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Foto: Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento
Politik | trentexpress

La vera storia di Mau Fu Gat

Visto che in ottobre rischia di fare il bis, non è inutile leggere l'autobiografia che il presidente ha consegnato alle librerie. Un'analisi in ordine alfabetico.

Visto che in ottobre alle elezioni provinciali rischia di fare il bis, non è inutile leggere quella specie di autobiografia che Maurizio Fugatti ha consegnato alle librerie con il titolo non esattamente originale di “La mia storia”. Coautore il giornalista Gianpaolo Tessari, ex giornale Trentino, ora a palazzo, che si era già cimentato in analoga impresa con un altro presidente della Provincia autonoma di Trento, il principe Lorenzo Dellai. Per me, invece, avendolo conosciuto sia come cronista sia come collega-avversario in Consiglio provinciale, Fugatti è stato e sarà sempre Mau Fu Gat, leader della lunga marcia leghista  in Trentino, il primo a battere il centrosinistra orfano del Patt nel 2018 (Edizioni del Faro, 186 pp., 15 euro). Il sempre attento Alberto Folgheraiter, sul suo Trentino Nuovo, ci ha informato che nelle prime tre settimane dall’uscita, alla libreria Ancora di Trento, ne hanno vendute solo 13 copie (una l’ho acquistata io per scrivere questo articolo, se non lo dite a nessuno). Ma anche Harry Potter, all’inizio, stentava un po’ nelle vendite… e dunque, non è detto che non diventi un best-seller mentre si infiamma la campagna elettorale.

Qui quel che ci ho trovato, in forma di abc.

Amnesie autobiografiche.

Numerose. Della tragedia del Covid ricorda solo quel che vuol lui. Zero parole sulla scelta sciagurata di tenere aperti gli impianti di risalita nel primo weekend di marzo 2020, con tanto di spot: venite a sciare in Trentino!, sulla conseguente impennata dei contagi e sulla gestione disinvolta delle statistiche e sui pessimi dati della mortalità in provincia di Trento. Zero parole sul perché migrano i migranti, contro cui ha giocato misure cattive e xenofobe, smantellando il sistema dell’accoglienza diffusa. In generale, nessuna parola sulle forze di opposizione (se si esclude la punzecchiatura al sottoscritto, non chiamato per nome, su un’interrogazione a proposito del potenziamento della rete nella sua casa privata, per continuare i suoi quotidiani Covid Live Show durante la sua quarantena). Nulla sulla cultura, nulla sulla scuola, quasi nulla sulla drammatica sfida del cambiamento climatico, nonostante il capitoletto sul disastro di Vaia. Nulla sui cugini coltelli di Fratelli d’Italia che condizioneranno il suo bis, se gli elettori gli riconfermeranno la fiducia. Nulla sulle ondivaghe posizioni nazionali della Lega e sulle sue responsabilità nel governo Draghi. E pur proveniente da  Borghetto, all’estremo sud dell’allora impero, e con due nonni combattenti per l’Imperatore, a nord di San Michele (dove ha studiato all’Istituto agrario) nulla sulla metà settentrionale della Regione, a parte alcune parole convenzionali sul buon rapporto con Kompatscher.

Autonomista ereditario.

Da papà Adriano e dallo zio Pietro Benvenuti ha ereditato passione per la politica e sentimenti autonomisti. Tanto che, a soli quindici anni d’età (“e oggi mi domando se lo permetterei a mio figlio”, osserva pensoso), ebbe il permesso di fare un viaggio in Sicilia in treno, con il coetaneo Ivo, per andare a trovare un amico in provincia di Siracusa. In fondo all’Italia, ma pur sempre autonomia speciale era.

Autoreferenzialità destrorsa.

Autoreferenzialità è in effetti la parola chiave di questo libro e del fugattismo. Forse è anche la sua forza elettorale. Tutto è giocato all’interno della parte leghista, non c’è nessun confronto con l’altro campo. Tutto si fa e si disfa nella perfetta impenetrabilità di un leghismo fiero di se stesso e della sua collocazione nel centrodestra.

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Maurizio Fugatti presenta il suo libro il 22 agosto (Foto Locandina)

 

Berlusconiano, beh certo.

