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Il morbo di Tires contagia il Trentino

La Provincia di Trento finanzia con 7,8 milioni una nuova cabinovia a Moena richiesta da una rosa di imprese, tra cui la Leitner e una di cui il sindaco è vicepresidente.
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Foto: neve italia

Lo scorso 28 luglio, la Giunta della provincia autonoma di Trento ha dichiarato l'interesse pubblico del collegamento funiviario tra Moena e Valbona, assecondando le richieste di una rosa d'imprese formata da Leitner Spa, Sif Società Impianti Funiviari Lusia Spa e Funivie Moena Spa. Una vicenda che ricorda da molto vicino quella della funivia di Tires.

Il progetto risale al 2013, sarà composto da cabine da dieci posti lungo un tragitto di 2915 metri, con un dislivello di 647 metri e una portata oraria di 1800 persone. La stima è di 180 mila passaggi all'anno per 222 giorni di esercizio. 

La stazione a valle verrebbe costruita nella zona del parcheggio pubblico di Navalge, nel comune di Moena per raggiungere l'arrivo della telecabina Ronchi - Valbona - Le Cune, entrata in funzione dagli anni '70 e ricostruita a fine anni '90, inserendosi così in un'area sciabile di 26 piste per complessivi 31 km. 

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La Provincia, guidata da una giunta di centrodestra a traino leghista, ha deciso di sostenere circa la metà del costo totale, pari a 16 milioni, stanziando un totale di 7,8 milioni di fondi pubblici.

Per gli operatori turistici locali si tratta di un’opera strategica ma non mancano le perplessità sollevate da parte dei cittadini e dal mondo dell’associazionismo e dell’ambientalismo locale, memori di altre scelte poco lungimiranti finanziate risorse pubbliche, come la pista di rientro dal Lusia, rimasta inutilizzata e costata 400 mila euro di fondi comunali.

Difficile fare di peggio

- Italia Nostra Ambiente

Queste criticità vengono riassunte dalla sezione trentina di Italia Nostra Ambiente che sostiene che la struttura andrebbe a inserirsi in un contesto particolarmente fragile. Il tracciato inciderà infatti su un'area forestale comunale d'importanza strategica, un bosco d'abete rosso fortemente colpito dalla tempesta Vaia e ora aggredito con particolare virulenza dal bostrico. La zona presenta una grave instabilità geologica ed è spesso interessata da frane. Anche il rischio valanghivo è alto e ulteriormente peggiorato dalla distruzione delle foresta. Criticità anche per quanto riguarda il lato paesaggistico, sociale e culturale di Moena. I piloni sarebbero visibili da molto lontano e separerebbero il Teatro comunale dal resto dell’abitato. Con l’impianto verrebbero sacrificati un numero considerevole di parcheggi, nonostante la cronica carenza di Moena, e aumenterebbero ulteriorme la domanda : “Una parte importante del fondovalle sarà trasformata nel caotico ammasso di edifici eterogenei ed estranei ai caratteri del luogo, attorniati da superfici asfaltate ingombre di veicoli e "abbellite" da piloni e funi d'acciaio. Difficile fare di peggio”, è quanto sostiene Italia Nostra.

È facile prevedere fin d'ora l'accumularsi di un indebitamento che risulterà presto insostenibile

Le perplessità riguardano anche la sostenibilità economica. Secondo l’associazione, le stime dei promotori, che prevedono di recuperare il capitale investito in 15 anni sulla base dei ticket di 180.000 passaggi annui, appaiono del tutto irrealistiche: “Al contrario è facile prevedere fin d'ora l'accumularsi di un indebitamento che risulterà presto insostenibile, portando al fallimento la gestione dell'impianto”.

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Per Italia Nostra si tratterebbe inoltre di un caso eclatante di conflitto di interesse dal momento che il sindaco di Moena, Alberto Kostner, è vice presidente del consiglio di amministrazione della società Lusia: “Visto che il Comune dovrebbe concedere l'utilizzo dell'area di Navalge e di altre proprietà comunali, per una evidente necessità di trasparenza e correttezza amministrativa sarebbe auspicabile che il suo conflitto d'interesse fosse preventivamente risolto”, conclude l’associazione.