Ambiente | L'appello

“Salvate quel bosco”

Non si arrendono le associazioni ambientaliste: dal WWF a SOS Auwald fronte comune per scongiurare il disboscamento dell’area ripariale di Bressanone decisa dalla giunta.
Bosco Bressanone
Foto: WWF

Il destino di uno degli ultimi grandi boschi ripariali (ovvero quelle aree che si trovano ai margini di un corso d’acqua che scorre in superficie) della valle Isarco appare ormai segnato. Ma non è finita finché non è finita.
Nella seduta del 22 gennaio scorso la giunta comunale di Bressanone ha deliberato la modifica al Piano urbanistico comunale che prevede la distruzione del bosco ripariale, un polmone verde che ospita più di 64 specie di uccelli (alcune delle quali rarissime come il picchio rosso minore), e che si trova nell’area industriale della città vescovile per una superficie di circa 3 ettari, per lasciare posto a edifici industriali e parcheggi. Come compensazione è previsto l’ampliamento del biotopo Prà di Millan per una superficie di 1,6 ettari. “Così la natura e la biodiversità perdono una superficie di circa un ettaro e mezzo”, osservano amaramente Luigi Mariotti del WWF Bolzano, Fabio Volpotti di Legambiente Alto Adige, Martin Hilpold (Società per la biodiversità), Franz Pattis (SOS Auwald), l’attivista ambientale Magdalena Gschnitzer e anche Barbara Medei della scuola di danza Shabba Crew.

Nuovi posti di lavoro si potranno creare anche in altre aree, senza dover distruggere un habitat di grande valore naturalistico

Contro l’intenzione manifestata dall’amministrazione comunale diverse voci si erano già sollevate, da quelle del gruppo “Sos Bosco Ripariale Bressanone” che aveva organizzato una “catena umana” in zona industriale per dire no al disboscamento; a quelle dei consiglieri provinciali del Team K originari della valle Isarco e della val di Vizze Franz Ploner, Peter Faistnauer e Alex Ploner (“il bosco dovrebbe essere classificato come biotopo, per evitarne la distruzione e preservarlo per i nostri discendenti”); a quella dell’Associazione ambientale Hyla della Val d’Isarco, la quale già nel 2018 ricordava che quanto oggi resta dei boschi ripariali sono dei frammenti che dovrebbero essere assolutamente tutelati, essenziali - aggiungono ora WWF & co. - anche per la creazione di una rete di habitat che consentirebbe una migliore conservazione della biodiversità in provincia di Bolzano. Conservazione promossa anche dall’Unione europea. Del resto “i boschi ripariali sono tutelati dalla legge di tutela della natura (Legge provinciale del 2010) come habitat prioritari da proteggere secondo la direttiva habitat dell’UE”. 

 

Alternative

 

Prendiamo atto della poca sensibilità ambientale e coerenza del Comune di Bressanone che attraverso il progetto CittàPaeseFiume (2009-2011) intendeva dare all’area di progetto una maggiore sicurezza dalle piene del fiume Isarco e avviare la riqualificazione ecologica tramite la conservazione dei relitti degli habitat originari lungo il fiume, oltre a misure ecologiche come l’ampliamento dei biotopi Prà di Millan e San Pietro Mezzomonte. Il progetto non prevedeva in nessun punto la distruzione degli ultimi boschi ripariali per fare posto a nuovi capannoni industriali e parcheggi”, commentano gli ambientalisti.

Bene l’ampliamento del biotopo Pra’ di Millan per espandere l’habitat di specie animali e vegetali che vivono nelle zone umide - specificano le associazioni ecologiste - “ma non al costo di distruggere l’importante bosco ripariale”. La richiesta è quindi quella di trovare un terreno alternativo per la costruzione di nuovi parcheggi, capannoni e per la realizzazione di progetti industriali. “Nuovi posti di lavoro si potranno creare anche in altre aree, senza dover distruggere un habitat di grande valore naturalistico. Il prato vicino al bosco ripariale potrebbe essere rinaturalizzato attraverso la creazione di un stagno”. 

Il richiamo al “dovere” è l’ultima carta da calare: “Negli anni scorsi Bressanone è stata insignita del titolo ‘Città alpina dell’anno 2018’ e che si è impegnata per uno sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Ci auguriamo che possa mantenere questo impegno anche nella gestione della tutela del suo patrimonio naturale”.