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Economia | Avvenne domani

A Bolzano, la ferrovia

Centossessant’anni or sono il primo treno entrava nella stazione del capoluogo.

Il 16 maggio del 1859, e quindi la bellezza di centosessant'anni or sono, il primo treno proveniente da sud entrava nella nuova stazione ferroviaria di Bolzano finalmente collegata alla costruendo la ferrovia del Brennero. Qualche settimana prima, il 23 marzo dello stesso anno, era stato inaugurato il tratto tra Verona e Trento. Per poter stendere le rotaie anche sul percorso più a nord, sino ad Innsbruck, molto più accidentato e problematico dal punto di vista ingegneristico, fu necessario attendere altri otto anni, sino al 24 agosto 1867 quando la linea costa completamente e ufficialmente in esercizio. Quand'era stata pensata e progettata dall'ingegnere trentino Luigi Negrelli, passato alla storia come progettista del Canale di Suez, tutta la linea, da Verona a Innsbruck, si snodava sul territorio della Monarchia austroungarica. Quando fu inaugurato l'ultimo tratto, a seguito della terza guerra di indipendenza e soprattutto della rovinosa sconfitta austriaca contro i prussiani a Sadowa, il Veneto era passato all'Italia e quindi una parte pur minore della ferrovia del Brennero era ormai nel territorio del regno d'Italia. Da notare come le rivoluzioni politiche e gli  eventi bellici non ebbero più che tanto influsso sul completamento dell'opera, che d'altronde, nella strategia di Vienna ricopriva un ruolo essenziale di collegamento con i confini meridionali dell'Impero.

Basti pensare che l'apertura della, linea avvenne proprio mentre si addensavano nere nubi di guerra sui rapporti tra Austria - Ungheria e il Piemonte sabaudo e che l'arrivo del primo treno a Bolzano precedette solo di quattro giorni la battaglia di Montebello, primo episodio d'armi della Seconda Guerra di Indipendenza.

I tempi infausti non impedirono comunque che l'avvenimento fosse celebrato nel modo più acconcio. Ne parlano con dovizia le cronache dell'epoca, rintracciabili per chi ne fosse curioso, sul prezioso archivio digitale della Biblioteca Tessmann. Da quelle pagine il collega Ettore Frangipane ha estratto a sua volta un sunto più che ampio, pubblicato sul suo sito Bolzano Scomparsa. Il primo convoglio, trainato da due locomotive intitolate "Bolzano" e "Trento" fu accolto in stazione da una grande folla e dalle note di una banda musicale. La "Bozner Zeitung" nella sua cronaca non mancò di lamentare che l'orario ferroviario stampato per l'occasione riportasse solo l'indicazione di Bolzano in lingua italiana.  Sulla nuova ferrovia viaggiava all'inizio un'unica coppia di treni al giorno. Niente traffico merci. Si era in tempo di guerra e le rotaie servivano per spostare uomini e cannoni.

Centosessant'anni fa, dunque, Bolzano divenne a tutti gli effetti una città ferroviaria e l'avvenimento può essere sicuramente considerato come uno dei più importanti nella millenaria storia della città e della terra di cui essa è il capoluogo. L'apertura dei collegamenti ferroviari, dapprima verso sud e poi anche verso nord,fu un elemento fondamentale per trarre quelle parti dell'antico Tirolo da un isolamento che, nel corso dei secoli, si era fatto sempre più stringente, cancellando anche i fasti e le antiche glorie del commercio medioevale e rinascimentale, confinando l'economia locale in un ruolo periferico e marginale. Fino all'arrivo del treno i collegamenti erano assicurati, sia per le persone che per le merci, da mezzi a trazione animale, scomodi, lenti, poco capienti. Il treno cambia tutto e diventerà in breve anche un fattore essenziale nell'avviare lo sviluppo di un nuovo settore economico capace di mutare il volto delle città e delle valli: il turismo.

C'è, forse, solo un'altra realizzazione, parallela alla ferrovia, che abbia avuto un impatto egualmente paragonabile sul cambiamento economico e sociale delle terre comprese tra il Brennero e la Chiusa di Verona: la realizzazione, un secolo dopo, anno più anno meno, dell'Autobrennero, arrivata a moltiplicare  la capacità di transito lungo l'asse tra Nord e sud.

Il rinnovarsi di questi anniversari, se non ci si limiterà a farne occasione solo per qualche cerimonia, potrebbe essere molto utile per ripercorrere in modo completo i vari passaggi che portarono alla costruzione di queste grandi opere. Potremo scoprire così che con ogni probabilità chi le ideò e le progettò non aveva idea di quale radicale sconvolgimento sarebbero state protagoniste nelle terre attraversate. Se non ci fossero ferrovia e autostrada, con i collegamenti laterali verso tutto quasi tutte le zone dell'Alto Adige del Trentino, le nostre terre sarebbero assolutamente diverse, con ogni probabilità assai più povere e dimenticate, di quanto non sono. I centosessant'anni trascorsi da quando la prima locomotiva fece il suo ingresso della stazione di Bolzano potrebbero essere un'occasione di riflettere sul passato ma anche sul presente e sul futuro, denso di incognite di carattere ambientale ed economico, di  quei grandi assi di collegamento che ci corrono accanto e che, piaccia o non piaccia, sono la spina dorsale sulla quale si sostiene la nostra società così come la conosciamo.

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Christoph Moar Dom, 05/12/2019 - 23:17

In risposta a di Martin Ogriseg

In der Tat ist es reichlich verworren. Die Pressemeldung vom Festakt http://www.provinz.bz.it/news/de/news.asp?news_action=4&news_article_id… nennt Negrelli, von daher meine Erinnerung. Für den Abschnitt bis Bozen, und der wird im Artikel umrissen, wird das wahrscheinlich unstrittig sein. Wieviel Negrelli und Etzel dann je für den nördlichen Teil geplant haben, wäre nochmal interessant.

Dom, 05/12/2019 - 23:17 Collegamento permanente
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Hartmuth Staffler Lun, 05/13/2019 - 11:13

Ferrandi schreibt: "Quand'era stata pensata e progettata dall'ingegnere trentino Luigi Negrelli, passato alla storia come progettista del Canale di Suez, tutta la linea, da Verona a Innsbruck, si snodava sul territorio della Monarchia austroungarica." Das klingt so, als wenn Nicolo Aloisio Maria Vincenzo Negrelli (der sich dank seiner deutschen Mutter selbst nur Alois nannte) die gesamte Strecke projektiert hätte. Tatsache ist, dass Negrelli in einem Gutachten vom Jahr 1837 die Möglichkeit einer Bahnverbindung über den Brenner vollkommen ausgeschlossen hat. Die erste Projektstudie für die Brennerbahn Innsbruck-Bozen stammt vom Ingenieur Giovanni Qualizza aus dem Jahr 1847. Das tatsächlich in den Jahren 1864 bis 1867 verwirklichte Projekt, das mit der Qualizza-Studie kaum etwas gemeinsam hat, stammt von Karl von Etzel. Ihm ist deswegen auch am Bahnhof Brenner ein Denkmal gesetzt worden.

Lun, 05/13/2019 - 11:13 Collegamento permanente