Cinema
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Cultura | Vertigo

Giallo, Rosso e Verdone

Prima puntata di una nuova rubrica di cinema su salto.bz: tre “tips” colorati sui film, fra le ultime uscite, da vedere (o da non vedere). The Farewell, 1917, Dolittle.

The Farewell

Ok, visto che la Cina va particolarmente di moda questi giorni perché non aprire con The Farewell, di Lulu Wang, il film che non vi volete perdere. La storia è quella di Billi (la rapper e attrice Awkwafina), una ragazza nata a Changchun ma cresciuta a New York che sogna di diventare una scrittrice (è comune, poi passa a tutti), con tutte le difficoltà del caso. Quando viene a sapere che sua nonna Nai-Nai (Shuzhen Zhao), che vive in Cina, è gravemente malata e che la prognosi ha rivelato che le restano poche settimane di vita, con la scusa di un matrimonio da celebrare, tutta la famiglia di Billi vola a Changchun per stare accanto all’anziana tenendola però all’oscuro sulle sue condizioni di salute. Eh, in Cina pare si usi così. Il film, in perfetto equilibrio fra una commedia degli equivoci (le scene dei parenti che si ingegnano per non farsi “sgamare” dalla nonna sono spassosissime) e il dramma intimo famigliare, si basa su un episodio realmente accaduto a Lulu Wang che lo ha raccontato la prima volta nel famoso podcast statunitense This American Life. Tra contraddizioni culturali, gioia e dolore, verità e finzione, si snoda una storia personale profonda, che ci arpiona alla sinistra del petto. E giù #lagrime che ci infeltriscono i maglioni.
 


  1917

Io il bollino verde quasi quasi glielo davo. Ma poi alla fine no. Allora: il nuovo lavoro di Sam Mendes, 1917, candidato a una vagonata di Oscar, parte da un racconto della vita al fronte fattogli da suo nonno, Alfred H. Mendes. Il film è ambientato in un singolo giorno della Prima guerra mondiale e parla di due caporali britannici, Blake (Dean-Charles Chapman di Game of Thrones) e Schofield (George MacKay, che fra le altre cose ha recitato nella pregevolissima serie tv 22.11.63) a cui viene ordinato di consegnare un messaggio che potrebbe salvare la vita a 1600 soldati che altrimenti rischiano di finire in un agguato teso dai tedeschi. I due si mettono in viaggio, attraverso le linee nemiche e trincee che appaiono deserte, e pure se i combattimenti sono pochi, beh, diciamo solo che non è come una gita di Oswald Stimpfl. Mendes gira il film in un unico piano sequenza (in realtà non lo è, ci sono dei tagli nascosti), un gimmick che rende il film stilisticamente, visivamente spettacolare, con la fotografia di Roger Deakins da applausi in piedi, le acrobazie della macchina da presa, scene via via sempre più complesse da coreografare. Virtuosismi al servizio di una storia tuttavia non memorabile, di una sceneggiatura con poca inventiva e di protagonisti bidimensionali. C’è più umanità o caratterizzazione nei cameo di Colin Firth, Andrew Scott, Mark Strong, e Benedict Cumberbatch, per dire. Però vuoi mettere i funambolismi registici?
 

 

Dolittle

C’era una volta, in una galassia lontana lontana, Robert Downey Jr. che impersonava Charlie Chaplin come fosse stato la sua copia sputata (in corpo e spirito), che prima dei cicchetti (o durante?) faceva il cinema quello bello con gente tipo - pronti col name-dropping - Robert Altman, Oliver Stone, David Fincher. Oggi Robbie parla con le oche. Casomai ce ne fosse bisogno è arrivato nelle sale Dolittle, adattamento di Stephen Gaghan (che ha scritto Traffic e ora fa i film con le oche) ispirato a una serie di libri pubblicati da Hugh Lofis a partire dagli anni ’20 del Novecento che avevano come protagonista un uomo che è in grado di parlare agli animali. Nel film John Dolittle, un veterinario dell’età vittoriana, ha perso la moglie da sette anni e ora vive da recluso nella sua magione con la sola compagnia dei suoi animali esotici. Si percepisce il mio indiscutibile interesse? Mi auguro di sì. A un certo punto la giovane regina si ammala e il dottor Dolittle deve veleggiare verso un’isola in cerca di una cura. Avvincente, vero? A questo punto ci teniamo Tony Stark, e grazie lo stesso. Comunque non importa a nessuno perché questo weekend si va tutti a vedere THE FAREWELL.
 

 

 

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Massimo Mollica Sab, 02/01/2020 - 17:12

Mi dispiace ma da anarchico insurrezionalista quale sono stasera vado al Filmclub a vedere 1917. Anche se il film da vedere in ASSOLUTO che mi ha fatto ridere e piangere e lo sento mio è jojo rabbit. Dovremmo tutti noi ballare per ringraziare Dio o il cielo di sentirci vivi! Chiunque dovrebbe vederlo, soprattutto i fascio-nazi-leghisti.
The Farewell non lo vedrò perché ritengo che non sia un film da vedere da solo. Amplificherebbe la mia solitudine. Non me lo merito.
E siccome Dolittle è stato bocciato allora lo vedrò per forza, ma quando sarà disponibile da comprare in steaming, magari assiem ai miei nipotini.
Quindi se volete per una volta fare la pazzia di ascoltare un poveretto, questo weekend tutti a vedere jojo rabbit e se per caso vi è piaciuto regalatemi un abbraccio!

Sab, 02/01/2020 - 17:12 Collegamento permanente