Giulio Regeni
Foto: Amnesty International
Società | Finferli e nuvole

Schifoahn e Giulio Regeni

Dallo sci al caso Regeni. Due paradigmi della cosiddetta "Europa Unita".

Finito Monobanco e Nientenatale è partito Skifahren.

Il tormentone di fine autunno si è articolato attorno a questi quesiti:

Quando aprono gli impianti? Quanti ne aprono? Si potrà sciare? Si potrà sciare insieme? In quanti in funivia? In quanti in seggiovia? Le piste le battono? La settimana bianca c'è? Prima o dopo Natale? Sant'Ambrogio ce lo fanno fare? Rinnovare il Superki Dolomiti?

La tragedia ha assunto dimensioni massime in Austria.

Se gli togli lo sci agli austriaci è come se gli togli la sabbia al Sahara. Peggio è solo in Italia quando agli italiani gli levi il calcio.

Fatto sta che in Svizzera hanno aperto le piste e in Austria le aprono tra poco.

Italia e Germania no. E nemmeno la Francia.

Se gli togli lo sci agli austriaci è come se gli togli la sabbia al Sahara. Peggio è solo in Italia quando agli italiani gli levi il calcio

Zaia, Conte, Merkel avevano chiesto una linea comune: se noi non apriamo le piste non dovete aprirle nemmeno voi. Siamo sulla stessa barca. Evitiamo il pendolarismo sciistico. Evitiamo vantaggi per un Paese e svantaggi per l'altro. Cerchiamo di stare uniti.

A marzo c'era stato Ischgl. Il bordello virale del Tirolo, con le williams, gli shottini, i prosecchi al Campari e l'apres fino a notte fonda.

Ma se avessero ragione Austria e Svizzera? Che senza apres lo sci su pista è meno pericoloso del bus in città?

Allora però dovrebbero aprire anche Germania, Italia e Francia.

L'Europa unita.

Ma c'è un esempio molto più tragico di questa Europa unita.

È quello di Giulio Regeni. Il ricercatore universitario attivo a Il Cairo, Egitto. Accusato di spionaggio e terrorismo, viene catturato dagli sgherri del dittatore Al Sisi. Torturato bestialmente per più giorni, viene finito e gettato in un fosso. Febbraio 2016.

Al Sisi nega tutto. Non solo: rifiuta la collaborazione con gli inquirenti italiani. Insabbia. Si beffa di loro.

In questi giorni inizia il processo in contumacia a quelli che la giustizia italiana ritiene siano gli assassini.

Quattro uomini dei servizi segreti egiziani.

Ai quali non è stato possibile consegnare il capo d'accusa perché Al Sisi non ne ha fornito i recapiti.

Eppure un segnale forte sarebbe stato possibile: sanzioni, interruzione degli scambi commerciali, isolamento politico, isolamento diplomatico. Da parte di tutta l'Unione Europea, ovviamente. Perché Regeni era italiano, ma poteva anche essere tedesco o danese

Sono passati quattro anni dal giorno in cui il corpo di Regeni è stato trovato irriconoscibile a bordo strada. Quattro anni durante i quali il dittatore ha fatto quello che ha voluto. Quattro anni durante i quali ha continuato a incarcerare, torturare, uccidere. Oppositori egiziani ma anche operatori di ong statunitensi ed europee.

Eppure un segnale forte sarebbe stato possibile: sanzioni, interruzione degli scambi commerciali, isolamento politico, isolamento diplomatico. Da parte di tutta l'Unione Europea, ovviamente. Perché Regeni era italiano, ma poteva anche essere tedesco o danese.

Solidarietà e unità.

E invece, sul giornale online Il Paragone, che cita Il Corriere della Sera, leggiamo:

“Un'altra tristissima dimostrazione di cosa sia davvero l'Europa. Con una notizia che il governo francese ha fatto di tutto per nascondere...In una serata di gala, con una cerimonia solenne, l'Eliseo conferisce la Gran Croce della Legion d'Onore – il riconoscimento più alto – ad Al Sisi, presidente-dittatore dell'Egitto...a Parigi Macron spiegava con serenità che non avrebbe condizionato gli aiuti militari al rispetto dei diritti umani”.

L'Europa unita.

 

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Roland Kofler Lun, 12/14/2020 - 18:32

Danke!
Es ist so bitter wie das Leben Regenis auf dem Altar der französischen Macht geopfert wurde.

Die immense Gefahr die aus den Hinterhöfen Europas droht wird kleingeredet aber in 20 Jahren wissen wir dann nimmer wo uns der Kopf steht.

Lun, 12/14/2020 - 18:32 Collegamento permanente
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Hartmuth Staffler Dom, 12/20/2020 - 17:08

Als Südtiroler wissen wir ja sehr gut, was es heißt, in die Hände von skupellosen Polizeiorganen zu geraten und bis zum Tod gefoltert zu werden. Italien hat sich von dieser Vergangenheit (die, siehe Fall Cucchi, bis in die Gegenwart reicht), nie distanziert oder sich gar entschuldigt. Aber von anderen Ländern fordert man, dass sie besser seien, und da soll sogar noch die sonst so geschmähte EU helfen.

Dom, 12/20/2020 - 17:08 Collegamento permanente