum di dibattito globali in cui molti cittadini giornalisti dimostrano quotidianamente una determinazione, un'acutezza, una curiosità, una serietà, un rigore e un amore per la verità che ormai sono merce rara in tante redazioni. Da Wikileaks e da questi forum emergerà una nuova generazione di giornalisti che sapranno onorare questa nobile professione.
 
E le cosiddette "fake news"?
La fiducia nelle testate giornalistiche in Italia è tra il 33% e il 43%, secondo un sondaggio del Reuters Institute for the Study of Journalism del giugno 2016. Ma peggio dell’Italia fanno Giappone, Corea del Sud, USA, Francia, Svezia, Svizzera, Norvegia, Australia e Regno Unito. Da un recente sondaggio Gallup apprendiamo che solo il 32% degli americani ha molta o abbastanza fiducia nei mezzi d’informazione convenzionali. Il valore era del 54% nel 2003 e al 72% nel 1976. 
Da Wikileaks emergerà una nuova generazione di giornalisti 

Nel 2010 uscì “Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso”, libro sulla questione altoatesina scritto a quattro mani con Mauro Fattor. Sono passati 7 anni da allora: è riuscito nel frattempo a immaginarsi lo scenario di come sarà il Sudtirolo del futuro?
Mi ricordo che quando presentavamo libro il pubblico ci chiedeva soluzioni. Ma ogni popolo e comunità deve trovare in sé le risposte e le soluzioni, e per farlo debbono cambiare le teste, prima ancora delle istituzioni. Ad ogni buon conto la macro-tendenza più importante del nostro tempo è quella all'integrazione dell'umanità, che sarà unita nelle diversità. Saranno pertanto fattori esterni a costringere l'Alto Adige a cambiare fintantoché la popolazione locale non troverà una leadership e le risorse culturali, morali e spirituali per adeguarsi coscientemente all'evoluzione della civiltà umana. È questa la ragione per cui un seguito di quel libro non avrebbe alcun senso.

E il "suo" Trentino, come se lo immagina tra 7 anni?
Tra 7 anni il mio Trentino si sarà stufato di essere amministrato da funzionari e si sarà dato una classe dirigente capace di leadership. Questo non per un improvviso sussulto di lucida dignità ma perché le dinamiche globali lo renderanno inevitabile. Non avrà perso la sua autonomia perché l'assetto finanziario globale sarà riformato e una considerevole prosperità consentirà a tutte le realtà desiderose di responsabilizzarsi attraverso l'autonomia di poterlo fare.
Saranno fattori esterni a costringere l'Alto Adige a cambiare 
A questo punto, già che ci siamo, le chiedo anche di descriverci l'Italia di domani...
L'Italia tra 7 anni sarà una nazione che scoprirà come un crescente impulso al commercio internazionale dovuto all’intensificazione portentosa dei traffici con la Cina e con l'Oceano Indiano e alla crescita economica della borghesia africana ricollocherà il baricentro economico del paese in una posizione più favorevole al Meridione e così apprenderemo tutti che il ritardo del Mezzogiorno era dovuto in buona parte alla sua marginalità economica in un mondo dominato dalle economie che si affacciano sull'Atlantico settentrionale e non ad irrimediabili tare antropologiche.

Sulla questione del riscaldamento climatico, lei è stato tra i sostenitori di una tesi "uguale e contraria", ovvero quella dell'approssimarsi di una nuova glaciazione. Sulla base di quali elementi lei esprimeva tale convinzione? Di recente ha scritto "hanno torto sia i serristi sia i glacialisti e la verità non sta neanche nel mezzo".
Qualunque paleoclimatologo ha notato che ci sono state glaciazioni (es. ordoviciano) con concentrazioni di CO2 10 volte superiori al valore presente e l'ultimo interglaciale (Eemiano) è stato 5°C più caldo del presente, con concentrazioni di CO2 inferiori alle 300 ppm (adesso sono superiori a 404 ppm). È stato fatto del terrorismo psicologico per un aumento di temperatura di pochissimi decimi di grado quando il mondo sta uscendo dalla Piccola Era Glaciale, uno dei periodi più freddi di questo interglaciale. In cambio non si dà notizia del fatto che lo spessore dei ghiacci groenlandesi è ai massimi dall'inizio della psicosi da riscaldamento globale causato dall'uomo, né si precisa che il presunto collasso dei ghiacci antartici sta avvenendo con le temperature atmosferiche polari più basse degli ultimi decenni e mentre si rileva una forte attività vulcanica sotto la banchisa. La chiave per comprendere queste trasformazioni è molto probabilmente la relazione tra energie cosmiche, attività vulcaniche e correnti oceaniche. Le temperature del Nord Atlantico sono in picchiata esattamente come illustrato nel film l'alba del giorno dopo. D’altro canto l'errore dei glacialisti è stato pensare che le ciclicità delle ultime centinaia di migliaia di anni debbano per forza disegnare il nostro futuro. Non ha senso. La Terra non è evidentemente un sistema chiuso e tanto meno lo è il Sistema Solare. Quel che avviene nella nostra galassia condiziona l’attività solare e, direttamente e indirettamente, il nostro clima.

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Lucio Giudiceandrea Mar, 08/01/2017 - 06:57

Oh Valentino,
ma perché non gli hai chiesto della Cina e della Corea del nord? Già che c'eri non ci sarebbe stata male una domanda sulle vaccinazioni, su Lady D, sulla teoria delle stringhe, sull'invasione della zanzara tigre, sull'ultima acconciatura di Patty Pravo, sulla coltivazione del luppolo, su come si restaurano i mosaici bizantini: quello risponde a tutto. Peccato perdere simili occasioni.

Mar, 08/01/2017 - 06:57 Collegamento permanente