Società | scuola presepe

Presepi nelle scuole? NO

In seguito al post dell'assessore Vettorato riguardo ai presepi nelle scuole, gli studenti ribattono dicendo la loro: "Concentriamoci piuttosto sui risultati Ocse-Pisa".
presepe
Foto: www.andreacausin.it

Il post

Giovedì 5 dicembre l’assessore Giuliano Vettorato, oltre ad aver inviato alle redazioni giornalistiche il relativo comunicato stampa, ha pubblicato un post su Facebook nel quale invita i dirigenti delle scuole ad allestire presepi nei rispettivi istituti. 
L'assessore leghista specifica il fatto che il suo non vuole essere un’imposizione ma un “accorato appello” in nome del Natale e delle tradizioni simbolo della nostra cultura, tradizioni che “abbiamo il dovere di coltivare e tramandare a chi verrà”. Il post ha suscitato la reazione degli studenti, che si sono presto riuniti per discutere dell’argomento.

La consulta

Il 12 dicembre la consulta degli studenti si è riunita in assemblea, alla fine della discussione è stato stilato un documento in cui risulta chiara l’opinione dei rappresentanti delle scuole riguardo alla questione. Si fa presente infatti la laicità dell’istituzione scolastica (“Le istituzioni dovrebbero garantire la possibilità di esprimere ogni peculiarità culturale degli studenti all’interno delle scuole senza però dare degli indirizzi specifici, privilegiandone alcune rispetto ad altre”) e il fatto che in questo momento ci si dovrebbe concentrare di più sui risultati del test Ocse-Pisa piuttosto che sulle specifiche modalità con cui addobbare i luoghi pubblici. (“La consulta invita quindi a porre maggiori attenzioni su tali questioni, che sono di competenza dell’assessorato”).

Ci si dovrebbe concentrare di più sui risultati del test Ocse-Pisa piuttosto che sulle specifiche modalità con cui addobbare i luoghi pubblici

Infine i membri della consulta invitano i dirigenti a consultare gli studenti prima di decidere in merito all’esposizione di simboli religiosi come il presepe nei rispettivi istituti.

 

Gli studenti

Il post dell’assessore è stato pubblicato su Facebook, e, grazie al numero di condivisioni e commenti che ha avuto, la maggior parte dei ragazzi ne è venuta subito a conoscenza. Abbiamo quindi posto una domanda ad alcuni studenti del Liceo classico e linguistico Carducci: Cosa ne pensate della questione “presepi nelle scuole” nata dal post dell’assessore?

Sara, 18 anni:Ritengo che le tradizioni come quella del Natale siano molto importanti per un popolo ma che, allestimenti come il presepe- di chiara connotazione religiosa- non dovrebbero essere esposti in un’istituzione laica come la scuola”.

Alessandro, 18 anni: “Trovo che l’esposizione di simboli cattolici all’interno di un’istituzione dichiaratamente laica sia una contraddizione”. 

Giusto, 18 anni: “La religione è un aspetto inerente alla sfera privata e così deve rimanere”.

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Tiziana Buono Sab, 12/14/2019 - 14:35

In risposta a di gorgias

La Croce non è un relitto fascista, ma un simbolo di pace e fratellanza.
Allestire il presepe nelle scuole poi non contraddice in alcun modo il principo di laicità dell'istituzione scolastica.
La scuola è infatti un luogo di formazione, dove si devono insegnare non tanto e non solo nozioni, quanto piuttosto valori.
Il primo valore da insegnare è il rispetto per ogni persona, qualunque sia il suo genere, il suo orientamento politico, il suo credo religioso.
In particolare, rispettare ogni confessione religiosa significa consentire a ciascuno di esprimere liberamente la propria fede in ogni contesto.

Sab, 12/14/2019 - 14:35 Collegamento permanente
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gorgias Sab, 12/14/2019 - 23:24

In risposta a di Tiziana Buono

>La Croce non è un relitto fascista,<
Nella scuola in Italia sì!

>ma un simbolo di pace e fratellanza.<
Questa è una delle più grandi menate che mai ho sentito.

>il principo di laicità<
>esprimere liberamente la propria fede in ogni contesto.<

Lei non ha capito in alcun modo cosa significa laicità. Laicità significa propio ad essere in grado a rinunciare di esprimere la propia fede in certi contesti.

Sab, 12/14/2019 - 23:24 Collegamento permanente
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Maximi Richard Sab, 12/14/2019 - 16:54

Lo Stato è laico, non prevede religioni di Stato, e quindi la presenza di simboli come la croce costituisce un’inammissibile privilegio per la religione cattolica. Essendo ovviamente assurdo appendere al muro simboli di tutte le religioni del mondo (sono più di quattromila!), l’unica strada da percorrere è la rimozione dei crocifissi dalle scuole.
Ricordiamoci anche che agnostici e atei sono più numerosi dei credenti praticanti.

