“Popolo della libertà”?

“Qualcuno di voi ha ricevuto indietro l’IMU come ha promesso Berlusconi? Io no”. Lo grida, ironico, Elmar Thaler, comandante degli Schützen altoatesini, nel corso del comizio conclusivo. Applausi della piccola folla. Thaler vuole dire che di questo Stato non ci si può fidare. Vai a dargli torto. L’Italia è in crisi e “non può permettersi di finanziare le autonomie speciali”. L’Europa va a rotoli e non sa che pesci pigliare… Quindi? Le minoranze trovino la loro via d’uscita. Meglio: cerchino la porta per andarsene. Quella scorciatoia si chiama “libertà”, “indipendenza”, “autodeterminazione”.
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Lavoro
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Un insolito Popolo-della-Libertà si concentra in piazza Rena a Merano e sulle passeggiate Lungopassirio. Si compone, dicono, delle “minoranze europee”. Minoranze? Baschi, catalani, fiamminghi, scozzesi. Ma anche bavaresi, veneti, friulani, triestini. A conti fatti l’unico gruppo che può vantare davvero la patente di etnia oppressa sono i tibetani. Tra gli europei presenti? Tutte minoranze/maggioranze (in casa loro). I fiamminghi sono persino maggioritari a livello statale. Non sarà che questa via d’uscita indipendentista, col rifiuto di cercare il modo di convivere con gli altri senza dover per forza creare nuove frontiere, avrà l’effetto di rendere ancora più debole la miriade di minoranze che sono davvero senza voce e si trovano sparse in Europa e nel mondo?

È ancora mezza mattina. Le rappresentanze dei gruppi di paese si avvicinano alla spicciolata. Mi cade l’occhio sulla scritta: “A echter Tiroler hot Lederhosen on”. Ahia! Io, vero tirolese, sono qui in blue jeans. Speriamo che nessuno se ne accorga. Gli stand vanno popolandosi. Al gazebo Svp c’è il sindaco di Merano, Günther Januth. Mi vede, si avvicina, mi dice: “Lei che è un meranese DOC, cosa ne pensa?” Wow, non si è accorto dei jeans. Del resto nemmeno lui porta i Lederhosen. “Una cosa così si poteva fare solo a Merano, la città sul confine”, rispondo. Molto bene organizzata. Sulla promenade si snodano le bancarelle della “Passeggiata dei sapori” (“Prodotti tipici e prelibatezze da tutte le Regioni italiane”). Proprio oggi. Dopo la Sicilia, la Sardegna e il Piemonte, ecco la Süd-Tiroler Freiheit e la Bürgerunion. Anche lì qualche assaggio di formaggio e Kaminwurz. Prima gli arancini di Sicilia e subito dopo i palloncini Los-von-Rom. Ben congegnato, signor Sindaco.
L’atmosfera è quella della festa. Formaggio, salsicce e politica. Birra e libertà. Allo stand dei belgi (pardon fiamminghi) una ressa inverosimile. Ecco la spiegazione: “Eine Unterschrift für die Selbstbestimmung = ein Flämisches Bier”. Tutto chiaro. Io non bevo alcolici di mattina. Perciò non firmo.

Alle fontane di corso Libertà sghignazzano le maschere dei Krampus venostani. Al piano superiore i gazebo dei partiti. Ghiotta occasione per raccogliere qualche voto? Pius Leitner si lascia immortalare “con i miei amici trentini, anzi Welschtiroler”, Martha Stocker sorride felice, Karl Zeller dà spiegazioni sulla Vollautonomie, Eva Klotz dispensa interviste. Allo stand del “popolo veneto” si fa cassa: persino i volantini costano 50 centesimi (!). “Se hai tempo porta la tua consorte a vedere le bocche del Po…” Boh!

Canti, musica, fruste, qualche danza. Nel pomeriggio sul palco in piazza Rena si alternano brevi comizi. Al microfono gli ospiti stranieri. La location è perfetta. Chiesa del Sacro Cuore ultracentenaria. Palazzo ottocentesco Esplanade. Statua ottocentesca della Madonna (un po’ in disparte). Risuona una parola: “nazione”. Idea ottocentesca, per l’appunto. “Il futuro appartiene a noi”, introduce Verena Geier in rappresentanza degli organizzatori. Seguono un coro islandese (radici vichinghe, spiegheranno poi), un Bossi fiammingo che infiamma la piccola folla (ad ascoltare e applaudire davvero ci sono duecento persone), i rappresentanti della Serenissima, quelli del Territorio libero di Trieste (?), i friulani, una brutta copia del Dalai Lama, l’inviato scozzese (che voterà yes al prossimo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito), una bella catalana che parla un simpatico inglese, l’ex primo ministro del Liechtenstein e un rappresentante del popolo basco. Ad ulteriore illustrazione del “futuro” la squadra del reggimento di fanteria veneto in costume tardo settecentesco che ascolta sull’attenti a metà piazza (senza capire una parola). Chiude, tra gli applausi, il comandante Thaler che, spiegata la necessità dell’indipendenza che prima o poi arriverà,  lascia la piazza al gruppo musicale Volxrock.

Dopo giorni di pioggia torrenziale, una bella giornata quasi tutta di sole. Lo slogan più gettonato: “Südtirol ist nicht Italien”.
Il 25 aprile (festa della Liberazione, da queste parti), il giornalista Henning Klüver chiudeva con queste parole un suo servizio molto ben fatto, trasmesso alla radio germanica: “Heimat e identità culturale sono valori importanti. Però nella competizione delle regioni europee il Sudtirolo dovrebbe stare attento a non occuparsi sempre solo di se stesso. Badi a diventare piuttosto una regione moderna e orientata al futuro. Una realtà che supera i confini senza tracciarne di nuovi”.
Appunto.

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Martin Geier Sa., 18.05.2013 - 22:13

Bel pezzo; complimenti. Unico appunto; la signora si chiama Verena Geier e noch Gaier(no; non e' parente mia ;)
Particolarmente piaciuta mi e' l'immagine dei stand gastronomici delle regioni italiane insieme con birra fiamminga e folklore. Sara' stata una bella festa e molto multicolore; hanno copiato bene l'adunata festosa degli alpini 2012; hanno capito che marciare e basta non funziona e hanno imparato che si attira più gente con una festa, ovvero con musica e birra.
Non prendiamo la questione troppo sul serio e rilassiamoci un po'. ;)

Sa., 18.05.2013 - 22:13 Permalink
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Sybille Tezzele So., 19.05.2013 - 09:26

Grazie, grazie per questo articolo;
"echte Tiroler"- hahaha, a me piace definirmi "diversamente italiana" e gli jeans ci stanno benissimo! :D

So., 19.05.2013 - 09:26 Permalink
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gorgias So., 19.05.2013 - 09:56

versucht die Nationalismen zu überwinden. Das Modell der Autonomien spiegelt die Idee wieder dass es möglich ist in einer pluralistischen Gesellschaft zu leben.
So sollten diese Sezessionsbewegungen, nur weil sie europäisch vernetzt sind, nicht hinwegtäuschen dass sie im Grunde diesem Geist wiedersprechen. Da sie nicht an ein gemeinsames Zusammenleben glauben, ist ihre Lösung die Aufspaltung in subnationale Realitäten, die im Grunde die nationale Logik aufrechterhalten.
Anstatt die Einung Europas voranzutreiben verursachen Sie dessen Fragmentierung.

