Società | Il modello

Scuola bilingue: a München è fatta così

Con l'aiuto delle imprese in Baviera alcuni immigrati italiani hanno fondato un istituto-modello. Anche lì è corsa alla sezione germanofona. "Le famiglie hanno fretta".
Junge Bewegungen wie FridaysForFuture zeigen, che per i giovani non importa la tua lingua
Foto: FFF SouthTyrol

Nel primo decennio degli anni Duemila Monaco di Baviera, metropoli già allora ricca e moderna, conosce un boom economico impressionante e un processo di internazionalizzazione spinta. Attira capitali e “cervelli” da tutto il mondo, non solo nell’automotive (Bmw e Man) e nell’ elettronica (Siemens) ma anche nel settore delle biotecnologie, nell’IT, e nel settore bancario, diventando il secondo centro finanziario germanico dopo Frankfurt. Nella capitale mondiale della birra approdano lavoratori ultraspecializzati da tutta Europa. Chi lo fa con figli piccoli si trova subito di fronte ad un ostacolo enorme: la scuola pubblica germanica, infatti, è tra le meno inclusive d’Europa. Lo sanno bene i figli delle decine di migliaia di immigrati italiani degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Per la gran parte di loro il percorso di istruzione liceale (Gymnasium) è stato un tabù. Sono passati decenni e la scuola germanica ha subito alcuni cambiamenti ma resta “escludente” per i forestieri esattamente come trent’anni fa. Non ovviamente in base al 730 della famiglia, ma al livello di integrazione linguistica dei figli e dei genitori stessi, che spesso conoscono molto bene l'inglese, ma poco o nulla il tedesco. Dopo aver sperimentato sulla propria pelle grandi difficoltà di inserimento sociale, un gruppo di insegnanti e di famiglie, costituitosi in associazione senza scopo di lucro (BiDIBI e.V.)  ha fondato quindi la scuola bilingue italo-tedesca Leonardo Da Vinci. Il primo anno scolastico è stato avviato nel settembre 2013 (ne scrisse super tempestivamente salto.bz nel dicembre 2013). L’istituto è strutturato in sezioni italofone e germanofone (con queste ultime richiestissime dalle famiglie afflitte dall’ansia di avere i figli bilingui a 13 anni) che lentamente si integrano fino a congiungersi con incastri didattici che da fuori sembrano complicati, ma evidentemente, per chi le frequenta, non lo sono. Nella slide qui sotto si notano i due strettissimi triangoli isosceli che mostrano la quantità di tedesco nelle due sezioni, quella italiana e quella tedesca. Alla fine del percorso, dalla classe 8. all’anno della Abitur, gli studenti della sezione italofona e germanofona sono riuniti in unica sezione, pronti per affrontare l’esame e successivamente iscriversi alle università di tutta Europa.

Il modello Leonardo Da Vinci funziona bene a Monaco e, forse, opportunamente modellato, è pure esportabile. Se può essere in qualche misura imitabile anche in Alto Adige lo possono dire i pedagoghi di casa nostra. Ma vista la rigida separazione dei sistemi scolastici pubblici – con quello italiano che fa di tutto per fornire il numero più alto possibile di ore in tedesco ai propri studenti – potrebbe ovviamente nascere solo su iniziativa di privati, come del resto è avvenuto a Monaco. Ma i contesti sono differenti. I ragazzini del Da Vinci probabilmente a Monaco giocheranno a calcio con compagni tedeschi, al parco vedranno ragazzi tedeschi con cui possono parlare solo in tedesco, vedranno la tv tedesca, avranno i software degli smartphone tedeschi. Come dice Franca Quartapelle (in questa intervista) la lingua si impara solo usandola. Probabilmente anche a Monaco il solo percorso scolastico non sarebbe sufficiente per creare dei giovani perfettamente bilingui.

Leggendo questa storia per molti fioccheranno i déja vu. Ma a Muenchen la vicenda ha avuto un lieto fine. La scuola è diventata un modello, conta 235 studenti, è all’avanguardia dal punto di vista didattico e tecnologico, e conduce i ragazzi in un percorso che parte dalla scuola primaria e si conclude con il liceo. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori, Raoul Cadeddu, ingegnere della Hitachi, e Patrizia Mazzadi, direttrice della scuola.

salto.bz: Partiamo con una domanda terra-terra. Quanti soldi ci sono voluti per partire?

Patrizia Mazzadi e Raoul Cadeddu: Prima di tutto vorremmo ricordare che l'allora console generale di Monaco Filippo Scammacca Del Murgo ci ha dato un aiuto enorme, permettendoci di entrare in contatto con le aziende che hanno fatto lo sponsoring inziale, senza le quali non saremmo mai potuti partire. In tutto sono stati raccolti 150.000 euro.