Sab, 12/14/2019 - 16:54 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Sab, 12/14/2019 - 18:32

In risposta a di Maximi Richard

Uno Stato non perde la propria laicità, se ammette la presenza di simboli religiosi. Appendere una Croce al muro di una scuola o di un ospedale non significa dare luogo a religioni di Stato.
Se secondo alcune fonti gli agnostici e gli atei sono più numerosi dei credenti praticanti, è evidente che nel nostro Paese non viga alcun regime di imposizione religiosa. Al contrario ciascuno gestisce la propria relazione con la religione in modo libero.
Non è comprensibile tanta insofferenza nei confronti del crocefisso, che non ha fatto mai male ad alcuno, anzi ha arrecato beneficio umano e spirituale a tanti. Dinanzi ad una Croce nessuno è obbligato nè a soffermarsi col pensiero nè a pregare, ben potendo ciascuno volgere lo sguardo altrove.
L'unica strada da percorrere è riconoscere le libertà individuali come insopprimibili, compresa quella di non negare la vista della Croce sui muri degli edifici pubblici a chiunque lo desideri e per qualunque ragione lo voglia.

Sab, 12/14/2019 - 18:32 Collegamento permanente
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gorgias Dom, 12/15/2019 - 16:03

In risposta a di Tiziana Buono

Uno Stato non perde la propria laicità, se ammette la presenza di simboli religiosi. Appendere una Svastica al muro di una scuola o di un ospedale non significa dare luogo a religioni di Stato.
Se secondo alcune fonti gli agnostici e gli atei sono più numerosi dei credenti praticanti, è evidente che nel nostro Paese non viga alcun regime di imposizione religiosa. Al contrario ciascuno gestisce la propria relazione con la religione in modo libero.
Non è comprensibile tanta insofferenza nei confronti della Svastica, che non ha fatto mai male ad alcuno, anzi ha arrecato beneficio umano e spirituale a tanti. Dinanzi ad una Svastica nessuno è obbligato nè a soffermarsi col pensiero nè a pregare, ben potendo ciascuno volgere lo sguardo altrove.
L'unica strada da percorrere è riconoscere le libertà individuali come insopprimibili, compresa quella di non negare la vista della Svastica sui muri degli edifici pubblici a chiunque lo desideri e per qualunque ragione lo voglia.

Dom, 12/15/2019 - 16:03 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 20:50

In risposta a di Maximi Richard

Apporre la svastica sui muri, sinonimo di violenza, morte, sopruso, pretesa superiorità di alcuni esseri umani rispetto ad altri, non è espressione di libertà, giacchè la svastica rappresenta la negazione di tutti i valori civili del nostro Stato liberale.
Nessuno ha diritto di promuovere razzismo ed antisemitismo, odio tra esseri umani, in una parola inciviltà.

Dom, 12/15/2019 - 20:50 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 21:35

In risposta a di gorgias

Ho solo espresso le mie idee, tra l'altro con rispetto ed educazione. Non ho insultato nessuno. Non mi permetterei e non mi sono infatti permessa di dare dell'ignorante a nessuno. Non mi permetterei mai e non mi sono infatti mai permessa di dire agli altri che non capiscono questo o quello.
Ho espresso solo il mio pensiero sulla svastica e su ciò che essa rappresenta inequivocabilmente per tutti.
Ho espresso solo il mio pensiero su razzismo e antisemitismo che lo Stato italiano punisce come reato e che nessuno può promuovere per nessun motivo.
Purtroppo devo constatare che tra i commentatori dell'articolo c'è anche chi non rispetta le netiquette!

Dom, 12/15/2019 - 21:35 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 22:24

In risposta a di gorgias

Se non si vedono differenze tra svastica e Croce, vuol dire che non si vogliono vedere.
Non si può equiparare la Croce, simbolo universale di valori positivi, con la svastica che rappresenta solo disvalori.
Non è stato mai detto poi che vedere nella Croce qualcosa di positivo implichi di considerare altro negativo o peggio inferiore.
Vedere qualcosa di positivo nella Croce non esclude di scorgere altrettanta positività in altri simboli, tutti i simboli, ovviamente tranne quelli che rappresentano odio e violenza.
Non c'è nessuna prepotenza ed ipocrisia nell'affermare con educazione le proprie idee. L'insulto costante é espressione di scarsa cortesia e segno di carenza di ulteriori argomenti a sostegno delle proprie tesi.

Dom, 12/15/2019 - 22:24 Collegamento permanente
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SALTO Communit… Dom, 12/15/2019 - 22:25

In risposta a di Tiziana Buono

Cara Community,

notiamo un intenso scambio di opinioni su un tema chiaramente sensibile.

Chiediamo però vivamente di evitare potenziali escalazioni e di ponderare i vostri commenti in modo da evitare, già a priori, che possano essere miscompresi.

