Politica | Bolzano, elezioni

Una Bolzano senza SVP

A Bolzano le elezioni comunali sono ormai arrivate.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Pensare il mondo in modo diverso da come si è abituati a vederlo non è facile per nessuno. Chi conosce meno l’acqua del pesce che ci nuota dentro tutto il giorno? In politica l’attaccamento alle sicurezze cognitive e alle abitudini esalta la propensione all’immobilismo e al pensiero conservatore. Se poi parliamo della politica in provincia di Bolzano la situazione diventa ancora più drammatica. L’idea ormai assunta a dogma è che senza la SVP non si possa governare.

Nella città capoluogo che tra pochi giorni eleggerà il nuovo sindaco, la SVP valeva alle ultime elezioni provinciali del 2018, 7.817 voti pari al 16,6% dei votanti. Con questa magra eredità oggi la coppia Walcher – Steger si comporta come il dominus di una contesa quanto mai aperta e impone veti, si sfila al primo turno dal sostenere il sindaco Caramaschi con cui ha governato cinque anni, lascia aperta la decisione di chi e come sostenere in base a calcoli di mera opportunità. All’interno del partito provinciale così come a livello comunale, il partito che era una volta un monolite è frammentato come non mai. Da un lato l’ala economica e di destra guarda con favore a una vittoria del candidato del centro destra Zanin, mentre dall’altra, il Landeshauptman in persona scende in campo per sostenere la coalizione del sindaco uscente. Dietro a questa spaccatura, non ci sono solo idealità e valori differenti ma anche partite di potere terribili e sotterranee: gli Ebner contro Hager, i pusteresi contro il governatore, i conservatori contro i riformisti. Anche se ufficialmente i contendenti non perdono occasione di fingere di gettare acqua sul fuoco che divampa, il monolite è attraversato ormai da crepe sempre più larghe e profonde.

Eppure, nonostante la ridotta rappresentanza numerica, le fratture interne e l’ambiguità della posizione politica, a Bolzano centro destra e centrosinistra si muovono e parlano con la visibile angoscia di presentarsi come il partner più affidabile della SVP. La preoccupazione non è vincere o arrivare secondi al primo turno, ma la sentenza post elezioni del partito di raccolta.  A chi darà via libera il vicesindaco Wachler e i grandi manovratori?

Tutti sperano di essere i prescelti e pur di raggiungere il risultato non si va troppo per il sottile. Che si affronti direttamente il problema dei costi della vita e delle abitazioni per evitare il disastro della piramide demografica è tema che si può derubricare. Non importa che Bolzano sia la prima città di Italia per emigrazione di giovani e che una delle cause principali sia il prezzo esorbitante degli alloggi. Anzi, alcuni sostengono addirittura, invero piuttosto comicamente, che Bolzano sia in piena salute, perché il numero degli abitanti è cresciuto nell’ultimo decennio, dimenticando di citare gli indici di struttura della popolazione con saldo naturale negativo, indice di vecchiaia e di dipendenza alle stelle, indice di ricambio della popolazione da avvilimento. Che ci siano aperture sulle scuole e gli asili plurilingui – un altro argomento centrale per costruire una città finalmente non divisa per etnia e lingua e per quartieri - importa anche poco. Si è visto anche alle recenti trattative per la composizione della giunta provinciale come gli stessi Verdi, il partito storicamente interetnico per eccellenza,  siano più che disponibili a sacrificare il cavallo di battaglia di tre generazioni di attivisti al miraggio della governabilità. Sulle questioni da cui dipenderà il futuro urbanistico della città, si preferisce anche stare prudenti, non sia mai che i poteri forti che sostengono BEnko se ne abbiano a male, e l’escamotage per non parlare del grande affare dell’Areale e della consegna della città a Benko, è quello usato dal Pd di rilanciare la stesura nella prossima legislatura di un prossimo piano urbanistico. Naturalmente partecipato, anche se forse per un impeto di pudore non si specifica partecipato da chi.

La domanda che ci si deve porre è perché le coalizioni di centroa destra e centro sinistra sono disponibili a sacrificare la loro anima e le aspettative e i bisogni del loro elettorato, pur di governare con la SVP? Non si tratta sicuramente di un rigurgito di onestà morale che obbliga a un'alleanza  in nome della garanzia della partecipazione al governo della città del partito di rappresentanza dei cittadini di lingua tedesca.  Senza scomodarsi nemmeno a contare i voti di Sued-tiroler Freiheit (447 pari all’1%), Freiheitlichen (601 pari al 1,3%) e  Burger union fuer Suedtirol (0,3%), alle ultime provinciali solo la somma di Verdi (4886 voti pari al 10,4% del totale) e Team K (3387 voti pari al 7,2%) indicava chiaramente come il monopolio del voto tedesco dalla SVP è ormai irrimediabilmente perduto. Quindi la ricerca dell’alleanza con il partito di ex raccolta non è una questione di rispetto della minoranza tedesca in città.

E’ forse allora una questione di opportunità politica perché senza il rapporto con il partito di raccolta a livello locale non si può sperare nella benevolenza politica e economica della provincia? In questo caso si potrebbe dire che per il bene comune, bisogna pur fare qualche rinuncia. Ma anche questo alibi pare poco solido. In provincia la SVP non ha più la maggioranza assoluta e basterebbe che i partiti italiani ponessero il veto sul bilancio per paralizzare l’intera attività legislativa. Oppure basterebbe forzare la mano sulle contraddizioni interne al partito attraversato da scandali grotteschi, giganteschi conflitti di interesse, conflittualità interna allo stadio di pre-implosione, per ottenere in cambio contropartite utili allo sviluppo del capoluogo.