So., 19.05.2013 - 09:56 Permalink
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Alfons last So., 19.05.2013 - 10:58

er Kommentar ist einfach nur tendenziös. Der Autor ist nicht in der Lage, seine persönlichen Vorurteile gegen das grundsätzlich durchaus vertretbare und gerechtfertigte Unabhängigkeitsanliegen von Minderheiten zu überwinden. Als persönlich Anwesender muss ich die Behauptung, dass ein Redner das Wort "Nation im Sinne des 19. Jahrhunderts" in den Mund genommen hat, bestreiten (“nazione”. Idea ottocentesca, per l’appunto.). Es unterstreicht allerdings, dass sämtliche Reden (auch jene von Thaler) dermaßen nachvollziehbar und berechtigt waren, dass man sich kritisierbare Passagen "erfinden" muss!!!
Auch die Behauptung, dass lediglich 200 Menschen den Rednern zuhörten unterstreicht die fehlende Objektivität des Verfassers. Nur in einem Punkt kann ich dem Verfasser zustimmen: Die Köstlichkeiten aus dem Rest Italiens in direkter Nähe zum Veranstaltungsort bereicherte die VEranstaltung durchaus und unterstrich die Verschiedenheiten und die Bedeutung der Regionalität.
Zu Gorgias Kommentar: Die Unabhängigkeitsbewegungen widersprechen keineswegs dem Europäischen Gedanken und sind erst recht nicht ein Hindernis für die Überwindung von Nationalismen. Eine solche Argumentation ist einfach nur unseriös. Vielmehr ist es so, dass eine tatsächliche europäische Integration keine Nationalstaaten benötigt und durchaus die Regionen bürgernahe Entscheidungskompetenz übernehmen sollen.
Jedem steht es frei, seine Vorbehalte zu einer etwaigen Unabhängigkeit zu äußern. Allerdings sollte dies nicht durch Unwahrheiten geschehen. Letzteres würde nur unterstreichen, dass seriöse Argumente gegen die Unabhängigkeistbestrebungen in Europa fehlen!!!

So., 19.05.2013 - 10:58 Permalink
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Martin Geier So., 19.05.2013 - 12:03

Antwort auf von Alfons last

Ich hingegen stimme @Gorgias Ausführungen zu. Es ist das Manko der Befürworter oben daß sie unfähig dazu sind auch die Italiener Südtirols anzusprechen; denke auch daß dies allein schon aufgrund derer Natur unmöglich zumal sie außerstande sind über ihren zutiefst deutschen Schatten zu springen. Aus den Ansprachen gestern klingt mA heraus daß mit 'wir Südtiroler' nur der deutsche Anteil der Bevölkerung gemeint ist; oder irre ich mich etwa? Abgesehen von der Art der Veranstaltung gab es aus politischer Sicht nix neues zu berichten; es wurden nur die bereits altbekannten und xmal wiederholten Thesen, Wünsche und Meinungen wiederholt. Das Hauptanliegen scheint bei den Schützen die Rückkehr zu Österreich zu sein; denke aber kaum ob das eine Mehrheit der Bevölkerung so wünscht. Ingesamt muß man aber feststellen daß es über Weg und Ziel der Reise keine Einigkeit ist; das Los von Rom ist der kleine kleinste gemeinsame Nenner; das ist aber ziemlich dürftig. @Gorgias hat mit seinem Statement recht; viele Befürworter haben ein Problem mit Zusammenleben und überhaupt ein Problem mit der Buntheit Südtirols und den politischen und kulturellen Forderungen der anderen Teilnehmer.
Es ist Denken des 19. Jahrhunderts mit tablet und smartphone.

So., 19.05.2013 - 12:03 Permalink
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Benno Kusstatscher So., 19.05.2013 - 11:01

War Klüver nicht der bundesdeutsche Autor, von dem der Satz stammt:

"Die Italiener sind so sympathisch, weil wir uns ihnen – und sei es auch nur ganz im Stillen – ein bisschen überlegen fühlen können."

Wie sympathisch müssen wir Südtiroler ihm dann erst sein, mit unserem Kleinkram.

So., 19.05.2013 - 11:01 Permalink
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Harald Knoflach So., 19.05.2013 - 12:15

wir müssen nationalismen überwinden. da stimme ich mit dir überein. es gibt jedoch keinen kausalzusammenhang zwischen unabhängigkeitsbestrebungen und nationalismus. das ist auch eines der großen probleme bei dieser diskussion hier in südtirol. selbstbestimmung wird automatisch als "rechts" und "national" abgestempelt und somit eine ergebnisoffene diskussion im keim erwürgt. du kannst dir nicht vorstellen wie oft ich mich als unabhängigkeitsbefürworter schon rechtfertigen musste, kein rückwärtsgewandter nationalist zu sein. das ist doch bizarr. dabei ist selbstbestimmung ein urlinkes prinzip und wird in vielen teilen europas auch von linken und progressiven parteien getragen. freilich gibt es auch unabhängigkeitsbestrebungen in einem rechten und nationalen mileu (z.b. flandern), die man als rückwärtsgewandt beschreiben kann. aber nochmals: da gibt es keinen kausalzusammenhang und viele der strömungen sind progressiv. die bewegungen in schottland und katalonien widersprechen einer überwindung des nationalismus überhaupt nicht. im gegenteil. die linke schottische snp ist wesentlich solidarischer, europafreundlicher und inklusiver als die londoner zentralregierung. die snp propagiert eine soziale marktwirtschaft mit großer interner und externer solidarität nach skandinavischem vorbild. deren verständnis ist meilenweit vom konservativen londoner turbokapitalismus bzw. neoliberalismus entfernt. dieser ist nämlich auch mitgrund für das erstarken des schottischen unabhängigkeitswillens. die snp hat - für den angloamerikanischen raum eigentlich undenkbar - studiengebühren abgeschafft, den entwicklungshilfe-etat verdoppelt und betreibt den ausstieg aus der kernenergie. wenngleich man sagen muss, dass london in seinem wettbewerbsdenken sehr konsequent ist und im gegensatz zu spanien den wettstreit der ideen (ganz im sinne eines freien marktes) zulässt.

So., 19.05.2013 - 12:15 Permalink
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gorgias So., 19.05.2013 - 13:13

Antwort auf von Harald Knoflach

Der nationalismus hatte schon immer emanzipatorische Elemente. So sollte eben die Bildung einer Nation die Fremdherrschaft beenden, die ein Land unterworfen war. Dieses emanzipatorische Element des Nationalismus ist sicher links, auch war der Nationalismus eine progressive Elemente in ihren Anfängen hatte, wandelte er sich in der zweiten Hälfte des 19. Jahrhunderts. Für mich ist der begriff "linker Patriotismus" nichts neues, so kann ich mir unter einem "linken Nationalismus" auch was vorstellen, die Idee dass Staatgebiet, Staatvolk und Staatgewalt eine Einheit bilden sollen und das unter "linkem" Vorzeichen.

Ich kenne den bbd und deren Ideen und muss sagen, dass ich bei der Verfassung meines ersten Kommentars bewusst diese nicht mitberücksichtigt habe, weil ich diese Veranstaltung "iatz" kommentiert habe und keinen Verbomdimg zwischen bbd und diesen Event feststellen kann. Es ist auch Bezeichnend dass sich der bbd nicht zu diesem "Fest der Selbstbestimmung" geäußert hat. Weder positiv noch negativ.

