Economia | Previdenza

La previdenza non previdente

Come da buona e consolidata italica tradizione riusciamo ad utilizzare un buon principio per giustificare misure penalizzanti ed inique, al limite della truffa.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Ci risiamo. Come da buona e consolidata italica tradizione riusciamo ad utilizzare un buon principio per giustificare misure penalizzanti ed inique, al limite della truffa. 

Il tema è quello delle pensioni ed il principio è  quello, sacrosanto, che ognuno deve ricevere solo in base a quello che ha realmente pagato. L'enunciazione di questo principio è una di quelle cose che, specialmente per chi vive in Italia dove il sistema di regalie - specie a scopo elettorale - ha devastato il sistema previdenziale, ti fa venire voglia applaudire fino a spellarsi le mani. Peccato però che poi, all'atto pratico, la modalità con cui questo giusto principio viene applicato nasconde la più classica delle fregature.

Perché ci dicono, con il sistema contributivo si riceverà il "giusto". Ma cosa significa "giusto"? Beh, da quello che ci dicono per "giusto", dopo 40 anni di contribuzione, si riceverà al più il 50% dell'ultima retribuzione. Possibile? E in base a quale calcolo si ottiene questa cifra? E quale sarebbe la definizione di "giusto"?

È più che evidente che se si lasciano i termini così, senza definirli chiaramente, poi le fregature sono automatiche. Il sistema contributivo è quello secondo cui ricevi in proporzione a quello che versi. Ma in quale proporzione ? Si dà per scontato che la proporzione sia TUTTO quello che ho versato, e non solo una parte, altrimenti il resto non sarebbe previdenza ma TASSAZIONE. 

Quindi, prima cosa da chiarire, anche per il tanto abusato principio della trasparenza, è quanto versato è utilizzato per la previdenza e quanto per altre cose (solidarietà, costo di gestione ecc.) che sono da considerarsi quindi tasse. 

Entrando poi nello specifico, facciamo due conticini semplici semplici e cerchiamo di capire se quel famoso 50% dell'ultima retribuzione è coerente/compatibile con quanto detto sopra. Premetto, i conti sono semplificati ma si ottiene un'approssimazione quasi certamente per difetto e comunque significativa per il nostro scopo che è quello di capire se quello che ci propinano per "giusto" lo sia realmente o meno. 

Supponiamo che una persona lavori per 40 anni e in questo periodo versi i contributi previdenziali secondo l'attuale normativa, invece che all'INPS in un fondo vincolato 40ennale.  

A queste condizioni è pensabile che si possa avere garantita una rendita che copre l'inflazione e che magari ci aggiunge 2 punti percentuali. Visto la durata del vincolo è una stima prudenziale. Bene, facciamo qualche conto concreto. Per persona con uno stipendio lordo di 40.000 annui (ma fatte le debite proporzioni vale per ogni livello retributivo) versa ogni anno il 33% (fra il proprio contributo e quello del datore di lavoro), ovvero 13.200 euro, un semplice calcolo ci mostra che accumulerebbe un capitale di circa 800.000 Euro. Beh, solo di interessi (anche qui, almeno 2-3%), su questo capitale ci ritroveremo una rendita lorda di circa 20.000 che corrisponderebbe comunque DI SOLI INTERESSI, al famoso 50% di cui sopra. Calcolato sul lordo, che, essendo più basso ha come corrispettivo un netto certamente superiore al 50%.

È questo il calcolo che il legislatore considera equo ? Ossia, ci lascia solo gli interessi e si intasca l'intero capitale ?

È più che evidente che non può essere cosí, perchè altrimenti si tratterebbe di furto più che di truffa. Dunque, ci dicano il legislatore o gli esperti dell'INPS, con trasparenza e in modo comprensibile come arrivano a stimare quel 50% e ci consentano quindi di capire cosa è effettivamente versato per la previdenza e cosa serve ad altro, ossia ci aiutino a capire quali ulteriori tasse stiamo pagando assieme ai contributi previdenziali.