Nel 2015 una illuminante visita ad Arcore: il Cavaliere gli mostra la sala del bunga-bunga, una normale sala da pranzo, neppure troppo grande, assicura Mau. Campagna elettorale 2018, Grand Hotel Trento, giacca slacciata. Il Cavaliere lo rimbrotta affettuosamente. “Volevo che si vedesse bene – spiega lui, un po’ servile – la cravatta firmata Berlusconi, regalo di un pellegrinaggio ad Arcore… Sentiremo tanto la sua mancanza…”. Ah be’, sì be’.

Borghetto boy.

“I Fugatti erano mezzadri del marchese Guerrieri Gonzaga, io fino agli undici anni ho sempre vissuto a Borghetto dove sono stato battezzato e ho frequentato le scuole elementari con il maestro Eros Olivotto”, che non ha voluto mancare alla vernice del libro, perfidamente nella stessa data della presentazione della lista antifugattiana di Divina, ovviamente tra le bottiglie della tenuta di San Leonardo dei suddetti marchesi.

Boso I love you (inno mariano).

All’Antico Pozzo di Trento, pranzo con Calderoli, gennaio 2019, il monumentale senatore valsuganotto, Obelix per i giornali nazionali, il leghista che lo fa diventare maledettamente sentimentale, insomma the one and only Enzo Boso “mi ha fatto un regalo, un rosario verde. Un altro uguale me lo ha consegnato per darlo a Matteo Salvini. Enzo è morto all’improvviso qualche giorno dopo. Non l’ho più visto, quel rosario verde lo conservo legato attorno allo specchietto retrovisore dell’auto con cui mi sposto tutti i giorni”.

Cattolico sobrio.

Ufficialmente fedele di Santa Romana Chiesa, se la cava con queste essenziali parole: “La mia fede fa i conti con i limiti umani, so che un giorno dovrò render conto dei miei peccati a chi di dovere. Mi hanno insegnato così: mia nonna recitava il rosario tutte le sere…”. Tutte le sere, a chi di dovere.

Cia ti spia.

Appena due citazioni per il transfuga di Fratelli d’Italia, Claudio Cia, zero per gli altri consiglieri leghisti che ha perso per strada in cinque anni di legislatura, rapiti dal melonismo di lotta e di governo.

Discoteca X.

Una delle (poche) sorprese del libro: uno se lo immaginava frequentatore di sagre leghiste a base di carne d’orso, e invece era anche un discotecaro con i fiocchi. E in una di quelle discoteche conobbe la futura moglie: era il 1999, era la X di Peschiera (Veneto, si veda più sotto). Moglie che gli perdonerà la foto uscita sul Corriere della Sera nel luglio 2007: a partire dal caso di un deputato dell’Udc finito in un giro di squillo, squillante fu la foto del giovane Mau sotto il titolo “Che cosa fanno i giovani parlamentari nei momenti liberi a Roma” e la didascalia: “Frequentano i locali di piazza delle Coppelle e amano tirare tardi”. Lui non ammette alcuno stravizio ma conferma: non sono il tipo che va a dormire alle nove di sera e se c’è da rimanere fuori a bere un bicchiere di vino, lo faccio volentieri. È pur sempre un diplomato dell’Istituto agrario di San Michele!

Donne: il cambiamento climatico.

Nessuna parola sui differenziali di salario e sulle problematiche dell’occupazione femminile legate ai servizi sociali, sul femminicidio e sullo sfruttamento delle lavoratrici, Fugatti è convinto che la presenza femminile sia importante perché “stempera gli animi”. Per questo ha voluto Segnana e Zanotelli, sue collaboratrici alla Lega, come “assessori” (lui le chiama al maschile): “la rappresentanza femminile ha contribuito a mantenere un certo clima disteso in giunta”.

Durnwalder-style.

Ma non così all’alba. Dal Landeshauptmann sudtirolese ha copiato il ricevimento dei cittadini nel suo ufficio, il martedì mattina: “ne sono venuti quasi mille ma non prestissimo come faceva lui”. Molto spesso le signore arrivano con un regalino: “Molto spesso sono quadretti, madonnine: attestazioni di affetto che fanno piacere”.

Educazione alla concisione.

Dice che nei consigli federali della Lega, intorno al 2005, ti rimettevano al tuo posto se pisciavi fuori dal vaso (volgarità mia, il libro non è così sanguigno perché Mau non è sanguigno), lì ha imparato a parlar breve. “Dovevi stare ben attento a non parlare troppo perché altrimenti venivi messo a tacere senza troppi fronzoli”.

Feltrista sentimentale.

