Società | L’intervista

“Fuss, persa una grande opportunità”

Parla il docente Piero Cemin, padre del progetto sul software libero. Le colpe di Svp e Lega, la scuola che deve resistere, la Corte dei conti. Intanto si muove il M5s.
Piero Cemin
Foto: Piero Cemin

“Mi spiace molto per gli studenti, che perdono una grande opportunità, e per gli insegnanti che come me ci hanno messo l’anima. Purtroppo, in questa vicenda finita in un modo che non esito a definire squallido vincono l’appiattimento, altro che l’innovazione, e le logiche politiche”. Punta il dito contro i partiti e la politica - Svp, Lega e persino il Pd di Tommasini - Piero Cemin, 40 anni di esperienza nell’insegnamento nelle scuole altoatesine, a lungo in forza allo scientifico Torricelli, ora in pensione. Uno dei “padri” del progetto Fuss, l’iniziativa che ha portato il software libero nelle scuole di lingua italiana e ora è stata interrotta bruscamente dopo 14 anni per una scelta “di allineamento” rispetto all’istruzione tedesca e ladina. Cemin chiama in causa l’intero territorio altoatesino, la sua reale apertura all’innovazione e pone altri interrogativi. Su un tema sul quale anche i M5s vogliono vederci chiaro: “Purtroppo si torna indietro proprio nel luogo in cui si guarda al futuro, la scuola” afferma Diego Nicolini, autore di un’interrogazione in consiglio. “Vogliamo risposte, il progetto fino ad oggi è costato alla Provincia 670.000 euro, mentre mantenere Windows per lo stesso periodo sarebbe costato circa 2 milioni e 500.000 euro”.

salto.bz: Cemin, il progetto Fuss per la sostenibilità digitale nella scuola italiana in Alto Adige, avviato nel 2005 e presentato nel 2006 dall’allora assessora Luisa Gnecchi (Pd), è giunto alla fine. Che cosa ha provato di fronte alla decisione motivata da Giuliano Vettorato e dal sovrintendente Gullotta?

Piero Cemin: Mi spiace molto, a maggior ragione perché io che ho insegnato per circa quarant’anni, inizialmente nelle scuole professionali, poi alle medie con matematica e scienze, infine con matematica e fisica in vari licei, ho avuto la fortuna di partecipare al progetto Fuss sin dalla sua nascita, nel 2005. Come dicevo, dispiace per gli studenti della nostra provincia, privati di una grande opportunità, e per i docenti che ci hanno creduto. Egoisticamente parlando, sono ben felice di aver vissuto questa esperienza meravigliosa e di essere sfuggito, col mio pensionamento, avvenuto tre mesi fa, al dover vivere sul posto di lavoro lo squallore di questa fase.

Mi dispiace per studenti e insegnanti. Egoisticamente sono ben felice di aver vissuto questa esperienza meravigliosa e di essere sfuggito, col mio pensionamento al dover vivere sul posto di lavoro lo squallore di questa fase

Si parla di sostenibilità digitale, di software libero, open source, di GNU/Linux e Debian, tutti elementi che alla fine hanno dovuto “capitolare” di fronte ad un prodotto del mercato, molto diffuso, come il sistema operativo Windows di Microsoft. Ma c’è dell’altro in ballo in questa vicenda secondo lei?

Secondo me c’è solo dell’altro,  perché ogni motivazione riportata dall’assessore e, purtroppo, dal sovrintendente sono capolavori di assenza di trasparenza e chiarezza.  E questo è l’aspetto più triste. Un sovrintendente che afferma “si è deciso di optare per un sistema conosciuto e richiesto dai nostri studenti e futuri lavoratori” affossa il senso stesso della scuola: quello di cercare di trasmettere la passione per la ricerca e per lo studio. E dove sono i risultati del questionario fatto in fretta e in furia sul progetto Fuss, concluso ben più di un mese fa? 

Un sovrintendente che afferma “si è deciso di optare per un sistema conosciuto e richiesto dai nostri studenti e futuri lavoratori” affossa il senso stesso della scuola: quello di cercare di trasmettere la passione per la ricerca e per lo studio

Il vicepresidente della giunta e assessore all’istruzione italiana Giuliano Vettorato ha parlato di “allineamento” ai sistemi adottati nella scuola tedesca e ladina e al resto degli uffici provinciali, che hanno sempre mantenuto Windows. Condivide la valutazione? ​

Utilizzare la parola “allineamento” nella didattica è un approccio perdente in partenza e lesivo del principio di pluralità che la scuola in quanto libera deve garantire. I politici sono molto bravi a utilizzare parole che hanno due risvolti della medaglia: è un allineamento nel senso che l’assessore Vettorato ha decretato che si fa come fanno le scuole in lingua tedesca: punto e basta. Si chieda poi ai dipendenti dell’amministrazione come si trovano con Windows sulle postazioni di lavoro e quanto tempo ci impieghino al mattino, dopo l’accensione dei pc, prima di essere operativi.

