Società | Salto

Perché abbiamo bisogno di Salto?

Lunga vita a Salto, lunga vita alla democrazia.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Salto.bz

Salto ha compiuto cinque anni. Una notizia che sarebbe dovuta essere riportata enfaticamente su tutti i media locali e forse anche nazionali. Perché un portale di informazione indipendente è così importante per la provincia di Bolzano? Perché l’informazione dalle nostre parti è gravemente malata. Un unico monopolista, la famiglia Ebner, controlla più dei due terzi del mercato dell’informazione. E attraverso di esso condiziona politica, economia e opinione pubblica. Lo fa per costruire una società più aperta e più liberale? Purtroppo no. L’informazione che passa sui media locali narra di due società parallele, separate le une dalle altre, descritte in base a stereotipi folkloristici e provinciali. Che ne è di quelle parti di società che cercano di guardare oltre gli angusti confini della provincia? Che voce ha il dibattito democratico che vede confrontarsi posizioni diverse per aiutare le persone a pensare in modo autonomo con la propria testa? E’ di ieri il lancio sugli strilloni dell’Alto Adige, recente acquisizione del gruppo Athesia di una notizia che recita testualmente: “studio shock: ai bimbi italiani l’asilo in tedesco non serve a niente”. Lo studio commissionato dall’Intendenza scolastica in lingua italiana misura le capacità linguistiche degli alunni di quarta elementare e di terza media in relazione a una serie di variabili tra cui la frequentazione della scuola dell’infanzia in lingua tedesca. I risultati dell’indagine dicono che tale frequentazione pesa poco sull’esito delle prove in lingua tedesca nel successivo percorso scolastico in lingua italiana. Si potrebbe facilmente rispondere ai redattori dello studio che nella scuola dell’infanzia in lingua tedesca si parla soprattutto il dialetto e che non si può ipotizzare di conseguenza alcuna relazione diretta tra frequentazione dell’asilo tedesco con la performance scolastica di seconda lingua. Ma restiamo sui risultati ufficiali dell’indagine. Essi non dicono che la scuola dell’infanzia non serve a niente, ma più prosaicamente che la frequentazione di una scuola dell’infanzia in lingua tedesca per i bambini italiani non sortisce un effetto determinante per il miglioramento della performance scolastica in seconda lingua. A risultare maggiormente incisivi sono, come è abbastanza semplice immaginare, altri fattori quali lo status socio-economico delle famiglie o la possibilità di parlare la seconda lingua anche in contesti extrascolastici. Sotto il profilo sociologico e politico anche queste conclusioni sarebbero discutibili. Volendo essere più radicali bisognerebbe aggiungere infatti che nell’età infantile il valore della frequenza di una scuola di seconda lingua è di socializzare i bambini al valore dell’incontro con l’altro. Quindi affermare che gli asili tedeschi non servono a niente per i bambini italiani appare un’affermazione ulteriormente priva di significato. Solo che anche il gioco e l'incontro ricreativo tra diversi, per i media dominanti costituisce un problema. Ma entreremmo addentrandoci in questo campo in un dibattito troppo raffinato per la qualità dell’informazione che la maggioranza dei media locali propina quotidianamente alla popolazione. Rimaniamo al modo con cui la gran parte dei media manipolano e veicolano le notizie nella nostra provincia. E’ utile continuare a avere media monolinguistici che parlano solo delle questioni inerenti ai singoli gruppi? E’ opportuno un controllo dell’informazione spasmodico che più di una volta ha visto interventi a gamba tesa dei monopolisti locali per schiacciare l’informazione indipendente? Si può continuare a vivere in una realtà dove la narrazione quotidiana parla di tradizioni che stanno scomparendo, di Dio patria e famiglia quando la secolarizzazione non fa più prigionieri, le famiglie si separano anche nelle più lontane vallate di periferia e la Heimat è diventata il simbolo del marketing turistico locale? La risposta è no. Questo tipo di informazione non basta, non è sufficiente. Anzi è gravemente dannosa, perché continua a creare muri dove i muri non servono più. Alza barricate in un campo dove la guerra è finita ormai da decenni. Contribuisce a manipolare l’opinione pubblica quando le persone per costruire una società libera e tollerante hanno bisogno di autonomia di pensiero. Cosa rappresentano allora questi cinque anni di Salto bz. Senza troppe retoriche, un piccolo, grande monumento ai valori della democrazia, del rispetto e dello sviluppo umano. In Salto hanno trovato sempre spazio opinioni diverse, voci provenienti da ogni status sociale, d ogni gruppo linguistico, notizie che aiutano a interessarsi di cosa accade tra le persone con cui si vive a fianco. Salto con la sua presenza quotidiana incuriosisce alla lettura delle lingue, alla comprensione dei modi di pensare diversi dai propri, a vedere un orizzonte che va oltre le muraglie alpine rappresentate come sacri confini di una Heimat talmente maltrattata che un giorno chiederà il conto a chi ne ha resi grotteschi i confini e artefatte le genti. Ode a Salto, allora, per il coraggio di avere voluto dire che un altro mondo è sempre possibile.

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Karl Gudauner Ven, 03/23/2018 - 23:04

Südtirols Aufgeweckter Landsleute Treffender O-Ton!
Statt Anpassung Lieber Tacheles, Oder?
Stütze Anspruchsvolle Leserschaft tatkräftige Offenlegung!
Seit Anfang Leidenschaftlich, Täglich Obligat!
Spannender Auftrag. Lesenswert. Tusch! Ovation!
Salz Auf Letscherte Tiroler Omeletten!

Ven, 03/23/2018 - 23:04 Collegamento permanente