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“Vogliamo Eataly, perché il Sudtirolo è un pezzo d’Italia”

René Benko presenta in differita Farinetti, nuovo sponsor del suo progetto, e sventola su Bolzano il tricolore dell’enogastronomia.

Doveva essere l’ospite d’onore, la ciliegina sulla torta, l’ultima goccia (di olio extravergine di oliva, di aceto tradizionale di Modena o di Barolo chinato, fate voi) che avrebbe fatto traboccare il vaso del consenso, peraltro già straripante a detta di quasi tutti, fino a rosolare ogni angolo della città. Invece non c’era. Oscar Farinetti, il demiurgo di Eataly, è stato fermato da un contrattempo, una spiacevole questione privata, limitandosi così ad apparire in video. Un breve filmato registrato per asserire ciò che, del resto, non sarebbe suonato troppo diverso essendo fisicamente a Bolzano.

Purtroppo – si è rammaricato subito René BenkoOscar Farinetti mi ha spedito stamani, alle sei e undici minuti, un sms dicendo che non sarebbe potuto essere qui con noi a causa di problemi di salute familiari”. L’incontro (l’evento, come si dice nel linguaggio promozionale in voga da queste parti) ha dovuto così essere modulato sull’usata falsariga della propaganda che sta martellando da mesi il popolo bolzanino tra poco chiamato alle urne per dare finalmente – e “spontaneamente” – il via libera alla costruzione del progetto. E non per niente il fido Heinz Peter Hager ha concluso la breve presentazione invitando tutti a darsi ancora da fare, a prodigarsi alacremente al fine di convincere chi finora non si è ancora convinto: “Non parlo ormai neppure a nome della SIGNA, ma come semplice cittadino, assolutamente certo della necessità di rilanciare la città nell’unico modo in cui è possibile farlo”.

Ma torniamo a Farinetti. Che cosa ha detto il patron di Eataly nella manciata di minuti registrati? In sostanza ha confessato di non conoscere Bolzano, anche se ovviamente la trova bellissima. “Bolzano è una città di Frontiera, come Trieste, e proprio a Trieste apriremo a settembre un’altra sede di Eataly, allargando un’impresa tipicamente italiana già presente in tutte le più grandi città del mondo con straordinario successo”. Insomma, il concetto di tipico (e di local) venduto nella maniera più global che ci sia. Visto il contesto, particolare spazio è stato dato alla sede di Monaco di Baviera, inaugurata alla fine dello scorso novembre proprio sfruttando la partnership di SIGNA Retail e dando così luogo ad una joint venture siglata con l’obiettivo di portare il fortunato format enogastronomico nei paesi di lingua tedesca, dove notoriamente alberga una sete atavica di cappuccini serviti assieme alla pizza. “Poteva mancare Bolzano?”. Non poteva.

E difatti ecco ancora Benko dichiarare senza un minimo di imbarazzo geopolitico: “Eataly è la reincarnazione della cultura italiana del cibo e in fondo il Sudtirolo è un pezzo d’Italia”. Frasi che in altri tempi (e in altri contesti) avrebbero scatenato come minimo una fiaccolata di protesta e dieci interpellanze dei consiglieri provinciali più patriottici. Eppure tra i sostenitori più convinti del progetto figura anche l’ex comandante degli Schützen Paul Bacher (anche lui presente, tutto giulivo, in sala), il quale – non potendo allora sospettare la recente evoluzione extraterritoriale (“Für René Benko ist das Projekt ein Herzensanliegen, weil der Nordtiroler Investor schon immer gerne nach Bozen kommt und sich in Südtirol wohlfühlt. Darüber hinaus könnte sein Projekt ganz im Sinne der Zusammenarbeit im Rahmen der Europaregion Tirol verstanden werden“) – adesso è costretto a far buon viso a cattivo gioco, anzi il pessimo gioco esemplificato, guarda un po’, dall’immagine trionfante di quattro pizzaioli simbolo del più subdolo colonialismo italico.  

Così, mentre fuori da palazzo Menz alcuni contestatori affiggevano striscioni e diffondevano volantini per dire “no ai nuovi centri commerciali, no alla cementificazione dei parchi pubblici, no al modello di città vetrina e no al modello occupazionale che prende vita in questi luoghi” (insomma, no a tutto), dentro il faccione di Farinetti spargeva in differita la sua personale benedizione, lodando senza riserve “questa città straordinaria che amiamo molto” e sulla quale da ora in poi dovrebbero cadere investimenti a pioggia.

Piccolo siparietto finale. Un signore, per strada, a “evento” ormai concluso, si è avvicinato rammaricandosi molto di non aver fatto in tempo a salire (“io sono favorevolissimo, eh…”) ma chiedendomi pure, con una punta di patriottica malizia, se avessi per caso notato l’insegna dello Showroom, sulla quale in effetti campeggia ancora la parola “Kaufhaus” non tradotta, per non parlare di “Bozen”, scritto prima di “Bolzano”. La gente è proprio incontentabile.

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Hartmuth Staffler Di., 15.03.2016 - 18:44

Mit diesen verrückten Aussagen hat sich Benko selbst ins Knie geschossen. Auf jeden Fall hat er einen großen Teil seiner Anhänger verprellt. Jetzt dürfte es für ihn schwer werden. Benko selbst ist vielleicht zu dumm, aber zumindest sein sogenannter Berater Hager hätte wissen müssen, dass ein solche faux pas einem wirtschaftlichen Selbstmord gleichkommt.

Di., 15.03.2016 - 18:44 Permalink
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Martin B. Di., 15.03.2016 - 23:57

Antwort auf von Hartmuth Staffler

"wirtschaftlicher Selbstmord"? Nun übertreiben wir mal nicht; selbst wenn alle STF-Anhänger geschlossen das KHB über Jahre boykottieren. Eine ungeschickte Präsentation (Italo-Global-Konzern soll etwas Besonderes sein, SüdTirol als Teil Italiens brauch das) scheint mir durchaus vorzuliegen. Das globale oder auch nationale/austrophile Glitzer-Ketten-Shopping ist sicher nichts was Bozen Einmalig oder Besonders machen wird. Dieses Marketing wäre vielleicht vor 10 oder noch besser 20 Jahren attraktiv für (fast) alle gewesen.

Di., 15.03.2016 - 23:57 Permalink
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ferdinand tessadri Mi., 16.03.2016 - 10:13

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Glauben Sie wirklich dass sich Benko und Farinetti von ein paar linken gegen alles Protestierern, und von ein paar
rechten die am liebsten das Schild Pizzeria mit Teigfladenbude ersetzen würden, beindrucken lässt. Nicht einer von diesen
ist ein potentieller Kunde. Wenn man sieht was Farinetti mit der Schrannenhalle in München gemacht hat (zusammen mit
Benko) dann kann man nur wünschen dass sowas ähnliches in Bozen kommt, einer Stadt die nicht einmal mehr einen Delikatessenladen hat, auch weil die irrsinnigen Mieten ein solches Geschäft nicht mehr rentabel machen. Farinetti war der erste der global italienische Premierlebensmittel richtig vermarket hat,während man früher z.B. in Asien "parmesancheese" gerieben aus Kalifornien bekam, und der Gewürztraminer (der sehr gut zu asiatischen Gerichten passt)
rigoros aus dem Elsass war. Über die Einschätzung der Benko wäre dumm, und würde wirtschafltichen Selbstmord begehen, kann ich wohl nur den Kopf schütteln. Daraus spricht nur masslose Selbstüberschätzung und klasssisches
Südtiroler "Mir sein mir" Gehabe.

Mi., 16.03.2016 - 10:13 Permalink