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Quale accesso per ansia e depressione?

Gli ostacoli del Servizio sanitario sulla salute mentale, tra liste d'attesa e terapie farmacologiche. Stefano Torresani (CSM di Bolzano): "Non saremo mai sufficienti".
Che ansia?
Foto: Sheldon.studio

Depressione e ansia sono le patologie legate alla salute mentale più comuni diagnosticate nell’Unione europea: a quattro persone su cento è stata diagnosticata depressione, a cinque su cento ansia. “Un flagellosostiene il presidente della Confederazione spagnola per la Salute Mentale Nel Zapico “perché spesso portano con sé conseguenze drammatiche e hanno una forte correlazione con il suicidio”.

“Anche in Alto Adige i disturbi dell'umore sono diffusi”, spiega a salto.bz il responsabile del Centro di Salute Mentale di Bolzano Stefano Torresani, “e i dati sul suicidio come in altre zone montane sono più elevati. L'incidenza nella popolazione di lingua tedesca, poi, è in linea con il centro-nord-Europa, dove per cultura non è un tabù. E il suicidio può essere collegato alla depressione.”

In compenso “la depressione è stata sdoganata”, prosegue Torresani, “nel rivolgersi a uno specialista c'è meno stigma rispetto a un tempo”. Con la pandemia la richiesta di psicoterapia è aumentata. Tuttavia, anche quando le persone superano i pregiudizi, altri ostacoli possono impedire loro di ricevere cure gratuitamente e nel più breve tempo possibile, ad esempio perché i sistemi sanitari pubblici non sempre offrono cure per il trattamento di questi problemi. Secondo la Commissione europea, “l’accesso alle cure di salute mentale può essere insoddisfacente anche nei paesi ad alto reddito con copertura sanitaria universale e sistemi di assistenza ben sviluppati”. Se in Italia il Friuli-Venezia Giulia ha optato per un sistema a porte aperte, dove chiunque può accedere direttamente alle cure senza appuntamento, qual è la situazione in Alto Adige?

 

 

I dati di Bolzano

 

“Il primo filtro è lo studio di medicina generale – spiega Torresani – presso cui il 50% si rivolge per ansia e depressione, o spesso per patologie legate all'ansia e alla depressione, che diminuiscono la soglia del dolore”. Già dal medico esiste la possibilità di essere trattati con una terapia farmacologica, sostiene Torresani, o col supporto di psicoterapie. Molte altre persone arrivano in psichiatria, autonomamente o mandate dal medico di medicina generale. Delle 1200 “prime visite” annue del servizio psichiatrico in ospedale, infatti, circa “tre quarti sono per ansia e depressione, ovvero intorno alle 900 persone. Di queste, grossomodo la metà vengono trattate con una o due visite nel servizio di prime visite, magari rimandate dal medico di medicina generale con una terapia impostata”. Di che tipo? “Nella lettera di dimissioni, o relazione di visita, riportiamo delle indicazioni: in genere c'è sempre una terapia farmacologica sin dalla prima visita, perché vi sono farmaci contro ansia e depressione molto 'snelli' ed efficaci”.

 

 

E l'altra metà? “Le situazioni medio-gravi arrivano al Centro di Salute Mentale (CSM), le altre no. Si tratta di 450-500 persone”. Per Torresani sono né tante né poche: “Bisogna valutare il tipo di trattamento, capire quanto il disturbo impatti sulla vita personale. C'è pure una predisposizione, su quanto una persona riesca a essere resiliente e far fronte al problema”. Le 11 equipe territoriali di Bolzano – nelle quali lavorano insieme lo psichiatra, lo psicologo, l'assistente sociale e l'infermiere – hanno in carico circa tremila persone, “di queste il 40% ha disturbi ansiosi o depressivi con un grosso ricircolo di persone.”

 

Dal pubblico (oberato) agli psicofarmaci

 

I servizi offerti al CSM sono “diagnosi, farmacoterapia, psicoterapia (nel CSM di Bolzano è cognitiva-comportamentale) o psicoeducazione. Garantiamo d'intervenire rapidamente, con una valutazione e poi il trattamento, appunto, delle forme medio-gravi. Un conto sono gli episodi depressivi, un conto è una persona ad esempio con disturbo bipolare, le psicosi, schizofrenie e così via”. “In Alto Adige è stato potenziato il pubblico – spiega lo psichiatra bolzanino – ma può arrivare sino a un certo punto. L'offerta è buona, ma non saremo mai sufficienti”. Perché? “Se tutti avessero voglia di accedere a tutto, non riusciremmo a starci dietro: la psicoterapia possiamo offrirla ad alcuni e per un numero di sedute limitate, ma sufficiente. In media dieci-dodici incontri. Se vediamo che la persona si riprende, il pacchetto di incontri può chiudersi e si procede con il controllo farmacologico”. Al CSM non è dunque possibile trattare tutti i disturbi d'ansia, “se sono transitori dobbiamo diluire gli appuntamenti”.

Altre strutture pubbliche che offrono supporto psicologico in Alto Adige sono la clinica di Bad Bachgart a Rodengo e il servizio psicologico provinciale. Ques'ultimo però, fa sapere Torresani, “è strapieno, le liste d'attesa sono lunghe. Sono abbastanza oberati”. Stessa situazione nei consultori privati convenzionati (e sovvenzionati d)alla Provincia. A quel punto non resta che rivolgersi a studi privati, sebbene a Bolzano e in Sudtirolo siano pochi. Il rischio perciò è di andare alla ricerca di soluzioni fai-da-te, con l'abuso di alcool e/o di benzodiazepine, “non solo come automedicazione, ma prescritte in ambito di medicina generale”.

In tutta Europa aumenta infatti la prescrizione di antidepressivi e ansiolitici: "La tendenza a preferire i trattamenti farmacologici per disturbi quali ansia e depressione potrebbe essere collegata, almeno in parte, alla difficoltà di accedere a trattamenti psicologici"  sottolinea uno studio di Civio. In altre parole: le terapie non farmacologiche sono sempre meno un'opzione. Con rischi enormi.

Articolo realizzato con dati forniti dal European Data Journalism Network.