Si chieda poi ai dipendenti dell’amministrazione come si trovano con Windows sulle postazioni di lavoro e quanto tempo ci impieghino al mattino, dopo l’accensione dei pc, prima di essere operativi

Le scuole di lingua tedesca e ladina avrebbero potuto avere più coraggio a suo avviso?

Di sicuro, ma il problema di fondo è politico e organizzativo. La ripartizione Informatica, sempre in mano alla Svp - perché, mi chiedo? - si occupa di tutto, dagli ospedali alle scuole, agli uffici. Questo porta al paradosso che, essendo da sempre stato utilizzato il sistema operativo di Microsoft, tale debba restare. La scuola è, come sempre, l’ultima ruota del carro. Non c’è stata alcuna indagine su come funzionano i sistemi Windows nelle reti didattiche tedesche. Va da sé che Fuss è solo un problema per la ripartizione. I problemi dell’informatica nella scuola sono altra cosa rispetto a quelli amministrativi. Un vero cambiamento si avrebbe se si decentrasse la gestione delle reti nelle singole sovrintendenze. 

Il problema di fondo è politico e organizzativo. La ripartizione Informatica, sempre in mano alla Svp si occupa di tutto, dagli ospedali alle scuole, agli uffici. Questo porta al paradosso che, essendo da sempre stato utilizzato il sistema operativo di Microsoft, tale debba restare

In questa vicenda lei sospetta una dinamica politica, legata al cambio nella governance degli assessorati alla scuola italiana?​

La chiusura del progetto Fuss è un esempio molto chiaro del principio di conservazione del nulla che guida la politica negli ultimi anni: ciò che una fazione politica crea, l’altra distrugge. Nella scuola italiana, poi, questo principio funziona perfettamente. Il primo colpo al progetto è stato poi dato nel 2015: con una scelta a mio parere scriteriata della quale dovrebbero rispondere la sovrintendenza e il precedente assessorato (guidato da Christian Tommasini, Pd, ndr), il gruppo Fuss è stato gravemente ridimensionato passando la gestione delle reti didattiche alla ripartizione informatica e decidendo la separazione nella scuola tra didattica e informatica. La ripartizione è stata incapace di dare un adeguato servizio nelle scuole italiane per carenza di personale. Così l’assessore ha dato ora il colpo di grazia, distruggendo ciò che è stato creato 15 anni prima e adeguando la scuola italiana a quella tedesca. Evviva l’innovazione.

Ma anche il precedente assessore ha delle colpe: il primo colpo al progetto è stato dato nel 2015, con una decisione scriteriata che ha portato al ridimensionamento del gruppo Fuss

Condivide l’evidenza del paradosso per cui un progetto vincente a livello nazionale proprio per la sostenibilità e il risparmio che ha consentito all’amministrazione è stato interrotto?

Ai fautori di questa decisione non interessa assolutamente nulla risparmiare, l’importante è non avere problemi. Chieda a loro come mai questo progetto che ci è invidiato a livello nazionale e internazionale, menzionato già 14 anni fa a Report tra le Buone Notizie e pluripremiato, sembri l’origine dei principali problemi della scuola italiana.

Il messaggio che esce è molto triste per l’intero Alto Adige: questa provincia è veramente provinciale, nel senso metaforico del termine 

Ne esce un messaggio a livello di Alto Adige da questa vicenda?​

Un messaggio molto triste: che questa provincia è veramente provinciale, nel senso metaforico del termine.

La Provincia ha detto che il software libero rimane accessibile agli studenti dai pc per la didattica attraverso il cloud. È sufficiente?​

Un criterio generale nella didattica dovrebbe essere quello di utilizzare software multipiattaforma, cioè utilizzabile con tutti i sistemi operativi. Purtroppo alcuni dvd o ca funzionano bene solo con Windows o con Mac, ed è uno dei punti che l’assessore porta a motivo del cambiamento e che non viene risolto dal cloud. Inverte solo il problema: gli studenti che a casa utilizzano un pc con Linux non potranno usare le risorse digitali. Inoltre con questa scelta il sovrintendente induce gli insegnanti a essere consumatori, e non consum-attori di prodotti didattici digitali.  La domanda è: sono gli editori che devono adeguarsi agli utenti o viceversa? Una vera innovazione l’assessore poteva farla: introdurre una norma che impedisse l’acquisto di software che non sia multipiattaforma. Il materiale digitale usato per la didattica dev’essere per definizione universale ed utilizzabile su ogni sistema informatico.