Ma se anche l’ipotesi dell’indispensabilità del rapporto con la SVP cade, che cosa rimane per giustificare lo stato di prostrazione con cui le coalizioni di centro destra e centrosinistra si pongono nei confronti di Wachler e soci? La risposta più plausibile è che si devono fare purtroppo i conti con una realtà più sconfortante. Per molti politici bolzanini ormai quello che conta è solo governare. I motivi sono vari: il narcisismo, il potere, la distribuzione delle beneficienze, persino la necessità di uno stipendio e di un'occupazione. Non importa cosa bisogna sacrificare dei propri programmi e delle proprie idealità. Anche perché spesso programmi e idealità semplicemente mancano.

Eppure non sta scritto da nessuna parte che il destino di Bolzano sia di essere governato per l’eternità da un partito conservatore che non riesce a emanciparsi dalla logica della divisione etnica e della spartizione degli affari. La popolazione di madrelingua tedesca urbana è per molti aspetti mediamente molto più progressista di quella italiana. E’ allora sul fronte della costruzione di un alleanza tra progressisti di ogni lingua che dovrebbero concentrarsi gli sforzi di chi ha a cuore il destino di Bolzano. 

Nel capoluogo la politica rischia di esprimere oggi apparentemente il suo peggio. La prospettiva di chiunque governi con l’ex partito di raccolta è continuare a svendere la città agli speculatori, gestire in modo separato la cosa pubblica, non investire sui giovani, lasciare che la popolazione invecchi e diventi sempre più vulnerabile per approfittarsi di un vuoto di senso civico che è l’unico grande antidoto al perpetuarsi di un sistema di potere che va scardinato. Ma non è detto che andrà sempre avanti così. Per il bene di tutti, coloro che credono in un modello diverso di gestione del bene comune dovrebbero iniziare a tirarsi su le maniche e pensare che un altro mondo è possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alessandro Zuech Ven, 09/18/2020 - 12:42

Ed è uno scenario questo che ormai allarga i suoi tentacoli anche al di fuori del capoluogo, dove le istanze locali vengono puntualmente ignorate e tutto sacrificato sull'altare della centralità del partito unico e delle sue opacità interne.

Ven, 09/18/2020 - 12:42 Collegamento permanente
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Andreas Berger Sab, 09/19/2020 - 11:02

Luca Fazzi sembra ossessionato dalla SVP, per lui fonte di tutti i mali in città. Ricordo all'autore che il partito di raccolta non ha mai espresso il sindaco e non ha mai superato il 20 % dei voti in città negli ultimi 30 anni. La Volkspartei viene descritta come partito delle Lobby, completamente dominato dai cosiddetti poteri forti. In realtà la base del partito ha le radici più profonde nell'associazionismo e nel volontariato. Il Signor Fazzi ha descritto in un suo contributo recente il candidato sindaco Luis Walcher come un esponente dell'ala più a destra del partito. Chi lo conosce sa bene che non è cosi, Walcher è una persona aperta che dialoga con tutti.
A me francamente della politica a Bolzano non preoccupa la SVP, anzi, ma le numerose destre, che più o meno apertamente propagano messaggi sovranisti, postfascisti o neofascisti. Mi farebbe piacere se Luca Fazzi ogni tanti si occupasse anche di questo.

Sab, 09/19/2020 - 11:02 Collegamento permanente
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Fabrizio Pascotto Sab, 09/19/2020 - 14:50

Questo articolo e una mera richiesta di aiuto e una constatazione della paura più intrinseca del autore. Vedioamo un po di cosa ha paura il nostro Sig. Luca Fazi
La cultura altoatesina si basa in stragrande maggioranza sul volontariato, e sulle associazioni. Basti guardare i 35.000 vigili del fuoco volontari distribuiti sul territorio provinciale. (sono 33.908 gli efettivi in tutta italia) i 3.000 volontari della croce bianca più tutte le altre associazioni di soccorso o protezione civile per non dimenticarci di tutte le varie associazioni come le bande musicali i club sportivi ecc. Ci sono poi le varie associazioni di settore come gli artigiani gli albergatori i contadini e chi più ne sa più ne metta. Questo e il grande bacino di utenza del SVP da cui raccoglie i propri iscritti e sostenitori. Questa è la base dove nascono le idee e dove nasce la politica locale.

La SVP è un partito di raccolta è ciò per definizione vuol dire che nei nostri ranghi abbiamo rappresentato tutto lo spettro della nostra società, dagli agricoltori agli imprenditori ai dipendenti sia nel pubblico che nel privato fino ai liberi professionisti. Il tutto equamente distribuito. Da ciò deriva che la SVP si posiziona al centro e cerca sempre di fare una politica equa per il cittadino. Per tutti i cittadini indipendentemente dalla loro lingua religione ed etnia. Come minoranza linguistica dobbiamo sicuramente porre al nostro centro la difesa della lingua per non perdere un bene culturale appartenente alla nostra terra. Ma oltre a ciò quello che conta è una visione europeistica e globale della politica. E chiaro che all‘interno di un partito di raccolta come il mio ci siano le varie ale che tendono a tirare l’acqua la proprio mulino. Ma non si perde mai di vista l’insieme che deve essere una società solidale e uno sviluppo sostenibile. E siccome per noi questa è una visione globale sono sempre più i nostri concittadini di lingua italiana o mistilingui che votano per l SVP.

E forse di questo che l’autore del articolo abbia tanta paura?

Sab, 09/19/2020 - 14:50 Collegamento permanente