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Società | Il commento

Tu chiamale, se vuoi, restrizioni

In Alto Adige si fa a gara a chi rilascia circolari esplicative che paradossalmente infittiscono la giungla normativa. Ma le restrizioni sono reali? Sembra proprio di no.

Quasi quasi rimpiangiamo i primi Dpcm di Giuseppe Conte, quando si discuteva se in macchina si potesse andare in famiglia o se l’inosservanza delle disposizioni marchiasse la fedina penale. Adesso, almeno in Alto Adige, è una gara a chi rilascia circolari esplicative che paradossalmente infittiscono la giungla normativa, invece di diradarla. Già il fatto di dover scrivere una circolare chiarificatrice – strumento particolarmente usato dal presidente provinciale Kompatscher, infilatosi più di una volta in incredibili gineprai lessicali – è segno che la norma è mal formulata. Se poi anche il chiarimento è poco chiaro, allora siamo messi maluccio.

Parliamo degli spostamenti, perché è questa la discussione del momento - oltre alle mascherine cinesi – nella nostra provincia. Ricapitolando: Kompatscher, forte dei superpoteri che gli attribuisce l’autonomia e dopo che “in modo inequivocabile” in videoconferenza lo stesso commissario del governo ha ammesso “che in provincia di Bolzano le ordinanze del presidente della Provincia devono essere applicate prima di ogni altra disposizione”, ha di fatto liberato tutti, formalizzando quella che peraltro in tanti centri periferici era già realtà: gli spostamenti a piedi senza limitazioni.

 

Liberi tutti, tranne che a Bolzano. Almeno sulla carta

 

Giusto per ricordare un esempio vicino a Bolzano, di cui ci eravamo occupati qualche giorno fa, il sindaco di San Genesio aveva fatto sapere che in paese ci si poteva muovere senza problemi da un capo all’altro, purché non si andasse per sentieri. Bene, adesso anche questa frontiera è caduta per cui via alle camminate no limits. Non solo: nel muoversi a piedi è compreso anche il jogging, come ha specificato in una circolare – e ci risiamo – il presidente del consorzio dei comuni dell’Alto Adige. Quindi via alla corsetta intercomunale, sempre ovviamente in solitaria, rispettando le distanze e coprendosi naso e bocca.

Spiegazione di Kompatscher: “Il problema non è quanto ci si può allontanare da casa, ma il distanziamento sociale. Io posso benissimo starmene sotto casa e mettermi a chiacchierare con altre persone”. Ragionamento che non fa una grinza ed è condiviso da tanti, così come è ripudiato da altrettanti che invece sono inorriditi davanti a questa apertura.

Quello che manca alla gente è la socializzazione, il bere qualcosa al bar, commentare il giornale, mangiare una pizza con la famiglia, andare al cinema o in piscina, dal parrucchiere, in palestra, scherzare con i colleghi di lavoro, andare a scuola, al parco giochi e quant’altro. Questo manca, non la camminata.

E i bolzanini? Loro stanno alle finestre a guardare, o meglio immaginare, le altre centinaia di migliaia di altoatesini che possono scorrazzare in lungo e in largo. Il sindaco dice: non posso concedere di più, altrimenti la gente invade i Portici e via Museo. Anche qui non sembrano esserci grinze. Tuttavia, considerando che bar, ristoranti e boutiques sono ancora chiusi, non so quanta gente abbia piacere a passeggiare davanti a saracinesche abbassate e vetrine spente. A me personalmente mette tristezza. A me, come a tante altre persone che conosco, non manca l’uscita da casa. Quella non è mai mancata, corta o lunga che fosse. Quello che manca alla gente è la socializzazione, il bere qualcosa al bar, commentare il giornale, mangiare una pizza con la famiglia, andare al cinema o in piscina, dal parrucchiere, in palestra, scherzare con i colleghi di lavoro, andare a scuola, al parco giochi e quant’altro. Questo manca, non la camminata. Che in questo periodo si risolve perlopiù nell’incrociare facce mascherate e spente, specchio del periodo triste che stiamo vivendo tutti. Quelli come me che hanno la fortuna di non avere lutti in casa, ma soprattutto chi ce li ha o lotta per evitarli.

