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“Il mio mondo è a Bolzano”

Yanghui Chen, cinese, vive in Italia da quando era piccolo. Fatta la gavetta, ora aprirà con la sorella il suo locale a Casanova. Ritratto di un giovane di belle speranze
Yanghui Chen
Foto: Yanghui Chen

Questa non è una storia sul Coronavirus né sui suoi contraccolpi sociali seriali. “A parte alcuni amici che ogni tanto fanno qualche battuta stupida, ma senza cattive intenzioni, devo dire che nessuno per strada, notando i lineamenti asiatici, mi ha mai guardato con diffidenza o si è rivolto a me in malo modo”. Scorre esattamente come prima, insomma, la vita di Yanghui Chen, nonostante il prolungato allarme sull’ormai celebre virus che avrebbe avuto origine in un laboratorio vicino al mercato della città di Wuhan, in Cina. Yanghui, del resto, non può aver contratto l’infezione poiché ha lasciato la provincia cinese in cui è nato, Zhejiang, molto tempo fa, all’età di 4 anni e mezzo, per venire a vivere in Italia, nel capoluogo altoatesino, insieme ai suoi genitori.

Quello di Yanghui è uno dei volti del progetto “Repubblica popolare di Bolzano” che racconta il processo di integrazione della comunità cinese che conta tremila persone in tutto in Alto Adige. Il progetto ha vinto nel 2015 il premio “Data visualization of the year” al Global Editors Network Summit di Barcellona, e il “Bronze Award” agli European Design Awards 2016. Oggi il trentenne Yanghui sfoglia il campionario delle esperienze accumulate. Dopo l’abbandono prematuro degli studi di giapponese all’Università Ca’ Foscari di Venezia (“mia madre insisteva perché continuassi, ma io volevo buttarmi subito nel mondo del lavoro”) si fa le ossa come apprendista cuoco, responsabile di sala, ragazzo delle consegne per il ristorante cinese del padre in via Palermo prima della sua definitiva chiusura. In mezzo la parentesi biennale con il chiosco di würstel, 8 anni fa. Attualmente lavora al bar Roxy in via Cesare Battisti, ma i piani che lo attendono sono altri. Yanghui ha infatti puntato tutto su un’attività propria, un bistrot, che affaccerà su piazza Anita Pichler nel quartiere Casanova, e la cui apertura è prevista per il prossimo aprile, “saremmo dovuti partire prima ma vari cavilli burocratici ci hanno fatto ritardare sulla tabella di marcia”.

Non potrei mai più tornare a vivere in Cina, perché per quanto si stia modernizzando il Paese rappresenta per me una realtà completamente diversa da quella in cui ho sempre vissuto. Nel mio caso sarebbe come prendere un italiano qualunque e trapiantarlo lì di punto in bianco 

A gestire il locale di 270 metri quadri, che si chiamerà probabilmente “Off topic” (“ma sul nome ci stiamo ancora lavorando”), ci sarà anche la sorella Sonia, classe 1996, che lavora con lui nel bar di via Battisti. “Con i nostri risparmi e un aiuto economico da parte di mamma e papà ce la faremo”, afferma Yanghui, “l’obiettivo dei nostri genitori è quello di tornare a vivere in Cina, perciò in sintesi la linea è: ‘Vi diamo gli strumenti per cavarvela nella vita, per avere qualcosa che sia vostro e non dover dipendere da altri’, se non fosse stata questa la loro priorità sarebbero già andati via dall’Italia”. Il retroterra culturale impone una disciplina ferrea e uno spiccatissimo senso del dovere. Olio di gomito e occhi sul traguardo sono il leitmotiv di Yanghui, impaziente di cominciare con la nuova attività, “per il momento siamo in affitto ma spero che un giorno il locale diventerà nostro, siamo molto motivati”.

 

 

In attesa del grande salto si plasma il concetto di partenza: “Pensiamo a un posto dove studenti e impiegati possano rifocillarsi. A pranzo menu italiani fissi che però cambieranno ogni giorno e una volta alla settimana ci piacerebbe proporre anche piatti asiatici”. Ed emerge il piglio da imprenditore: “All’inizio assumeremo un cuoco, ma conto di imparare al più presto tutti i trucchi del mestiere per prendere io le redini della cucina, vorremmo riuscire a farcela da soli, io e mia sorella”. 

Il futuro, dunque, ha i colori della provincia altoatesina, “il mio mondo è qui, a Bolzano, potrei anche contemplare di vivere altrove, ma solo in un’altra città europea. Non potrei mai più tornare a vivere in Cina perché per quanto si stia modernizzando, urbanizzando, perfino occidentalizzando, il Paese rappresenta per me una realtà completamente diversa da quella in cui ho sempre vissuto. Non avrei gli strumenti per poter ‘sopravvivere’ lì, in termini di usi e costumi, ma anche di lingua visto che il mio cinese è piuttosto ‘basic’. Nel mio caso sarebbe come prendere un italiano qualunque e trapiantarlo di punto in bianco in Cina”, spiega Yanghui che infine squaderna la sua verità: “Tanti si lamentano di Bolzano ma questa città ha i suoi pregi, anche per i giovani che oggi, rispetto a quando ero ragazzino io, hanno maggiore disponibilità economica e più luoghi di aggregazione. Dovremmo tutti ricordarcelo più spesso”.