Cosa fare ora? Spero che qualche scuola si rifiuti di fare il passaggio e faccia resistenza. E che magari intervenga la Corte dei conti, visto che una seria comparazione tra i costi di Linux/Ubuntu e Microsoft non è stata pubblicata

Cosa si può fare adesso?​

I referenti informatici, che generalmente fanno un lavoro molto valido e pesante nelle scuole,non sono nemmeno stati contattati in un incontro ufficiale per sentire la loro opinione: non sono stati assolutamente considerati dal sovrintendente. Sarebbe utile una loro presa di posizione. Spero che qualche scuola si rifiuti di fare il passaggio e faccia resistenza. In questo caso darò la mia disponibilità a collaborare gratuitamente. Ma c’è dell’altro.

Cosa intende?​

L’altra possibilità è che la Corte dei Conti intervenga a controllare l’operato dei fantomatici esperti che ha  ascoltato l’assessore. Perché non è stata pubblicata l’analisi comparativa delle soluzioni Fuss/Linux rispetto a Windows, come richiesto dal Codice dell’amministrazione digitale, analisi che siano in grado di dimostrare che i prodotti Microsoft siano più vantaggiosi a livello tecnico ed economico rispetto a Fuss? E chi sono i tecnici che hanno fatto le valutazioni?

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Jul Bruno Laner Gio, 12/05/2019 - 07:49

Ach was muss man oft von bösen
"Informatikern" so lesen
Wenn's um freie Software geht
Die dem Inhouse - Pfusch im Wege steht.
Macht weiter wie in der Sanität
Wo, trotz Millionen, viel nicht geht.
Man hätte gratis, und sehr schnell
Von den Trentinern das Modell
Einfach können übernehmen
Doch man woll'sich nicht bequemen...
Und wem wurde damals bang?
Und schleppt es weiter jahrelang?
Und wer schaute, wie besessen,
Auf die "Landesinteressen"?
Die Manager treiben's ja toll,
Mit Unterhos millionenvoll.
Jetzt wollen sie, mit ernstem Willen,
Die Schulen- Gratis - Software killen.
Sie konnten ja seit Jahr und Tagen
An der soften Ware gar nicht nagen.
Nun schlagen sie in aller Ruh
Aus dem Dunkel wieder zu.
Wolln es wie in der Sanität.
Vielleicht ist es noch nicht zu spät?

Gio, 12/05/2019 - 07:49 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Gio, 12/05/2019 - 08:53

Io ho avuto la fortuna di essere uno dei diretti osservatori del progetto FUSS, avendo fatto pure il master che ne è seguito dopo il progetto stesso. Conosco tutti i dettagli e so quali sono stati i punti di forza e le debolezze. Ho conoscoiuto tutti gli attori anche quello che se ne sono andati prima che il progetto inziasse.
Facciamo una premessa: l' OPEN SOURCE sta vincendo su tutti i fronti. Noi tutti usiamo più OPEN SOURCE di quanto crediamo, dal quando prendiamo in mano il nostro smartphone, nella navigazione in internet e tante altre situazioni. Che l'Open Source stia vicendo lo ha capito pure Microsoft, che collabora e finanzia pure progetti open source. E partecipa alle giornate dell' open source day organizzate da Red Hat. Il fatto che questo concetto non sia compreso dai responsabili politici e informatici della provincia è indice del basso livello culturale e di una realtà totalmente ignorata. [in compenso nel privato abbiamo imprese giovani e snelle che utilizzano nel migliore dei modi prodotti open sopurce alla faccia dei politici locali!]
Spero che dovranno rendere conto alla Corte dei Conti sul prechè spendono male e di più i soldi nostri (delle nostre tasse). Di certo ne dovranno rendere conto di fronte a Dio.
Rimangono le colpe non indifferenti di chi il progetto lo aveva prima appoggiato e poi di fatto affossato con il passaggio della "gestione delle reti didattiche alla ripartizione informatica e decidendo la separazione nella scuola tra didattica e informatica." Bastava parlare con i docenti, cosa che per me è naturale perché sono un essere umano che parla con la gente e sente le loro opinioni e le loro sensazioni ( a differenza di quelli che decidono senza interpellare nessuno), per capire che erano stati lasciati da soli a risolvere problemi più grandi di loro. Non vi era una gestione razionale, a differenza della realtà della scuola tedesca dove il supporto era impeccabile. E aggiungo che senza supporto adeguato windows creerà ancora più problemi.
Concludo ribadendo comunque che l' Open Source ha vinto e vincerà ancora di più.