 

Il divieto di Pulcinella, tra negozi aperti e affollati mercati contadini

 

Tornando al confine metrico, di fatto è un divieto di Pulcinella, parafrasando il modo di dire.

I 400 metri infatti valgono solo per passeggiate e jogging, non per fare acquisti. E d’altronde sarebbe illogico il contrario, sennò che hanno aperto a fare librerie, altri negozi e mercati alimentari? E allora, non c’è una qualche stridente contraddizione tra imporre un limite alla passeggiata e lasciare al contempo via libera a tante altre ragioni per uscire di casa e andarsene ben più lontano, a frequentare posti in teoria più a rischio affollamento e contagio come un mercato contadino (visto che folla ieri in piazza Municipio?) o un ipermercato?

Ma il sindaco di Bolzano non è solo nelle contraddizioni. Lui almeno ha l’alibi della densità abitativa. Anche se, pensandoci bene, se a Europa-Novacella, il quartiere più densamente abitato, tutti uscissero di casa nei 400 metri per una boccata d’aria o una corsetta, si creerebbe comunque una bella atmosfera di festa… Ad ogni modo: perché anche il comune di Laives – che ha una densità abitativa di 750 abitanti per km2 a fronte dei 2mila di Bolzano – applica il guinzaglio dei 400 metri, entrando nel ristrettissimo novero dei comuni altoatesini (2 su 116) che limitano le passeggiate? Mistero.

Mistero anche sulle scelte di Merano, secondo comune altoatesino per residenti (circa 41.000) e per densità abitativa (1.560 abitanti/km2). In riva al Passirio, pur essendoci più del doppio della popolazione di Laives, il sindaco ha deciso di non porre limiti a uscite e corsette. Però non ha aperto i mercati agroalimentari: se ne riparla dopo il 28 aprile, ha detto. Praticamente il ragionamento opposto a Bolzano: chi avrà fatto la cosa giusta?

 

Le scelte misteriose di alcuni comuni altoatesini

 

Kompatscher, nel motivare la discrezionalità concessa ai sindaci, ha spiegato che i singoli comuni possono decidere cosa fare in base ai numeri del contagio. Bene, allora ci si potrebbe chiedere come mai il comune di Appiano, che rispetto a Merano ha più persone positive (145 a 96) e casi di quarantena/isolamento (478 a 427), sia stato tra i primi ad aprire i mercati contadini e il centro di riciclaggio e non abbia alcuna intenzione di imporre restrizioni. Anche Bressanone, con 100 contagiati e ben 389 persone in isolamento ma con la metà degli abitanti di Merano, in teoria avrebbe più motivi per adottare limitazioni. Un apparente paradosso che tra l’altro non si ferma a Salorno: in Italia infatti le regioni che vogliono ripartire subito sono proprio le più colpite, Lombardia e Veneto. Il sud invece frena e minaccia di chiudere le frontiere. Tu chiamale, se vuoi, contraddizioni.

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pri pru Lun, 04/20/2020 - 11:09

In risposta a di Benno Kusstatscher

Bin mit dir einverstanden, die 400 m sind kontraproduktiv. Zudem hat die BZner Gemeindepolizei neulich versucht mir sogar dieses Recht zu nehmen, auf unerlaubt unwirsche Art und Weise. Ich war innerhalb der 400 m, aber sie behaupteten das Gegenteil. Hab das zuhaus auf Karte noch mal kontrolliert. Falls ich übertreten hätte, hätten sie mich strafen können. Was sie nicht gemacht haben. Ihre Aufgabe ist also, möglichst viele Strafen zu sammeln, um weitere Maßnahmen zu rechtfertigen, und einzuschüchtern. Das ist demokratiepolitisch bedenklich. Und ist nicht nur mir geschehen.

