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A Child is Born

A un certo punto anch’io, privata del mio lavoro e degli abbracci, ho accettato la crisi e ho provato il brivido di trovarmi di fronte ad un bivio. Ed ecco cosa ho fatto.
Natale
Foto: Unsplash

Il Natale non è una data, è uno stato d’animo. (Mary Ellen Chase)

 

Accendo la musica, scelgo una versione di A Child is Born del 1976 suonata dall’adorato pianista Bill Evans e mi concentro sullo scrivere ciò che vi racconterei e vi augurerei se stessi cantando.

È stato un anno decisamente speciale. Sono vari gli aggettivi che nel corso di questi undici mesi ho sentito utilizzare per descriverlo. Certo avrei bisogno di più di una pagina anche solo per riassumere tutto ciò che abbiamo vissuto, tutto ciò che abbiamo provato. E tutti noi, lo so, in modalità e sfumature differenti. Le parole poi sono così importanti, i sentimenti a volte così confusi...

Così, come è stato per me durante questo lungo periodo, mi farò aiutare dalla poesia che, assieme alla musica e alla letteratura, non mi ha mai abbandonata. Il concetto principale dal quale vorrei partire oggi è quello di crisi. Ebbene sì, quante volte abbiamo sentito parlare di crisi: crisi globale, stato di crisi, siamo in crisi? Nella sua origine greca il primo significato di κρίσις è “la scelta, il separare, la capacità di giudizio”. Non voglio ora soffermarmi troppo a lungo sull’etimologia e sul senso originario del termine ma questo significato profondo della parola crisi, che nella sua accezione più nota mette paura ed esprime solo negatività, mi ha fatto riflettere a lungo e mi ha dato più volte la possibilità e l’occasione di impegnarmi nell'individuare un nuovo punto di vista, inventare una nuova prospettiva.

Ho scelto di cogliere l’occasione di trasformare, di trasformarmi

Provate a riflettere su quanto spesso il fatto di poter scegliere abbia a che fare con l’opportunità. Non solo immaginare un’opportunità ma anche averla nella realtà: questo punto di vista della situazione è stato per me, oggi come in passato, estremamente significativo, direi quasi “terapeutico”. Questi ultimi lunghi mesi ci hanno messo alla prova, ci hanno messo nelle condizioni di doverci impegnare, di assumerci delle responsabilità, a volte non solo etiche ma anche politiche. Ad un certo punto anch’io, privata del mio lavoro e degli abbracci (ah, sapeste quando amo gli abbracci!) ho accettato la crisi e ho provato il brivido di trovarmi di fronte ad un bivio: come continuare? Cosa è giusto fare? Cosa è corretto dire?

Così ho scelto di cogliere l’occasione di trasformare, di trasformarmi. E sebbene a volte, impaurita dalla possibilità di perdere le persone che amo, privata delle consuete possibilità di un “lavoro” che adoro e che mi fa ancora emozionare, ho fatto una scelta: ho scelto di leggere il poeta Tagore: “Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura”*; ho scelto di cantare ed ascoltare canzoni dal significato intimo e profondo: “Lascia ch’io pianga mia cruda sorte e che sospiri la libertà” (Lascia ch'io pianga-Händel); ho scelto di ringraziare per un fiore o una foglia verde: “E le foglie che rivelano il vento e questo mio esser contento di poter vivere e vedere” (Silvano Agosti).

Ho scelto di assecondare la creatività in maniera onesta ed improvvisamente qualcosa è cambiato! Non senza grande fatica emotiva e fisica, certo, ma ho cominciato a provare maggiore consapevolezza; anche dei miei limiti. Una forza, quella della consapevolezza, che mi ha aiutata a sviluppare la parte più sensibile e insieme determinata del mio carattere e, forse, direi quasi certamente, a non abbandonarmi-vi.

Lo so, quello di questo anno sarà un Natale diverso, insolito. Molti di noi hanno perso persone amate, un lavoro, una stabilità o semplicemente messo in difficoltà il proprio equilibrio personale. Qualcuno scoprirà un diverso significato di familiarità, altri quello della solitudine.

Vi auguro un periodo di serenità, un periodo per tornare ad essere grati

Ciò che desidero augurarvi io più di ogni altra cosa è quello di poter essere felici di nuovo (Oggi lasciate che sia felice, io e basta, con o senza tutti, essere felice, con l’erba e la sabbia essere felice con l’aria e la terra, essere felice con te, con la tua bocca, essere felice - Pablo Neruda). Vi auguro un periodo di serenità, un periodo per tornare ad essere grati. Non solo a Natale, non con l’inizio del nuovo anno, ma ogni giorno quando vi sentirete pronti a sentirne la necessità. Concludo collegandomi al messaggio di speranza con il quale Dickens si rivolge ai lettori del suo magico Canto di Natale: “Pensate alle gioie presenti – ognuno ne ha molte – non alle disgrazie passate – tutti ne hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il vostro sarà un Natale allegro e un anno nuovo felice”. Vi auguro, con tutto il cuore, un sereno Natale e un felice 2021 pieno di musica e poesia!

 

*Tutti i testi poetici qui citati sono contenuti nello spettacolo “Non abbandonarti!” nato a Marzo 2019 in collaborazione con l’attrice Sandra Passarello.