Tatsache ist aber dass mit "iatz" von einer Gruppe von Menschen geprägt wird, besonders Schützen und stf, die hauptsächlich nationalistisch und antiitalienisch im Kern sind. Auch wenn sie versuchen ihre Feigenblätter zu kultivieren (wie den Che in der Parteizentrale auf die Wand zu kleben oder ein italienisches Hoferlied aufzutreiben, das dann von niemanden gesungen wird. - Würde mich jedenfalls freuen wenn es ein youtube-video von Eva Klotz gäbe).
Was aber bezeichnend ist, ist dass die Schützen den Landtag in einem Aufmarsch, der einer Quasi-Belagerung anmutet, diesen Auffordern sich auf dem Weg zu machen "irgendwie" sich vom Staat Italien zu lösen. Wie man das Zusammenleben neu regelt wid offen gehalten ( dann ist ja eh alles in deutscher Hand?).
Was die STF angeht ist dieses Referendum nichts weiter als die Anwendung der Mehrheitslogik auf Minderheitenfragen. Wäre Südtirol homogen "deutsch" dann wäre so ein Referendum kein Problem, aber anstatt einen Konsens der Sprachgruppen vorher anzustreben wird diesem Herbst fleißig "Selbstbestimmungsreferendum" geübt. Diese Majorisierungsaktionen sind nicht weiter als die Anwendung der selben Strategie, die früher auch vom italiensichen Staat angewendet wurde: Und zwar einmal durch Siedlungspolitik die deutsche Bevölkerung zur Minderheit zu machen oder auch mit der Schaffung einer Region die deutsche Bevölkerung in der wichtigen Entscheidungseinheit zur Minderheit zu machen. Genau das was wir dem italiensichen Staat (bis 72) vorgeworfen haben, wollen diese Gruppierungen hier anwenden.

Das ist hier weder minderheitenfreundlich, noch im europäischen Geist.

So., 19.05.2013 - 13:13 Permalink
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Harald Knoflach So., 19.05.2013 - 13:39

Antwort auf von Harald Knoflach

es ist alles sehr gut durchdacht, was du da antwortest. so stelle ich mir diskussion vor. danke dir dafür.

ein zwei bemerkungen:

der begriff "national" hat die unterschiedlichsten konnotationen. sowohl zeitlich als auch ideologisch. so hat auch die schottische linkspartei snp "national" in ihrem namen. versteht dieses "national" jedoch inklusiv. d.h. die nation wird nicht an ein unveränderliches merkmal festgemacht (geburt), sondern als "willensnation" verstanden. ein nationalstaatskonzept, das von einem geburtsrecht ausgeht, ist meines erachtens schon rechts, da dies elitär statt egalitär wäre.

du haust in deinem ersten kommentar aber schon alle in eine pfanne und behauptest, dass sezessionsbestrebungen dem antinationalismus widersprächen. autonomien sind meines erachtens nur eine reaktion auf nationalismus und funktionieren nach der gleichen logik wie der nationalstaat, von dem sie sich abgrenzen. ich sehe auch da keinen kausalzusammenhang. autonomien sind nicht notwendigerweise antinational und dienen nicht notwendigerweise der überwindung des nationalismus (wie das beispiel südtirol mit seinem proporzsystem beweist).

gleichsam ist eine regionalisierung europas nicht gleichzeitig seine fragmentierung. im gegenteil: kleine einheiten unterliegen einem höheren integrationsdrang als große nationalstaaten. das heißt sie streben vermehrt nach einer europaweiten zusammenarbeit bei gleichzeitiger verlagerung der entscheidungsbefugnisse auf regionale ebene. das halte ich für ein sehr erstrebenswertes modell.

deinem zweiten kommentar kann ich nur zustimmen.

So., 19.05.2013 - 13:39 Permalink
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Sepp.Bacher So., 19.05.2013 - 20:00

Antwort auf von Harald Knoflach

Ich habe mich in Meran gefragt, ob die Tatsache, ob sich eine Minderheit, in Tracht, in Uniform, in Zirkus-"Tuta" oder ganz unspektakulär gekleidet präsentiert, etwas mit ihrer politischen Gesinnung zu tun hat? Haben politisch Linke weniger das Bedürfnis Tracht und Brauchtum zu pflegen? Ich habe einmal ein Gruppe von Aostanern, linke 68-er, kennengelernt, die sich zur Aufgabe gemacht haben, ihre typischen Volkslieder und Tänze zu pflegen, damit sie nicht in Vergessenheit geraten. Sie trugen bei ihren Auftritten aber keine Trachten.

So., 19.05.2013 - 20:00 Permalink
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Benno Kusstatscher So., 19.05.2013 - 20:37

Antwort auf von Harald Knoflach

Also Sepp, wenn man jetzt wegen seiner Klamotten politisch eingeordnet wird, dann wird es Zeit für einen Aufstand! Sicher, an den Farben der Stutzen unter den Bergschuhen kann man die Herkunft vielleicht erraten, an den zur Tracht getragenen weißen Handschuhen gewisse, militärische Ambitionen ableiten, aber eine Tracht oder Jeans zur Links- oder Rechtseinordnung, dann komme ich lieber nackt als mich entscheiden zu müssen oder zieh die Sarnerpfoat halt zu den Jeans an, um mich in beide Richtungen abzugrenzen. Hoffentlich ist nichts dran an Deiner These.

So., 19.05.2013 - 20:37 Permalink
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Harald Knoflach So., 19.05.2013 - 23:05

Antwort auf von Harald Knoflach

in ermangelung besserer termini und aufgrund der notwendigkeit von kategorisierungen habe ich die begriffe links und rechts verwendet. im vollen bewusstsein, dass sie eben nur generalisierungen sind und der komplexen politischen spielwiese nicht rechnung tragen. links und rechts werden zwar meist mit den begriffspaaren progessiv/konservativ, international/national und egalitär/elitär assoziiert, doch greift das alles zu kurz.
wenn wir das generalisieren ob des begrenzten rahmens hier dennoch weiterführen wollen, so meine ich, dass der rechte mehr zur uniform tendiert, der linke sich hingegen "individuell" uniformiert. d.h. rechte tragen uniformen (trachten usw.) die man als solche erkennt. linke wollen durch ihren kleidungsstil ihre individualität ausdrücken. sie tun dies aber wiederum in einer art, die uniform ist (hippies, ökofreaks usw.)

So., 19.05.2013 - 23:05 Permalink
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Martin Geier So., 19.05.2013 - 14:06

Entschuldigt wenn ich mich einmische. Autonomien sind meines Erachtens nicht nur als Reaktion auf Nationalismus zu sehen sondern stellen den allgemeinen Wunsch dar sich selbst zu verwalten; das berührt also nicht nur 'andersartige' Territorien sondern auch den Wunsch ganz normaler Regionen nach devolution und Föderalisierung. Dem Kommentar von Gorgias kann ich nur zustimmen; dem Einwand Haralds daß es verschiedene Begriffe von 'Nation' gibt ebenfalls. Man kommt aber nicht umhin festzustellen daß der Nationsbegriff der meisten Südtiroler Unabhängigkeitsbefürworter(hier STF und Südtiroler Schützen) tief in der Abstammung und in der Vergangenheit wurzelt; das zeigt sich nicht zuletzt in der Diskussion um die doppelte Staatsbürgerschaft. Die Diskussionen um links und recht oder um rechte oder nichtrechte Nationalismen habe ich ohnehin nie gemocht weil Erfahrungen und Beispiele gezeigt haben daß auch 'linke' Nationalismen wenigstens so intolerant und gewalttätig sein können wie rechte. 'Iatz!' war aus Sicht der Veranstalter sicher ein großer Erfolg; politisch Neues gab es darin aber nix zu finden und noch weniger konnte man feststellen daß die Macher irgendwie ein Interesse an einem Zugehen auf die Italiener oder allgemein auf die Buntheit des Landes haben. Südtirol ist das Land der vielen politischen Fixmodelle(die nicht miteinander können) und des Aufeinandertreffens des deutschen und italienischen Nationalismus. Das verhindert jegliche normale Diskussion und wirkt jeder Schaffung eines gemeinsamen Bewußtseins entgegen. Eigentlich lustig das Spielchen Veranstaltung und Gegenveranstaltung zu begutachten. Im gewissen Sinne war die adunata2012 eine Antwort auf das Gedenkjahr 2009 und Iatz! wiederum eine Antwort(und eine Kopie) der adunata.
Gemeinsame Feste gibt es in Südtirol keine; genausowenig wie es keine gemeinsamen Gedenktage, keinen gemeinsamen Blick auf die Geschichte und kein kollektives Bewußtsein; also kein 'homogenes Volk' mit gemeinsamen Traditionen gibt.
Südtirol ist ein Territorium das sich drei Ethnien teilen; überspitzt formuliert.