Lun, 04/20/2020 - 11:09 Collegamento permanente
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pérvasion Dom, 04/19/2020 - 11:00

Ich finde es bedenklich, wenn die Maßnahmen nicht mehr an sich auf ihre Sinnhaftigkeit untersucht werden, sondern vorrangig im Vergleich zur Nachbargemeinde/Nachbarregion etc. Die reinen Infiziertenzahlen in den einzelnen Gemeinden sagen sowieso nicht so viel über die Notwendigkeit von Maßnahmen aus, solange nicht berücksichtigt wird, wie diese Zahlen zustandegekommen sind (mehr Tests? andere Testpraxis? sind die Positiven in den Seniorenheimen, in den Krankenhäusern oder woanders? etc.).

Dom, 04/19/2020 - 11:00 Collegamento permanente
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Schorsch Peter Dom, 04/19/2020 - 11:33

In risposta a di pérvasion

Genau, und es gibt meines Wissens keine Studie, die beweist, dass ein Virus aggressiver wird, je weiter man sich von der eigenen Wohnung entfernt.
Abstand zwischen den Menschen ja (und, Klammer auf, wenn im Freien ausreichend Abstand gewährleistet ist, schützt einen wohl auch die Maskenpflicht einzig und allein vor Geldstrafen - auch hier könnte man sich auf eine Pflicht beschränken in Situationen, in denen es sinnvoll sein könnte)
Bei manchen Maßnahmen fällt es mir extrem schwer, den Sinn dahinter zu verstehen - ich lasse mich gerne überzeugen, dass es anders ist, aber bisher habe ich noch niemanden gefunden, der das konnte.
Aber, liebe Politiker, die ihr diese Verordnungen geschrieben habt, vielleicht könnt ihr es ja erklären?

Dom, 04/19/2020 - 11:33 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Dom, 04/19/2020 - 12:48

Prima o poi dovranno renderne conto! Di questo e altri aspetti. Ditemi l'efficacia di usare mascherine non certificate o scalda collo. E poi il distanziamento è uno, due o tre metri?
La realtà è che manca il buon senso, quello invece che c'è in Germania.
Ma alla fine di tutto chiederò perché qui non c'è lo stesso numero di posti letto che in Tirolo. Chiederò perché nessuna struttura ospedaliera e rsa era preparata alla protezione da virus. Alla fune dovranno rendere conto!

Dom, 04/19/2020 - 12:48 Collegamento permanente
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pérvasion Dom, 04/19/2020 - 15:09

In risposta a di Massimo Mollica

Visto che fa riferimento alla Germania: lì si consiglia (in alcune città è obbligatorio) di coprire la bocca e il naso, specificando esplicitamente – ad esempio in Baviera – di *non* usare le mascherine per uso sanitario (chirurgiche, ffp2-3 ecc.) bensì mascherine autoprodotte e oggetti simili. Quindi gli scaldacollo, proprio se guardiamo alla Germania, tanto sbagliati non saranno come soluzione.

Ciò ovviamente non toglie che sia stato perlomeno inopportuno (se non peggio) dare l'incarico di fornirle a un parente dell'assessore.

Dom, 04/19/2020 - 15:09 Collegamento permanente
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Davide Righetti Dom, 04/19/2020 - 14:53

Stavo leggendo il passaggio: “Tuttavia, considerando che bar, ristoranti e boutiques sono ancora chiusi, non so quanta gente abbia piacere a passeggiare davanti a saracinesche abbassate e vetrine spente.”
Comprendo la visione soggettiva, ma sembrerebbe una domandina un pochino ironica dopo quasi due mesi di reclusione in casa, credo buona parte dei cittadini troverebbe piacere anche a passeggiare davanti ad un muro figuriamoci davanti a vetrine seppur chiuse ma riecheggianti dello storico e abituale struscio di molti. Su questo i timori di Caramaschi sono comprensibili.

