Ambiente | Senso civile zero

Negozi a porte chiuse

Il cambiamento climatico viaggia a gran velocità. Ma c'è chi tira il freno. Alcuni li abbiamo scoperti: i negozianti bolzanini.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Nemmeno il tempo che l’inchiostro si asciughi sulle dichiarazioni del dott. Mercalli sulle porte aperte dei negozi e pronta arriva sui giornali la risposta dei commercianti bolzanini, a dir poco schioccante! L’uno il sig. Buratti dice che “il riscaldamento a porte aperte dei negozi non incide sul clima, i problemi sono altri: "la luce e il riscaldamento"; quello degli altri evidentemente. L’altro il direttore di Confesercenti Mirco Benetello fa addirittura delle capriole degne di un ginnasta: se si chiudono le porte dei negozi questi falliranno e aumenteranno gli acquisti on line aumentando esponenzialmente l’inquinamento dal traffico dei trasporti. Evidentemente il sig. Benetello non ha capito che si tratta di chiudere le porte dei negozi ma non a chiave. In fondo se ho bisogno di un paio di scarpe, spingo la porta di un negozio ed entro. Ad attirarmi saranno i modelli e la qualità-prezzo della merce esposta in vetrina; non di certo la porta aperta. La porta aperta è psicologia da quattro soldi. Lo spreco è invece mentalità ristretta e assenza di responsabilità civile. La scorsa estate feci un’esperienza personale illuminante a riguardo: nei giorni di grande afa mi accorsi che camminare in centro a via Portici era più fresco che altrove. Incuriosito indagai un poco e mi accorsi che le porte aperte dei negozi sui due lati e l’aria condizionata sparata al massimo arrivava fino al centro della strada abbassando sensibilmente la temperatura. Mi dicano ora i negozianti dove sta il senso, non è assurdo rinfrescare o scaldare le strade in piena estate? A che serve se non ad aumentare l’entropia energetica del pianeta? Non è un insulto al pianeta e all’emergenza ambientale che stiamo vivendo? Ma forse i commercianti di questa città vivono su un altro pianeta. Il pianeta dell’economia liberale dove basta guadagnare qualche soldo per vivere felici e i danni li paghino gli altri.

Una cosa è chiara nelle due risposte, i negozianti non hanno nessuna intenzione ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni nemmeno per dare un sia pur minimo esempio di civiltà, un piccolo personale contributo alla terra su cui anche loro vivono. Si parla di ben poca cosa, chiudere le porte dei negozi per evitare un evidente spreco, ma siamo tutti chiamati a fare ogni azione nelle nostre mani perché il mare è fatto di tante gocce e per uscire dal problema climatico c’è bisogno di TUTTI.  Invece le responsabilità si rimandano ad altri lavandosi le mani. Siamo all’assurdo perché anche gli altri rimandano le proprie responsabilità ad altri ancora (vedi i trasportatori con i blocchi autostradali austriaci, ma anche altri attori dell’economia locale) in un gioco senza fine in cui tutti non fanno nulla e aspettano che il prossimo faccia la sua parte, spostando i problemi e le responsabilità dalle proprie alle mani altrui. Ovviamente di questo passo non succederà nulla e nulla infatti sta succedendo. Però la natura non aspetta ma reagisce, a modo suo, con danni e distruzioni che tutti pagheranno, pure i miseri, ignoranti, immorali negozianti bolzanini e non saranno i loro quattro soldi a salvarli dal baratro.

Cara Greta torna a scuola, lascia perdere che tanto il tuo, il nostro futuro è già perso.