So., 19.05.2013 - 14:06 Permalink
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Harald Knoflach So., 19.05.2013 - 14:20

Antwort auf von Martin Geier

dein einwand zu den autonomien ist gerechtfertigt. ich hab wohl auch einen kausalzusammenhang hergestellt, den es nicht gibt. autonomien müssen nicht immer reaktion auf nationalismus sein. im südtiroler fall es jedoch so.
freilich gibt es auch intolerante linke nationalismen. der schottische inklusive nationalism gehört jedoch nicht dazu. (was nicht heißt, dass es in schottland und katalonien keine nationalisten gibt. die gibt es überall. aber getragen werden die bewegungen nicht von elitären ausschließenden nationalisten).
das verständnis von stf und schützen wurzelt in der vergangenheit. da hast du recht. wobei man ihnen schon auch zugestehen muss, dass sie sich um ein wenig "internationalität" bemüht haben und auch einer sprachgruppenübergreifenden zusammenarbeit nicht abgeneigt sind. dass die skepsis ihnen gegenüber natürlich groß ist, liegt auch an ihrer vergangenheit und am vorherrschenden bild über sie. eine gewisse mäßigung orte ich aber hinsichtlich sprachgruppenzusammenarbeit bei allen "patriotischen" vertretern. in vielen foren ließt man ja immer wieder dinge wie "und was ist, wenn wir unabhängig sind? werden dann die italiener aus dem land gejagt?" solche unterstellungen sind tragen bestimmt auch zur oben erwähnten "skepsis" bei.
ad "homogenes volk": oben sagst du ja selbst, dass autonomien nicht notwendigerweise nationalistisch sein müssen. ergo bedarf es doch auch kein homogenes volk sondern nur eines gemeinsamen territoriums.

So., 19.05.2013 - 14:20 Permalink
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Martin Geier So., 19.05.2013 - 14:41

Antwort auf von Martin Geier

Ok; homogenes Volk ist mißverständlich. Was ich sagen will ist daß dem Land eine allgemein akzeptierte gemeinsame Tradition, ein gemeinsames Bewußtsein einer Gemeinschaft anzugehören abgeht; das ist der Kern meiner Aussage. Katalonien und Schottland hingegen können auf eine historische und kulturelle Tradition aufbauen. Heute ist es aber bei uns so daß sich die beiden wichtigsten Traditionen gegenseitig bekriegen; einanander beargwöhnen und nicht akzeptieren und eine Schaffung einer gemeinsam akzeptierten Tradition im Weg stehen. Halte den Organisatoren zugute daß sie sich um Internationalität bemüht haben; das ist aber auch schon alles. Was Mäßigung der Sprache anbelangt so kann ich Deiner Beobachtung nicht ganz folgen. Es ist eher so daß je nach Anlass und nach Art der Zuhörer etwas leiser oder härter gesprochen wird; an der Substanz der Inhalte ändert das aber nix. Die Sprache manchmal hier und das Verwenden von Wörtern wie Tatort spricht nicht gerade für die Südtiroler Schützen:
http://toponomastik.com/
Interessant daß die Schützen mit venezianischen Vertretern besser können als mit hiesigen Italienern; weil sie weiter weg sind? Denke das stimmt so recht gut.
Deiner Kritik weiter unten kann ich voll zustimmen; halte mir zugute daß ich solches Vokabular weder in die eine noch in die andere Richtung je verwendet habe; das ist aber auch ein Symptom für die Hitzigkeit Südtiroler Auseinandersetzungen. Mal sehen ob es neue gesellschaftliche Wege geben kann.

So., 19.05.2013 - 14:41 Permalink

Martin, haben wir es wirklich notwendig, künstlich Traditionen zu schaffen? Wozu künstlich? Und wozu Traditionen? Ich denke, dass die drei Sprachgruppen sehr viel Tradition und auch sehr viel gemeinsame Tradition hier in unserer Gegend haben, die wir ruhig etwas mehr in den Vordergrund stellen können. Natürlich hat die erste Hälfte des letzten Jahrhunderts diesem Land unverwurzelte Menschen hinterlassen. Und es kann wohl nicht funktionieren, wenn man großmütig die eigenen Wurzeln zur Identitätsfindung anbietet, oder die eigenen Wurzeln verbiegt, um Gemeinsamkeit zu demonstrieren.
Man kann allerdings das "Territorium" etwas weiter spannen und die gemeinsame Tradition mit dem Trentino als Referenzpunkt sehen, wodurch sich die Ethnienproblematik ganz von selbst entspannen dürfte.
Dass die Schützen mit den Venezianern... das kann man vielleicht mit diesem Argument erklären, aber vielleicht halt auch durch die unglücklche rechte Besetzung des Unabhängigkeitsthemas, die wir mit Venezianern, Padanern usw. gemeinsam haben.

So., 19.05.2013 - 15:02 Permalink
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Martin Geier So., 19.05.2013 - 18:04

Antwort auf von Martin Geier

Du sagst es ja in Deiner Antwort selbst. In den Vordergrund stellen soll man die gemeinsamen Traditionen in denen dann auch die gemischten Traditionen Platz finden. Eine 'neue' Tradition zu schaffen wäre nicht nur ein verwegenes sondern auch ein unmögliches Unterfangen. Heute ist es so daß die eine Seite die Traditionen der jeweils anderen nicht schätzen will und gerade auch die 'deutsche' Seite die Traditionen der Italiener als nicht zum Territorium gehörig erachten. Italienische Nationalisten wiederum wollen die Traditionen der deutschen und ladinischen Südtiroler mit viel Italianità übertünchen und sie zur sehr lokalen Folklore quasi degradieren. Da diese beiden Gruppen die Diskussion bestimmen ist und bleibt es sehr schwierig. Aus 'deutscher Sicht' ist es auch schwierig die Traditionen der Italiener anzuerkennen; nicht nur weil sie als letzte gekommen sind sondern auch weil deren Geschichte und ein Teil ihres gesellschaftlichen Erbes untrennbar mit dem italienischen Faschismus verbunden ist. Will die 'deutsche Seite' politisch und gesellschaftlich weiterkommen muß sie sich genauso bewegen wie es die Italiener Südtirols tun müssen; sie muß also vom piedistallo(wie die Italiener sagen würden) aus historischem Unrecht und teilweise Jammerei runterkommen und sich mit den Italienern auseinandersetzen. Ansonsten sind wir weiterhin nur Zuschauer in einem ping pong Spiel wo mit Märschen und Festen politische Reviere abgesteckt werden.
Deinem Statement zu Territorium kann ich mich anschleißen; natürlich ist das so weil wir uns hier in erster Linie mit Südtirol beschäftigen; und Südtirol beschäftigt sich leider sehr mit sich selbst. Es sollte aber in alle Richtungen, nord, süd, ost, west, schauen und sich neue Anregungen holen.

So., 19.05.2013 - 18:04 Permalink

Womit wir genau beim Punkt wären, dass Territorien, die genau definiert werden müssen, eben abgrenzend sind und auch wenn sie nur als "Verwaltungsgrenzen" bezeichnet werden, der Problemlösung nicht hilfreich sein können, sondern bestenfalls die Problematik um einige km verschieben. Leider ist dieses .bz aber in aller Köpfe so hineingebrannt, bei Salto, bei BBD, bei Iatz, bei ff und Tageszeitung, beim RAI Sender BZ und anderem im Äther und natürlich bei sämtlichen unserer politischen Parteien. Auch der Begriff der Euregio kann in dem heute gekannten Sinne nur das Unbehagen weiter von uns wegschieben, aber nicht verhindern.

