I giorni sudtirolesi di Erich Priebke

La fuga a Bolzano e Vipiteno e gli aiuti del vescovo di Bressanone. Ecco come "il boia delle Fosse Ardeatine" riuscì a fuggire in Argentina.
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Nel giorno in cui è stato comunicato il nome del vincitore del Nobel per la pace, è morto a Roma Erich Priebke, comandante dell'SS, noto come "il Boia delle Fosse Ardeatine". Aveva 100 anni.

Nato nel luglio 1913 a Hennigsdorf, nel Brandeburgo, Priebke, dopo una lunga carriera nelle SS, in vista della sconfitta nazista, fuggì prima a Bolzano e successivamente a Vipiteno, dove si nascose insieme alla sua famiglia. Il 13 maggio 1945 venne, però, arrestato dagli Alleati e rinchiuso in un campo di prigionia a Rimini da dove riuscì a fuggire un anno più tardi, nel dicembre del 1946. La fuga e i successivi spostamenti dell'ufficiale della Gestapo sono descritti con dovizia di dettagli in "La via segreta dei nazisti" (Nazis auf der Flucht - edito in Italia da Rizzoli) di Gerald Steinacher: "Priebke raggiunse Vipiteno e si nascose nell'appartamento di Banhofstrasse dove la sua famiglia già viveva nel 1943".

L'ufficiale nazista riuscì a nascondersi senza grossi patemi fino al luglio 1948 quando presentò domanda di titolo di viaggio alla Croce Rossa per emigrare in Argentina. Come racconta Steinacher: "Priebke scelse come nome Otto Pape, originario di Riga, apolide, per l'esattezza Volksdeutche, cacciato dalle regioni baltiche. La sua fuga venne preparata per diverse settimane in un alloggio di Bolzano che compare anche come residenza nella domanda presentata, via Leonardo da Vinci 24". Poco più in là, al numero 20, fino al 1943 abitava Renzo Carpi, probabilmente il primo ebreo arrestato in Italia dai nazisti nelle prime ore del 9 settembre 1943. Carpi, come la moglie e i figli non fece mai ritorno a casa.

Ma, tornando a Priebke, il “boia delle Fosse Ardeatine” per garantirsi una via di fuga sicura poté contare, come altri illustri camerati, sull'aiuto del vescovo di Bressanone: "il 13 settembre 1948 Priebke, fino a quel momento protestante, venne (ri)battezzato secondo il rito cattolico dal parroco di Vipiteno Johan Corradini su disposizioni del vescovo di Bressanone Geisler". Steinacher, nel descrivere la vicenda, inserisce anche il testo del registro battesimale e la riproduzione che vedete qui sopra.

Grazie a questi documenti Priebke riuscì a fuggire in Argentina, a San Carlos de Bariloche, dove rimase per quasi cinquant'anni, godendosi il clima ed il panorama fino al 1995 quando venne estradato in Italia e rinchiuso nel carcere militare di Forte Boccea a Roma. Successivamente imputato per "concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani" per la strage delle Fosse Ardeatine, il primo agosto 1996, il Tribunale militare dichiarò di "non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione". La Corte di Cassazione annullò la sentenza e Priebke fu, quindi, condannato dalla Corte d'appello militare all'ergastolo. La sentenza fu confermata dalla Corte di Cassazione ma, a causa dell'età avanzata dell'imputato gli furono concessi gli arresti domiciliari.

In occasione del centesimo compleanno di Priebke, un cittadino bolzanino ha esposto in terrazza uno striscione augurale con la scritta "Alles Gute, capitano". Un augurio che, evidentemente, non gli ha portato troppo bene.