Contando sulla vostra collaborazione,

Salto Community Management

Dom, 12/15/2019 - 22:25 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Sab, 12/14/2019 - 19:46

Le crociate sono state condannate dalla storia e da San Giovanni Paolo II che ai tempi del suo pontificato si scusò pubblicamente dinanzi al mondo intero.
Nessuna divinità invita in suo nome e per suo conto ad uccidere od a compiere violenza sugli altri.
Sono stati gli esseri umani che persa la loro umanità hanno usato il Crocefisso come alibi per privare altri della vita, compiendo così atti esecrabili ed ingiustificabili.
Chi porta al collo una Croce, lo può quindi fare serenamente, perchè consapevole del fatto che la Croce non esprima le indegne azioni commesse dagli uomini, ma rappresenti la morte e resurrezione di Cristo.
Certamente è bene che i ragazzi si concentrino sui risultati degli studi di Pisa. Si tratta di tre studenti, però non di tutti gli studenti del territorio.
A tale proposito spiace che i tre giovani non considerino il Natale come un evento storico rilevante, espressione di grande amore, ma solo come una tradizione.
Spiace inoltre che i tre giovani vedano la religione come un fatto squisitamente privato e non come una possibile strada da percorrere per la propria crescita individuale e nella collettività.
Spiace infine che i tre giovani ritengano l'esposizione di simboli cattolici come una contraddizione rispetto al principio di laicità dello Stato. Esporre simboli religiosi esprime invece al meglio la natura laica e profondamente inclusiva delle istituzioni pubbliche.

Sab, 12/14/2019 - 19:46 Collegamento permanente
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Peter Gasser Dom, 12/15/2019 - 09:31

In risposta a di Tiziana Buono

Ich stimme Ihnen zu: es war immer der MENSCH, der gefoltert und getötet hat, der EINZELNE, oder die MEUTE.
Dass er zur Rechtfertigung seiner Gewalttaten und Machtgelüste die Religion benutzt, macht den Menschen nicht besser.
Auch hier gibt es Schreiber, welche die Sprache - wie andere die Religion - benutzen, um Machtgelüste zu befriedigen: nehmen wir diesen deshalb also die Sprache weg?

Dom, 12/15/2019 - 09:31 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 12:47

Non ho capito nulla del significato di laicità dello Stato e della Croce?

Ricordo che nella decisione nr. 555 del 13 febbraio 2006 la VI sezione del Consiglio di Stato si è pronunciata sull'esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche e in alcuni suoi fondamentali snodi argomentativi ha affermato quanto segue: "In questa sede giurisdizionale, per il problema innanzi ad essa sollevato della legittimità della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, disposto dalle autorità competenti in esecuzione di norme regolamentari, si tratta in concreto e più semplicemente di verificare se tale imposizione sia lesiva dei contenuti delle norme fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, che danno forma e sostanza al principio di "laicità" che connota oggi lo Stato italiano, ed al quale ha fatto più volte riferimento il supremo giudice delle leggi.
È evidente che il crocifisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi; innanzitutto per il luogo ove è posto.
In un luogo di culto il crocifisso è propriamente ed esclusivamente un "simbolo religioso", in quanto mira a sollecitare l’adesione riverente verso il fondatore della religione cristiana. In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte "laico", diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni. Ora è evidente che in Italia, il crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di
valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana. Questi valori, che hanno impregnato di sé tradizioni, modo di vivere, cultura del popolo italiano, soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra Carta costituzionale, accolte tra i "Principi fondamentali" e la Parte I della stessa, e, specificamente, da quelle richiamate dalla Corte costituzionale, delineanti la laicità propria dello Stato italiano. Il richiamo, attraverso il crocifisso, dell’origine religiosa di tali valori e della loro piena e radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l’autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta fondamentale) dell’ordine temporale rispetto all’ordine spirituale, e senza sminuire la loro specifica "laicità", confacente al contesto culturale fatto proprio e manifestato dall’ordinamento fondamentale dello Stato italiano. Essi, pertanto, andranno
vissuti nella società civile in modo autonomo (di fatto non contraddittorio) rispetto alla società religiosa, sicché possono essere "laicamente" sanciti per tutti, indipendentemente dall’appartenenza alla religione che li ha ispirati e propugnati. Come ad ogni simbolo, anche al crocifisso possono essere imposti o attribuiti significati diversi e contrastanti, oppure ne può venire negato il valore simbolico per trasformarlo in suppellettile, che può al massimo presentare un valore artistico. Non si può però pensare al crocifisso esposto nelle aule scolastiche come ad una suppellettile, oggetto di arredo, e neppure come ad un oggetto di culto; si deve pensare piuttosto come ad un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato".

Forse chi costiene che io non abbia compreso i significati di laicità dello Stato e del Crocefisso confonde il concetto di Stato laico con il concetto di Stato ateo, ossia di uno Stato che si oppone ad ogni religione.

Essere neutrali rispetto ad ogni confessione religiosa non vuol dire essere contro le religioni e neanche significa essere anonimi, inespressivi ed anafettivi dal punto di vista religioso.

Dom, 12/15/2019 - 12:47 Collegamento permanente
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gorgias Dom, 12/15/2019 - 14:37

In risposta a di Tiziana Buono

Questà decisione del consiglio di stato è una minchiata contradittoria e ipocrita che è stata presa per servire una agenda politica compromettendo quello che è chiaro e semplice. Simboli religiosi non hanno niente a cercare in uno scuola pubblica di uno stato laico vero (e non ateo! vedasi: Francia e Stati Uniti).