Ein weicherer Begriff wie vielleicht "unser Gebiet" ist meines Erachtens der erste Schritt zur Entspannung. Jegliches weiteres Festzementieren der Landesgrenzen wird weiteres Unbehagen zur Folge haben.

So., 19.05.2013 - 20:54 Permalink
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Paolo Bill Valente So., 19.05.2013 - 14:26

Solo un paio di chiarimenti:
1. Sì, sono un po’ prevenuto nei confronti di tutti coloro che costruiscono muri e sono pregiudizialmente dalla parte di chi costruisce ponti.
2. Confermo che nei brevi comizi in piazza Rena più volte è risuonata la parola “nazione” (“Wir sind eine Nation”, “Do Popołi do Nasion”...), idea che io considero ottocentesca, sia che provenga da una minoranza linguistica che dai rappresentanti di uno Stato “nazionale” (appunto)
3. Confermo che le persone che ascoltavano davvero e applaudivano erano ca. 200, riempivano ca. metà di piazza Rena. Poi c’erano tanti altri in giro, a divertirsi e magari a firmare petizioni in cambio di una birra (qualcuno che ho incontrato in serata deve aver firmato parecchie volte, a giudicare dall’andatura non proprio rettilinea).
4. Autodeterminazione, destra e sinistra. In ogni caso il più applaudito è stato l’oratore fiammingo. Il meno applaudito invece il sindaco Januth che si è guardato bene dal lanciare facili slogan e anzi ha detto che la bellezza di Merano sta nella sua multiculturalità.

So., 19.05.2013 - 14:26 Permalink
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Profil für Benutzer Sepp.Bacher
Sepp.Bacher So., 19.05.2013 - 19:30

Bevor ich die vielen Kommentare lese oder auf Aussagen des Autors eingehe, möchte ich meine Eindrücke schildern, die ich in den zwei Mittagsstunden - also noch vor den Reden - am Sandplatz und Umgebung gemacht habe.
Auch ich kam über die Promenade und hörte das Goaßl-Schnölln von weitem. Ich war ebenso überrascht, als erstes Köstlichkeiten aus den verschiedenen Genussregionen Italiens angeboten zu bekommen. Mittendrin ein Standl mit Krapfen und Strauben. Ich frage, ob das alles zusammengehört und erfrage, dass das nur Zufall sei. Also nähere ich mich den Goaßl-Schnöllern, nehme nun auch die verschieden Info-Stände der Parteien und Organisationen war, gehe aber vorbei. Mich interessieren Vertreter von verschiedenen Völkern in Trachten mit ihrer Volksmusik. Ich werde endtäuscht: Nur die Schotten können das bieten. Der Platzsprecher verliert dabei aber die Fassung und rätselt, was da wohl unter dem Schottenrock sei, usw. - unterste Schublade! Also Niveau haben die Patrioten?! Die Veneti haben nur Trommelschlag, Gleichschritt und alte Militäruniformen zu bieten. Die Basken eine Art Volksbalett. Die Katalanen eine Art Zirkus, die Menschenpyramide, auch entsprechend gekleidet. Aber einen Farbigen in ihren Reihen. Die Flamen präsentierten Fahnenschwinger zu Musik aus dem Lautsprecher. Übrigens Fahnen: davon gab es genug - in weiß-rot. Getragen und geschwungen von meist jungen Männern - oft schon zu Mittag mit einer "Fahne" - in allerlei Trachten, Lederhosen in allen Längen, von bayrischer Trachtenmode alla Oktoberfest bis zu den kurzen Lederhosen der Schuhplattler. Ich sah viele junge schneidige Leute, oft mit Tattoo auf Armen und Beinen, Ohrringen und sogar Ohr-Tunnel. Für sie passt da alles zusammen: so sehen junge Patrioten aus! Traditionelle Trachten sah ich nur bei einigen Schützenvertretern und bei Blas-Musikanten.
Ich ließ das Ganze - wie sichs gehört - bei Weißbier und Weißwurst ausklingen. Beides hat bei den Meraner Schützen gut geschmeckt. Überrascht und enttäuscht war ich wegen der eher geringen Beteilung: Der Schützenkommandant war zufrieden - lese ich in der Zeitung - er hat anscheinend die erwarteten 10.000 auch gesehen und gezählt. Und das ist wichtig!

So., 19.05.2013 - 19:30 Permalink
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Sepp.Bacher So., 19.05.2013 - 19:45

Paolo Valente meint: " A conti fatti l’unico gruppo che può vantare davvero la patente di etnia oppressa sono i tibetani. Tra gli europei presenti?" Typisch Sicht eines Italieners: Fragen Sie mal einen stolzen Chinesen, ob die Tibetaner eine unterdrücktes Volk sind? Sie werden zur Antwort erhalten: China hat mit seinem Einmarsch in Tibet die von den Mönchen Jahrhunderte lang in feudaler Weise unterdrückten und ausgebeuteten Tibeter befreit. Sie haben ihnen Bildung und wirtschaftliche Entwicklung gebracht. Möglicherweise - nach ihrem Verständnis - auch Demokratie. Wir kennen hier vor allem die Sichtweise der Exil-Tibeter. Wahrscheinlich gibt es in Tibet jene, die sich arrangieren, jene die die derzeitige Situation gut finden und die angesiedelten Chinesen, die es so sehen, wie Sie Paolo Valente.

So., 19.05.2013 - 19:45 Permalink
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Rupert Gietl -r So., 19.05.2013 - 20:48

Es ist den Veranstaltern nicht gelungen, die Italiener anzusprechen?
Unsere italienisch-sprachigen Mitbürger sind keine unmündigen Kleinkinder, die man mit Süßigkeiten irgendwohin locken muss, um ihnen eine Idee schmackhaft zu machen. Alle Bürger wurden über die Medien zu einer öffentlichen Veranstaltung geladen.
Wer kommen will, kann kommen.
Wie soll man es denn verstehen, wenn an alle Landtagsparteien eine Einladung ergeht, sich und die eigene Vorstellung von Südtirol zu präsentieren und mit anderen Bürgern und Meinungsträgern fair und offen zu diskutieren und dann geht keiner der Vertreter unserer italienisch-sprachigen Mitbürger hin und hat das Rückgrad, für seine Meinung einzustehen?
Wo waren die Grünen?
Hans Heiss stand am Sandplatz und hörte den Reden zu... Warum kein Grüner Stand mit Leuten, die bereit waren, ihre Ideen zu vertreten?
Auch die Schuld der Veranstalter?
Auch jene, die jetzt soviel Energie hier auf Salto aufwenden, um jene Andersdenkenden von Meran kleinzureden, dummzureden, in die rechte und nationalistische Ecke zu drängen, wo waren sie am Samstag?
Lieber im Elfenbeinturm sitzen und selbstbeweihräuchernde, pseudo-intellektuelle Reden schwingen.
Traurig, traurig, traurig!

So., 19.05.2013 - 20:48 Permalink
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Benno Kusstatscher So., 19.05.2013 - 22:21

Antwort auf von Rupert Gietl -r

Rupert, "pseudo-intellektuell" kann man mich ruhig bezeichnen, aber das mit der Beweihräucherung verstehe ich gerade nicht, geht es doch eher kontrovers zur Sache. Außerdem, was soll daran traurig sein, wenn wir hier diskutieren? Darf ja jeder mitdiskutieren, oder? Warum hätte ich sollen nach Meran fahren? Um als Zaungast sofort als einer der zehntausend Sympathisanten gewertet zu werden? Um eine Kaminwurz abzustauben? Um als Privatperson Ortlerbroschüren samt Krapfen zu verteilen? Sag mir, warum?

