Helgoland
Foto: Il Tascabile
Cultura | Il libro

Un mondo di relazioni

Le scoperte della fisica quantistica cambiano la nostra visione del mondo. E forse ci aiutano a superare individualismo e nazionalismo.

Se volete aggiornarvi sullo stato della scienza, leggete “Helgoland”, di Carlo Rovelli, Adelphi, 2020.

Helgoland sono due isolotti rocciosi nel Mare del Nord, spazzati dal vento e inospitali, dove nel 1925 il 23enne Werner Heisenberg ebbe l'idea che gli permise di arrivare alla “teoria dei quanti”. Il libro racconta del nascere e dello sviluppo di questa teoria, riordinando le domande, le osservazioni, i problemi, i dubbi, le ipotesi, gli esperimenti, i calcoli che occupavano Heisenberg e gli altri fisici dell'epoca: Erwin Schrödinger, Niels Bohr, Max Born, Ernst Mach, lo stesso Albert Einstein e altri. Si tratta appunto di un racconto, perché anche in questo lavoro Rovelli combina divulgazione e narrazione in una trama che comprende momenti molto personali ed excursus in campi apparentemente distanti. Parla di scienza e ne ripercorre le svolte epistemologiche, osserva la condizione umana e psicologica dei suoi protagonisti, discute le implicazioni filosofiche delle loro teorie, attinge dalla letteratura e dalla poesia, ci rende partecipi della grande avventura del conoscere. E dunque, anche se non vi siete mai interessati di fisica quantistica, ma vi interessa sapere come è fatto il mondo (o meglio: cosa sappiamo finora di come è fatto il mondo) e quali vertigini può dare esplorarlo, leggete “Helgoland” e tenetevi forte.

 

Nulla esiste se non in relazione a qualcos'altro

 

Nulla esiste se non in relazione a qualcos'altro. Ecco cosa hanno scoperto i fisici osservando la materia alla più piccola scala possibile. Il mondo che vediamo con i nostri occhi è fatto di corpi: una sedia, una casa, un passerotto, una montagna, una stella... La teoria dei quanti dice che questi corpi, visti molto da vicino, sono fatti di onde, e che queste onde non sono predicibili, ma solo probabili. Riusciamo a osservarle e misurarle, ma abbiamo scoperto che osservandole le influenziamo; dunque non possiamo dire nulla di come sono fatte “in sé”. Inoltre, poiché anche noi siamo fatti di onde, ciò significa che siamo parte di un sistema unico. Cade così la classica distinzione tra soggetto e oggetto: non esiste né l'uno, né l'altro; esiste solo la relazione tra i due.

Anche se non vi siete mai interessati di fisica quantistica, ma vi interessa sapere come è fatto il mondo (o meglio: cosa sappiamo finora di come è fatto il mondo) e quali vertigini può dare esplorarlo, leggete “Helgoland” e tenetevi forte

Rovelli torna spesso sulle implicazioni filosofiche e diciamo pure morali della fisica quantistica e anche ciò, oltre alle peculiarità del suo stile, spiega il suo successo presso il grande pubblico. Del resto, nota l'autore, il “pensiero relazionale” si fa largo anche in altre discipline. La biologia studia lo scambio tra vita e ambiente, la chimica l'interazione degli elementi, l'economia i rapporti di produzione, la semiotica gli atti comunicativi tra persone...: per capire il mondo bisogna chiedersi come funziona, non di cosa è fatto.

 

Per capire il mondo bisogna chiedersi come funziona, non di cosa è fatto

 

Se è lecita una divagazione, si può osservare che vi sono almeno due fenomeni contemporanei che vanno in direzione diametralmente opposta a quella suggerita dalla teoria dei quanti. Non sono fenomeni fisici, ma sociali; eppure il confronto è suggestivo e bisogna ammettere scoraggiante. Il primo è l'individualismo, tratto distintivo degli ultimi decenni, che si manifesta nei comportamenti pubblici e privati; il secondo è il nazionalismo, tornato protagonista sulla scena della politica mondiale.

 

Individualismo e nazionalismo

 

Il culto dell'individuo ha radici storico-culturali diverse. Comprende la tradizione liberale classica (“L'individuo è l'autore del progresso”), sfrutta la spinta delle suggestioni nicciane (“Werde, der du bist” “Divieni chi sei”), trova un naturale alleato nel neoliberismo, ingloba persino certi filoni di pensiero critico (come il “soggetto desiderante”), che pure era nato partendo da un approccio sociale, non individualista. Comune a tutti è il culto dell'”io” che in nome della sua singolarità e unicità si prende le prerogative che ritiene. C'è da chiedersi come sia possibile scambiare questa finzione linguistica per un “ente”, dal momento che la psicologia ci dice che l'”io” è una costruzione mutevole e provvisoria e che la partita decisiva si gioca nei rapporti con gli altri.

Una considerazione simile si può fare per il nazionalismo, che può essere visto come la proiezione dell'individualismo sul piano collettivo. Anche le sue radici storiche sono profonde e alimentate da una secolare tradizione culturale, oltre che da una ricorrente retorica patriottarda. Il nazionalismo proietta l'“io” in un più grande “noi” e sostituisce alla persona la nazione. Ecco un nuovo idolo che in nome della sua singolarità e peculiarità si considera il dominus del mondo. E invece le nazioni non sono soggetti eterni della storia, ma formazioni temporali, che peraltro vivono di scambi e hanno bisogno l'una dell'altra, proprio come l' “io” nell'arco della sua vita.

In un passo del libro Rovelli scrive che, a distanza di un secolo, la portata della fisica quantistica non si è ancora rivelata nella sua interezza. In effetti, è auspicabile che il “pensiero relazionale” venga recepito anche al di fuori delle discipline scientifiche. Gioverebbe alle persone e alla società.

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Karl Trojer Mer, 10/07/2020 - 10:42

Grazie di queste riflessioni assai preziose in merito allo sviluppo dell´uomo !
Mi permetto di esporre, in proposito, alcune mie obiezioni :
"Nulla esiste se non in relazione a qualcos´altro"; ciò, a mio parere, non significa "che non esiste né l´uno, nè l´altro ma che esiste solo la relazionen tra i due". Ciò inquanto non può esserci relazione fra due entità non esistenti. Forse bisognerebbe dire : tutte le entità esistenti esistono sempre in relazione reciproche in permanente mutazione..
In merito all´odierno "individualismo" e "nazionalismo" nutrito dall´neoliberalismo, proporrei di comprendere l´uomo non solo come individuo e la società non solo come somma degli individui, ma di pensare l´essere umano contemporaneamente e parimente sia come individuo che come cellula della comunità / società compresa essa stessa come organismo reale.

Mer, 10/07/2020 - 10:42 Collegamento permanente