>Ora è evidente che in Italia, il crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana.<

Mà a chi la vuoi raccontare!

http://www.genteditalia.org/wp-content/uploads/2019/05/SalviniCrocifiss…

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f0/Heinz-Christian_Str…

Dom, 12/15/2019 - 14:37 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 15:16

In risposta a di gorgias

Lei non rispetta la magistratura italiana. La decisione non è contraddittoria, anzi è coerente in ogni sua parte.
E cosa c'entra alla fine del Suo commento il link con l'immagine di Matteo Salvini? Il premier Conte ha stigmatizzato la condotta di chi strumentalizza la Croce ed il Rosario a fini politici.
Che attinenza ha tale strumentalizzazione politica nei comizi con il Crocefisso nelle scuole? Sono due situazioni diverse non paragonabili.

Dom, 12/15/2019 - 15:16 Collegamento permanente
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gorgias Dom, 12/15/2019 - 15:58

In risposta a di Tiziana Buono

Non è compito della magistratura italiana di definire il significato di un simbolo religioso. La croce non è adeguata in alcun modo a esprimere la ugualianza dei cittadini davanti allo stato indipendentemente dalla loro fede, orientamento politico o della loro Weltanschauung.
Nel occidente i valori di tolleranza sono stati combattuti contro la chiesa e la bigotteria cristiana da movimenti umanistici, illuminati e dei movimenti dei lavoratori. La chiesa si è trovata bene con il fascismo non solo in Italia ma anche in Portogallo, Austria, Spagna, Slovachia e Croazia. La corce viene vista da molte persone del medio oriente come simbolo di barbari. Persino il nome crociata la dice tutta.
La croce è il simbolo degli prepotenti e ignoranti che dopo essere stati sconfitti nella loro lotta contro la ugualianza fra uomo e donna, libertà di espressione, coscienza e di fede che ha durato dal 700 fin ad oggi, ci hanno messo fino agli anni 60 a riconoscere (almeno sulla carta) i diritti umani e i valori che sono i fondamenta della nostra società moderna (consglio vatticano II).
La croce è un relitto fascista che non ha da essere in una scuola pubblica di uno stato moderno e laico.

Dom, 12/15/2019 - 15:58 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 16:47

In risposta a di gorgias

La Croce cristiana non è simbolo di prepotenza e di ignoranza, ma è un simbolo che ricorda le sofferenze che accomunano tutti gli esseri umani e allo stesso tempo rappresenta il riscatto da tali sofferenze, quindi in definitiva essa rappresenta la vittoria dell'amore sull'odio e su ogni forma di sopraffazione o di violenza.

La croce ha quindi una marcata accezione positiva tant'è che è il l'insegna di enti di assistenza civile e militare (Croce Rossa, Croce Bianca, Croce Verde, Croce Azzurra) e inoltre è il segno distintivo di onorificenze e di ordini cavallereschi (per esempio croce al merito, croce di guerra, croce di cavaliere del lavoro, cavaliere di gran croce).

Laicità dello Stato significa forse dover eliminare ovunque il segno della Croce e far tabula rasa di ogni simbolo? Dovremmo forse eliminare la croce dalle ambulanze o attribuire un diverso nome ad associazioni benefiche umanitarie ed alle onorificenze e agli ordini cavallereschi?

Per quanto riguarda gli errori della Chiesa, Anna Arendt ne descrive in modo puntuale le responsabilità al tempo del nazifascismo nel libro "La banalità del male", non dimenticandosi però di ricordare le fulgide eccezioni, costituite dai rappresentanti del clero che si sono esposti in prima linea a rischio della propria esistenza. Nella stessa opera la scrittrice pone l'accento su tutti gli altri corresponsabili storici e politici dell'orrore del nazismo e del fascismo. Gli errori di quella parte di Chiesa colpevole, perchè coautrice o connivente, così come gli errori di quei rappresentanti di altre fedi religiose colpevoli, perchè coautori o complici, ed anche gli errori di quella parte malata di società civile e poltica colpevole, perchè coautrice o collusa, non mettono però in discussione il significato ed il valore della Croce come simbolo positivo. Si tratta di errori, crimini, misfatti di uomini, non di Dio.
La croce non sarà mai simbolo delle barbarie del passato, del presente e del futuro, mentre sarà sempre e solo un simbolo di pace e di reciproca tolleranza.

Dom, 12/15/2019 - 16:47 Collegamento permanente
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gorgias Dom, 12/15/2019 - 17:53

In risposta a di Tiziana Buono

>Laicità dello Stato significa forse dover eliminare ovunque il segno della Croce e far tabula rasa di ogni simbolo?<
No, solo negli edifici pubblici, come scuole, tribunali e enti in cui i cittadini devono essere accolti nello stesso modo senza privileggiare nessuno. Neanche dando spazio a simboli di certe religioni o visioni del mondo.