So., 19.05.2013 - 22:21 Permalink
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Rupert Gietl -r Mo., 20.05.2013 - 21:54

Antwort auf von Benno Kusstatscher

Hallo Benno, stell Dir vor: Ich hatte am Samstag keine Lederhosen an, hab' mir lieber eine Gekochte als eine Kaminwurze schmecken lassen und keiner hat mich als Volksfeind an den Pranger gestellt. So tolerant sind die Unabhänigkeitsbefürworter! :-)
Schau, die Sache ist wie im Fussball:
Man hatte zu einem Freundschaftsspiel geladen und ich verstehe jede Mannschaft und jeden Fan, der ungerne zu einem Auswärtsspiel fährt: Die Bequemlichkeit der eigenen Umkleide, das heimische Publikum, das auch eine schwache Leistung mit großzügigem Applaus belohnt...
Ich weiß nicht, wessen politisches Team Du unterstützt, aber ich nehme an, es hatte keine Lust auf ein freundschaftliches Auswärtsspiel. Das ist schade, denn man kann sich fair auf dem Platz messen und nachher zusammensetzen, um zu erkennen, dass der Andere auch nur ein normaler Mensch ist...
Das schlimmste aber ist der Fan vor dem Fernseher. Er hat zwar den eigenen Hintern nicht hochgekriegt, um 90 Minuten für seine Mannschaft zu rennen, aber er weiß natürlich alles besser und hat logischerweise auch keinen Respekt für den Gegner.
Es ist leider ein wenig so mit Salto: Es hat sich nach kurzem schon zu einer Wohlfühlplattform für Unabhänigkeitsgegner entwickelt:
Man weiß, welche Art von Artikeln man erwarten darf, welche Kommentare gut ankommen, man lobt sich gegenseitig und stimmt/kommentiert gemeinsam die wenigen Unverbesserlichen nieder, die es wagen, eine andere Meinung zu haben.
Nachher geht man mit dem Gefühl zu Bett, wieder einen kleinen Beitrag zur Verbesserung der Welt geleistet zu haben.
Ein Heimspiel eben...
Uns bringt es ebenso wenig, wie Euch, ständig nur zu Hause zu spielen, schade, dass Ihr und Eure politischen Vertreter unsere Einladung nicht angenommen habt.
Sie war nur gut gemeint.
Noch trauriger aber, dass man uns dafür auch noch mit Häme, Hochnäsigkeit und Haarspalterei begegnet, wie der Artikel oben leider so deutlich zeigt...
Doch ich spreche zumindest für mich und jene Aktivisten, die ich kenne:
Unsere Hand bleibt offen!

Mo., 20.05.2013 - 21:54 Permalink
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Martin Geier Mo., 20.05.2013 - 22:41

Antwort auf von Rupert Gietl -r

Meine Hand ist auch immer offen. Das es im Eifer des Gefechts auch manchmal deftig zur Sache gehen kann kann Jedem&Jeder passieren; wie auch hier auf salto.bz. An nur Heimspielen bin ich nicht interessiert; entsteht ja Wärme nur aus Reibung. Und ganz so alleine bist Du ja nicht hier zumal wir ja diverse Unabhängigkeitsbefürworter hier haben. Ein 50:50 Verhältnis wirst Du Nirgends finden; auf Südtirolnews und Tageszeitungonline scheinen eher die Befürworter zu überwiegen(wobei es mitunter recht deftig zur Sache geht; aber ich liebe ja ab und an auch deftige Küche ;)
Ich selbst habe in der Vergangenheit manch Auswärtsspiel ausgetragen; mal die Punkte dagelassen und sie manchmal mit nach Hause genommen. Bleib hier Rupert; und ein Ratschlag; schreib' Du mal einen Blogeintrag; wir werden uns dann alle einsetzen das dann auch ein Editors Choice wird; Harald hat es ja auch geschafft. :)

Mo., 20.05.2013 - 22:41 Permalink
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Benno Kusstatscher Di., 21.05.2013 - 11:45

Antwort auf von Rupert Gietl -r

Gut so Rupert! Halt ich mir doch auch die Lederhose für feierlichere oder lustigere Gelegenheiten auf. Sobald sie sich als Uniform anfühlt, zwickt mich nämlich auch die speckigste Hirschene überall. Von Fußball verstehe ich wohl noch weniger also von Politik, so erschließt sich mir der Vergleich eines Fußballspieles mit dem Iatz (oder dem letztjährigen Alpinitreffen, um neutral zu bleiben) nicht wirklich. Wennschon empfinde ich das Bild passend, sich als Angereister mit der Gastfahne mitten in die heimische Südkurve zwischen Tiffosi und Chaoten zu setzen, deren Einordnung auf ersten Blick gar nicht so einfach ist. Die Südkurve als „Einladung“ zu deklarieren? Naja…

Sicher hat das Salto-Publikum ein Dynamik entwickelt, in der sich ein Trend abzeichnet. Es ist nicht immer leicht zu beurteilen, wie repräsentativ die hier geäußerten Meinungen sind, aber vermutlich ist die Masse einfach viel zu klein, um auch nur irgendetwas verallgemeinern zu können. Mir wär ja auch lieber, wenn die Community noch etwas bunter werden würde und habe mich sogar schon gefragt, ob denn die zweisprachigen Diskussionen und das mit Bemühen versuchte, sprachliche Niveau nicht die Einstiegshürde ungewollt erhöhen. Hoffentlich nicht. Wenn Du diese Debatte zwischen Dir und mir hier auf Salto als „mein Heimspiel“ bezeichnest, dann gibt mir das jedenfalls zu denken. So habe ich mir es nicht vorgestellt.

Was allerdings gegen Deine Beobachtung spricht, ist dass die „Unabhängigkeitsgegner“ hier ausnahmslos als Individualisten auftreten, die sich wohl außerhalb des virtuellen Saltos kaum kennen dürften. Die Befürworter hingegen haben sich zum Teil bei den Schützen, den Parteien oder auf BBD schon vernetzt und sind auch schon als „Horde“ auf uns eingefallen. Das trifft natürlich nicht auf alle Befürworter zu. Dich zum Beispiel zähle ich da nicht mit dazu. Es gehört aber halt auch zur Gruppendynamik, dass sich dann die Reihen der „Individualisten“ schließen, auch ohne irgendein Bedürfnis, einem der etablierten Teams anzugehören. Irgendwie logisch, irgendwie widersprüchlich, ich weiß.

Ansonsten hatte ich schon das Gefühl, dass wenigstens die, die hier mit bürgerlichem Namen ihre Meinung zum Besten geben, auf Augenhöhe diskutieren. Schließlich vereint uns eines: der Mut, sich vor unbekannter Öffentlichkeit zu outen, das Risiko in Kauf nehmend, dass auf dem Weg zur Meinungsfindung manchmal auch nachträglich als dumm empfundene Äußerungen im Internet ihren ewigen Platz finden werden. Das vergleichst Du mit Fernsehkonsumententum?

Di., 21.05.2013 - 11:45 Permalink
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Sepp.Bacher Di., 21.05.2013 - 14:13

Antwort auf von Rupert Gietl -r

Nun Benno, ich hätte dich auch - wie Martin - zu einem Heimspieler gezählt. Martin verspricht z. B. dem Rupert bei der Aufforderung einen eigenen Blog-Eintrag zu machen " wir werden uns dann alle einsetzen das dann auch ein Editors Choice wird; Harald hat es ja auch geschafft. :)" Nun Harald gibt selber zu, dass ihm da Vitamin B geholfen hat. Ich verstehe zwar nicht, was "Editors Choice" in diesem Zusammenhang bedeutet, jedenfalls fühlt er sich kompetent, das zu versprechen - für alle! Ich weiß auch nicht, welchen Stallgeruch man hier auf salto braucht, um einen gleichberechtigten Platz zu bekommen. Ich möchte jedenfalls wissen, wer das entscheidet und wie das definiert wird. Ich weiß auch nicht, wer die Geldgeber von salto sind. Salto hat sicher einen Auftrag zu erfüllen und dabei sind nicht alle Personen und Meinungen genehm!