 A 19 anni leggeva l’Indipendente, e al direttore Feltri è rimasto fedele nei tre decenni successivi: “Con Feltri non voglio avere discussioni, posso solo volergli bene”.

Ferrandi ovvero l’onestà.

Unica citazione di area Pd. Rara avis. Il direttore del Museo storico di Trento “aveva dato già dimostrazione di onestà intellettuale” in occasione di un convegno sull’Euregio a Borghetto, con Durnwalder. Così il Ferrandi è diventato un ispiratore del Fugatti. Un pidino che scende a Borghetto già mostra rispetto.

Nordio, Fugatti, Kompatscher
Intesa Fugatti, il ministro Nordio Kompatscher durante un recente incontro (Foto Regione TAA)

 

Figli e rimpianti.

Ha due figli (gemelli maschio e femmina). La politica gli piace come gli piacevano il calcio (bravo soprattutto nei colpi di testa, si dice, e la testa la sa usare ancora, assicurano gli amici) e le discoteche. Unici rimpianti: aver perso le partite di calcio del figlio, i saggi di danza della figlia.

Flipper-Fugatt.

Con la sua innata modestia, confessa che proprio non se lo aspettava di essere eletto deputato nel 2006, grazie al flipper dei resti che beffa un cavallo di razza come Mario Malossini per dare il seggio a uno sconosciuto del profondo Sud Trentino. “Un periodo molto bello, perché all’opposizione è più facile fare politica in Parlamento. Era l’epoca degli striscioni, dei cartelli affissi tra i banchi, Maroni ci lasciava fare”. Opposizione un po’ goliardica, dunque, per il Borghetto boy. Il cappio sventolato da un suo collega leghista non se lo ricorda proprio.  

Fuorilegge confesso.

Confessa di aver incollato manifesti abusivi in campagna elettorale: “Erano azioni irregolari, lo sono tutt’oggi, ma a quell’epoca era il solo modo per fare parlare della Lega”. Di qui il titolino più brillante della compilation tessariana: “Solo i muri parlavano bene di noi”.

Gatti for Fugatti.

Un vecchio detto, ipermaschilista, sentenzia che “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”. Ebbene, Fugatti non sarebbe Fugatti senza Gatti: Serena, una che non viene dalla storia del partito ma è bravissima. Il capo di gabinetto perfetto.

Gender obsession.

Una delle ossessioni del fugattismo, fin dai tempi in cui era in minoranza in Consiglio provinciale. Quando poi è andato al governo, ha subito distrutto i corsi di educazione al rispetto delle differenze di genere. “Fra le battaglie importanti sui banchi dell’opposizione, c’è stata quella per bloccare la legge sui gender”. “I” gender: ma quanti saranno? E come sono fatti? Assomigliano agli extraterrestri di “Incontri ravvicinati”? Il fatto è  - spiega Mau – che si trattava di farsi strada nelle “sensibilità autonomistiche”, con “un tema molto sensibile” (letterale) “a quei mondi”. E qui si spiega una delle chiavi del suo successo: raccogliere voti sulla paura dei diversi, che siano omosessuali, orsi o migranti poco importa.

Guerra vera.

Per lui esiste solo quella, vigliacca imperialista e criminale (aggettivi miei) di Putin, contro l’Ucraina. L’unica guerra vera da cui si scappa. L’unica che produce profughi degni di questo nome e meritevoli di essere accolti. Delle altre decine di guerre che insanguinano il mondo e che producono centinaia di migliaia di migranti e richiedenti asilo, Fugatti non ha avuto notizia. E dunque ci sono profughi di serie A, e profughi da rimandare al mittente.

Idee non pervenute.

Le idee, Fugatti le rifugge come la scarlattina. È convinto, e forse ha ragione, che il centrosinistra abbia perso le elezioni del 2018 perché pensava di avere delle idee sul futuro del Trentino. Lui va avanti alla giornata, ammaestrato dagli accadimenti, senza previsioni né programmi, seguendo il percorso della demagogia quotidiana. Si capisce che è cresciuto a pane e lega, ma perché l’abbia fatto, se sia un liberale un federalista un postdemocristiano o un qualunquista di destra, rimane un mistero.

Kilometri multipli.