Io non vado a fare il bilancio quante persone la chiesa ha aiutato e quanti nazisti ha aiutato a fare soggiorno in Argentina . . .
Ma un modo di arrangiarsi a di quasi andare in simbiosi con regimi fascisti in tutta l'europa contro i valori della società moderna che poi la chiesa quando ha vista che con il fascismo clericale aveva puntanto sul cavallo sbagliato ha cambiato tinta, ma solo dopo aver combattuto per più di cent'anni contro gli diritti umani. NON SI PARLA DI QUESTIONI PUNTUALI!
La chiesa cattolica ha collaborato con diversi regimi autoritari in europa fino alli anni 70 con il tramontare della spagna franchista.

Non si parla di errori puntuali ma di un problema sistemico. La chiesa ultimamente è un sistema feudale il quale rimane incompatibile con la società liberale moderna e tollerante. È fine come una malattia dormente la quale aspetta che l'organismo si indebolisce per scoppiare nuovamente.

>La croce non sarà mai simbolo delle barbarie del passato, del presente e del futuro, mentre sarà sempre e solo un simbolo di pace e di reciproca tolleranza.<
La croce è diventata (NUOVAMENTE!!!) un simbolo politico nazional culturale. Basta guardare in Polonia, Salvini, Strache etc.

Dom, 12/15/2019 - 17:53 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 18:39

In risposta a di gorgias

Le scuole, gli edifici pubblici, i tribunali sono luoghi simbolo di accoglienza di tutti senza privilegi.
Concordo: tutti sono uguali davanti alla legge, tutti devono poter accedere all'istruzione, tutti possono fare ingresso negli edifici pubblici.
Questi principi e valori, peraltro di rilevanza costituzionale, sono in contrasto con la Croce?
No, la Croce è anche un simbolo di uguaglianza: tutti siamo ugualmente importanti agli occhi di Dio.
Se ad avviso di alcuni la Croce deve sparire da scuole, edifici pubblici e tribunali, perchè invece può rimanere sulle ambulanze che del pari accolgono tutte le persone bisognose di assistenza senza fare privilegi o preferenze?
Con riguardo alla condotta erronea della Chiesa da taluni vista come un problema sistemico, osservo che durante il nazifascismo tanti Stati sovrani abbiano prestato acquiescenza e peggio collaborazione all'abominio che si stava compiendo. Tali Stati sono forse da considerare ancor oggi come negazione di valori liberali? No, perchè tali stati hanno voltato pagina. La Germania di oggi non è la Germania nazista di allora. L'Itaia di oggi non è l'Italia fascista di allora. In ogni caso la Croce non costituisce invece alcun problema sistemico. Che fastidio può dare una Croce? La si può anche ignorare. Perchè comabatterla? E' forse una nemica? Nuoce forse a qualcuno?
Sostenere che la Croce sia un simbolo politico nazional culturale richiede che si dia adeguata motivazione. E la motivazione non è certo fornita dall'uso distorto che della Croce fanno alcuni politici per loro interessi personali.
Bisogna distinguere il senso profondo della Croce dai falsi significati che alla Croce vengono attribuiti da chi la strumentalizza per fini di varia natura.

Dom, 12/15/2019 - 18:39 Collegamento permanente
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gorgias Dom, 12/15/2019 - 19:17

In risposta a di Tiziana Buono

>No, la Croce è anche un simbolo di uguaglianza: tutti siamo ugualmente importanti agli occhi di Dio.<
Adesso parla di Dio. Allora è un simbolo religioso. Ci sono diverse credenze e i cittadini non vengono trattati uguali se ci sono simboli ai quali sono ci si può identificare tranne essendo parte di una certa confessione.

>In ogni caso la Croce non costituisce invece alcun problema sistemico.<
La Croce non è simbolo dei valori della scocietà moderna, ma un simbolo ambiguo il quale simboleggia la prepotenza di religiosi i quali non riescono a rinunciare che questi simboli in edifici pubblici, invece di farne a meno come per gli altri citadini. La croce veniva usata come simbolo di dominio e lo è pur oggi.

>Che fastidio può dare una Croce? La si può anche ignorare. Perchè comabatterla?<
Perchè va contro il principio di ugualianza. La relazione di un credente e di un non credente verso questo simbolo non sarà mai uguale.

>Se ad avviso di alcuni la Croce deve sparire da scuole, edifici pubblici e tribunali, perchè invece può rimanere sulle ambulanze che del pari accolgono tutte le persone bisognose di assistenza senza fare privilegi o preferenze?<

Perchè la croce rossa ha una funzione per segnalare che si tratti di una ambulanza e non ha nessun scopo religioso.

La croce nella classe non ha nessuna funzione per l'insegnamento. Non serve a una minchia. Nel tribunale tanto di meno.