Di., 21.05.2013 - 14:13 Permalink
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Benno Kusstatscher Di., 21.05.2013 - 15:15

Antwort auf von Rupert Gietl -r

Sepp, ich denke, wir sollten hier unterscheiden, von was wir sprechen, wenn wir uns auf "Salto" beziehen:
1) Redaktion
2) Demos Genossenschaft
3) Community
4) Top5 Algorithmus
Ich kann hier natürlich nur für Punkt 3 kompetenterweise sprechen und verstehe meinen Sager an Rupert und Martins "wir" auch ausschließlich in dieser Definition. An 4 hatte ich mich einmal versucht, aber das war so toll wohl nicht...

Di., 21.05.2013 - 15:15 Permalink
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Alfons last So., 19.05.2013 - 20:48

Lieber Verfasser: Ihre"Klärungen" lassen nicht nur die Einsicht in Bezug auf den tendenziösen Chrakter Ihres Berichtes vermissen, sondern bestätigen nur, dass bis auf einige mehr oder weniger irrelevante Nebensächlichkeiten (Ein Teilnehmer hatte sogar die Frechheit darauf hinzuweisen, dass ein richtiger Tiroler Lederhosen trägt. SKANDAL!!! usw. ) bei den restlichen Wortmeldungen und Aktionen eigentlich nichts auszusetzen war. Wie man aus Ihren Berichten erkennen kann, hätten Sie sicherlich aus jeder Fliege einen Elefanten gemacht. Im Interesse Ihrer Stimmungsmache wird dann schnell ein VOLK zur (wir sind eine) NATION.... Auch der vom zweifelsohne schwer unterdrückten Volk der Tibeter stammende Redner wird von Ihnen - einzig um die VEranstaltung in Misskredit zu bringen - als "hässliche Kopie des Dalai Lama" bezeichnet. Allein dies kann nur dazu führen, dass man IHnen in Bezug auf Minderheiten- und Unabhängkeitsthemen einfach nicht das Wort erteilen sollte....

So., 19.05.2013 - 20:48 Permalink
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Benno Kusstatscher So., 19.05.2013 - 22:01

Antwort auf von Alfons last

Na wie gut, dass hier keiner das Wort erteilt, sondern jeder selber drauf los quatschen kann! Dem andern Punkt möchte ich aber beipflichten: solchen Leibelen wie am Titelfoto kann man durchaus mit etwas mehr Humor begegnen um dem Träger auch einen gewissen Grad an Selbstironie zutrauen.

So., 19.05.2013 - 22:01 Permalink
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Gabriele Di Luca So., 19.05.2013 - 23:59

A conti fatti la manifestazione di Merano non ha aggiunto un grammo di popolarità ai fautori dell'indipendenza e non ha avvicinato di un capello il traguardo che essi si prefiggono. La fiera dell'ombelico dei piccoli "popoli" europei, questa è stata la manifestazione di Merano. E per il Sudtirolo ciò significa sempre "mezzo ombelico". Ecco, il sogno d'indipendenza di chi ha organizzato la manifestazione di Merano è un sogno fondato sulla magnificazione di "mezzo ombelico".

So., 19.05.2013 - 23:59 Permalink
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Martin Geier Mo., 20.05.2013 - 10:37

Antwort auf von Gabriele Di Luca

Concordo con Te Gabriele. Dal punto di vista meramente politico questo festival multicolore non ha aggiunto niente; e' stato privo di novita'. E' stato cambiato metodo e cornice copiando in buona parte l'adunata 2012 dei veci alpini, ma il contenuto e' rimasto lo stesso. Alla questione come rapportarsi con la comunità' italiana altoatesina non e' stata data nessuna risposta. Interessante che per i Schützen e' più facile comunicare con un sparuto gruppo di tradizionalisti veneti che con gli italiani di qua.
E' stato una bella festa e Schützen, STF e compagnia bella sono riusciti a mobilitare i loro sostenitori. Dal loro punto di vista e' stato un successo e ha dato vigore alla campagna elettorale della STF per l'autunno. Pero' come Tu hai detto non ha avvicinato il fine ultimo della compagnia; la secessione.
Fanno secondo me finta(?) a non vedere la realtà etnica e culturale multicolore del Südtirol/Alto Adige.

Mo., 20.05.2013 - 10:37 Permalink
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Sylvia Rier Mo., 20.05.2013 - 08:28

Hallo Benno, ich überfliege grad die Kommentare hier und bin in deinem Satz wie oben beim Wörtchen "unser" (Gebiet) ins Grübeln gekommen. Was "unser/mein" ist, kann nicht "euer/dein" sein, oder wenn, dann nur von "unseren/meinen Gnaden". "Unser" IST also schon Grenzziehung, seien die Grenzen nun definiert oder nicht, seien sie nun enger oder weiter. Fängt also hier schon "Nationalismus" an?! Jedoch und falls du zustimmen solltest: Was kommt danach? Was, wenn das Land nicht mehr unser Land ist? Das Dorf nicht mehr unser Dorf? Die Heimat nicht mehr unsere Heimat?

Mo., 20.05.2013 - 08:28 Permalink
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Benno Kusstatscher Mo., 20.05.2013 - 09:35

Antwort auf von Sylvia Rier

Hallo Silvia, "unser" ist ein sehr persönlicher, privater Begriff. Ich finde es schön, wenn dessen genaue Definition unausgesprochen bleibt, sich jede/r sein/ihr "mein" selbst zurechtwünschen darf. Ich lebe in der Mitte eines Kreises, meines Kreises, genauso wie jemand in Salurn oder Borghetto auch einen gefühlten Kreis um seinen/ihren Lebensmittelpunkt ziehen wird. Es würde mich wundern, wenn die beiden Kreise deckungsgleich wären. Nationalismus beginnt dort, wenn Dir jemand anderer Deinen Kreis vorschreibt, weil Nationen individuelle Sichtweisen der Allgemeinheit aufzwingen. Wenn also ein Ladiner sein Gebiet bis nach Col zieht, ein Pusterer bis nach Lienz, eine Wipptalerin bis zur Sillschlucht, eine Glurnserin bis zum Ofenpass, dann ist das nur zu logisch und hat von außen nicht auf Richtigkeit kommentiert zu werden. Weil privat! Was, wenn "unser Land" nicht mehr unser Land ist? Meines wird bis zur nächsten Option meins bleiben, und der Rest riecht nach Frieden, oder?

Mo., 20.05.2013 - 09:35 Permalink
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Benno Kusstatscher Di., 21.05.2013 - 11:46

Antwort auf von Harald Knoflach

In der Tat, Harald, war es ein auch eine weites Stück Weg hierher. Nur, das mit der Salurner „Verwaltungsgrenze“ steht noch ziemlich kontrovers im Raum.