Gio, 12/05/2019 - 08:53 Collegamento permanente
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Hans Hanser Gio, 12/05/2019 - 09:29

In risposta a di Massimo Mollica

Herr Mollica, Sie scheinen ein Experte auf dem Gebiet zu sein, da kommt meine Frage gerade recht. Warum soll Open-Source-Software der "Gewinner" sein? Gewinner wovon? Ich benutze Software in meinem betrieblichen Alltag und ich verzichte vollständig auf Open-Source, da diese nicht das liefert was wir benötigen. Denken Sie an die Buchhaltung, die Lagerwirtschaft, die Angebotsverwaltung usw. Open-Source-Produkte können bei Weitem nicht das was professionelle Produkte beherrschen.
Wir nutzen im Übrigen eine Software, die maßgeschneidert für Firmen unserer Branche gemacht wurde. Selbstverständlich ist uns bewusst, dass wir hierfür bezahlen müssen. Diese funktioniert so gut, dass wir sogar gerne bezahlen, denn ohne diese Software wären wir total aufgeschmissen.
Ich denke, es ist überall so. Wer Qualität will, muss dafür zahlen. Ob Ihnen jetzt persönlich Windows gefällt oder nicht, erscheint mir mehr subjektiver Natur.

Gio, 12/05/2019 - 09:29 Collegamento permanente
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Christoph Moar Gio, 12/05/2019 - 11:11

In risposta a di Hans Hanser

Herr Hanser, da Sie aus dem von Ihnen konkret gelebten zu stammen scheinen, haben Ihre Aussagen sicher ihren Platz, und doch erlaube ich mir, Sie auf ein paar Präzisierungen hinzuweisen - seien Sie mir dafür bitte nicht böse, ich denke das Thema ist zu wichtig, um durch Unschärfe Missverständnisse zu verursachen.

Zunächst orientieren Sie sich bei Ihrer Aussage ("Ich benutze Software in meinem betrieblichen Alltag ... nicht das liefert was wir benötigen") an ihre persönlichen Erfahrungen, die - in Ihrem Betrieb - vielleicht richtig sein mögen, gleichzeitig aber nicht geeignet sind, um daraus eine allgemeine Schlussfolgerung zu ziehen. Nur weil *in Ihrem Fall* Open Source Lösungen nicht das liefern, was Sie benötigen, ist das natürlich keine allgemeingültige Tatsache. Seien Sie versichert: der größere (wenn nicht sogar: vollständige) Teil der heute weltweit eingesetzten IT Systeme basiert auf mehr oder weniger großen Anteilen von Open Source Komponenten. Das ist - glauben Sie mir - wirklich Fakt und kein Postulat.

Zweitens unterscheiden Sie zwischen "Open Source" und "professionellen Produkten", was aber zwei völlig orthogonale Kategorien darstellt - die eigentlich nicht miteinander korrelieren. Reichlich Softwarepakete auf dieser Welt - und Unmengen von IT Projekten allgemein - entsprechen gleichzeitig den in Ihrem Sinne sogenannten "professionell" Kriterium (im Sinne von: im professionellen Umfeld verwendet, kostenpflichtig realisiert, von Unternehmen eingesetzt, gewartet, entwickelt etc.) *und* gleichzeitig sind sie aber auch "Open Source". Dieses "Open Source" Merkmal ist nämlich zunächst eine wertfreie Information darüber, wie die Software entwickelt, verteilt, geteilt, gebugfixt oder abgeleitet wird, und sagt nichts darüber aus, ob die Lösung in einem beruflichen ("professionellen") oder privaten ("ehrenamt, amateur, etc.") Umfeld entstanden oder weiterentwickelt wird.

So allgemein formuliert, wie Sie es haben ("Open-Source-Produkte können bei Weitem nicht das was professionelle Produkte beherrschen") ist Ihre Aussage augenscheinlich unwahr. Es gibt natürlich heute Bereiche (und die von Ihnen genannten sind, in ganz bestimmten Größenordnungen, zweifelsfrei als Beispiele akzeptierbar) wo Closed Source Anwendungen vergleichbaren Open Source Anwendungen überlegen sind - es gibt aber genauso, und möglicherweise sogar mehr, umgekehrte Szenarien. Es hängt immer vom *konkreten* Fall ab, welche Lösung welche Stärken aufweisen kann, man sollte das wirklich nicht verallgemeinert oder voreingenommen betrachten.

Wo ich Ihnen zweifelsfrei zustimme, ist in der Aussage "Wer Qualität will, muss dafür zahlen". Dies ist richtig, aber, Achtung: es gilt völlig unabhängig vom konkreten Open- oder Closed-Source Szenario. Sie können und sollen auch bei Einsatz von Free oder Open Source Komponenten zahlen, investieren, und damit Innovation fördern und ermöglichen. Das geschieht auch, tagtäglich, vom kleinsten südtiroler IT Betrieb, der gegen Vergütung Projekte realisiert, die (auch) auf Free oder Open Source Architekturen konstruiert werden, bis hin zu den größten börsennotierten Tech Firmen, die täglich Investitionen in Free pder Open Source Plattformen, Anwendungen oder dem Betrieb derselben tätigen.