Dom, 12/15/2019 - 19:17 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 20:31

In risposta a di gorgias

Il Croce è un simbolo religioso. Mai affermato il contrario. Sottolineo tuttavia che la Croce non sia solo un simbolo cristiano, ma costituisca anche la sintesi dei valori civili nei quali si possono riconoscere i cittadini.
In tribunale, nelle scuole e negli edifici pubblici nessuno è oggetto di un trattamento diverso dall'altro in ragione del proprio orientamento religioso.
La Croce non è un simbolo ambiguo, anzi di lampante chiarezza: ha tantissimi significati tutti positivi.
Il crocefisso ha un valore universale: ci ricorda che in ogni parte del mondo ci siano vittime di ingiustizia, violenza, dileggio, crudeltà, poveri, diseredati, persone rifiutate, non accolte.
Ci rammenta anche l'importanza del perdono anche di fronte ad atti gravissimi.
Il crocefisso ci porta alla mente che la separazione tra religione e politica, principio cardine di uno Stato laico, sia stata Gesù ad esprimerla in modo netto nel momento in cui ha affermato "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio".
La Croce non ha nessuna funzione educativa? Sicuro? Tuttavia, quand'anche fosse che la Croce non abbia alcuna funzione per l'insegnamento, perchè volerla rimuovere dai muri delle scuole? Se a parere di alcuni la Croce non serve a nulla, perchè non lasciarla là dov'è?
Il fatto che la relazione con la Croce sia diversa tra credenti e non credenti non contrasta col principio di uguaglianza. Si può credere come non credere. Tuttavia ogni essere umano deve essere ugualmente rispettato. La presenza di una Croce in classe non è mancanza di rispetto nei confronti di nessuno. Ciascuno infatti rimane libero di professare la propria religione o nessuna religione.
La Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo con la pronuncia del 18 marzo 2011 non ha ritenuto l'affissione di un crocefisso nelle scuole lesivo di diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini.
La Corte ha affermato che lo Stato italiano nell'apporre il crocefisso sui muri delle aule scolastiche non abbia esorbitato rispetto ai propri poteri, anzi abbia agito nei limiti del proprio potere discrezionale.
Lo Stato, prosegue la Corte, ha l’obbligo di rispettare, nell’esercizio delle proprie funzioni in materia di educazione e istruzione, il diritto dei genitori di garantire ai propri figli un’educazione e un’istruzione conformi alle loro convinzioni religiose e filosofiche,
di assicurare, in condizioni di neutralità e di imparzialità, l’esercizio delle varie religioni e fedi, garantire l’ordine pubblico, l’armonia religiosa e la tolleranza in una società democratica, in particolare, tra gruppi opposti.
Secondo la Corte la presenza del crocifisso non può, di per sé, integrare un’opera di indottrinamento e non è associata a un insegnamento obbligatorio del Cristianesimo.
A parere della Corte l'Italia ha saputo conciliare le esigenze educative ed istruttive con le convinzioni religiose e filosofiche delle famiglie, considerato che nel nostro Paese l’ambiente scolastico sia aperto alle altre religioni: vige l’assenza di qualsivoglia divieto per gli studenti di indossare il velo islamico o altri simboli che presentano un carattere religioso.
La presenza della Croce in classe, continua la Corte, mantiene intatto il diritto dei genitori di impartire l'indirizzo religioso desiderato ai propri figli.

Condivido integralmente le considerazioni della Corte.
La Croce, se ben si riflette, non toglie niente a nessuno, anzi dà a molti più di quanto si possa immaginare.
La Croce non è infine un simbolo di dominio e non potrà mai assumere tale significato: sulla Croce c'è un Uomo che non ha mai praticato alcun atto di dominio, ma un Uomo ucciso crudelmente ed ingiustamente, che ha subito il dominio e la violenza altrui.

Dom, 12/15/2019 - 20:31 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Dom, 12/15/2019 - 16:07

In risposta a di gorgias

Ogni Stato ha la propria specificità, la propria storia, il proprio ordinamento giuridico.

