Cronaca | L'inaugurazione

Luce sul Duce

Inaugurata sotto la pioggia – e tra le polemiche – l'opera d'arte che “storicizza” il fregio inneggiante al fascismo di Hans Piffrader.
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Foto: Foto gadilu

Forse uno scenografo non avrebbe osato programmarla, ma la pioggia non stonava in una piazza Tribunale nella quale circa centocinquanta persone si sono date appuntamento ieri, al crepuscolo, per l'inaugurazione dell'opera di Arnold Holzknecht e Michele Bernardi che adesso illumina (e ricopre) il fregio intitolato “Il trionfo del fascismo” di Hans Piffrader. Del resto, pioveva anche il giorno in cui fu inaugurato il percorso museale sotto al Monumento alla Vittoria, e in quel caso non portò sfortuna.

Al di là delle polemiche che hanno anticipato e che certamente ancora seguiranno l'intervento, è proprio la direttrice del Museion Letizia Ragaglia a porre l'accento sulla natura, stavolta eminentemente artistica, della scritta di Hannah Arendt “Nessuno ha il diritto di obbedire”: “Pochi l'hanno ricordato, ma la scritta, che io stessa ho contribuito a scegliere, è in primo luogo un'opera d'arte, quindi la libertà delle interpretazioni che alimenta è di per sé il suo primo contenuto, ben più profondo e vasto di ogni possibile utilizzo politico”.

Un'arte che abbaglia e che invita al silenzio

Un'opera d'arte non può per statuto ricoprire un'altra opera d'arte, dunque, ma la modifica, la commenta, la de-contestualizza per ri-contestualizzarla, così si potrebbero volgarizzare le osservazioni di Ragaglia, e con ciò amputare tutte le argomentazioni dei contrari (attivi in rete, ma senza volto qui in piazza), i quali hanno invece spinto proprio sul significato esclusivamente “coprente”, di sfregio sul fregio, e rimozione di un passato che andrebbe lasciato sussistere per quello che è: l'arte – sostengono costoro – non ha bisogno di traduttori (e di traditori).

L'arte, che si vorrebbe far parlare da sola, stasera invece abbaglia e invita al silenzio. I politici e i notabili illuminati e illuministi (ce ne sono tanti, a cominciare dai rappresentanti locali delle istituzioni statali, dal governatore Arno Kompatscher e dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi) ufficialmente tacciono anche loro, o per meglio dire parlano mescolandosi alle altre persone, quasi confidenzialmente e solo a chi li interpella, senza rivolgersi agli astanti da un podio. “Abbiamo deciso di stare in silenzio perché abbiamo tutti bisogno di riflettere”, dice il Landeshauptmann. “La mia proposta è quella di non vedere la scritta di Hannah Arendt come un monito rivolto al passato, come qualcosa da sovrapporre al Credere, Obbedire, Combattere di Mussolini, ma come un messaggio che vale per il futuro, al quale noi, tutti noi dobbiamo adesso guardare”. Costi troppo alti? “Non direi: non volevamo toccare il fregio di Piffrader, ma optare per una soluzione elegante, quindi la spesa è pienamente giustificata”.

La pioggia continua intanto a lucidare gli ombrelli, le dichiarazioni vengono registrate dai cronisti che si aggirano tra i piccoli crocchi che si sfaldano e si ricompongono. Ecco per esempio il vescovo, Ivo Muser: “Un passo giusto nella giusta direzione”. Ecco il Senatore Francesco Palermo: “Avremmo potuto rimuovere il fregio sessant'anni fa o lasciarlo marcire abbandonandolo alla distrazione di chi avrebbe continuato a non notarlo; credo sia stato più giusto compiere questa operazione, che è sicuramente coraggiosa, stimola a pensare e se produce opinioni contrastanti è proprio perché solo in democrazia le opinioni contrastanti hanno pieno diritto di sussistenza”. Ed ecco la deputata del PD Luisa Gnecchi: “Mi piace molto, davvero molto. Era l'ora che s'intervenisse per rimuovere quell'invito fascista all'obbedienza”. Tutti d'accordo? Solo apparentemente.

