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Gesellschaft | Il punto

Turismo di massa à la altoatesina

Per ferragosto, nonostante la crisi Covid-19, previsto un recupero quasi totale di presenze in Alto Adige. Fotografia di un territorio alle prese con milioni di turisti.

Nell’alto Alto Adige vivono poco più di 530mila persone ma negli ultimi anni quelle che sono arrivate per passarci qualche giorno di vacanza sono milioni. Per essere precisi, nella stagione 2018-109 i pernottamenti sono stati 33,5 milioni. Basta osservare queste due cifre per capire quanto sia problematico il rapporto con il turismo in una provincia dominata da montagne e ghiacciai, dov’è abitabile solo il sei per cento della superficie e nel quaranta per cento ci sono aree protette.

Naturalmente, il nuovo coronavirus ha avuto delle ricadute anche qui. Nel settore alberghiero si sono persi 11.500 posti di lavoro, fra cui settemila erano quelli di persone residenti nella regione, mentre il resto riguarda gli stagionali che arrivano da altre parti. Circa seimila posti sono stati persi a causa della fine anticipata della stagione invernale, gli altri a causa del mancato inizio di stagione. Tuttavia, per ferragosto si prevede un recupero quasi totale delle presenze.

Il turismo di massa resta qualcosa con cui le autorità provano a fare i conti. Per questo la provincia autonoma di Bolzano ha deciso di chiudere al traffico il gioiello più minacciato: il lago di Braies, nell’omonimo parco naturale delle Dolomiti in val Pusteria. A rendere famoso quel lago è stata non solo la sua bellezza naturale, ma anche la famosa serie tv Un passo dal cielo, andata in onda su Rai1 e trasmessa anche da un’emittente tedesca, con Terence Hill nel ruolo della guardia forestale Pietro Thiene. Dopo 72 episodi la società di produzione è stata costretta a cercare un nuovo posto dove girare, individuato nel lago artificiale di Mosigo, a San Vito di Cadore, non lontano da Cortina d’Ampezzo.

Dal 10 luglio al 10 settembre al lago di Braies si può arrivare solo con i bus navetta, a piedi o con la bicicletta. Nel piccolo comune vivono 650 persone. Finora nei mesi estivi i visitatori sono stati 1,2 milioni. E pensare che la fortunata serie tv con sei milioni di telespettatori a puntata è stata fortemente sostenuta dalla provincia autonoma di Bolzano. Finora la provincia ha concesso contributi a tutte le pellicole girate in zona, a prescindere dal soggetto, ma ora i criteri dei finanziamenti sono cambiati.

 

Le pressioni degli ambientalisti

 

Negli ultimi anni sono cresciute le pressioni, mosse anche dagli ambientalisti, per limitare l’accesso al lago, con punte di 18mila visitatori al giorno. Già nel 2019 la strada d’accesso è stata chiusa per cinque ore al giorno. Ora, undici anni dopo che l’Unesco ha riconosciuto le Dolomiti patrimonio dell’umanità, il lago è stato chiuso alle macchine private. “Anche in alta stagione non ci devono essere più di cinquemila persone contemporaneamente”, ha detto il sindaco di Braies, Friedrich Mittermair.

Inoltre, il 10 agosto il sindaco ha imposto ai turisti l’uso della mascherina. “Gli afflussi al lago restano numerosi e l’obbligo vale almeno per quel che riguarda l’area circostante, con particolare attenzione al sentiero circolare che lo abbraccia. Il sentiero in alcuni punti è particolarmente stretto e con gli afflussi attuali diviene impossibile mantenere il distanziamento previsto”, ha spiegato.

La provincia incentiva l’uso della bicicletta, che si può noleggiare in tutte le stazioni della val Pusteria. Ai turisti perplessi per la salita si raccomandano quelle elettriche. Per i bus navetta invece è possibile prenotarsi su internet.