Il Consiglio di Stato nella decisione nr. 556/2006 spiega le differenze tra nazioni su questo tema e nel confronto tra diverse realtà giuridiche si sofferma sulla Francia e sugli Stati Uniti, così argomentando: " ... più volte la Corte costituzionale ha riconosciuto nella laicità un principio supremo del nostro ordinamento costituzionale, idoneo a risolvere talune questioni di legittimità costituzionale (ad esempio, tra le tante pronunce, quelle riguardanti norme sull’obbligatorietà dell’insegnamento religioso nella scuola, o sulla competenza giurisdizionale per le cause concernenti la validità del vincolo matrimoniale contratto canonicamente e trascritto nei registri
dello stato civile). Trattasi di un principio non proclamato expressis verbis dalla nostra Carta fondamentale; un principio che, ricco di assonanze ideologiche e di una storia controversa, assume però rilevanza
giuridica potendo evincersi dalle norme fondamentali del nostro ordinamento. In realtà la Corte lo trae specificamente dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 Cost. Il principio utilizza un simbolo linguistico ("laicità") che indica in forma abbreviata profili significativi di quanto disposto dalle anzidette norme, i cui contenuti individuano le condizioni
di uso secondo le quali esso va inteso ed opera. D’altra parte, senza l’individuazione di tali specifiche condizioni d’uso, il principio di "laicità" resterebbe confinato nelle dispute ideologiche e sarebbe difficilmente utilizzabile in sede giuridica. In questa sede, le condizioni di uso vanno certo determinate con riferimento alla tradizione culturale, ai costumi di vita, di ciascun popolo, in quanto però tale tradizione e tali costumi si siano riversati nei loro ordinamenti giuridici. E questi mutano da nazione a nazione. Così non v’è dubbio che in un modo vada inteso ed opera quel principio nell’ordinamento inglese, laico, benché strettamente avvinto alla chiesa anglicana, nel quale è consentito al
legislatore secolare dettare norme in materie interne alla chiesa stessa (esempio relativamente recente è dato dalla legge sul sacerdozio femminile); in altro modo nell’ordinamento francese, per il quale la laicità, costituzionalmente sancita (art. 2 Cost. del 1958), rappresenta una finalità che lo Stato potrà perseguire, e di fatto ha perseguito, anche con mortificazione dell’autonomia organizzativa delle confessioni (lois Combes) e della libera espressione individuale della fede religiosa (legge sull’ostensione dei simboli religiosi); in altro modo ancora
nell’ordinamento federale degli Stati Uniti d’America, nel quale la pur rigorosa separazione fra lo Stato e le confessioni religiose, imposta dal I emendamento alla Costituzione federale, non impedisce un diffuso pietismo nella società civile, ispirato alla tradizione religiosa dei Padri
pellegrini, che si esplica in molteplici forme anche istituzionali (da un’esplicita attestazione di fede religiosa contenuta nella carta moneta - in God we trust -, al largo sostegno tributario assicurato agli aiuti economici elargiti alle strutture confessionali ed alle loro attività
assistenziali, sociali, educative, nell’orizzonte liberal privatistico tipico della società americana); in altro modo, infine, nell’ordinamento italiano, in cui quel simbolo linguistico serve ad indicare reciproca autonomia fra ordine temporale e ordine spirituale e conseguente interdizione per lo Stato di entrare nelle faccende interne delle confessioni religiose (artt. 7 e 8 Cost.); tutela dei diritti fondamentali della persona (art. 2), indipendentemente da quanto disposto dalla religione di appartenenza; uguaglianza giuridica fra tutti i cittadini, irrilevante essendo a tal fine la loro diversa fede religiosa (art. 3); rispetto della libertà delle confessioni di organizzarsi autonomamente secondo i propri statuti purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano (art. 8, 2° co.), e per tutti, e non solo per i cittadini, tutela della libertà in materia religiosa, e cioè di credere, non credere, di manifestare in pubblico o in privato la loro fede, di esercitarne il culto (art. 19); divieto, infine, di discriminare gli enti confessionali a motivo della loro ecclesiasticità e del fine di religione o di culto perseguito (art. 20). Dalle norme costituzionali italiane richiamate dalla Corte per delineare la laicità propria dello Stato si evince, inoltre, un atteggiamento di favore nei confronti del fenomeno religioso e delle
confessioni che lo propugnano, avendo la Costituzione posto rilevanti limiti alla libera esplicazione della attività legislativa dello Stato in materia di rapporti con le confessioni religiose; attività che potrà praticarsi ordinariamente soltanto in forma concordata sia con la religione di maggioranza sia con le altre confessioni religiose (art. 7, 2° co., e art. 8, 3° co.). Ne deriva che la laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione fra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni
sono proprie, non si realizza in termini costanti nel tempo e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all’interno di una medesima "civiltà", è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com’è al divenire di questa organizzazione (in modo diverso, ad esempio, dovendo essere intesa la laicità in Italia con riferimento allo Stato risorgimentale, ove, nonostante la confessionalità di principio dello stesso, proclamata dallo Statuto fondamentale del Regno, furono consentite discriminazioni restrittive in danno degli enti ecclesiastici, e con riferimento allo Stato odierno, sorto dalla Costituzione repubblicana, ed ormai non più confessionale, ove però quelle discriminazioni non potrebbero aversi). Quale poi dei sistemi giuridici ora ricordati, o di altri ancora qui non considerati, sia meglio rispondente ad un’idea astratta di laicità, che alla fine coincide con quella che ciascuno trova più consona con i suoi postulati ideologici, è questione antica; una questione che però va lasciata alle dispute dottrinarie".

Non c'è nessuna ipocrisia da parte del Consiglio di Stato.

Uno Stato laico vero è rappresentato senza dubbio dall'Italia che non sopprime, anzi tutela la libera espressione del convicimento religioso individuale. Ogni altro Stato fa in materia le sue libere scelte, rispettabili, ma non necessariamente condivisibili.

Dom, 12/15/2019 - 16:07 Collegamento permanente
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Katharina Hersel Dom, 12/15/2019 - 23:49

Si parlava delle Presepi nelle scuole....
Per quanto alla tradizione cristiana di cultura tedesca (alpina?), il periodo di Avvento è caratterizzato dall’attesa, dall’avvicinarsi della luce e quindi dalla corona di Avvento.
Il presepio rappresenta la nascita di Gesù che i cristiani festeggiano il 25 Dicembre, nelle chiese e nelle case il presepio appare dal 24 dicembre sera. Mai prima di Natale. Quindi la richiesta di Giuliano Vettorato per me non è solo un’incursione discutibile nella scuola ma anche una non conoscenza della cultura cristiana del posto.