Il segreto della sua attività politica: esserci, insieme ai compari della Lega. Dovunque. Da sud a nord, da ovest a est. “Bisogna anche tenere a mente che, tutt’ora, io parto da Avio e il Trentino lo devo sempre risalire per intero. Questo significa dover macinare molte migliaia di chilometri. La Fiat Multipla l’ho cambiata dopo 400.000 chilometri percorsi e da allora in avanti ho sempre guidato delle Alfa Romeo”. Patriottico. Ottantamila chilometri all’anno. Una impronta ecologica esagerata, la sua, ma dell’ecologia Mau non parla mai. Le elezioni sono fatti, l’ecologia è un’opinione.

Libri assenti.

Non c’è traccia, nel libro, della formazione intellettuale del Mau Fu Gat: nessun autore, nessun libro citato. Neppure Gianfranco Miglio, neanche una citazione di De Gasperi, nemmeno una biografia di Umberto Bossi.

Marmolada amara.

Tre luglio Ventidue, il distacco di un pezzo di ghiacciaio, gli escursionisti inghiottiti dalla frana, undici morti alla fine, un’altra tragedia del cambiamento climatico (ma Fugatti non fa la connessione). Mentre attendeva Draghi, le uniche lacrime confessate nel libro (Fugatti è un tiepido), quella domenica mattina: “… il numero dei dispersi non diminuiva, sono uscito all’esterno della sala operativa su un lungo poggiolo. Mi sono appoggiato alla balaustra e mi è venuto da piangere”.

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Con il capitano Al centro Fugatti con il ministro leghista Matteo Salvini, e sulla, destra Kompatscher (Foto Regione / Davide Cordua)

 

Minacciato (e sotto scorta).

Questo è l’unico passaggio del libro dove non si può non solidarizzare con il presidente della Provincia di Trento: gli animalisti fanatici e violenti che l’hanno minacciato di morte, estendendo la minaccia alla sua famiglia e provocando l’obbligo di scorta (con incremento della spesa pubblica) sono una specie pericolosa e non in via d’estinzione. I cosiddetti No Tav contrari al bypass ferroviario di Trento si sono poi aggiunti, con altri messaggi mortiferi e inaccettabili che, oltretutto, gli porteranno solo voti aggiuntivi.

Monogamico nordista.

La Lega, il suo primo e unico partito. Prima tessera a 21 anni, nel 1993. Trent’anni di coerenza, anche se la coerenza non sempre è una virtù.

Orsi (e lupi), i suoi cavalli di battaglia.

Rivendica di aver cominciato a polemizzare sui grandi carnivori in tempi non sospetti, quando nel 2011 organizzarono a Imer (Primiero) una kermesse leghista a base di carne di orso regolarmente importata dalla Slovenia ma poi quei 53 chili di orso commestibile non avevano la certificazione in ordine e così mangiarono, con la polenta, le costine di maiale. Dodici anni dopo, la tragica uccisione di Andrea Papi nel bosco vicino a Caldes indica che la proliferazione degli orsi in Trentino ha reso più probabili gli attacchi, anche letali. E Fugatti, che vuole competenze e mani libere per abbattere gli individui pericolosi, ora avverte: “è solo questione di tempo, quello che serve al lupo per abituarsi alle persone: sarebbe imperdonabile attendere che accada un fatto grave per consentirci di mettere dei correttivi alla loro presenza”. Non c’è dubbio che sarà un tema forte anche della sua prossima campagna elettorale: e potrà facilmente scaricare la massima responsabilità sul centrosinistra che ha voluto il progetto Life Ursus e che ora, sull’orso, balbetta ricette complicate mentre lui spara dritto al punto. Dai trentini, soprattutto delle valli e della montagna, che ora hanno paura ad andar per funghi potrebbe prendere molti consensi.

Rock sovietico.

Una passionaccia, ereditata dalla sorella Barbara, per i CCCP “Fedeli alla linea” di Giovanni Lindo Ferretti. “Produci consuma crepa”, citazione dei CCCP, è ancora il motto del suo whatsapp. L’unica concessione a qualcosa di sinistra dell’intero libro.

Studente esuberante.