Gio, 12/05/2019 - 11:11 Collegamento permanente
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Hans Hanser Gio, 12/05/2019 - 11:51

In risposta a di Christoph Moar

Herr Moar, vielen Dank für Ihre ausführlichen Erläuterungen. Ich glaube erkannt zu haben, dass Sie selbst Software programmieren bzw. aus diesem Sektor stammen. Ich bin lediglich Anwender vieler Softwareprodukte, deshalb sei mir mein Laienwissen verziehen.
Da ich jedoch jahrelanges Mitglied verschiedener Wirtschaftsverbände im süddeutschen Raum bin, möchte ich Ihnen von dieser Anwenderseite den Tenor mitgeben, der sich in den letzten Jahren entwickelt hat.
Wir stehen open-source-Produkten nicht kritisch gegenüber, im Gegenteil. In einer Welt jedoch, die uns zunehmend vor Komplexitäten stellt (z.B. Steuern, Normen, Buchhaltung, Lager, Material, Import-Export, die Liste wäre unendlich lang) zeigt die Erfahrung als Anwender, dass es für die Bereiche, die ich erwähne gar keine open-source-Produkte gibt bzw. jene, die es gibt, bei Weitem nicht das Anforderungsprofil erfüllen, das wir Anwender vorgeben. Und ich beziehe mich auf den Maschinenbau in welchem ich beruflich tätig bin.
Privat verhält es sich jedoch ähnlich und ja, ich spreche immer von meiner persönlichen Erfahrung. Wir sind Eigentümer mehrerer Stromproduktionsanlagen jedweder Natur und benutzen - je nach Typologie - verschiedene Softwarepakete. Sie können sich vorstellen, dass es hierbei um eine Menge Geld geht und die Produkte, die aus dem open-source-Gebiet stammen, befriedigen bei Weitem nicht unser Anforderungsprofil.
Last, but not least, bin ich seit Jahrzehnten als Funker tätig. Wenngleich in dieser Materie Software nur gering zum Einsatz kommt, sind jene Pakete, die auf dem Markt erhältlich sind, alle kostenpflichtig. Alle anderen sind tatsächlich nichts wert.
Ich habe tatsächlich lang überlegt, aber in meinem Alltag finden - außer ein paar unwesentlicher Apps - jene Softwareelemente Anwendung, die gegen Bezahlung den Dienst erfüllen, den ich/unsere Firma vorgibt. Unser Glück ist, dass wir sehr fähige Programmierer gefunden haben und selbst diese stehen der open-source-Hysterie kritisch gegenüber. Wie gesagt, Qualität hat ihren Preis.

Gio, 12/05/2019 - 11:51 Collegamento permanente
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Christoph Moar Gio, 12/05/2019 - 12:19

In risposta a di Hans Hanser

Gute Rückmeldung, vielen Dank dafür! Und, ja, mir ist völlig klar, dass in den bestimmten Bereichen, die Sie nannten ("...Buchhaltung, die Lagerwirtschaft, die Angebotsverwaltung...") in Unternehmen bestimmter Größenordnung aktuell Closed Source Systeme den weitaus größeren Leistungsumfang und die bessere Investitionssicherheit darstellen - für mich steht das völlig außer Debatte.

Was man aber nicht verkennen darf, ist, dass Open Source Komponenten nicht nur in der Ausprägung "Fachanwendung" existieren, sondern, vielmehr und viel erfolgreicher, in der Ausprägung "Infrastruktur" eingesetzt werden. Ich glaube, keine Transaktion, keine Datenübertragung, keine Verarbeitung findet heute statt ohne dass irgendwo Plattformen beteiligt wären, die aus Free oder Open Source Elementen bestehen - dies wird von Laien lediglich nicht bewusst wahrgenommen.

Der Vorkommentator Herr Mollica hat es bereits erwähnt, selbst Microsoft (der jahrzehntelang leider den Leibhaftigen selbst in den historisch links gefärbten Open Source Ideen zu erkennen glaubte) betreibt und investiert heute massiv in Free oder Open Source Plattformen und Lösungen. Und seien Sie versichert, auch die Damen und Herren in Walldorf, die sich doch der Marktführerschaft für Closed Source Unternehmenssoftware eines bestimmten Segments rühmen dürfen, nutzen breit Open Source Architekturen und Plattformen.

Auch ihre Beobachtungen im privaten Bereich kann ich natürlich nachvollziehen, reden wir dort tatsächlich von (Fach)anwendungen, die immer ein schwieriges Thema sind. Persönlich würde ich jedem empfehlen, bei der Auswahl derselben sich an der benötigten Funktionalität und der verfügbaren Preis/Leistung (egal ob im Closed oder Open Source Bereich) zu orientieren, und nicht nur ausschließlich seine gesellschaftspolitischen oder konfessionellen Betrachtungen zu befolgen.

