Cronaca | Senza dimora

“Un centro diurno senza restrizioni”

Richiesta congiunta di associazioni, chiesa cattolica e luterani. “Un ricovero per la cura di sé anche ai cittadini non comunitari, ora esclusi. Contro l’emarginazione”.
homeless
Foto: Pixabay

Un centro diurno a bassa soglia, “senza requisiti d’accesso”. Per le persone che vivono la condizione della strada e possono trovare un posto per la cura di sé anche durante il giorno, tra la chiusura e l’apertura dell’Emergenza freddo. Una struttura accessibile anche ai cittadini extracomunitari, oggi esclusi dai servizi riservati ai comunitari (presenti al Conte Forni). La proposta giunge dalle associazioni attive nell’accoglienza che riprendono quanto già contenuto nelle linee guida provinciali del 2017 per i senza dimora. Poi rimasto inattuato come per altro rischia di essere per il progetto dello Sprar minori, che vede il Comune rinunciatario di fronte alla prima difficoltà sulla sede.

La richiesta, appoggiata politicamente dai Verdi, è stata condivisa in un incontro dalle associazioni Rete dei diritti dei senza voce, SOS Bozen, Bozen Solidale, OEW Organisation für Eine solidarische Welt, Fondazione Alexander Langer Stiftung, Antenne Migranti, Forum per cambiare l’ordine delle cose, Scioglilingua, Porte Aperte, Binario1, BozenAccoglie. Dopo la lettera aperta che era stata inviata alle comunità religiose, hanno deciso di aderire al progetto la Chiesa Luterana, rappresentata dal pastore Michael Jäger, e la Diocesi cattolica di Bolzano e Bressanone, attraverso Paolo Valente, delegato con Caritas dal Vescovo Ivo Muser. 

Anche i cittadini non comunitari che vivono in strada necessitano di uno spazio dove svolgere quelle procedure necessarie alla cura di sé che ognuno compie di solito nella propria abitazione

L’appello, spiegano i promotori, “resta aperto al sostegno di associazioni e persone di buona volontà che ritengono che l’inclusione sia la migliore prevenzione, differenziandosi così dai provvedimenti ora in discussione che non risolvono il problema anzi restringono i diritti delle persone”.

L’obiettivo del centro diurno, da aprire senza restrizioni di accesso e indipendente dalla regolarità sul territorio nazionale, è motivare percorsi ricostruttivi di contrasto alla grave emarginazione

Per le associazioni e le comunità religiose è importante dare una risposta anche ai tanti cittadini non comunitari in condizioni di emarginazione a Bolzano, anche per far fronte alle conseguenze indotte dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo. “Queste persone necessitano di uno spazio dove svolgere quelle procedure necessarie alla cura di sé che ognuno compie di solito nella propria abitazione. Si tratta di un servizio necessario e indispensabile per l’igiene personale e per il mantenimento del decoro personale, che è fortemente minacciato dalla vita di strada”. Il centro diurno deve essere quindi “senza requisiti di accesso e indipendentemente dalla loro regolarità sul territorio nazionale”, precisano i promotori.

L’obiettivo finale, concludono, è “motivare percorsi ricostruttivi di contrasto alla grave emarginazione”.