Sono bastati a far tornare i conti? Come funziona in Baviera il finanziamento pubblico della scuola privata?

Per garantirsi di finanziare progetti con un certo grado di stabilità e affidabilità il Land prevede di concedere contributi alle scuole dopo i primi due anni di vita, per le primarie, dopo 4 anni per i successivi gradi. Quando si superano questi due scogli il supporto da parte dello Stato è consistente e prevede sovvenzioni forfettarie, date sulla base del numero degli alunni dell’anno precedente. La Baviera è uno stato ricco e ha interesse a fare in modo che nascano scuole private, in quanto queste risolvono diversi problemi alla scuola pubblica: Assorbimento di casi complessi dal punto di vista didattico, reperimento di sedi, reclutamento di personale, che ricadono così sugli enti che gestiscono e scuole private cui elargisce contributi che possiamo definire generosi.

Questo vi consente di tenere delle rette basse?

Va detto prima di tutto che noi teniamo a che la scuola sia frequentabile anche da famiglie non abbienti per cui favoriamo il sistema delle borse di studio, in parte derivanti dalla nostra associazione e in parte da sponsor esterni, cosa che consente ad alcuni ragazzi di poter frequentare quasi senza pagare la retta o con cifre bassissime. Altrimenti la frequenza della scuola costa 300 euro al mese (per 12 mesi) nel caso della scuola primaria, e 425 euro al mese a partire dalla scuola secondaria. Oggi abbiamo 235 studenti, il bilancio  annuale è intorno ai 3 milioni, 2 milioni dei quali arrivano da contributi regionali e statali, un milione dalle rette, e dalle altre attività gestite dall'associazione. In più c’è qualche donazione ma non con cifre significative. Diciamo che la cosa difficile è stare in piedi fino a che non ci sono contributi pubblici, poi è ampiamente alla portata. I 150.00 euro inziali sono serviti soprattutto per le garanzie che abbiamo dovuto dare per prendere in affitto locali.

 

Esaurite le domande terra-terra veniamo alla fondamentale questione della didattica. Come funziona?

La Grundschule in Germania ha una durata di 4 anni, e qui, culturalmente, le famiglie tendono a mandare i ragazzi piuttosto un anno dopo che un anno prima. Già dopo la Grundschule deve avvenire la scelta del percorso, ma al Gymnasium, che poi diventa liceo, possono accedere solo i ragazzi che hanno buoni voti nelle materie chiave, il tedesco, la matematica, e le materie dell’area antropologica. Per i ragazzi di famiglie non tedesche non nati in Germania, ma, in realtà, anche per molti di quelli nati in Germania, è molto, molto difficile accedere al Gymnasium, che in Baviera poi dura 9 anni. Gli altri studenti possono accedere alle scuole tecnico professionali (Realschule e Hauptschule). Alla fine del primo triennio che segue alla Grundschule noi diciamo alle famiglie se secondo noi il ragazzo ha senso che continui con il Gymnasium o viri su un percorso più semplice con l'obiettivo di raggiungere la qualifica professionale.  In quel caso viene tolto il latino e semplificato il programma di alcune materie. Alla fine del percorso gli esami statali attualmente avvengono all’esterno perché siamo una scuola giovane, ma nel giro di qualche anno contiamo di sistematizzare i due indirizzi e poter far svolgere gli esami all’interno.

Ma il percorso “bilingue” come avviene?

All’inizio va scelta la sezione linguistica, abbiamo una sezione italofona e una germanofona. L’insegnante titolare di tedesco della sezione tedesca, ad esempio, insegna arte in tedesco nella sezione italiana. E viceversa. Nella Grundschule i bimbi hanno inoltre un’ora di seconda lingua al giorno.

Un’ora? In Alto Adige dalla prima elementare si parte da un minimo di 9 ore delle sezioni potenziate alla quasi normalità delle 12 ore delle sezioni bilingui. Le famiglie italiane monolingui che diffidano della scuola italiana, invece, iscrivono i figli alle scuole materne tedesche e poi alla scuola elementare tedesca. Se tutto il mondo è paese immaginiamo che la vostra sezione germanofona sia presa d’assalto.

Mazzadi (sorride): Su questo punto sono radicale. Se un bambino non ha un bagaglio sufficiente non potrà mai essere inserito nella sezione germanofona. Prima di iniziare il percorso facciamo una “ospitazione di tre giorni” e osserviamo il bambino. Se non è nato in Germania e nessuno dei genitori è tedesco, o non ha fatto la materna in tedesco, difficilmente potrà entrare nella sezione tedesca. E i nostri insegnanti sono anche attenti alla componente culturale.

