Politik | Provinciali 2013

Dall'autonomia integrale all'autonomia integrata

È possibile rilanciare il progetto autonomistico senza passare da conservatori? La sinistra s’interroga.
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Foto: Salto.bz

Sabato mattina, Oltrisarco, sole e bandiere arcobaleno al vento. All’interno del circolo Arci intitolato alla memoria di Angela Nikoletti, Florian Kronbichler, Gigi Spagnolli, Brigitte Foppa, Francesco Palermo e Lorenzo Sola discutono di autonomia. Il direttore dell’Alto Adige, Alberto Faustini, chiamato a moderare, è in cerca di un titolo con il quale riassumere quanto si andrà dicendo.

Comincia Florian Kronbichler, il primo onorevole sudtirolese che parla italiano con accento tedesco ma non è dell’Svp. Kronbichler parte dalla sua esperienza di deputato: “Il problema maggiore è quello di riuscire a far capire ai miei colleghi che la Svp dipinge le cose soltanto per mettere in evidenza i propri meriti e, siccome finora mancavano altri interlocutori, i romani sono sempre rimasti affascinati dalla sua strategia. Ma adesso, con me e Francesco Palermo, finalmente anche loro hanno la possibilità di sentire una voce diversa. Recarsi nella capitale per stringere accordi col governo nelle stanze segrete, sfruttando furbescamente la buona fede dei suoi ministri, è un modo di fare del tutto contrario allo spirito dell’autonomia che proprio noi siamo chiamati a difendere. Ciò che è accaduto di recente a proposito della toponomastica può dare forse l’idea di cosa intenda”.

Già. La toponomastica. Perché un tema del genere continua ad affaticarci? Possibile che se ne continui a trattare anche in una campagna elettorale che dovrebbe, al contrario, concentrarsi su ben altre esigenze? Brigitte Foppa: “Sembra di vedere i litigi di una vecchia coppia, con i coniugi che ricadono sempre nelle solite recriminazioni. La gente è stanca, ed è chiaro che così anche la politica finisce con l’essere completamente discreditata. Per tornare al tema che più c’interessa, io avverto davvero la mancanza di un maggiore attaccamento all’autonomia. La destra tedesca tenta fughe in avanti, chiede l’autodeterminazione e a noi capita di recitare la parte dei conservatori, di quelli che difendono lo status quo. Questa è la vera contraddizione che si tratta di sciogliere: come ridare slancio all’autonomia senza essere considerati quelli che non vogliono il cambiamento e magari difendono l’appartenenza a un’Italia sempre più indifendibile?”.

Non risponde alla domanda il sindaco di Bolzano, Gigi Spagnolli, che invece sposta l’attenzione sul concetto di “competenza”: “Senza la conoscenza dei meccanismi con i quali si articola la democrazia tutto rimane al livello di chiacchiera. Oggi si pensa che basti partecipare a una discussione in internet, sui social network, per fare politica. Non è così. Dobbiamo riappropriarci di un’educazione politica che argini la diffusione dei luoghi comuni e delle semplificazioni”. Anche per Lorenzo Sola il tema dell’autonomia non può essere affrontato senza rimettere al centro del dibattito quelle che sono le vere esigenze della gente: “Altrimenti c’è davvero il rischio di disperdere persino il senso di quello che abbiamo raggiunto”. “La domanda che bisogna porre – afferma Sola – è questa: saremo in grado di continuare ad assicurare il benessere del quale, peraltro, già oggi sempre meno persone riescono a godere?”.

Fotografia di Valentino Liberto ©

Alla fine è da Francesco Palermo che giungono però gli spunti più interessanti: “Purtroppo la campagna elettorale, favorendo l’emergere di emozioni primitive, non ci consente di adottare una prospettiva di più lungo respiro. Io ritengo che all’autonomia manchi ancora una vera prospettiva strategica. Ma questa sarebbe possibile solo stabilendo un accordo sulle modalità con le quali dovranno essere poi reperiti gli attori in grado di ragionare non emotivamente sui cambiamenti da introdurre. Dobbiamo trovare un luogo, e soprattutto dei tempi, per far uscire la politica dalle strettoie del quotidiano, dai tatticismi di parte e da quelle stanze segrete delle quali ha parlato Kronbichler”. In questo momento, conclude il giurista, ci troviamo perciò su un crinale che separa due possibili esiti: “Siccome Faustini cercava un titolo da dare a questa nostra discussione, io gli propongo il mio: troviamo il modo di passare dall’autonomia integrale all’autonomia integrata”.

  

 

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Argante Brancalion Mo., 02.09.2013 - 23:34

Chiacchiere da campagna elettorale. Nessuno dice io farò così o cosà. Tutti con i denti al vento. Mio Dio mi pento e mi mi dolgo per aver votato qualcuno tra loro. Perdonami!

Mo., 02.09.2013 - 23:34 Permalink
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guido margheri Di., 03.09.2013 - 10:25

...con tutto il rispetto per i "commentatori"...in primo luogo dal punto di vista del metodo penso sia stato positivo che una formazione politica scelga per inaugurare la sua sede e fare la sua festa, anzichè di "autocelebrarsi" in modo autoreferenziale un dialogo aperto (anzi due includendo il tavolo del pomeriggio con le forze sociali) e senza rete...dal punto di vista del merito ho visto un altro film che vado a raccontarvi senza troppi lustrini...nel senso che a fronte della pessimistica visione di Palermo e Spagnolli Florian, Brigitte e Lorenzo hanno cercato di dare alcune risposte in positivo sulla questione della trasparenza dei processi decisionali relativi alla gestione dell'autonomia e dei processi di riforma, sulla democrazia intesa come democrazia diretta, ma anche come vera Mitbestimmung, sul ruolo dei Comuni e, in particolare, del Capoluogo, sulle priorità di destinazione delle risorse di bilancio (incluso il tema di una risposta positiva agli scandali) e, infine, last but not least, il tema dei nuovi rapporti tra i gruppi linguistici che si faccia carico dei "disagi" superando il passato che non passa...usciamo da molte sconfitte e delusioni, ma ricostruire una speranza di cambiamento che colga l'occasione della fine della monarchia durnwalderiana tirando quel pendolo sudtirolese di cui parlava Langer dalla parte giusta è possibile e necessario (nel dibattito qualcuno ha evocato addirittura le "emozioni"...)...se alla "voll Automienie", alla "Selbstbestimmung". ai nazionalismi decrepiti, rispondiamo con il cappello in mano della subalternità o solo con la logica della denuncia non andremo da nessuna parte...e noi, invece, siamo stufi di aspettare Godot e pensimo che sia ora di cogliere l'attimo...niente di più e niente di meno...

Di., 03.09.2013 - 10:25 Permalink