E mi rimane un dubbio. Ma perché nessuno, giornalisti, sindacati, associazioni di categoria o dei consumatori, pone una simile obiezione ?

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Mon Mon Gio, 02/12/2015 - 17:29

Scusa, ma se prima di scrivere l'articolo faresti ricerca, sapresti che i soldi versati sono de facto stati utilizzati come le ns. "tasse" per es. la ex-inpdap ha mangiato ogni anno piu di 10.000 mio. di Euro (!!!) dalla cassa INPS.

ormai quella e quasi vuota (mi sembra di aver letto ca. 20-25.000 mio. Euro, fonte SWZ) ... vuol dire che le pensioni un paio di anni vengono pagate "esclusivamente" dalle tasse.

Gio, 02/12/2015 - 17:29 Collegamento permanente
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Mon Mon Gio, 02/12/2015 - 17:41

alcuni dati: (fonte SWZ Südtiroler Wirtschaftszeitung 31 Ott. 2014)

Das „Istituto Nazionale della Previdenza Sociale“ (INPS) ist das größte Renten- und Sozialinstitut in Europa. Rund 210 Milliarden Euro nimmt es an Beiträgen der Versicherten ein, dazu kommen gut 97 Milliarden an Überweisungen des Staates für soziale Leistungen und vier Milliarden andere Einnahmen, zusammen knapp 312 Milliarden.

Auf der Ausgabenseite stehen 266 Milliarden für Rentenzahlungen, knapp 38 Milliarden für andere Leistungen und weitere Mittel, darunter 4,5 Milliarden Verwaltungskosten, zusammen knapp 323 Milliarden – und damit ein Fehlbetrag von elf Milliarden Euro. Der Haushaltsvoranschlag 2014 umfasst 700 Seiten und ist damit schwer durchschaubar, zumal vielfach keine klare Trennung zwischen beitragsfinanzierten Leistungen und Sozialleistungen gemacht wird. Aus einer Aufstellung (auf Seite 36) geht allerdings hervor, dass im Jahr 2013 rund 12,5 Millionen Lohnabhängige 95,4 Milliarden Euro eingezahlt, aber 8,8 Millionen Rentner in dieser Sparte 110,8 Milliarden Euro erhalten haben. Der Fehlbetrag: 15 Milliarden.
Mit fast vier Milliarden im Minus ist auch die Kasse der Handwerker, die Kaufleute weisen einen Überschuss von 500 Millionen auf, die Landwirte im Ruhestand kassieren 4,5 Milliarden, und damit viermal mehr, als die aktiven Bauern einzahlen. Auch die Kasse der öffentlichen Bediensteten (Ex-ENPALS) ist mit acht Milliarden im Minus. Dies bedeutet: Die Staatszuschüsse von 97 Milliarden dienen nicht allein Zuwendungen im Rahmen der Sozialhilfe, sondern werden laut Haushaltsplan zu einem Drittel benötigt, um Löcher in den Rentenkassen zu stopfen, wobei unterm Strich noch immer ein Milliarden-Defizit bleibt. Eine finanzielle Gesundung setzt eine Abnahme der Anzahl der Rentner (eine solche ist nicht in Sicht), einen deutlichen Anstieg der Beitragszahler (der wird seit Jahren erhofft, aber es ist eher das Gegenteil der Fall), eine Anhebung der Beiträge (die es nicht geben kann, weil die Sozialabgaben in Höhe von 35 bis 38 Prozent schon außerordentlich hoch sind) oder aber eine Absenkung des durchschnittlichen Rentenniveaus voraus, zu der es mit Anwendung der Berechnung nach den insgesamt bezahlten Beiträgen kommen wird.

Eine Wirtschaftskrise, wie sie Griechenland erlebt hat, würde das Rentensystem wohl nicht ohne weitere Einschnitte überleben, aber einen Crash-Test, wie er jetzt für Banken durchgeführt wurde, muss sich das INPS nicht unterziehen.

Gio, 02/12/2015 - 17:41 Collegamento permanente