Hysterie, da bin ich bei Ihnen und Ihren Programmierern, ist dabei fehl am Platz, zumal bei Ingenieuren oder Naturwissenschaftlern. Es gilt immer, sehr genau zu überlegen: was ist die Aufgabenstellung und wie kann ich diese Aufgabenstellung lösen, welche Kompromisse gehe ich damit ein, welche Chancen ermögliche ich im Gegenzug, welche Szenarien können aus dem Ganzen entstehen. Dabei können dann Projekte herauskommen, wo Open Source Anwendungen oder Architekturen als klare Sieger herauskommen, oder Szenarien, in denen es sich gegenteilig verhält. Es ist immer eine Einzelfallbetrachtung, nie eine Daumenregel.

Wie Sie richtig bei Ihren Programmierern vermuten, gehört gelebte Selbst- und Fremdkritik natürlich zum Spiel, wie es auch selbstverständlich sein sollte, dass man sich immer um Objektivität bemüht und sich nicht von Eifer oder persönlicher Voreingenommenheit leiten lässt - sonst schießt man leicht über das Ziel hinaus.

Gio, 12/05/2019 - 12:19 Collegamento permanente
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Hans Hanser Gio, 12/05/2019 - 12:41

In risposta a di Christoph Moar

Danke für die ausführliche Antwort, aber dennoch ist meine Skepsis über open-source-Lösungen nicht vollends verflogen. Stichwort Infrastruktur, wir nutzen (mehrere) hauseigene Server und Teil der Daten sind Inhalt von cloud-Lösungen.
Da ich selbst in Verwaltung tätig bin und über nahezu alle Zahlungen und Verträge in Kenntnis bin, wüsste ich nicht, dass wir (aber auch andere Firmen, man tauscht sich ja aus) für die Server-Infrastruktur und für die Cloud-Lösungen Anwendungen oder Systeme laufen haben, die gratis für uns arbeiten. Im Gegenteil, wir geben für IT pro Jahr teilweise Millionen aus, aber bis jetzt konnte uns noch kein Fachmann überzeugen, dass open-source-Systeme die bessere Lösung darstellen.
Vielleicht müssen wir mal Sie einladen, der Verwaltungsrat wäre hocherfreut Kosten zu sparen. Da ich gerade hineinschaue, sehe ich, dass wir rund 150 verschiedene Softwarelizenzen gekauft haben, rund 20 verschiedene IT-Firmen unter Vertrag haben und von rund 15 Programmierern betreut werden. Dass uns hier keiner open-source-Lösungen rät, macht mich doch ein wenig stutzig....

Gio, 12/05/2019 - 12:41 Collegamento permanente
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Christoph Moar Gio, 12/05/2019 - 13:58

In risposta a di Hans Hanser

Hallo Herr Hanser, ad

"wüsste ich nicht, dass wir (...) für die Server-Infrastruktur und für die Cloud-Lösungen Anwendungen oder Systeme laufen haben, die gratis für uns arbeiten".

Wie ich schrieb, die Tatsache, dass ein System Open Source ist, hat zunächst mal überhaupt nichts damit zu tun, ob Sie dafür zahlen oder nicht. Falls Sie Cloud-Dienste nutzen, dann, ganz ehrlich, nutzt der Anbieter, mit dem Sie arbeiten mit an Sicherheit grenzender Wahrscheinlichkeit Plattformen mit Open Source Komponenten. Zwei (von vielen anderen) Stichworte wären bsp. die dort eingesetzten Virtualisierungen, oder auch der Bereich Software defined networking - beides bei Cloud Anbietern unumgänglich. Höchstwahrscheinlich werkelt dort etwas, was sich auf Open Source stützt.

Wenn Sie mich so verstanden haben, dass ich pauschal zu Open Source Lösungen raten würde, dann ist das ein Missverständnis. Ich plädiere für sehr genaues Hinschauen, immer Einzelfallbeurteilungen, möglichst keinen religiösen Eifer, und schon gar keine Verallgemeinerungen von der einen oder anderen Seite (ja, leider, hier gibt es Seiten und Fronten). Wenn Sie 20 IT Firmen unter Vertrag haben, dann fragen Sie doch dort einmal, einfach beim Kaffeklatsch, ob der Dienstleister "dahinter" nicht das eine oder andere Linux System am Laufen hat, ob er einen Cloud- oder PAAS/IAAS Anbieter verwendet (dann, ja, auch welchen), ob er und welche Virtualisierungsschichten benutzt. Eine positive Antwort auf eines dieser Fragen bringt eine sehr hohe Wahrscheinlichkeit mit sich, dass dahinterliegende Architekturen direkt oder indirekt von Open Source abstammen.

