Maledetti confini, James Crawford
Foto: Bollati Boringhieri/James Crawford
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Maledetti confini

I segni e le ferite della storia analizzati nel bel volume dello scozzese James Crawford che parla di "storie di linee tracciate sul mondo"
  • Dovrebbe piacere, il titolo di questo libro, a quanti, e non sono davvero pochi, continuano a vivere come un’ingiusta sutura alle ferite della storia quel confine calato poco più di cent’anni fa sullo spartiacque alpino ad ovest ed a est del passo del Brennero, a segnare una divisione politica che la storia non aveva mai visto.

    Il volume edito in lingua italiana da Bollati Boringhieri intitola infatti “Maledetti confini”, con un sottotitolo altrettanto esplicativo: “Storie di linee tracciate sul mondo”. A scriverlo, in un linguaggio discorsivo e accattivante, un autore che, se le cose del mondo funzionassero nella maniera giusta dovrebbe essere urgentemente invitato a tornare in Alto Adige per raccontare la sua storia e le altre storie che ha racchiuso nelle 415 pagine di questo libro.

    James Crawford è nato in Scozia, delle isole Shetland per la precisione, ha studiato diritto, ha fatto l’editore e l’agente letterario, poi ha iniziato ad occuparsi dell’ambiente, della storia, dell’architettura e dell’archeologia della sua terra natale. Con questo libro allarga l’orizzonte della sua ricerca e delle sue riflessioni all’intero pianeta.

    Crawford percorre con lo sguardo il mappamondo alla ricerca dei segni tracciati dall’uomo per separare qualcosa da qualcos’altro, qualcuno da qualcun altro. E racconta.

    Il primo viaggio affonda nella storia più antica, quella raccontata da un cilindro di pietra sul quale 4500 anni fa qualcuno ha tracciato dei caratteri cuneiformi per indicare che, nel luogo dove la pietra era stata collocata, passava il confine. Dai deserti della Mesopotamia alle steppe congelate che si raccolgono attorno al Circolo Polare Artico. Qui la storia è quella drammatica dei confini artificiali che Russia, Svezia, Norvegia e Finlandia hanno tracciato a separare, a volte in modo puramente teorico ma spesso con barriere fisiche, una terra che, per secoli e secoli, è stata la patria e la fonte di vita per un popolo, i Sami, e per le loro immense mandrie di renne. E anche la storia di un uomo che ha dedicato la sua vita a disegnare di carte geografiche di una terra che nessuno vuol riconoscere come una realtà necessaria e vivente.

    E poi ancora: un confine tra guerra e pace nell’antica Grecia, le muraglie edificate da Roma al limite nord della Britannia conquistata e da qui, con un salto brutale del tempo e dello spazio si arriva ad un altro muro, quello fatto di lastre di cemento, travi di ferro e filo spinato che divide Israele dalla Palestina, inutile monumento eretto all’illusione di impedire le violenze e i massacri.

    Un altro confine, un altro carico di sofferenze, di morte e di dolore. C’è un uomo che da anni insegue i segni perduti, semicancellati dal tempo di un confine ottocentesco tra gli Stati Uniti e il Messico, mentre chilometri e chilometri più a sud, sul confine reale, un altro muro respinge i migranti in arrivo da sud. Un’immagine che richiama quella della barriera fisica che separa l’Europa e Africa nell’enclave spagnola di Melilla, sulla costa del Marocco. Un varco immaginario che attrae come la luce attira le falene migliaia di migranti che tentano la sortita, vengono respinti, a volte feriti, qualche volta uccisi.

    Si è detto che varrebbe sicuramente la pena di convincere James Crawford a tornare in Alto Adige. Il verbo non è scelto a caso. Lo scozzese da queste parti è passato per parlare anche del “nostro” maledetto confine. La cosa che lo ha colpito e che racconta in alcune pagine molto belle è il senso precario di quella linea immaginaria tracciata cent’anni fa dai geografi militari e che ora si sposta e si scioglie assieme al ghiaccio in cui era segnato. Un confine mobile che segue quei mutamenti del suolo e del clima che hanno restituito anche i resti di un uomo vissuto cinquemila anni or sono.

    Quando i confini erano solo quelli creati dal possibile e dalla volontà.

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Alberto Stenico Mo., 20.05.2024 - 06:19

Un GRAZIE a Maurizio Ferrandi per il suo costante lavoro di ricerca e di approfondimento dei temi che riguardano da vicino il nostro territorio e la nostra comunità.

Mo., 20.05.2024 - 06:19 Permalink
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Hans Punter Do., 23.05.2024 - 15:41

Auspicabile che i confini fra gli stati nazionali in Europa si sciolgano come si stanno scogliendo i ghiacciai per effetto del cambiamento climatico.

Do., 23.05.2024 - 15:41 Permalink