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“Vedo un governo di legislatura”

Francesco Palermo, sulla situazione politica nazionale e locale, la toponomastica e sulle prime crepe dello Statuto di autonomia a causa delle deroghe sul bilinguismo.
Francesco Palermo
Foto: Twitter/Council of Europe
Salto.bz: Professor Palermo, una prima domanda giusto per giocarsi la reputazione: secondo lei con chi si alleeranno i grillini per formare un nuovo governo? E innanzitutto: avremo un nuovo governo o andremo a votare chissà quando?
 
Francesco Palermo: In effetti bisognerebbe avere la sfera di cristallo per rispondere… Se andremo alle elezioni, difficilmente potranno essere in ottobre bensì a febbraio 2020. Questo significa che in questi mesi qualcuno dovrebbe fare la legge di stabilità, cosa molto difficile e impopolare. Con questo scenario la Lega avrebbe buon gioco nel criticare e poi stravincere. Se invece si votasse in ottobre, secondo me la Lega perderebbe qualcosa. Credo comunque che si arriverà a un governo, ancorché appiccicaticcio. Oggi come oggi penso a un governo Draghi con Cinque Stelle, Pd e chissà, forse anche Forza Italia. Sarebbe un governo di legislatura, con buona pace di Salvini che ha buttato via il grande potere che aveva. La cosa peraltro non mi stupisce: ha fatto esattamente quello che hanno fatto i suoi illustri predecessori Berlusconi e Renzi. Stessa dinamica: delirio di onnipotenza e caduta.
 
Andreotti e il sistema di una volta, insomma, non hanno insegnato nulla…
 
Esatto. Allora c’erano i partiti, oggi invece si parla troppo delle singole persone ma il punto è che il parlamento non funziona senza partiti. È un dato di fatto.
 
Facciamo un passo indietro: qual è il bilancio dei suoi cinque anni trascorsi nel Senato della Repubblica italiana?
 
Per quanto mi riguarda la legislatura è stata molto produttiva, anche con la Svp abbiamo lavorato bene nel gruppo delle autonomie. Probabilmente perché tutto andava bene…
 
Come mai non si è ricandidato?
 
Dissi fin dall’inizio che avrei fatto solo un mandato. Altrimenti avrei dovuto costruirmi un percorso politico: nel 2013 ero il candidato moderno, che andava oltre le contrapposizioni politiche, ero la sintesi di un certo pensiero. Solo verso la fine del mandato, in seguito alle insistenze, ho ripreso in considerazione la ricandidatura ma alla fine ho detto no. So che non è abituale rinunciare alle poltrone, ma più vedo la situazione attuale più ritengo di avere fatto la scelta giusta.
Lega a parte, è innegabile che negli ultimi anni la Svp si è spostata a destra. Basti pensare che oggi la sinistra del partito è rappresentata da Zeller…
Passiamo a qui e ora: come giudica il comportamento della Svp in tema di alleanze, sia locali che nazionali?
 
Molti dicono che la Svp non abbia una strategia. Invece ce l’ha, però è di corto respiro. Ma capisco anche che, di fronte a cambiamenti così repentini nel quadro nazionale, è comprensibile che voglia salvare la baracca e gli interessi del territorio andando con il governo di turno. Lega a parte, è comunque innegabile che negli ultimi anni la Svp si sia spostata a destra. Se pensiamo che oggi la sinistra del partito è rappresentata da Zeller, si capisce tutto.
 
 
Cosa intende per strategia di corto respiro?
 
Che aldilà delle convenienze del momento ci dovrebbe essere una cornice, come ad esempio sulla questione europea. Capisco umanamente questo comportamento ma a lungo andare questa strategia logora. Nell’elettorato storico della Svp c’è una parte mobile che di volta in volta si sposta, che va dai Freiheitlichen a Köllensperger, è un gruppo non ideologico che cresce e guarda al lungo periodo. La Svp non può sempre dare ragione all’alleato del momento, dovrebbe avere più coraggio e mettere certi paletti espliciti.
 
Lei è stato presidente della commissione dei Sei e quindi membro della commissione dei Dodici: quali sono le funzioni e le prospettive di questi due organi? 
 
Di fatto la commissione dei Sei è il tramite tra le richieste della Svp, che decide a livello locale, e il Consiglio dei ministri; da qui la necessità di avere buoni rapporti con il governo di turno. Oggi comunque i Dodici sono più importanti dei Sei. Negli anni Settanta, quando c’era da dare attuazione alle parti etnicamente sensibili dello Statuto – bilinguismo, proporzionale, censimento – la commissione dei Sei aveva un peso importante. Oggi invece è rimasta aperta solo la questione della toponomastica e c’è molto più lavoro a livello regionale con i Dodici.
 
Quali sono gli argomenti ancora aperti?
 