Alles gut, bloß die Schlussfolgerung mit "gratis" oder dem "Verwaltungsrat Kosten sparen" ist eben irrtümlich. Geld zu sparen sollte nie das Kriterium sein, Open oder Closed Source einzusetzen. Primär geht es um die Erfüllung von Bedürfnissen, das Lösen eines Problems, das finden der geeignetesten Lösung. TCO (aber nicht reine Anschaffungskosten-) Betrachtungen spielen dann natürlich auch mit eine Rolle. Die fachlich beste Lösung mit der günstigsten TCO Betrachtung und den größten strategischen Zukunftschancen wäre das Idealziel. Wie bei allen Dreiecksbewertungen können Sie dann einzelne Kriterien mehr oder weniger gewichten, und Nachteile in einem Kriterium durch Vorteile bei den anderen in Kauf nehmen. Ich bin aber sicher, dass das die Leute bei Ihnen auch ziemlich genau so handhaben.

Gio, 12/05/2019 - 13:58 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Gio, 12/05/2019 - 14:54

In risposta a di Christoph Moar

Ringrazio il Sig. Moar per le belle parole che ha utilizzato per spiegare meglio il mio concetto (sono in debito almeno di un cappuccino). Sono stato troppo duro nella mia esposizione ma questo è dettato dalla forte delusione per l'eliminazione del progetto FUSS. Comunque sì, ha spiegato al meglio il mio concetto. Alla convention sull' open source oltre a Microsoft c'era pure SAP, e dalle loro parole (non le mie) ho sentito dire che l'open source ha la forza di avere un'infinità di persone che possono controllare il codice a differenza delle poche centinia di prodotti cloud source. La stessa IBM ha cambiato paradigma e ora promuove i suoi server Linux ONE. E potrei andare avanti elencando i mainframe più potenti al mondo, oppure le semplici pagine create in PHP. Ma il punto è che, lo ripeto, l'open source è sempre più presente. Nella scuola poi avrebbe una doppia importanza. Perché a pagare per utilizzare un software sono tutti bravi, e altrettanto a chiudere e aprire finestre. Diverso invece quando sei spinto a capire come funzionano le cose. Quando la scuola stessa ti invita a ragionare. Ecco l' open source ti permette di essere libero e di ragionare.

Gio, 12/05/2019 - 14:54 Collegamento permanente
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Martin Senoner Gio, 12/05/2019 - 09:04

Per allineare i sistemi informatici basterebbe allargare FUSS alle scuole tedesche e ladine! Con tutti i vantaggi che FUSS ha, la scuola tedesca potrebbe diventare finalmente più informatizzata (lavagne interattivi sono frequenti nelle scuole italiane e rarissime nelle scuole tedesche).
P.s.: Non conosco la scuola ladina come le altre due!

Gio, 12/05/2019 - 09:04 Collegamento permanente
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Massimo Previdi Ven, 12/06/2019 - 08:45

Ho lavorato per 9 anni nel Progetto Fuss.
Condivido quello che ha detto Piergiorgio Cemin durante l'intervista;
ora sono ritornato a fare l'insegnante a tempo pieno e viste le competenze acquisite nel campo del software libero continuo e continuerò a spenderle nella scuola nonostante alcuni abbiano deciso che Fuss deve morire.
Volevo porre l'attenzione dei lettori sulla considerazione che ha l'amministrazione sulle risorse economiche ed umane: prima vengono investite risorse per formare le persone che garantiranno un servizio e poi quando gira il vento, tutto quello che è stato costruito viene distrutto.
Pensavo che nelle decisioni, il potere richiedesse maggior senso di responsabilità soprattutto nei confronti delle persone che hanno dato l'anima per un progetto, ma evidentemente siamo stati smentiti.
Comunque abbiamo vinto noi perché:
"La felicità è data dalla libertà e la libertà dal coraggio".
PERICLE (Tucidide,XLIII,1,4)

Ven, 12/06/2019 - 08:45 Collegamento permanente
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Corinna Lorenzi Ven, 12/06/2019 - 21:25

In risposta a di Maria Kerschbaumer

Es ist wirklich schade - für die italienischsprachige Schulen UND für die deutsch- und ladinischsprachigen Schulen! Es wäre eine tolle Gelegenheit gewesen, sich nach echten Alternativen umzusehen und eine wirkliche und nachhaltige digitale Bildung anzubieten.
Wenn ich Alternativen nicht kenne, weil sie z.B. die Bildungseinrichtungen nicht anbieten (ganz nach dem Motto des Landesrates Vettorato, der meinte, "die Schüler und zukünftigen Arbeiter verlangten danach"), kann ich auch nicht wirklich entscheiden.
Eine vertane Chance - e davvero un brutto appiattimento da parte della Sovrintendenza italiana su quella tedesca & ladina - evidentemente egemoni? Alla faccia dei procami degli "italians first"...

Ven, 12/06/2019 - 21:25 Collegamento permanente
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Hugo Leiter Sab, 12/07/2019 - 02:16

In risposta a di Corinna Lorenzi

Il FUSS nelle scuole si basa su “analizzare, imparare, modificare, provare, distribuire”, un ambiente dal quale i futuri sviluppatori (di cui l’industria ne ha urgente bisogno) potranno uscire molto più preparati.