All’Istituto agrario di San Michele, dopo i primi due anni nel convitto, per via del suo carattere vivace lo spostano in un appartamento privato a Grumo, insieme a un compagno di classe sudtirolese, Dieter Sölva, che però evidentemente non gli ha insegnato neppure una parola di tedesco. Invece lui nel 1990 organizza un convegno sull’immigrazione chiamando come relatore Carlo Andreotti (non c’erano ancora gli orsi immigrati). Tesina finale sul rapporto israelo-palestinese, seguito dal prof di religione don Paolo Scoz. Insomma, enologo diplomato ma con una vocazione politica in fieri. A Scienze politiche a Bologna, dopo un brillante esordio con un 30 di Pombeni in Storia contemporanea, farà un esame anche con Romano Prodi, in Politica industriale. Ma né loro né Ignazi né Pasquino lo convertiranno a una visione riformista della politica. Borghetto-boy resta leghista dentro.

Sgarbista sempre.

Prefazione sotto le righe, per il suo standard, quella di Vittorio Sgarbi. Grigetta. Assolutamente inutile. Chissà perché ne ha sentito il bisogno, il presidente. Ma si capisce che Mau è devoto a due Vittorio: Feltri e Sgarbi. Su quest’ultimo, che va accettato così com’è (i geni non si discutono neanche quando dicono sconcezze, secondo Mau) rivela e rivendica di avergli fatto far pace con Boso da cui il critico d’arte nel 1995 alla Camera aveva ricevuto un simpatico calcio nel sedere (MauTex non scrive “culo”, è molto garbato)..

Sudtirolo was?

Nessuna parola di confronto tra la Provincia di Trento e quella di Bolzano se non l’assicurazione: con Arno andiamo d’accordo anche se siamo politicamente diversi; e poi lui ha più interesse per l’ambiente, io sono più pragmatico. Come se l’ambiente fosse una filosofia…

Trentini first.

Prima loro, i trentini. Il presidente ammette che la Corte costituzionale gli ha bocciato l’elevazione a 10 anni del requisito di residenza per ottenere un alloggio pubblico ma si vanta di aver ritoccato i criteri, per esempio per togliere punti al “cittadino straniero che si fosse trovato ad accogliere un disabile nella propria famiglia” senza verifiche stringenti… Noi e loro. Noi e gli altri. Noi. Noi. Fugatti divide e impera.

Vaia docet.

Non è stato fortunato, l’esordio di Fugatti alla guida del Trentino. Appena vinte le elezioni dell’ottobre 2018, ecco la tempesta tremenda che schianta i boschi e fa due vittime (Michela Ramponi e Denis Magnani). La sua giunta non è ancora insediata e così le prime uscite nella Val di Sole disastrata sono con il suo predecessore, il solandro Rossi, e con il suo quasi conterraneo Mellarini assessore alla protezione civile. Pragmatico, come sempre, da quella primissima emergenza Fugatti decide di tenersi la competenza della protezione civile e di inaugurare, con una prima seduta a Dimaro, uno degli epicentri della tempesta, la prassi delle sedute fuori porta di giunta provinciale il venerdì, il che gli ha permesso di farsi vedere, con i suoi assessori, in quasi tutti i Comuni, dimostrando così di non essere trentocentrico. Idea semplice ma funzionante.

Vasco doc.

Gli è andata bene, non è successo nulla di grave con il concertone del signor Rossi da Zocca a Trento sud del 20 maggio 2022, quando – diventato il primo promotore istituzionale di una star del rock nella storia dell’autonomia – ha fatto attrezzare un’enorme spianata per centomila spettatori, un’area che poi è rimasta deserta per oltre un anno fino a una Love Fest per poche migliaia di anime disperse in quel vuoto, un paio di settimane fa. Dice che era stato incoraggiato da un importante sindaco settentrionale del Pd: “Vasco è come la Coca Cola, come la Nutella, piace a tutti. Vai avanti!”. Lui l’ha ringraziato, il giorno dopo, in albergo a Fai, trovandolo un divo “molto normale” e lasciandogli “alcune bottiglie di Trentodoc”. Pur sempre bollicine.

Veneto? Eh no!

“Sono nato a Bussolengo, provincia di Verona, casualmente, perché mia mamma conosceva bene i medici di Bussolengo. Ma ho sempre vissuto a Borghetto. Non dite che sono veneto. Certo la nostra è una famiglia di confine…”.

Vittoria (salvinista).

“…sin da piccolo saliva in Valle Rendena dalla sua Milano per trascorrervi le vacanze a casa della nonna. Il nostro segretario a Pinzolo ha continuato a venirci… Matteo sapeva a menadito i punti forti e le criticità di ogni angolo del nostro territorio” e nel 2018, al ritmo di sette comizi al giorno, “per farlo ci vuole il suo physique du role”, e ha dato la spinta decisiva alla Lega che aveva già il vento in poppa.