Le competenze come le agenzie fiscali - demanio, entrate, patrimonio, monopoli – per quanto riguarda la delega delle funzioni sul personale. Poi ci sarebbe la “grossa” questione attuale di sparare agli orsi e ai lupi, che io mi rifiuto di ritenere importante, e quella sull’ambiente, che al momento non è competenza primaria della Provincia.
La nomina di Ebner nella commissione dei Sei? Una questione puramente politica interna alla Svp, contro Kompatscher
Composizione della commissione dei Sei: come giudica la nomina in quota governativa di Michl Ebner, presidente della Camera di commercio e patron Athesia?
 
Da sempre i membri della commissione sono espressione della situazione politica del momento. Credo che in questo caso si tratti di una questione puramente politica interna alla Svp, contro Kompatscher. È un’affermazione della capacità di Ebner di influenzare.
 
Lei ha citato la toponomastica. Schützen e destra tedesca periodicamente cavalcano il tema, la destra italiana puntualmente risponde rispettando il gioco delle parti: come se ne esce una volta per tutte, lei che era quasi arrivato a chiudere il cerchio?
 
Innanzitutto credo che meno se ne parla e meglio è. A mio avviso ci sarebbero tre possibilità. La prima, che per me è la via maestra, è la riforma dello Statuto, con la quale si rimette tutto in discussione.
 
Ma non doveva pensarci la famosa Convenzione sull’Autonomia?
 
Esatto. La Svp ha creato la Convenzione, l’ha presieduta e poi l’ha boicottata. È stato uno dei grandi misteri degli ultimi anni.
Sulla toponomastica potremmo riformare lo Statuto, far finta di niente o tirare fuori lo schema che avevamo elaborato noi nell’ultima commissione dei Sei.
Passiamo alle due altre ipotesi…
 
Far finta di niente e lasciare che questa tedeschizzazione un po’ strisciante vada avanti, tenendo il conflitto su bassa scala. La terza ipotesi è quella che abbiamo cercato di fare noi nella scorsa commissione, ossia dare un quadro trovando un compromesso. Secondo me c’eravamo riusciti, il problema sono stati gli allegati con l’elenco dei nomi che stavano a cuore a Durnwalder. Avrebbero dovuto essere poi eventualmente i geografi, i cartografi, a litigare sui singoli nomi. È uno schema che ancora esiste, se c’è volontà politica la prossima commissione potrà tirarlo fuori.
Le deroghe nella sanità sono giuste perché c’è un obiettivo stato di necessità, però è altrettanto vero che rappresenta una crepa nei principi dello Statuto.
Bilinguismo nella sanità: che ne pensa innanzitutto del caso Thomas Müller, il primario austriaco espulso dall’albo dei medici perché non conosce l’italiano e per il quale la Provincia, per farlo lavorare, ha elaborato una norma ad personam?
 
Questa questione è interessante perché evidenzia le prime crepe dello Statuto. A mio avviso la Provincia ha ragione a concedere deroghe in caso di necessità, e lo stesso ragionamento si può applicare alla questione degli specializzandi secondo il metodo austriaco. Ovviamente prima di concedere deroghe destinate ad essere contestate, sarebbe stato meglio farsele prima autorizzare dallo Stato.
 
Widmann ha reso noto poche settimane fa che nell’azienda sanitaria lavorano quasi 500 persone senza patentino. Non crede che siamo di fronte ad una discriminazione nei confronti di altri lavoratori pubblici, che invece devono possedere l’attestato di bilinguismo? 
 
A questo punto diventa una scelta discrezionale dell’amministrazione… Diciamo che il settore sanitario è molto più problematico. Però indubbiamente rappresenta una crepa nei principi basilari dello Statuto.
 
 
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le 8mani Mer, 08/28/2019 - 11:46

"Oggi come oggi penso a un governo Draghi con Cinque Stelle, Pd e chissà, forse anche Forza Italia."

Heute oder vor drei Wochen? Ein taufrisches Salto-Interview, ohne Zweifel.

Mer, 08/28/2019 - 11:46 Collegamento permanente
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V M Gio, 08/29/2019 - 21:16

La questione della toponomastica è stata chiaramente definita nello Statuto in base agli accordi stipulati tra la Svp e lo Stato italiano. L'attuale "problema" della toponomastica è stato creato da Durnwalder nel 2009 per soffiare sul fuoco della contrapposizione etnica a meri fini propagandistici ed elettorali. Il fatto che alcune delle associazioni che su concessione della Provincia sono incaricate della manutenzione ordinaria dei sentieri non applichino la normativa è solamente un problema di rispetto della normativa e dovrebbe essere affrontato nelle opportune sedi giurisdizionali. La volontà politica di "risolvere" il "problema" con una norma di attuazione è solo un modo furbesco e antidemocratico per consentire di continuare a lucrare politicamente per i prossimi anni o almeno questo è il calcolo politico. Alexander Langer scriveva che sopprimere d'ufficio i toponimi a suo tempo introdotti equivaleva ad utilizzare la stessa violenza di chi li aveva imposti.

Gio, 08/29/2019 - 21:16 Collegamento permanente