Politica | Referendum del 9 febbraio 2014

Come la „Legge per la partecipazione civica“ della SVP mortifica la partecipazione civica

La legge decisa dalla sola SVP ha un nome attraente. Ma la realtá é un'altra.
Tentativo di una spiegazione chiara e compatta - senza pretesa di essere completa, poiché questa legge ha altre gravi lacune.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Se i rappresentanti politici non realizzano ció che la maggioranza dei cittadini richiede – e il loro incarico consiste proprio in questo - quali strumenti hanno i cittadini?

Con questa legge soltanto la votazione referendaria.

Ma con questa legge una votazione referendaria che abbia successo per i promotori, in pratica non é possibile. Perché?

  • Una votazione referendaria richiede prima di tutto la richiesta popolare con almeno 8.000 firme raccolte entro 6 mesi. A questo punto il Consiglio provinciale può anche elaborare una proposta alternativa a questa richiesta. Poi decide una commissione nominata dalla Provincia, se la richiesta civica è stata soddisfatta o meno, non invece gli stessi promotori! Se sí, la procedura finisce lí e non si svolge nessuna votazione.

  • Se invece la procedura dovesse proseguire (in questo caso bisogna raccogliere 26.000 firme in soli due mesi, un ostacolo enorme!), segue la prossima difficoltá. Se uno dei tre gruppi linguistici all'interno del Consiglio ritiene il quesito "etnicamente sensibile", la maggioranza semplice di questo gruppo (nel caso dei ladini solo un unico consigliere) può bloccare tutto. Qui sempre si troverà qualche motivo, e non è prevista nessuna istanza che possa valutare in forma neutra se questo motivo regge. Di nuovo la procedura finirebbe lí.

  • Se nonostante questi gravi ostacoli si arrivasse alla votazione popolare, è già in agguato il prossimo tranello: la Giunta o il Consiglio possono portare a votazione la loro proposta alternativa. In questo modo i fautori di una modifica dello status quo vengono divisi in due blocchi (in Svizzera per tali casi è previsto un metodo migliore). La votazione popolare verrebbe svolta, ma è difficile che i promotori avrebbero successo.

  • Se nonostante tutte queste barriere una votazione referendaria fosse andata finalmente in porto con successo, sarebbero passati fino a 4 anni. Se si trattasse di un progetto, per esempio una nuova area sciistica o l'ampliamento di un aeroporto, i lavori sarebbero già partiti e forse conclusi, i soldi sprecati, il danno compiuto - e tutto questo contro la volontà degli elettori.

Questa legge serve per alzare un "muro di gomma" contro strumenti referendari e non per agevolarli !

Chi invece desidera una democrazia diretta che realmente possa funzionare, il 9 febbraio deve votare NO.