Politica | La crisi del PD

“L’anima di centrosinistra? Non c’è più”

Maurizia Mazzotta spiega le ragioni del suo addio al PD altoatesino: “c’è un po’ di spocchia, carenza di competenze e poi... bisogna saper comunicare”.
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Foto: Facebook

In provincia di Bolzano sono stati finora in pochi a lasciare ufficialmente il Partito Democratico, dopo le ultime primarie laceranti che hanno visto il progressivo successo di Matteo Renzi e segnato l’attuale periodo di incertezza e forti tensioni. Dopo il tesoriere Salvatore Cavallo, ora è la volta di Maurizia Mazzotta, bersaniana e civatiana. Che con una breve lettera ha deciso di lasciare il partito, accennando ai problemi interni ed alle disillusioni dell’ultimo periodo. L’abbiamo contattata per consentirle di spiegare meglio le ragioni della sua scelta. E quindi descrivere la qualità del travaglio che è in atto in questi mesi che precedono (finalmente) il congresso d’autunno che per lo meno nelle intenzioni dovrebbe ridare nuovo vigore alla sezione altoatesina del partito attualmente guidata da Liliana Di Fede.

salto.bz : Lei dunque ha deciso di lasciare. Si è trattato di una decisione improvvisa o a lungo meditata?
Maurizia Mazzotta - La decisione l’ho presa in questi giorni, ma l’incubazione è stata molto lunga. Non ho mai avuto tessere di altri partiti né partecipato attivamente alla vita politica prima di entrare nel PD. Quando sono entrata l’ho fatto perché da mio padre ho avuto una formazione di tipo socialista ed ho pensato che Margherita e DS all’epoca fossero stati fino a quel momento un po’ come l’acqua e l’olio, ovvero non mescolatili. Sono entrata perché si trattava di un’idea nuova e mi piaceva, ma anche per cercare di dare un po’ di peso in più alla sinistra all’interno del partito. 

Quelli ormai sono tempi lontani, mentre recentemente il partito ha vissuto diversi forti assestamenti, veicolati soprattutto attraverso le primarie. 
Sì, nelle prime io ho aderito alla corrente civatiana. Poi Civati è uscito secondo me in maniera prematura. La sua scelta comunque l’ho capita e mi sono detta: aspettiamo si evolve la situazione. Nelle primarie successive mi sono schierata con la corrente Orlando, che però secondo me si è mosso troppo tardi. Il vero problema oggi secondo me è rappresentato da Renzi che ha questo enorme seguito che io davvero non capisco.

E il PD locale?
Secondo me è fermo da molto tempo. Non si parla dei problemi della gente e tutto è lasciato un po’ alla volontà dei componenti del partito che hanno ruoli di rappresentanza politica. Di fatto non c’è un coordinamento. Io ho aspettato molto, ma poi soprattutto per la situazione politica nazionale non me la sono più sentita di far parte del PD. Non mi sembra davvero più casa mia, non rispecchiando i miei ideali in un contesto in cui non c’è quella carica progettuale che invece necessita.

“Oggi c’è un po’ di spocchia in giro…”

Secondo lei quella carica e quella progettualità ci sono state in passato?
Secondo me sì, forse per il fatto che era un partito nuovo. C’erano molte idee e molto entusiasmo. M adesso dove sono finiti? Senza idee ed energie finisce per mancare anche la credibilità. Si abbandonata anche la prospettiva di farsi capire dalle persone. Far capire cosa si sta facendo ma anche mettere in atto una seria autocritica. Non si può sempre dire “ah, vedrete che poi andrà meglio” quando le cose non funzionano. 
Io avevo voglia di sinistra e di ritornare in pratica a come ero prima ed alle mie idee originarie. Ma al momento non ho intenzione di fare politica attiva ed entrare in altri partiti. Ho sempre seguito Bersani e lo faccio tuttora, anche se non entro a far parte di Articolo 1. Ho altre cose da fare al momento, ma continuerò a seguire la politica perché ritengo che questa cosa debba far parte della vita di ogni persona. 

Lei dice di aver preso la sua decisione soprattutto sulla scia di quanto è accaduto e sta accadendo a livello nazionale. Ma anche il PD locale sta vivendo un travaglio interno.  
In realtà le mie motivazioni sono legate a due distinti livelli. Uno appunto è il ‘nazionale’, dove io non mi rispecchio e non mi ritrovo più. L’altro è il livello locale dove tutto mi sembra statico. Dove siamo e cosa facciamo? Non si sa… 

A livello locale dove sta il blocco? Ad incidere è il fatto che certi ‘temi veri’ non si possono trattare perché rappresentano di fatto un tabù? Oppure il problema principale è rappresentato dagli scontri personali e dalle faide interne?
Le faide interne ci sono sempre state, ma sono molto sotterranee. Certo non fanno bene al partito, questo è evidente. Uno scontro esplicito non c’è, ma però  sono visibili le ‘azioni’ messe in atto dai vari gruppi. Un problema fondamentale secondo me è rappresentato dalla comunicazione ed io l’ho sempre detto. Il PD e la sinistra in generale oggi non sanno comunicare. Mentre la comunicazione oggi è davvero fondamentale e non bastano una mailing list o due post sui social. Alle persone bisogna saper comunicare, ma va detto che oggi è molto più difficile di una volta. 

