Società | No parole, fatti!

No casa. No accoglienza

Ogni persona che sbarca o che arriva in Italia ed in Sudtirolo, ha bisogno di una casa.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

L’ultimo in ordine di tempo è l’appello del rettore dell’Università di Bolzano: “Mancano stanze per studenti, molti rinunciano ad iscriversi”. L’aveva preceduto di pochi giorni il Presidente di Assoimprenditori denunciando l’impossibilità per molti preziosi potenziali collaboratori di insediarsi nella nostra provincia a causa della mancanza di alloggi adeguati a prezzo accessibile. Ma non è mancata la denuncia delle associazioni sociali che gestiscono i centri di accoglienza:”Dopo l’uscita dai centri, le persone non riescono a trovare casa”. E poi i movimenti giovanili dei partiti e quelli degli studenti.
Non ultima per importanza è la quotidiana disperata ricerca da parte di concittadini, soprattutto giovani, di alloggi in affitto a prezzo accessibile. Senza successo.
Siamo un territorio attrattivo per molti motivi, non ultimo quello della disponibilità dei posti di lavoro. E’ logico che molte persone cerchino di insediarsi in provincia di Bolzano, siano essi cittadini Italiani, dei Paesi Comunitari, Extracomunitari o Profughi. Essi rappresentano la nuova domanda di casa.
Per la nostra provincia quello della casa, dei nuovi cittadini venuti “da fuori”, di nuovi “insediamenti”, è tema estremamente delicato che evoca una storia difficile e riapre ferite non ancora cicatrizzate. La casa, le case, come potenziale minaccia agli equilibri etnici. Del resto è stato proprio un programma di edilizia sociale a provocare la manifestazione di Castel Firmiano e a far “saltare” il primo Statuto di Autonomia (nuovo quartiere CEP di Bolzano, anno 1957).
Le leggi provinciali sulla casa garantiscono in effetti soprattutto il consolidamento dello status quo: leggi generose a favore degli insider e protezioniste verso la concorrenza esterna.
La porta di accesso ad una casa sovvenzionata e/o agevolata ha tre serrature: la propozionale etnica nelle essegnazioni, un minimo di 5 anni di residenza, il valore dell’anzianità di residenza in provincia come fattore fondamentale di punteggio per le graduatorie. Poche chances per i nuovi concittadini. Inoltre prevale l’incentivo all’acquisto ed al risanamento di alloggi, in definitiva alla proprietà. Tutto bene per qui chi c’è già, meno bene per chi qui vorrebbe arrivarci.
Connsideriamo inoltre che alle Politiche Pubbliche per la casa si affiancano Politiche Private particolarmente escludenti, se non a fronte di determinati requisiti economici e sociali.
Gli appartamenti si vendono e non si affittano. Spesso le proprietà immobiliari, grandi e piccole, rimangono vuote e sfitte. In attesa di non so che.
Lo sviluppo futuro della nostra provincia non può prescindere però dal diritto ad un’abitazione adeguata per i suoi attuali e futuri abitanti: volerlo negare o rinviare nel tempo significa tagliarci le ali da soli. Le ali delle nuove generazioni, di nuove energie lavorative e culturali, di nuove famiglie. Il Sudtirolo con i propri abitanti dei gruppi storici tedesco, ladino ed italiano, è chiamato ad affrontare con coraggio la sfida della “porta aperta”.
Con la porta chiusa ci sentiamo oggi più sicuri, ma compromettiamo il nostro domani.
(www.albertostenico.it

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Karl Trojer Sab, 09/28/2019 - 11:06

Zumindest ein trockenes Bett braucht der Mensch.... Wenn Bauspekulation die Mietpreise unbezahlbar macht, wenn, landschaftsbedingt, der beschränkte Baugrund von der Spekulation vernascht wird, wenn Studenten kein Zimmer finden und Flüchtlingen ohne Schlafplatz wieder abgeschoben werden, dann muß die öffentliche Hand umfassend eingreifen und diesen Missstand ändern. Baugrund ist nicht beliebig produzierbar ! Machen wir´s der Stadt Wien nach, wo mehr als die Hälfte der Einwohner kostengünstig in stadteigenen Wohnungen leben !

Sab, 09/28/2019 - 11:06 Collegamento permanente