Gesellschaft | Integrazione

I “cinesi altoatesini”

Dopo le recenti polemiche sulla comunità cinese, ecco un'istantanea per conoscerli meglio scattata da Martha Jimenez, mediatrice culturale

Martha Jimenez la comunità cinese dell'Alto Adige la conosce bene. Nel 2007 ha accompagnato la ricerca fotografica di Giovanni Melillo Kostner "Fortuna vieni da me!" realizzata proprio partendo da loro, un lungo viaggio di parole e immagini per andare a scoprire i nostri (sconosciuti) vicini di casa. E grazie a questo “pretesto” iniziale ha intrecciato contatti – a volte sfociati in amicizie – che le hanno dato la possibilità di conoscere una realtà molto particolare, condividendo pranzi e cene, semplici chiacchiere sulla vita o sui figli, fino ad entrare più in profondità per scoprire più da vicino come vivono e cose pensano i “cinesi altoatesini”. Per questo l'articolo pesantemente sarcastico sui cinesi, uscito sulla Tageszeitung all'indomani della visita del Dalai Lama a Bolzano, l'ha particolarmente colpita. Un pezzo a cui la giovane blogger cinese Jing Chen aveva subito risposto sulle “colonne” di salto.bz.

Oggi Martha Jimenez – originaria di Città del Messico, ma da tempo residente a Bressanone – si occupa di consulenze nel campo della mediazione interculturale, oltre ad occuparsi dell'allestimento e della cura di eventi culturali e mostre.

Martha, partiamo da un semplice dato statistico: quanti sono i cinesi in Alto Adige?

Nel 2007 l'Istituto provinciale di statistica registrava circa 300 persone, ma ad oggi sono più o meno raddoppiati. Ci sono vari gruppi etnici che sono numericamente cresciuti di più, come gli albanesi, i romeni, i moldavi, i russi. Ma riguardo ai cinesi si tende purtroppo ad avere più timori, capita che facciano più notizia di altri.

E dove risiedono principalmente?

Vivono nei maggiori centri urbani ed è normale che sia così considerato che la prima generazione di immigrati si sono impiegati in settori tradizionali per loro come la ristorazione e il commercio. Ma anche su questo sarebbe sbagliato generalizzare: oggi studiano turismo, design, mille altre cose e i ragazzi della seconda generazione li vediamo e li vedremo impegnati in tanti ambiti professionali differenti.

Quali caratteristiche ha questa comunità?

I primi arrivati – 15, 20 anni fa – si possono ormai considerare altoatesini a tutti gli effetti e a maggior ragione i loro figli, nei quali è già possibile veder cambiare lo stile di vita, il vivere a cavallo di più culture senza paura. Un altro punto importante è che nessun cinese è arrivato qui da disperato. Spesso i primi immigrati avevano già svolto studi superiori, venivano con un capitale da investire e capacità imprenditoriali da spendere, erano insomma già benestanti. Purtroppo capita che nei media si riportino luoghi comuni duri a morire, ma in realtà si tratta di persone formate, professionali, che imparano le lingue e mai legate a fatti di criminalità. Ci sono dei corsi di formazione per mettersi in regola nel proprio mestiere? Un cinese li frequenterà sicuramente.

I pregiudizi sui cinesi sono effettivamente parecchi...

Si va da “i cinesi non muoiono mai” alle leggende metropolitane su cosa mangiano, fino alle mafie che troverebbero il lavoro ai nuovi arrivati in un territorio. E poi la concorrenza sleale fatta con prezzi troppo bassi e locali sempre aperti e la chiusura ermetica alla società nella quale vivono... Se ne sentono di ogni tipo!

Non sono una comunità più chiusa di altre?

È normale che accada, quando ci si incontra tra diversi. Non si sa bene come porsi, è una situazione che mette a disagio e quindi non avvicinarsi è la cosa più semplice. Ma se cominci ad interessarti e fai capire di essere disponibile al dialogo, tutto è possibile. L'incapacità di rapportarsi con il diverso riguarda tutti, non solo i cinesi.

Certo, soprattutto in una società come quella altoatesina in cui neanche le barriere tra italiani e tedeschi sono ancora del tutto crollate. E i temi politici? La Cina fa paura anche per questo...

È un dato di fatto, ma non si possono pretendere risposte, assegnare responsabilità a priori. Non per questo sei d'accordo con la politica del governo con cui hai in comune la nazionalità.

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Profil für Benutzer Sepp Bacher
Sepp Bacher Di., 23.04.2013 - 22:21

Im Zusammenhang mit diesen geäußerten Informationen und Erfahrungen, sind mE noch einige zusätzliche Überlegungen notwendig.
Die deutsch- und landinischsprachigen Südtiroler assoziieren neben wirtschaftlichen Zusammenhängen auch die Tibet-Frage mit China. Meiner Erfahrung nach distanzieren sich die Chinesen, die in den letzten Jahren und zwei Jahrzehnten bei uns eingewandert sind, weder von der Wirtschafts- noch von Tibet-Politik ihrer Regierung, so auch in jungen Chinesen im Interview vor ein paar Tagen. Sie sind oft sogar stolz darauf.
Chinesen sind schon seit Jahrhunderten ausgewandert, so dass es etwa 50. Millionen Chinesen außerhalb der beiden chinesischen Staaten gibt. So haben sie ähnlich wie die Italiener die Pizzerias in der ganzen Welt ihre China-Restaurants betrieben. Im Unterschied zu den Italienern z. B. haben sich die Chinesen kaum integriert, heiraten fast nur unter sich, sprechen meistens noch ihre Sprache und erziehen die Kinder entsprechend. Bei meinen bekannten/befreundeten chinesischen Paaren habe ich mitgekriegt, dass sie ihre Kinder in den Sommerferien nach China schicken, damit sie dort in Privatschulen die chinesische Sprache, Schrift und Kultur erlernen. Ein Paar hat sogar überlegt, ihr Baby schon bald zu den Verwandten nach China zu bringen, damit es schon von klein auf alles mitkriegt und erlernt. Zum Glück - so denken wir - haben sie es (noch) nicht getan. Dass Geschäft und Geld für sie sehr wichtig sind, diesen Eindruck habe ich auch. Nun sind wir diesbezüglich nicht nur bei den Chinesen skeptisch und kritisch, sondern wir haben auch immer schon z. B. die Nonsberger, die Grödner und noch viel mehr die Juden kritisiert, Witze darüber gemacht und z. T. auch angefeindet.

Di., 23.04.2013 - 22:21 Permalink