In che senso?

L’insegnante di tedesco si aspetta un alto tasso di autonomia dei bambini, perché c’è proprio una grande differenza culturale. Si nota subito che i bimbi di famiglie italiane sono meno autonomi, si aspettano istruzioni per ogni cosa. I bambini di famiglie tedesche o dove un genitore è tedesco, in prima elementare si fanno la colazione, usano i mezzi pubblici, hanno le chiavi di casa. In quei tre giorni di prova viene verificato anche questo aspetto, facendo trascorrere ai bimbi un giorno e mezzo nella classe italofona e un giorno e mezzo nell’altra.

Molte famiglie hanno fretta, vogliono che i loro figli diventino bilingui in pochi anni, ma l’apprendimento richiede di procedere per gradi.

Le famiglie accettano le vostre decisioni?

Non tutte, e quello che non lo accettano scelgono altre strade. Molte famiglie hanno fretta, vogliono che i loro figli diventino bilingui in pochi anni, ma l’apprendimento richiede di procedere per gradi. Le famiglie italiane cercano integrazione veloce nella società germanica a tutti i costi. Si dimenticano però di un particolare. A Monaco gli stranieri siamo noi. Non per forza le famiglie tedesche vogliono interagire con noi. E i genitori mi dicono: perché mai? Io rispondo: in Italia con quante famiglie di croati, albanesi, serbi, germanici, francesi interagivate? I rapporti te li devi costruire gradatamente. Non è che se anche metti il bambino nella classe tedesca le famiglie tedesche devono interagire con te. Lo faranno naturalmente se tu genitore parli bene il tedesco e il bambino parla tedesco. Altrimenti non è impossibile, ma è ovviamente più difficile.

Ma quindi nella vostra scuola ci sono anche bimbi di famiglie tedesche-tedesche. Che interesse hanno a far imparare ai loro figli l’italiano?

Patrizia Mazzadi - Raoul Cadeddu: Nella sezione germanofona ci sono bambini di coppie tedesche, che ci scelgono per vari motivi, anche di comodità, perché la scuola è nel loro quartiere ed è considerata una buona scuola. Altri hanno la seconda casa in Italia, sul Garda o sull’Adriatico. Poi ci sono coppie miste, italiano-tedesche, e molte coppie miste con un componente tedesco e di altra nazionalità dove magari quello di altra nazionalità è già di seconda generazione. Poi va detto che è anche alla moda mandare i figli nella scuola bilingue. Ci sono poi famiglie tedesche che non sono d’accordo con sistema scolastico bavarese che è molto rigido. Alcune vengono da noi, altre al Montessori, al Waldorf. La nostra scuola, comunque, nasce dalla convinzione che i ragazzi devono crescere in un ambiente che rappresenti la società multietnica in cui vivono.

Torniamo al percorso scolastico. Quando arrivano a “fondersi” le sezioni?

Al quarto anno di Grundschule il bilanciamento linguistico è arrivato ad essere 60-40%. Dalla terza classe si fa anche inglese. Per sport, musica, stiamo attenti ad avere, insegnante di sport per classi tedesche. Per sport e musica stiamo attenti ad avere, insegnanti dell’altra lingua. Nel primo trienno del Gymnasium, e cioè a partire dalla classe quinta, le due classi si uniscono ma mantengono comunque una articolazione linguistica. Hanno delle discipline comuni nelle quali sono tutti insieme. Scienze, ad esempio, è in tedesco per tutti. Arte e musica sono in italiano per tutti. Inglese è ovviamente per tutti uguale. Ma gli studenti della sezione germanofona avranno tedesco come prima lingua e italiano come seconda e viceversa.

E poi come prosegue?

Il Gymanium inteso come liceo vero e proprio parte con la classe ottava, dove si iniziano a fare le materie liceali come chimica, biologia, fisica, solo qui la classe è completamente unita. L’unico tipo di articolazione che rimane è per i ragazzi cui consigliamo di proseguire con la M-Klass per la qualifica professionale. Dalla ottava classe l’italiano rimane lingua veicolare solo per arte e musica, e poi come disciplina di studio. Per arte e musica in Germania l’italiano è del resto riconosciuto come lingua di disciplina anche a livello universitario.

Com’è il livello di conoscenza del tedesco all’inizio del Gymnasium per chi ha fatto la sezione italofona?