MSOffice, Apple iWork, o Libre Office, non dovrebbero essere fattori decisivi, perchè sono tra di loro molto simili. Se conosci bene uno, le conosci tutti. Dopotutto è nell’interesse dei produttori tenersi a interfacce utente de facto standardizzate.

Per alcuni Open Source Software (OSS) è sostenibilità, indipendenza, per la maggioranza invece OSS è un modello puramente economico:

Da una recente indagine della “Black Duck Software”, risulta che la percentuale di aziende che usano in parte o interamente programmi con codice sorgente aperto OSS, è cresciuto nel periodo 2010 - 2015 dal 40% al 75%. Mentre il numero di professionisti coinvolti nello sviluppo di progetti Open Source è cresciuto da 50% nel 2014, a 64% nel 2015.

Chi usa OSS?
Secondo Allison Randal, una esperta in materia, la risposta è semplice: chi non usa OSS si trova a pagare per qualcosa che altri ricevono liberamente.
La maggioranza degli startups impiegano OSS. A Bolzano per esempio la ENDIAN è nata e cresciuta con OSS. Altri invece usano OSS perchè non esistono soluzioni chiuse e proprietarie!

Chi produce OSS?
Un imprenditore che cerca di crescere e di tenersi aggiornato sul mercato, usando le vaste conoscenze tecniche e il feedback degli utenti. L'esempio classico è Linux:
Linus Torvalds, allora 21enne, nel 1991, ha pubblicato il codice sorgente di un piccolo kernel Linux, invitando tutti gli interessati, a partecipare.
Oggi Linux comprende oltre 18 milioni di righe di codice sorgente e circa 12.000 collaboratori attivi sparsi ovunque. In tutto, oltre centinaia di milioni di utenti di Android Smartphones, Data- e Cloudservers, calcolatori scientifici, supercomputers e PC-Dektop si basano su Linux.

Come nota a parte:
IBM con OS2 non ha avuto successo a sostituirsi a MS-Windows3.1. Intel non ha avuto successo con RMX, un software chiuso sviluppato nel 1978 per i loro microprocessori x86. Se avessero pubblicato il codice in modalità OSS le cose probabilmente sarebbero andate differentemente...

I padri di Open Source, sono IBM, AT&T e Richard Stallmann. Ma soltanto dal 1991 OSS e cresciuto in maniera continua e con passo sempre più veloce. Alcuni esempi:

HP, IBM, Intel e altri 500 produttori di software, nel 2010 si sono uniti per sviluppare OpenStack, un sistema operativo cloud, modulare, in grado di offrire servizi di gestione di processi e di storage. Le ditte partecipanti hanno rinunciato ai propri brevetti software per facilitare la collaborazione. Non ci sono, ne ci saranno cause legali, ne avvocati coinvolti.

Nel 2015 Google ha aperto il codice sorgente di TensorFlow, un insieme di pacchetti software utili per lo sviluppo di “deep learning”, e ”neural networks”. È il software di intelligenza artificiale capace di riconoscere oggetti mai visti prima. TensorFlow è stato percepito sin dall’inizio in modo aperto, modulare e con interfacce tali da minimizzare l’uso di librerie e di tools interni di Google.
A Bolzano p.e. TensorFlow viene usato dalla Würth Phoenix, in Austria da un’azienda che “legge” le targhe degli automobili, da ditte specializzati in accessi riservati tramite riconoscimento del viso. Insomma parecchi sviluppatori usano TensorFlow e così facendo danno risposte, proposte, richieste atti a migliorare e a diffondere il prodotto. Google e gli utenti, entrambi traggono profitto. Il principio è semplice: meglio usare il mio software gratuito, piuttosto del software di un altro...

Microsoft, un altro produttore di OSS, nel 2004 ha rilasciato in modalità OSS il Windows Installer XML WIX. Negli anni successivi F#, TypeScript, C#, .NET Core per Windows, per Linux e per MacOS. Secondo Andres Hejlsberg, Vice Presidente di MS, ben oltre 2.000 progetti vengono attualmente sviluppati in modalità OSS.
Microsoft è il maggior contributore di LINUX. Forse con l’intenzione di passare prima o poi a LINUX come sistema operativo di base. I guadagni monetari sono comunque già ricavati oggi dai servizi Cloud Azure.

Per risparmiare duplicazione di codice e costi e usando TypeScript e Java, i due giganti Microsoft e Google collaborano nella nuova versione di Angular, che è la piattaforma OSS per lo sviluppo di applicazioni web.

Apple qualche anno fa, ha rilasciato in modalità OSS il linguaggio di programmazione Swift. Questo per facilitare lo sviluppo di apps per iOS, Mac, Apple TV e Apple Watch. Secondo Tim Cook è stato progettato per offrire agli sviluppatori una libertà mai vista prima!

Sab, 12/07/2019 - 02:16 Collegamento permanente