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Cronaca | Avvenne domani

L’ultima corsa

Memorie a scartamento ridotto.

Mese infausto, nella nostra piccola storia quotidiana, quello di maggio per le ferrovie minori dell’Alto Adige. Nel 1950, e quindi dunque settant’anni or sono, compiva il suo ultimo percorso la ferrovia che collegava da decenni il centro di Merano a Lana. Esattamente dieci anni dopo fu la volta di una linea ferroviaria ben più nota e celebrata perfino su qualche opera letteraria, cantata in una canzonetta popolare, immortalata dall’obiettivo diretto da un regista come Luis Trenker. Nel maggio del 1960 fu scritta infatti la parola fine anche sulla storia del trenino della Val Gardena.

Erano gli anni nei quali il boom economico e lo sviluppo della rete stradale, con l’entrata in servizio sempre più massiccia degli autobus, decretarono l’abbandono delle vecchie ferrovie locali, poco redditizie dal punto di vista economico, bisognose di ammodernamenti che avrebbero comportato l’utilizzo di capitali ingenti, viste generalmente come un residuo del passato. Quella della Val Gardena, come del resto quella della Val di Fiemme erano un lascito della Grande Guerra. Costruite in tutta fretta con l’utilizzo massiccio del lavoro dei prigionieri russi, avevano collegato l’arteria ferroviaria principale, lungo l’asse del Brennero, con le trincee del fronte dolomitico. Nel primo e nel secondo dopoguerra erano diventate elemento importante per la nascita del turismo e per togliere dall’abbandono vallate sino a quel momento costrette ad un rigido isolamento.

I binari delle linee secondarie furono abbandonati ad arrugginire uno dopo l’altro. Nel 1963 fece l’ultimo viaggio il trenino passeggeri che da Bolzano portava ad Appiano, Caldaro e Ora, che oggi i pendolari della zona vorrebbero disperatamente resuscitare. Lo stesso anno cessava anche l’attività del trenino della val di Fiemme che da Ora portava sino a Predazzo. L’anno precedente, nel marzo 1962, era stata chiusa anche la ferrovia delle Dolomiti, un altro lascito della Grande Guerra, che aveva vissuto momenti di gloria durante le Olimpiadi di Cortina. Identica sorte subivano intanto anche alcune funicolari progettate e realizzate, tra 800 e 900 a scopo ricreativo e turistico. Per restare solo nella conca di Bolzano basti pensare alla funicolare del Guncina, chiusa anch’essa nel 1963 dopo aver servito per mezzo secolo i turisti che frequentavano l’omonima passeggiata. Sul Viale della Stazione sono rimasti sino a pochi anni fa i segni dei binari che erano utilizzati dal trenino che portava sul Renon e che, nel suo tratto iniziale e più ripido sino a Soprabolzano, riuscì a sopravvivere, anche dopo un mortale incidente nel 1964, sino al 1966 quando fu sostituito dalla funivia recentemente ammodernata.

Caso del tutto particolare quello del tratto Merano Malles. La linea, realizzata nel 1903, avrebbe dovuto collegarsi con il Tirolo del nord attraverso il passo Resia. Un progetto periodicamente rispolverato come quello, analogo, che prevede il collegamento con la Lombardia attraverso un tunnel scavato sotto lo Stelvio. Chiusa all’inizio degli anni 80 la ferrovia è stata riportata in vita per iniziativa della Provincia Autonoma con un’operazione coronata da un notevole successo grazie anche all’integrazione con l’altro nuovissimo mezzo di spostamento costituito dal cicloturismo. Un esempio che ha suscitato, negli ultimi anni, tutta una serie di riflessioni su ciò che oggi potrebbero rappresentare le piccole linee ferroviarie in un sistema di trasporto che sopporta con un peso sempre maggiore quello causato dalla mobilità privata. L’idea di un trenino capace ad esempio di collegare ancora i centri della Gardena con le stazioni della Val d’Isarco ha un fascino tutto particolare, dovuto probabilmente anche al fatto che si tratta di un sogno ad occhi aperti, irrealizzabile nella sostanza.

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Winfried Theil Sab, 04/25/2020 - 23:00

Importante ricordarsi di tutte le opportunità che nel secolo scorso abbiamo perse per gestire meglio il traffico odierno sulle ex linee ferroviarie nella nostra provincia! A proposito della linea Bolzano - Appiano - Caldaro: questa finiva a Caldaro presso le grandi cantine e serviva inanzitutto alle loro esigenze e non proseguiva fino ad Ora! Oggi sul tracciato pedalano in molti ed una nuova tramvia da Bolzano verso l'Oltradige e`stata stroncata da un plebiscito folle! Anche questo va ricordato!

Sab, 04/25/2020 - 23:00 Collegamento permanente
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Michele De Luca Mer, 04/29/2020 - 01:31

In risposta a di Winfried Theil

L'affermazione che "una nuova tramvia da Bolzano verso l'Oltradige e`stata stroncata da un plebiscito folle!" è fuorviante.
A Bolzano si è tenuto un referendum consultivo (ripeto, consultivo), regolarmente indetto da un comitato promotore, con relativa raccolta di firme in base alle norme dello statuto comunale, quindi pienamente e democraticamente legittimo, e su cui la maggioranza dei votanti ha detto di no al tram dalla stazione FS fino all'ospedale e Ponte Adige ed a cui la Giunta comunale in carica ha ritenuto di uniformarsi facendo ratificare il risultato dal Consiglio Comunale.
Non era certo tema del referendum un ipotetico tram fra Bolzano-Caldaro di cui peraltro non esiste alcun progetto se non una cronaca di tante dichiarazioni a favore che nell'arco di oltre vent'anni non hanno, bisogna anche dirlo chiaramente, portato a nulla per motivi ben noti: i costi enormi, ieri come oggi che nemmeno la Provincia evidentemente ha voluto mai sostenere privilegiando invece la soluzione del "Metrobus".

Mer, 04/29/2020 - 01:31 Collegamento permanente