Durante il primo triennio del Gymansium procediamo a fare le certificazioni Goethe per il tedesco. Prima le stesse non sono possibili, perché i ragazzi non sono in grado di sistematizzare la lingua. Obiettivo é un B2 alle fine della 7. classe. Stiamo sviluppando un sistema di test da svolgere internamente, con molto rigore, ma che ci permette di tenere conto delle peculiarità legate all'inclusione, che gli esami Goethe non contemplano

Quindi con questo percorso arrivano ad essere bilingui alla fine del liceo, partendo con un’ora in prima elementare?

Sì, ovviamente, nel tredicesimo anno devono sostenere la Abitur tedesca a tutti gli effetti.

Partiamo dal presupposto che nell´età scolare la maggior parte degli amici al di fuori della scuola siano i compagni di classe, non è allora inusuale che quegli scolari passino tranquillamente da una lingua all´altra anche al di fuori della stessa.

Ma al di fuori della scuola i vostri ragazzi che occasioni per usare la lingua hanno? Ci sono anche percorsi extrascolastici? Qui in Alto Adige ad esempio la gran parte dei ragazzi di lingua italiana, uscita da scuola, non ha occasione di usare il tedesco.

Partiamo dal presupposto che nell´età scolare la maggior parte degli amici al di fuori della scuola siano i compagni di classe, non è allora inusuale che quegli scolari passino tranquillamente da una lingua all´altra anche al di fuori della stessa, a seconda della situazione e della compagnia nella quale si trovano. Sviluppano una certa affinità per quel tipo di bilinguismo che vivono a scuola in maniera così naturale e vengono spontaneamente attirati da situazioni analoghe anche nell´ambiente extra scolastico: mischiano letture e film nelle due lingue, sono portati a frequentare amici che parlano italiano e a viaggiare in Italia in ferie. Non dimentichiamo che a Monaco di Baviera è molto frequente incontrare italiani ma pure tedeschi che parlano la nostra lingua e la maggior parte di loro visita regolarmente il nostro paese..

Ora una domanda che forse avrei dovuto fare all’inizio. Ma cosa vi ha spinto a creare questa scuola?

“Ci sono una serie di motivi anche di carattere sociologico. Monaco è una città Mitteleuropea con una vocazione internazionale e molti stranieri. Noi siamo partiti da un’esigenza sentita dalla comunità italiana. Molti arrivavano con i figli piccoli e dovevano parcheggiarli nella Übergansschule ovvero sia il percorso preparatorio alla scuola stessa. In questa scuola di inserimento le classi sono spesso ospitate all´interno di scuole pubbliche ma l'età e il livello scolastico degli scolari all'interno della stessa classe è piuttosto eterogeneo. L'insegnante si dedica a insegnamenti di base che anche coloro che sono più indietro possano seguire. L'obiettivo principale è quello di raggiungere un livello di conoscenza linguistica sufficiente e a sapersi comportare imparando le regole per poter proseguire poi nelle classi regolari. Ciò si raggiunge naturalmente dopo un anno nell´ipotesi migliore o dopo due in quella peggiore. Quindi i figli di queste coppie italiane perdevano uno o due anni e poi restavano svantaggiati per tutto il percorso scolastico. Nella maggior parte dei casi finivano alle professionali e non avevano accesso all’università. Se da noi in Italia arriva un tedesco noi lo inseriamo nel sistema scolastico, anche nei licei, e gli diamo la possibilità di mettersi in pari in qualche anno. In Germania non è possibile.  Abbiamo quindi voluto “salvare” questi ragazzi e fare in modo che si possano integrare costruendo un percorso di formazione ritagliato sulle loro necessità. I ragazzi hanno un capitale di apprendimento  che viene occupato dalla lingua principale, e quindi sembrano meno bravi. Non vengono valutati in italiano. Come disse Einstein, ognuno di noi è un genio ma se si continua a giudicare un pesce per la sua capacità ad arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.

Ma la scuola come è valutata al di fuori del vostro ambiente?

“Ci sono diversi studi che dimostrano come il sistema scolastico tedesco sia un grosso ostacolo per le imprese nel reclutamento di personale altamente qualificato. Se un ingegnere francese o spagnolo deve scegliere dove trasferirsi solo con la moglie magari sceglie anche la Germania. Se però ha figli e viene a sapere come funziona il sistema scolastico e più in generale delle difficoltà di integrazione sceglie magari di andare in Canada o altrove. La nostra offerta viene quindi giudicata importante e quindi la scuola è molto ben accolta. Noi restiamo una scuola democratica e aperta a tutti, mentre altre scuole non lo sono. Le oltre 4000 scuole internazionali diffuse in tutto il mondo, per esempio,  sono invece così costose da essere accessibili solo per i massimi dirigenti delle grandi imprese”.