Arrivati al lago, i turisti giapponesi si concentrano sul riflesso delle montagne nelle acque verdi, gli italiani sulla suggestiva palafitta dove nella serie tv abitava il protagonista. Altri visitano il gioiello storico del lago, il grande albergo costruito nel 1899 da Otto Schmied, uno dei più importanti architetti dell’impero austroungarico, che ha ospitato molti personaggi famosi, dall’arciduca austriaco Francesco Ferdinando all’attore Anthony Quinn. Nell’aprile 1945, verso la fine della seconda guerra mondiale, il capo della Schutzstaffel (Ss) Heinrich Himmler fece portare qui circa cento prigionieri da vari campi di concentramento, fra cui anche il principe prussiano Leopoldo, Filippo d’Assia (marito di Mafalda di Savoia), il cancelliere austriaco deposto Kurt Schuschnigg. L’idea era di usarli come merce di scambio per ottenere salvacondotti personali. Alla fine tutti vennero liberati dalla Wehrmacht.

Il turismo di massa resta qualcosa con cui le autorità provano a fare i conti

Raggiunto il loro obiettivo a Braies, gli ambientalisti altoatesini ora si concentrano su altre richieste. Secondo l’alpinista Reinhold Messner “le montagne richiedono silenzio, rallentamento e un paesaggio incontaminato”. Per questo, dice, “non è ammissibile che in alta montagna ci sia la stessa aggressività, lo stesso rumore, lo stesso inquinamento dei centri urbani. La gente viene da noi dalle città e trova tutto questo. È una follia”. Su posizioni simili è anche lo scrittore Mauro Corona.

Il partito dei Verdi del Sudtirolo/Alto Adige si batte per una chiusura graduale dei passi Sella e Gardena, dove la convivenza tra ciclisti e moto di grande cilindrata è problematica. Gli ecologisti chiedono alla provincia autonoma di seguire gli esempi del Tirolo e della Baviera, che hanno chiuso certe strade di montagna alle moto il cui rumore supera i 95 decibel. E di guardare al Trentino, che sui passi dolomitici alle moto ha imposto un limite di sessanta chilometri all’ora.

Il turismo fa sentire i suoi effetti anche sul mercato immobiliare. Le persone sono attirate dalle bellezze naturali, da 1.200 chilometri di piste da sci e da quattrocento chilometri di piste ciclabili, oltre che da 10.300 fra alberghi e pensioni. I prezzi delle case salgono da anni e in parecchi comuni i sindaci hanno proibito la vendita di appartamenti ai visitatori, tra l’altro a cifre che molti abitanti non si potrebbero permettere.

Alcune associazioni chiedono alla provincia di fermare la costruzione di nuovi alberghi, ma intanto se ne progettano altri. Solo poche settimane fa l’importante gruppo Athesia – proprietario di quasi tutte le testate giornalistiche della regione, che opera anche nel settore immobiliare e turistico – ha presentato un’idea per la costruzione di un “villaggio alpino” a duemila metri in val Senales. Ne verrebbe fuori un grande albergo con parcheggio per i camper, una centrale elettrica e seicento stanze (dimensioni mai viste in provincia). Definito in modo idilliaco come un “paesino di malga”, nascerebbe accanto a un albergo già esistente e alla funivia che porta su un ghiacciaio che si sta sciogliendo per l’aumento delle temperature.

 

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Karl Trojer Mi., 12.08.2020 - 10:42

Südtirols Tourismus lebt im wesentlichen von der Schönheit seiner Landschaft. Ein Stop der weiteren touristischen Expansion ist dringend erforderlich und im Interesse der Tourismus-Qualität.

Mi., 12.08.2020 - 10:42 Permalink
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Massimo Mollica Mi., 12.08.2020 - 15:01

Bellissimo articolo esaustivo.E lo trovo anche inquetante per le prospettive che si presentano.
Comunque per come la penso io è troppo tardi, oramai il territorio è pesantemente antropizzato, cioè l'azione dell'uomo ha inciso pesantemente sul questa terra. Non credo che sia più possibile tornare indietro.

Mi., 12.08.2020 - 15:01 Permalink