Ambiente | Acqua

Uranio nell'acqua

I dati sulla presenza di uranio, metallo pesante e radioattivo, nell'acqua degli acquedotti della provincia evidenziano una situazione particolare. Rassicurazioni dal servizio di igiene.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Südtiroler Jugend Holzblasorchester, „HoBla-O“
Foto: Konrad Pichler/Euregio Kulturzentrum Toblach

Nell'acqua dei rubinetti altoatesini sono state rilevate tracce di uranio, un metallo tossico e radioattivo presente sulla superficie terrestre, innocuo se ingerito a piccole dosi, ma potenzialmente pericoloso. Ogni anno l'APA (Agenzia Provinciale per l'Ambiente) realizza i dovuti controlli sulla presenza di sostanze tossiche nelle acque potabili della provincia, per evidenziare e scoprire situazioni potenzialmente rischiose per la salute. Alcuni degli elementi che vengono cercati, secondo la normativa vigente, sono l'arsenico e l'antimonio, entrambi risultai entro i limiti imposti dalla legge. Ma il servizio provinciale fa di più: cerca e studia la presenza dell'uranio, metallo tossico e radioattivo, anche se non esistono leggi europee, nazionali o provinciali che impongano questi controlli o che indichino limiti massimi non superabili. I valori rilevati in Alto Adige, cui fanno appello la Artioli e l'eurodeputato Zanoni nei loro comunicati, superano il limite indicativo dei 20 µg/l in alcuni comuni: San Genesio (22 µg/l), Postal (23 µg/l), Lana (36 µg/l), Silandro (62 µg/l) e Martello (80 µg/l).

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha indicato un massimo di 15 µg/l (microgrammi al litro), ma si tratta di un valore non vincolante. Infatti alcuni paesi hanno fissato il massimo a 30 µg/l, come la Svizzera, altri a 10 µg/l, come la Germania. Perché esistono queste differenze? "Si tratta di una questione oro-geografica: territori montuosi come la Svizzera e l'Alto Adige presentano necessariamente un residuo maggiore di uranio" spiega Simone Schmorak, responsabile del servizio d'igiene del comune di Merano "percolando e accumulandosi nelle fonti, l'acqua di montagna accumula sali minerali e metalli, tra i quali l'uranio. La Germania, caratterizzata da un paesaggio meno montuoso, soffre meno questo problema". 

Nonostante non esista alcuna legge in merito, l'Alto Adige sta prendendo le dovute misure per arginare gli eventuali rischi: "Siamo stati informati dall'APA e abbiamo attivato i diversi comuni. Sono già state prese le dovute misure di sicurezza" afferma il responsabile. L'acqua proveniente da quelle fonti viene oggi miscelata con acqua pura e priva di sostanze contaminanti, in modo da abbassare i livelli di uranio nel sistema idrico. "Ora tutte le situazioni limite sono state riportate entro valori di normalità. Ci stiamo avvicinando a quelli indicati dall'OMS, portando tutti gli acquedotti a valori che non superino i 16-17 µg/l", rassicura Schmorak.

I pericoli connessi all'assunzione di uranio non sono inoltre connessi alla sua radioattività, bensì alle proprietà del metallo, come spiega il signor Schmorak: "La tossicità è connessa all'accumulo del metallo a livello delle reni, che potrebbero soffrirne". Le categorie più a rischio rimangono le donne in cinta e i neonati, ma "i valori che abbiamo rilevato sono tranquilli: non dovrebbero esserci pericoli anche per queste categorie di persone", assicura il medico.

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giorgio santoriello Mar, 01/15/2019 - 08:55

nel settore della tossicologia non si può andare avanti col solo condizionale, l'uranio va monitorato costantemente, idem il suo accumulo nei tessuti umani...ma qualcuno ha iniziato a farlo?

Mar, 01/15/2019 - 08:55 Collegamento permanente