Visioni? Non sia mai.

Coerente al suo pragmatismo, anche sul futuro finanziario dell’autonomia il presidente della giunta provinciale ribadisce: “Quando vengo chiamato a parlare di visioni future preferisco non spingermi in ragionamenti seducenti e astratti, completamente slegati da un quadro di realtà”. Il non seducente Mau Fu Gat lascia a Mao, a Stalin, a Kennedy, a De Gasperi e a Kessler immaginare il futuro. Lui, della Lega, non è legato che al presente. Nelle stringatissime e bassovolanti conclusioni lo ribadisce: “I trentini sono gente quadrata, ordinata, che storce il naso di fronte alle promesse, alle facilonerie, a quel “mondo alla rovescia” di cui abbiamo parlato a proposito dell’orso: ma proprio questa serietà ci lascia convinti che l’Autonomia è in buone mani”. Garantisce Maurizio. Anche se (per ipotesi) vincesse Valduga!

Xenofobo, splendidamente.

L’anima più nera (nel senso di destrorsa) del Fugatti vien fuori sul tema stranieri e migranti. L’argomento lo lascia alla fine del libro, molte pagine dopo il lupo e l’orso. Prima dà la colpa dell’accoglienza diffusa al governo Letta e all’operazione Mare nostrum a causa della quale, secondo la sua semplicistica ricostruzione, “in sostanza, veniva accolto chiunque sbarcasse”. Poi spara sul centrosinistra provinciale, con questa tipica, demagogica filippica: “In Trentino si è voluto fare gli “splendidi”, spingendosi anche oltre quanto richiesto da Roma, pensando bene di portare i profughi in tutte le valli, in tutti i Comuni dove ci fossero delle strutture di proprietà della Chiesa o pubbliche”. Splendidamente xenofobo, Fugatti aggiunge scandalizzato: “Alla permanenza il centrosinistra aveva aggiunto la possibilità di viaggiare gratis sul trasporto pubblico in tutto il Trentino e le tesserine gratuite per andare a comperare gli alimentari nei negozi. Una distribuzione a pioggia di benefici che sfociò in numerosi comportamenti irregolari, con profughi che utilizzavano i buoni alimentari per acquistare sigarette e alcolici”. Custode dei confini, della trentinità e anche della morale dei migranti, Fugatti li ha concentrati tutti a Trento, salvo deportarne alcuni a Torino, con negativi effetti sulla stessa convivenza nel capoluogo. Ma l’importante, per lui, è non fare gli “splendidi”: non dare nemmeno piccoli diritti a chi non ci ha chiesto il permesso di vivere in Trentino.

Zii di riferimento.

Sono importanti: la passione politica l’ha ereditata, oltre che da papà Adriano, impegnato in liste civiche, autonomiste, a livello comunale, dallo zio materno Pietro Benvenuti, segretario della sezione Patt di Avio. Al suo funerale fece un discorso appassionato il noneso Franco Tretter, onnipresente funeral-man, padre e fratello di ogni vero autonomista. Con lo zio paterno Gemmo Fugatti ha vissuto nell’albergo Monte Baldo, sulla statale 12 vicino al confine, che lo zio gestiva insieme a suo padre. Ma lo “zio” politicamente decisivo resta Enzo Erminio Boso: un mito, l’Homo Leghista per eccellenza, l’unico orso che Mau Fu Gat, furbo come un gatto, abbia mai – ardentemente – amato.  

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Giancarlo Riccio Mo., 14.08.2023 - 09:28

Antwort auf von Massimo Mollica

Paolo Caro (Buon Ferragosto a te e a tutte e tutti che ci leggono, per prima cosa),

13 copie non sono poi poche, se si pensa a qualche storico oppure romanziere (parolona: diciamo qualcuno che prova a scrivere fiction...) della nostra regione che non supera le dieci sortite in libreria. E poi, per carità, si tratta di un presidente di Provincia in carica, con una messe di info che tu richiami - benissimo - persino in ordine alfabetico. Devo dare la precedenza a libri da finir di leggere e recensire per il mio giornale ma poi, forse anche nel giorno della trippa con presentazione del Fugatti-pensiero, mi avvicinerò al banchetto e sussurrerò, un po schiscio, "per favore, una copia. Quant'è?"...

Mo., 14.08.2023 - 09:28 Permalink