Politik | Incontro con Delrio

L'ennesimo colpo di mano dell'SVP sulla toponomastica

Sono all'insegna dell'insofferenza e dell'indignazione le reazioni politiche che fioccano in queste ore in merito alla "fuga in avanti" operata dall'SVP sul tema dei toponomi.
stazione autobus
Foto: Othmar Seehauser

E' una scena già vista. Mille volte. Fissata con l'ennesima foto di gruppo della delegazione SVP con Landeshauptmann, Obmann e parlamentari, tutti sorridenti insieme al ministro di turno. Anche il fatto che il ministro abbia probabilmente le ore contate fa parte tradizionalmente del gioco. L'unico volto un po' perplesso e imbronciato pare essere quello di Kompatscher, costretto a recitare una parte forse non sua.
Ma... qual è la sostanza dell'"accordo"? 
Eccola. Il 10% dei toponomi rimarrà solo in tedesco, 45% delle altre denominazioni sarà sempre solo in tedesco con l'accompagnamento di un appellativo (via, sentiero, percorso ecc... ) in lingua italiana. E su le poche decine di toponomi "odiosamente tolemeiani" la SVP decide di fare buon viso sotto lo sguardo compiaciuto del ministro per gli affari regionali Graziano Delrio. 
PD non pervenuto. O meglio: presenza del grande tessitore Gianclaudio Bressa ma solo nel backstage, Francesco Palermo non coinvolto e vertici provinciali accorsi a richiamare il passaggio necessario per la commissione dei 6 "per riaggiustare le cose". 

Ma veniamo ai commenti.
Il primo ad alzare gli scudi è Alessandro Urzì, leader di Alto Adige nel cuore.
«In quanto accaduto la cosa più grave è l'isolamento assoluto riservato al gruppo linguistico italiano. La prepotenza con cui PD e PDL hanno sostanzialmente lasciato fare al ministro Delrio il lavoro sporco, in un inciucio trasversale mai visto prima. L'aspetto più mortificante è legato al fatto che si stanno assumendo decisioni sul futuro della dimensione identitaria delle comunità linguistiche in Alto Adige, ed una di esse è esclusa totalmente.» 
Urzì mette in discussione anche il possibile tampone rappresentato dalla Commissione dei Sei.
«La stessa natura della Commissione dei 6 esclude la globalità della comunità. Essa viene espressa dalla maggioranza politica nazionale e dalla maggioranza politica locale (ossia la Svp). Le sue decisioni sono assunte formalmente dal Governo. Ancora una volta la stragrande maggioranza del gruppo linguistico italiano sarà escluso da ogni tipo di intervento.» 
Urzì punta il dito denunciando nel merito addirittura un doppio golpe. Innanzitutto contro l'autonomia a proposito del carattere "aggiuntivo" dei toponomi di lingua tedesca, che con l'accordo preso diventerebbe invece sostitutivo. Ma poi anche contro la Consulta Costituzionale che prossimamente si dovrà pronunciare in merito alla legge provinciale voluta dall'SVP, nonostante i lamenti delle opposizioni ed i mal di pancia dei partner di giunta.

Lo sgarbo alla Coste Costituzionale viene sottolineato anche dal candidato provinciale di Sel Lorenzo Sola, che però lamenta anche la necessità di farla finita con la prassi di porre il tema della toponomastica al centro delle campagne elettorali. 
«I problemi sono altri: disoccupazione, disponibilità reddituale delle famiglie. E poi in questo vanno evitate le forzature che creano divisioni non tanto tra le forze politiche, quanto piuttosto tra i cittadini che non sono stati coinvolti nel dibattito.» 
Sola entra anche nel merito di un altro "tema" di fondamentale importanza per SVP e che sarà verosimilmente al centro degli accordi di coalizione. 
«Questo modo di procedere è un brutto viatico anche nell'ottica dell'automia integrale. E' molto grave se i partiti di maggioranza decidono vita morte e miracoli senza il coinvolgimento di tutte le componenti della società e dei cittadini. In questo modo viene messo in discussione l'avvio stesso di un dialogo sull'autonomia integrale.» 

Se c'è chi liquida la questione con una battuta - la grillina Maria Teresa Fortini vede solo «limoni elettorali Pd(-Lini) spremuti e gettati» - c'è anche chi, nel PD, usa toni tutt'altro che diplomatici e concilianti nei confronti dell'SVP. E' il caso del "renziano" Carlo Bassetti
«Per me è una fuga all'indietro più che in avanti e con l'avvicinarsi delle elezioni arriverà il peggio. Lisciare il pelo ai gangli di nazionalismo becero ed ignorante che nelle valli ancora si annidano, mi sembra sia la misura della qualità politica dell'SVP in questo momento.»  
Anche Bassetti però si affretta a gettare anche acqua sul fuoco. 
«In ogni caso la cosa non mi sembra poi così grave, perché credo con tutta onestà che le generazioni degli under 40 della toponomastica comincino veramente a fregarsene perché i problemi sono altri.» 
Per Bassetti anche il pragmatismo manifestato da Durnwalder nella "digestione" dei toponimi più discussi, come l'odiata "Vetta d'Italia" è frutto di onestà politica. Ma Bassetti torna a pungere, affermando con sarcasmo di essere sicuro che «in ognuno di quei luoghi comunque arriverà una strada costruita dalla provincia per mettere al riparo i voti del partito.» 
Bassetti spende parole anche in merito al bassissimo profilo scelto da Kompatscher in questa fase. 
«Per me è legato al fatto che non vuole creare attriti prima delle elezioni, ma sono altrettando convinto e speranzoso che nel momento in cui andrà a sedersi sulla poltrona di Landeshauptmann il sindaco di Fiè opererà un colpo di spugna su questo modo increscioso di fare politica.»
L'ultima stoccata Bassetti la riserva al suo partito, osservando con onestà che il citato "modo di fare politica accomuna in questa fase l'SVP al PD. 
Attendendo un mondo migliore.