Film | SALTO weekend

Queer alla riscossa

Drive-Away Dolls, il film di Ethan Coen e Tricia Cooke su due amiche lesbiche invischiate nel crimine. Un piccolo e vivace road movie all’insegna della sex positivity.
Drive-Away Dolls
Foto: Screenshot
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    Arriva di soppiatto sugli schermi ancora intasati dai film premiati agli Oscar Drive-Away Dolls, il primo lungometraggio di fiction di Ethan Coen girato senza il fratello maggiore Joel che da solo aveva invece diretto qualche anno fa il cupo e austero The Tragedy of Macbeth. Il b-movie di Coen jr, scritto insieme alla moglie (sceneggiatrice, montatrice e produttrice) Tricia Cooke, odora di The Big Lebowski, Blood Simple e Raising Arizona pur senza averne lo stesso fascino. Ma non è così male per un “trip” di 80 minuti.

    Cos’è

    Un po’ noir, un po’ road movie, un po’ rom-com, Drive-Away Dolls è ambientato nel 1999 (alla vigilia di una rinascita conservatrice) e segue la sgangherata avventura di due giovani lesbiche, l’estroversa e disinibita Jamie (una carismatica Margaret Qualley) e la sua molto più riservata amica Marian (due pollici ben alzati per Geraldine Viswanathan).

    Dopo l’ennesima rottura con una ragazza (la malcapitata di turno è la poliziotta Sukie ritratta dalla bravissima Beanie Feldstein che ruba la scena), Jamie decide di fare un viaggio da Philadelphia verso Tallahassee con Marian che vuole solo andare in Florida per un po’ di birdwatching ma che finirà per risvegliare il suo appetito sessuale. Le due si ritrovano inconsapevolmente alle calcagna dei criminali senza scrupoli poiché l’auto presa da loro a noleggio per la trasferta contiene una valigetta con un carico estremamente prezioso per la banda dei cattivi (Colman Domingo, Joey Slotnick e C.J. Wilson). Nel film ci sono anche il collezionista di peni interpretato da Pedro Pascal, un cameo di Miley Cyrus negli intermezzi psichedelici e caleidoscopici da LSD di ispirazione anni ’70, e uno di Matt Damon nel ruolo del senatore conservatore Gary Channel il cui segreto giace imponente nella valigetta.

  • (c) Universal

  • Com’è

    È un film sboccato e rinfrescante, divertente e che vuole divertirsi, smaccatamente sexy, imperfetto e senza pretese, fuori dai soliti schemi di una pellicola LGBTQ+. L’umorismo dark e la verbosità colorita sono quelli tipici dei fratelli Coen e il linguaggio quello della screwball comedy (anche se non tutte le battute vanno a segno), tra colpi di scena volutamente ridicoli, lampi di ultraviolenza, vita notturna queer, dildo di ogni forma e dimensione, cunnilingus e una sessione di pomiciate con una squadra di calcio femminile. Il film è franco nella sua rappresentazione del sesso, e in questo senso soddisfacentemente liberatorio. 

    Ci sono due leitmotiv: l’amicizia tra Jamie e Marian (le donne nei film dei fratelli Coen sono di solito il genere più intelligente, così come in Drive-Away Dolls) e una cospirazione criminale che ribolle sotto la superficie con i due scagnozzi imbranati che inseguono le ragazze imbattendosi in una serie di bizzarri vicoli ciechi. Il film accumula assurdità da cartone animato che sublimano nell’atto rivelatore finale

    D’accordo: il film ci mette un po’ a ingranare, manca un po’ di sostanza e difetta del febbrile brio visivo della premiata ditta Ethan & Joel, ma Coen e Cooke vogliono disperatamente che non prendiate troppo sul serio questo film e se ci state allora il gioco funziona. Detto questo, cari fratelli Coen, avete sperimentato, ve la siete spassata, un grande applauso, ora da bravi tornate insieme. Grazie tante.