Dom, 12/15/2019 - 23:49 Collegamento permanente
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Klaus Hartmann Ven, 12/20/2019 - 12:12

Ich bin konfessionsfrei.
Wollen wir den Wahnsinn der Trennung, des "Wir und die Anderen" überwinden, müssen wir jede Form von organisiertem Glauben überwinden. Davon bin ich überzeugt und stelle es hier auch nicht zur Diskussion.
Bezüglich des Kreuzes als Symbol, finde ich es erstaunlich, wer dieses für seine Zwecke instrumentalisiert. Es sind, konsequenter Weise, die Vertreter einer „Wir sind wir Politik“. Sie küssen das Kreuz und spucken auf die ach so gepriesenen christlichen Werte. Es sind die verwerflichsten politischen Gestalten unserer Zeit die das Christentum zu unser Aller „Leitkultur“ proklamieren wollen. „Gott“ bewahre.
In Schulen und öffentlichen Gebäuden haben religiöse Symbole nichts zu suchen.

Ven, 12/20/2019 - 12:12 Collegamento permanente
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Marco Ciampa Gio, 12/26/2019 - 12:59

Le risposte a questo articolo sono un esempio eclatante di quanto il crocefisso non sia un simbolo dai significati condivisi e che piuttosto generi reazioni forti dovute ai suoi significati sia fortemente positivi che ne fortemente negativi che ha avuto in passato e che ha tutt'ora.
I sostenitori del crocefisso si facciano un'analisi di coscienza e si domandino, non secondo le proprie convinzioni, ma secondo quello che onestamente vedono, se riescono a vederlo senza essere ottenebrati dalle proprie intime convinzioni, se il crocefisso _oggi_ sia un simbolo che unisce o che divide la gente.
Perché se si crea una frattura nella società, se si litiga, se si fa la guerra a causa di un simbolo, devono essere in grado di prendersene la responsabilità. E il simbolo diventa automaticamente un simbolo di guerra e non di pace.
Chi si dice portatore di pace dovrebbe essere più onesto con sé stesso e verificare se le proprie azioni portano la pace o sono orientate a sostenere esclusivamente le proprie idee in modo molto egoistico e veramente poco "cristiano".

Gio, 12/26/2019 - 12:59 Collegamento permanente
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Tiziana Buono Ven, 12/27/2019 - 13:43

In risposta a di Marco Ciampa

La Croce non è divisiva, anzi è simbolo dell'unione tra Dio e gli uomini e simbolo dell'unione tra gli uomini.
Il simbolo della Croce ha un univoco significato positivo. Se alcuni vogliono vedervi qualcosa di male, é una scelta loro, che però non modifica la natura pacifica e conciliatrice del simbolo.
Chi desidera che nelle scuole e negli edifici pubblici non vi siano simboli religiosi dice di essere equidistante rispetto ad ogni simbolo, ma in realtà esprime contrarietà al Crocefisso.
Se una persona è o dice di essere indifferente al Crocefisso, perché allora osteggia tanto la Croce? Nessun effetto e nessuna reazione né positiva né negativa dovrebbe sortire
la vista del Crocefisso. Perché tanta ostilità?
Chi è contrario al Crocefisso é forse così tanto ottenebrato dalle proprie intime convinzioni da non rendersi conto che chi non ha nulla nè a favore né contro semplicemente ignora il tema. Se l'argomento non è ignorato, allora si é fuori dal millantato campo dell'indifferenza.
Sia chiaro, é del tutto legittimo non essere indifferenti, ma si deve essere coerenti, onesti con sé stessi e chiamare le cose col loro nome senza fare mistificazioni di sorta.
Ci sono innumerevoli orientamenti religiosi che non si escludono a vicenda, anzi possono e debbono coesistere serenamente: non solo tra persone che si riconoscono in fedi religiose diverse, ma anche tra persone che si dichiarano atee ed agnostiche. Non ci sono strategie particolari e difficili da adottare. Basta avere reciproco rispetto. Rispettare non significa togliere, rimuovere, cancellare simboli. Rispettare significa invece lasciare che ciascuno esprima liberamente i valori civili rappresentati da un determinato simbolo ed anche il proprio credo religioso rappresentato dal medesimo simbolo.
Spesso si contrasta ciò che fa paura. Viene spontaneo chiedersi: che paura può fare un Crocefisso?
Definire infine la Croce simbolo di guerra francamente trovo non sia condivisibile. Non si sta parlando di una spada o di una bomba o di qualsivoglia altra arma.
La Croce infatti non offende nessuno, non aggredisce nessuno, non ferisce nessuno, non uccide nessuno, non nuoce ad alcuno, piuttosto ricorda la sofferenza ed il riscatto dell'umanità da tanto dolore.
Non è stato Gesù a crocefiggere gli uomini, ma sono stati uomini crudeli e spietati a ucciderlo, mettendolo in croce senza pietà.

Ven, 12/27/2019 - 13:43 Collegamento permanente