Di., 21.05.2013 - 11:46 Permalink
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Thomas Kobler Mo., 20.05.2013 - 15:22

Also ich bin ja wirklich nur kurz mit meinem Rad durch die Menge durchgehuscht, aber als ich dann die immer-gleichen Nazigestalten zu Gesicht bekommen habe, wusste ich wieder warum ich mit dieser sog. "Freiheitsbewegung" niemals etwas anfangen werden kann. Wenn die Schützen es nicht schaffen dieses braune Pack endlich von sämtlichen Veranstaltungen zu verbannen, dann werde ich auch weiterhin nicht mehr als Abneigung und Ekel für diese Bewegung empfinden. Und wenn ich dann irgendwelche Halbwüchsige herumrennen sehe, die die Gelegenheit nutzen um sich einen hinter die Binde zu ballern und gleichzeitig mit "Südtirol ist nicht Italien-Fahnen" herumlaufen, dann dreht sich mir irgendwann gänzlich der Magen um. Diese Bewegung welche von Südtiroler Freiheit und Freiheitlichen maßgeblich gefördert wird hat nichts Verbindendes, nichts Vielfältiges, sondern ausschließlich ausschließenden Charakter. Da hilft es dann auch nichts Basken und Katalanen einzuladen und einen auf Völkerverständigung zu machen wenn die Nazijungs aus Schenna und Meran junge Männer und Frauen aus diesen Regionen im Vorbeigehen auslachen/beleidigen, was auch immer, weil diese vielleicht einen Rastazopf in ihre Haare eingeflochten haben. Wer so einen Quatsch auch noch gut heißt, der ist nach meiner bescheidenen Meinung schlichtweg nicht ernst zu nehmen.

Mo., 20.05.2013 - 15:22 Permalink
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Profil für Benutzer Rupert Gietl -r
Rupert Gietl -r Mo., 20.05.2013 - 22:14

Antwort auf von Thomas Kobler

Sehr geehrter Herr Kobler,
ich hoffe, Sie mussten sich nicht zu sehr übergeben, als sich letztes Jahr ganze Abteilungen von Repubblichini unter die Teilnehmer des Alpini-Aufmarsches gemischt haben. Wenn Ihnen schon einzelne Dummköpfe solche Schmerzen bereiten dann ist es ein Wunder, wie Sie die damalige Veranstaltung überlebt haben...
Aber vielleicht geht es Ihnen ja wie so vielen:
Italienischer Faschismus ist doch um so viel leichter verdaulich, als deutscher...

Mo., 20.05.2013 - 22:14 Permalink
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Thomas Kobler Di., 21.05.2013 - 01:50

Antwort auf von Thomas Kobler

Genauso schlimm, da gibt es nichts zu deuteln! Aber an ihrem Kommentar erkennt man wieder sehr gut, die Taktik der Verhamlosung. Es wird mit einfachen Schemata geantwortet, anstatt klar Farbe gegen Nazis und ausländerfeindliche Sprücheklopfer zu bekennen! Absolut typisch. Es hilft nichts das Fähnchen zu schwingen und lang und breit über den Faschismus und das ach so unterjochte Südtirol zu schimpfen, wenn man parteiintern nicht den Mund aufbekommt und jeden in diesem Land wissen lässt, dass Nazis mit aller Vehemenz bekämpft werden! Und leidergottes musste ich ausländerfeindliche Sprüche in letzter Zeit auch immer öfter aus dem sog. "patriotischen" Lager vernehmen. Wenn diese Parteien ernst genommen werden wollen und das von einer wirklich breiten Bevölkerungsschicht, dann muss diesbezüglich schlichtweg ein anderer politischer Kurs eingeschlagen werden. Denn eine klare Distanzierung hat nie stattgefunden. Da sei nur an die Meldungen mit dem Kameradschaftsring im Überetsch erinnert. Die Parteien, allen voran die Freiheitlichen scheinen jedenfalls keine großen Probleme damit zu haben, wenn sich solcherlei Gesocks ihnen zugetan fühlt. Und ob sich das Ganze nur an den politischen Rändern abspielt, ist auch nicht bewiesen. Wie gesagt, das Ganze ist schlichtweg nicht ernst zu nehmen, weil diese sog. Südtiroler Unabhängigkeitsbewegung auf Ex- und eben nicht Inklusion beruht.

Di., 21.05.2013 - 01:50 Permalink
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Harald Knoflach Di., 21.05.2013 - 08:32

Antwort auf von Thomas Kobler

hurra. endlich sind wir mal einer meinung.
es ist sehr schade, dass dadurch das - für mich sehr interessante und zukunftsweisende - thema selbstbestimmung so verheizt wird und sich linkspolitiker nur aufgrund der besetzung des themas durch rechte parteien, gegen einen direktdemokratischen prozess - ja mehr noch, sogar die diskussion darüber - verschließen.

Di., 21.05.2013 - 08:32 Permalink
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Profil für Benutzer Manuel Kasslatter
Manuel Kasslatter Mo., 20.05.2013 - 15:37

sehr tendenziös geschriebener Artikel von einem absolut voreingenommenen Autor.
...und über die Zuhörerzahl von "200" kann ich nur lachen! Aber vielleicht hat er nur die Zuhörer ohne Lederhosen gezählt :)

Mo., 20.05.2013 - 15:37 Permalink
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Profil für Benutzer Thomas Ladurner
Thomas Ladurner Di., 21.05.2013 - 13:37

Ich hatte mir von der Veranstaltung am Samstag durchaus mehr erwartet. Allerdings habe ich auch erst am Nachmittag einen kurzen Abstecher zum Sandplatz gemacht, da hat es doch eher "gevolkstümelt" oder "gebierfestelt", inklusive rot-weis bemalter Gesichter.

Ich weiß nicht, ob es Zufall oder beabsichtigt war, dass der "Unabhängigkeitstag" auf das gleiche Wochenende fiel wie der Delikatessenmarkt. Jedenfalls war die Konstellation genial und ich habe es genossen, mich vom nachmittäglich aufkommenden Fanatismus auf die Promenade zu flüchten, wo Plurikulturalismus zelebriert wurde (und zudem hervorragende Köstlichkeiten). Sollte das Zusammenfallen der beiden Veranstaltungen von irgendjemanden beabsichtigt worden sein, um Meran nicht ausschließlich von der verschlossenen, eigenbrötlerischen Seite zu zeigen, Hut ab.

Die wirklich angenehmste Erfahrung war aber das Fest des Steinach-Stadtviertels im Kallmünzgarten. Im Grün und dennoch mitten in der Stadt, bei Beisammensein von Deutschen und Italienischen Bürgern und gediegener Musik (herrlicher Gegensatz zum "Ein Prooosit-Gegröle" am Sandplatz) zeigte sich jenes Bild, welches ich von unserem Land gerne öfters sehen würde.

Di., 21.05.2013 - 13:37 Permalink
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Profil für Benutzer Thomas Kobler
Thomas Kobler Di., 21.05.2013 - 13:40

Antwort auf von Thomas Ladurner

Finde ich schön sowas zu lesen! Die Leute die das Steinachfest organisieren sind letztlich auch jene Leute die zu uns in den ost-west-Klub im Steinachviertel kommen. Es würde ihnen dort sicher auch gefallen! Kommen sie mal vorbei! Lg

Di., 21.05.2013 - 13:40 Permalink
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Profil für Benutzer Alfons last
Alfons last Di., 21.05.2013 - 21:46

Antwort auf von Thomas Ladurner

Tja, ich war wohl wirklich auf einer anderen Veranstaltung:
"Plurikulturalismus" auf der Promenade? Es waren ausschließlich Marktstände mit (tatsächlich köstlichen) regionalen italienischen Delikatessen. Dann muss wohl das Würstlstandl und das Standl des einheimischen Bäckers der Grund für die plurikulturelle Färbung der Promenade gewesen sein, wobei dann doch skurril ist, dem Sandplatz mit Vertretern von einer Vielzahl von Minderheiten den "Plurikulturalismus" abzusprechen.
"Ein Prooosit-Gegröle am Sandplatz"? Davon habe ich auch nichts mitbekommen... einzig an ein paar Theken wurden angesichts des schönen Wetters ein paar Bier getrunken, genauso wie auf der Promenade auch...
Tja, die Objektivität leidet anscheinend hier des Öfteren aufgrund vorhandener Vorurteile....

Di., 21.05.2013 - 21:46 Permalink