“Adesso sembra che tutti sappiano tutto e si precipitano a discutere su Facebook. Ma secondo me è tutto tempo sprecato.”

Quale sarebbe invece allora la ‘giusta’ comunicazione?
Credo che ci voglia un’adeguata strategia, sviluppata con il supporto di persone che se ne intendono. Oggi si dice che tutto va bene, che c’è il jobs act, che aumentano gli occupati anche se si scopre che in realtà sono tutti precari. E’ logico che in questo modo si finisce nel mirino delle persone che si mettono a sparare a zero. 

“Come un’impresa deve saper comunicare per andare a vendere i suoi prodotti, così anche un partito deve saper comunicare. Bisognerebbe imparare da Berlusconi: lui diceva una cazzata e tutta l’Italia gli andava dietro.”

Sì, ma bisogna anche avere qualcosa da comunicare. Ogni tanto si ha la sensazione che al PD locale manchino gli argomenti…
Gli argomenti ci sarebbero se ci fosse qualcuno che sapesse fare questo mestiere. Per fare il politico non ci si può improvvisare, occorre avere delle competenze. 

Sembra una critica neanche troppo implicita agli attuali rappresentanti politici del PD eletti in provincia di Bolzano ed alla segreteria del partito.
Lo ripeto: ci vogliono competenze e non ne hanno abbastanza. Ci sono quelli che fanno politica da tanti anni che di esperienza ne hanno e che competenze o quanto meno strategie ne hanno acquisite. Ma non basta. Io personalmente non ho mai fatto politica per le poltrone e durante il mio percorso ho avuto due incarichi già conclusi: uno in consiglio di circoscrizione a Bolzano dove sono subentrata all’architetto Thomas Demetz, e l’altro nel consiglio d’amministrazione dell’Azienda di Soggiorno. Durante quei periodi non ho mai smesso di fare domande per informarmi, sapere e capire cosa bisognava fare, come erano le regole, come andare avanti, eccetera. Per poter acquisire delle competenze bisogna volerlo fare. 

“Mi hanno detto: tu scappi. Non è vero, non scappo da nulla e non ho nulla da cui scappare.”

Secondo lei cosa dovrebbe fare il PD altoatesino per uscire dalle sue ‘difficoltà?
Secondo me il partito ha perso tanto con questa diaspora che continua verso Art.1. Io non so quanto possa recuperare, perché il PD è nato come un’aggregazione di centrosinistra. 

Mentre di sinistra ora nel partito ne è rimasta bene poca, lei dice…
Se Renzi dice ‘sinistra’ a me sembra un ossimoro. Perché lui con la sinistra non ha nulla a che fare. Renzi è un moderato di centro, tutto qui. Io credo che il ‘grosso’ della sinistra ora sia scappato e che - come si dice - non si può chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. E personalmente ritengo che ci saranno altre defezioni. Articolo 1 non diventerà ‘la’ forza di sinistra com’erano il PCI o i DS, perché i tempi sono cambiati. Ma sincerante non so cosa potrà fare ora il PD… Forse dovrebbe cambiare segretario. 

A livello locale tra poco ci sarà il congresso… 
Da quello che ho letto i nomi che si fanno sono quelli di Carlo Costa, Alessandro Huber e Juri Andriollo. Secondo me Huber non potrà mai fare il segretario perché è un ragazzo pieno di buona volontà, ma che deve imparare ancora molto. Andriollo è stato un mio allievo all’asilo (ride, ndr)… Per fare il segretario comunque ci vogliono energia e decisione. L’attuale segretaria Liliana Di Fede è una buona persona, che però non ha carisma e forza. Posso capire che allora Costa tra i tre può apparire quello più forte. Però la sua eventuale candidatura sarà avversata da tutta una serie di persone nel partito, questo è evidente. Non avrà la strada spianata, è poco ma sicuro.  

 

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Palaia Renato Ven, 08/04/2017 - 14:04

Apprezzo la decisione di Maurizia, anche se arrivata dopo molte contraddizioni, legate al suo appoggio acritico all'ex sindaco Spagnolli, che di sinistra certo ne aveva poca nel sangue, ed al suo sostegno alla segreteria in pieno regime Renziano, fino al momento in cui sono entrate ad occupare il PD provinciale alcune prime donne poco gradite sul piano personale. In effetti i motivi per scendere dalla barca molto prima di adesso avrebbero dovuto esistere per Maurizia da non poco tempo, stante, come dichiara, la sua simpatia politica per Bersani e Civati. In qualche maniera mi ero permesso di rilevarle questa contraddizione, avendo soltanto un piccato riscontro, che ha allontanato le nostre strade. Mi risulta altresì che fosse favorevole alla riforma costituzionale. Ma i ripensamenti, comunque avvengano, sono salutari, se finalmente consentono una presa di coscienza della propria non coerente collocazione politica. Quindi minimizziamo la questione dei loro tempi. E bentornata Maurizia nella sinistra alternativa al PD.

Ven, 08/04/2017 - 14:04 Collegamento permanente