Ritornando alle critiche sollevate alla prescrizione dei 200 mt o 400 ( o +) mt non importa, esse secondo me non una indicazione casuale dettate dalla confusione, bensì da semplici specifiche esigenze, provo ad attenermi ai fatti ed esprimo il mio pensiero:
A) Porre un limite fisico interpretativo al non spostarsi oltre l’area adiacente la propria abitazione. Se avessero semplicemente scritto circolate il meno possibile ad libitum, ognuno avrebbe dato la propria interpretazione (…e quant’è?).
B) Perché porre un limite definito e non è stato sufficiente la distanza interpersonale? semplicemente perché presumo ci sia l’esigenza di localizzare e circoscrivere il più possibile (e meglio se rapidamente) ogni evento di focolaio e/o contagio. Provo a spiegarmi, se c’è un gruppo familiare contagiato a Oltrisarco/Oberau ed esso può circolare in un limite spaziale ristretto descritto è meno probabile che il contagio arrivi velocemente ad es a Gries o a Piani come nel caso di assenza di limiti circoscritti. Presumo sia stata una questione di tecniche di protezione civile mirata al contenimento delle “probabilità”, tutto qui. Se si rispetta il limite dei 200 o 400 o anche 500 mt ecc probabilmente si aiuta anche la risposta dell’apparato di vigilanza sanitaria, la propagazione c’è ugualmente ma è meno rapida e può esser meglio gestita rispetto a schegge che possono girare per tutta la città velocizzando le dinamiche elevandole esponenzialmente.
C) Perché l’indicazione generica del mantenimento della distanza di sicurezza non è stato sufficiente? Presumo, perché si rivolge al genere umano e come tale è propenso a molte deviazioni comportamentali e interpretative. In questo senso basterebbe porsi la domanda, "se non ci fosse stata una pressione sociale come quella che abbiamo vissuto o una conseguenza alle violazioni delle prescrizioni, secondo voi le indicazioni sarebbero state ugualmente rispettate con lo stesso grado con cui si sono rispettate fino ad oggi?" Io putroppo una idea me la sono fatta, poiché all’inizio di questa pandestoria erano state appunto date solo generiche “indicazioni comportamentali” senza tanti controlli e pressioni, ma ahimè sono state fortemente disattese. Alcuni forse hanno dimenticato ma io ricordo molto bene i commenti scanzonati sui social, le foto degli impianti di risalita nelle nostre vallate, le interviste scherzose ai TG, le passeggiate sotto i portici e tante altre situazioni critiche a rischio durante il famoso WE, ma niente da fare una buona parte della massa è bovina e le conseguenze sono state ahimè pesanti. Quella è stata una lezione fondamentale sul comportamento del genere umano e della società, per cui non chiediamoci ora perché necessitiamo di un certo rigore.
Cordialità

Dom, 04/19/2020 - 14:53 Collegamento permanente
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Klaus Hartmann Lun, 04/20/2020 - 12:12

"Il sindaco dice: non posso concedere di più, altrimenti la gente invade i Portici e via Museo." - Che chiuda i Portici e riapra le passeggiate del talvera e quelle di S.Osvaldo (anche a senso unico se proprio vuole). Abbiamo bisogno di movimento, sole e di verde, non di shopping.
I 400 metri sono un assurdità.
E poi: anche a me come a tanti altri le camminate mancano.

Lun, 04/20/2020 - 12:12 Collegamento permanente
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Evi Keifl Lun, 04/20/2020 - 20:09

"es gibt meines Wissens keine Studie, die beweist, dass ein Virus aggressiver wird, je weiter man sich von der eigenen Wohnung entfernt". bravo SCHORSCH PETER, selten so gelacht :-)))

und im übrigen: ich will hier raus und endlich wieder auf den berg!!!!

Lun, 04/20/2020 - 20:09 Collegamento permanente