Tutti d'accordo? Solo apparentemente

In piazza non ci sono note discordanti perché, come detto, gli oppositori – ad esempio i neofascisti di CasaPound – hanno deciso di rimangiarsi quanto avevano in un primo momento annunciato e di non essere lì. Schiumano il loro risentimento del terzo millennio al riparo, nella sede di via Battisti. Qui, davanti ai “pochi giornalisti presenti”, hanno illustrato i “significati dell'opera artistica di Piffrader e il contenuto del celebre libro di Hannah Arendt sulle origini del totalitarismo”, secondo la quale “il fascismo italiano non fu un regime totalitario”. Oppositori assenti anche a sinistra, però, perché – come un accalorato Gianfranco Maffei ha cercato di argomentare - “questa è un'operazione ad uso e consumo dell'SVP che nulla toglie e nulla aggiunge alla questione di fondo: i fascisti a Bolzano ci sono veramente. Di quelli bisognerebbe occuparsi, magari facendo meno convegni e più presenza sul territorio”. Mancano poi anche i cosiddetti patrioti sudtirolesi, quelli che il monumento non avrebbero voluto proprio illuminarlo, ma lasciarlo affondare nelle tenebre di un'abrasione definitiva.

Dopo mezz'ora, dopo il silenzio e le voci sommesse, dopo l'emozionante Adagio di Samuel Barber suonato dall'Orchestra Haydn, sul territorio intanto resta la luce guizzante della scritta (curiosamente, apposta prima in ladino – forse per schermare linguisticamente ulteriori screzi tra le altre due culture “maggioritarie”). All'inizio erano state ripetute le altre parole della Arendt, in inglese, che dovrebbero rischiarare la notte ermeneutica: “Everyone makes the law. According to Kant, no one has the right to obey”. Esibite davanti a un Tribunale, notava sarcastico qualcuno, si tratta di affermazioni incendiarie. Allora troppo poco, oppure fin troppo? Chissà. Talvolta le frecce divengono a loro volta bersagli. Stasera Bolzano resta comunque una città divisa e bagnata dalle sue eterne polemiche, non solo dalla pioggia.

 

 

 

 

 

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gorgias Lun, 11/06/2017 - 08:19

Ich hätte eine projiezierte Laufschrift vorgezogen. Ich glaube das war eigentlich im Gewinnerentwurf vorgesehen, den der ehemalige Landeshauptmann als zu Intellektuell verschmähte.

Eine projiezierte Laufschrift wäre wirkmächtiger gewesen. Man hätte Sprachen allerer Herren Länder dem Imperativ des Reliefs entgegensetzen können. Auch würde eine Laufschrift die mit den heutigen Technologien weit mehr Gestaltungsspielraum in der Darstellung bieten als die schüchternen Lettern. Auch wäre die Flusshaftigkeit ein weiterer Kontrapunkt zur Statik und Massivität der Steinplatten. Ein Strom der durch seine lebendige Bewegung das Starre und Tote der Ideologien aushöhlt und unterwandert.
Eine Projektion würde einen Spannungsbogen aufbauen weil er die Integrität des Ursprungswerkes nicht antasten muss um seine Wirkung zu haben und dieses im Grunde auch nicht teilweise verdeckt.
Eine Projektion hätte auch eine andere Botschaft gegenüber den statischen Lettern der aktuellen Umsetzung: Es ist nicht damit getan eine einmalige Aktion zu starten, sondern man muss dafür sorgen dass die Projektoren abgeschalten bleiben, damit man etwas der anderen Botschaft entgegensetzt, genauso wie eine demokratische Zivilgesellschaft dauernd den autoritären Optionen etwas entgegen setzen muss damit diese nicht ihre Wirkung frei entfalten können.

Meine Überlegungen werden wohl zu Intellektuell für den amtierenden Landeshauptmann sein, deswegen sind es wohl die statischen Lettern geworden.

Lun, 11/06/2017 - 08:19 Collegamento permanente
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Mensch Ärgerdi… Lun, 11/06/2017 - 12:41

Come fa notare l'articolo, le polemiche ci furono anche in occasione dell'adattamento del monumento alla vittoria e oggi viviamo tutti con quel anello vedendolo come parte integrante del monumento. Allo stesso modo ci abitueremo presto alla scritta sul duce e se fra qualche anno rivedremo i commenti del popolino su facebook, ci scapperà giusto un sorriso.

Lun, 11/06/2017 - 12:41 Collegamento permanente