Franco Frattini
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Sarò Franco

La “risorsa” Frattini per il Quirinale come canidato del centrodestra.

Tra le candidature più o meno “coperte” che animano i sussurri e le grida di questa confusa fase preelettorale per la nomina del nuovo Presidente della Repubblica spunta, senza che sia motivo di sorpresa, anche quella di una vecchia conoscenza della politica altoatesina: l’ex deputato, ex ministro ed ex commissario europeo Franco Frattini. Ne parla diffusamente in un lungo articolo l’Huffington Post, ma la voce è circolata insistentemente negli ultimi giorni, smorzata solo in parte dal fatto che, proprio ora, Frattini è stato eletto presidente del Consiglio di Stato, massimo organo di giustizia amministrativa della Repubblica. Un ruolo più che prestigioso che, secondo alcuni, dovrebbe indurlo a chiamarsi fuori dalla riffa per il Quirinale, mentre per altri sarebbe un perfetto trampolino di lancio.

Comunque vadano a finire le cose, nei prossimi giorni, resta il fatto che la vicenda riporta sotto i riflettori della cronaca politica un personaggio che ha recitato, negli ultimi trent’anni, un ruolo non marginale nelle vicende politiche altoatesine.

Vale la pena di riepilogare, se pur per sommi capi, i termini della vicenda.

Negli anni Novanta ebbe una delle cariche più prestigiose riservate all’opposizione: quella di responsabile del Comitato di vigilanza sui servizi segreti

Nato a Roma, laureato in giurisprudenza, Franco Frattini può vantare un cursus honorum di scintillante precocità. Giovanissimo è già Consigliere di Stato e nel 1994 assume il prestigioso incarico di segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante il primo governo Berlusconi. Quando quest’ultimo, abbandonato dalla Lega, deve dimettersi e viene sostituito da Lamberto Dini, per Frattini scocca l’ora del primo incarico ministeriale: viene collocato al dicastero della funzione pubblica e degli affari regionali. È qui che avviene il primo incontro/scontro con la Südtiroler Volkspartei che aveva vivacemente contestato, nei mesi precedenti, le mosse del primo governo di centro-destra. A Bolzano si contava sul fatto che il nuovo governo sarebbe venuto a più miti consigli, ma anche con Frattini i rapporti restarono gelidi. Alla SVP non restava che sperare nel risultato delle nuove elezioni politiche indette per la primavera del 1996 e in un cambio di maggioranza. Fu proprio durante quella campagna elettorale, tuttavia, che a Bolzano esplose il fuoco d’artificio partorito dalla leadership di Forza Italia: il candidato della coalizione di centrodestra nel collegio “italiano” di Bolzano-Laives fu proprio Franco Frattini. Presentato con un notevole battage pubblicitario, con a fianco una collaboratrice ben introdotta nelle cose altoatesine come Michaela Biancofiore, per l’ex ministro non fu molto difficile liquidare nelle urne l’avversario oppostogli dal centro-sinistra, il giornalista RAI Ennio Chiodi, sostenuto forse un po’ troppo languidamente dal partito di raccolta dei sudtirolesi. Le elezioni però furono vinte dal centro-sinistra ma il rilievo della figura di Franco Frattini fu testimoniato dal fatto che gli venne assegnata una delle cariche più prestigiose riservate all’opposizione: quella di responsabile del Comitato di vigilanza sui servizi segreti.

Dai banchi dell’opposizione Frattini, affiancato da una Biancofiore che andava assumendo un ruolo politicamente sempre più attivo continuò ad occuparsi anche delle cose altoatesine. Proprio in quel periodo, e precisamente nell’autunno del 1998, in occasione delle elezioni provinciali prese corpo un progetto che nelle intenzioni di Frattini, che lo appoggiava con tutto il suo peso, avrebbe dovuto rappresentare una svolta epocale nella politica altoatesina. Forza Italia, provvisoriamente alleata con il CCD, una delle componenti in cui era implosa la vecchia Democrazia Cristiana, decise di presentarsi sotto l’aspetto di una lista civica, chiamando a raccolta tutte le componenti moderate di quella che allora veniva descritta come la cosiddetta “società civile” italiana dell’Alto Adige, sempre pronta a lamentarsi di esser stata tagliata fuori, fino a quel momento, dal sistema dei partiti. Si tennero riunioni e alla fine si formò una lista che però, alla prova delle urne, come spesso avviene in questi casi, non sfiorò nemmeno da lontano il risultato cui si puntava. Il popolo di destra continuava a restare fedele agli ex missini di Alleanza Nazionale e il centro moderato viaggiava su altre traiettorie. La lista elesse solo un consigliere, l’avvocato bolzanino Beniamino Migliucci, che si dimise quasi subito lasciando il posto all’ex questore Antonino Lo Sciuto. Curioso notare come tra i non eletti di quella lista figurassero personaggi che in seguito hanno preso strade diverse. Due esponenti del CCD, che ruppe poco dopo in maniera clamorosa l’alleanza con Forza Italia, e cioè Sandro Repetto e Silvano Baratta occupano oggi cariche di assoluto rilievo nel PD. Al quarto posto in ordine di preferenze leggiamo poi il nome di Guido Bocher, in seguito per lunghi anni sindaco di Dobbiaco.

Negli stessi mesi in cui maturava questo progetto politico poi arenatosi sulle secche dell’insuccesso elettorale, Franco Frattini metteva la sua firma anche ad un’altra iniziativa destinata a far discutere. In previsione del censimento etnico del 2001 presentò, assieme al Verde Marco Boato, un disegno di legge che sostanzialmente scardinava l’impianto previsto dalla norma di attuazione del 1976 e duramente contestato, sin dal 1981, soprattutto dalla Nuova Sinistra di Alexander Langer. Se la norma, elaborata anche con il contributo dell’associazione dei mistilingui altoatesini Convivia, fosse passata, per l’accesso ai posti per cui vige la proporzionale sarebbe bastata una dichiarazione ad hoc valida cinque anni. Il progetto rimase tuttavia lettera morta così come non arrivò mai al voto in parlamento il cosiddetto “pacchetto degli italiani”, contenente misure di modifica della normativa autonomistica.

Nel 2001 si tornò a votare per le politiche e Frattini si ripresentò nel collegio bolzanino. Questa volta però si trovò di fronte un avversario, il bellunese Gianclaudio Bressa che poteva contare su un appoggio convinto della Südtiroler Volkspartei. Il risultato di cinque anni prima venne ribaltato in ogni senso. Il centrodestra, sconfitto a Bolzano, vinse le elezioni. Frattini fu ripescato nel proporzionale e tornò a fare il ministro della funzione pubblica. Poco dopo però, fu chiamato ad assumere un incarico ancor più prestigioso: quello di Ministro degli esteri.

Appassionato sciatore, presidente per lunghi anni dell’organizzazione dei maestri di sci, Franco Frattini è ospite fisso sulle piste innevate dell’Alto Adige-

A Bolzano, intanto, con una Forza Italia sempre più saldamente nelle mani di Michaela Biancofiore, non migliorava il rapporto con la Südtiroler Volkspartei. Frattini, che alternava il ruolo di Ministro degli esteri con quello di Commissario europeo, non candidò più in Alto Adige, ma continuò ad essere presente e attivo in tutte le vicende che riguardavano la realtà altoatesina. I suoi rapporti con la realtà locale hanno tra l’altro anche un risvolto molto personale. Appassionato sciatore, presidente per lunghi anni dell’organizzazione dei maestri di sci, Franco Frattini è ospite fisso sulle piste innevate dell’Alto Adige, per raggiungere più facilmente le quali, comprò addirittura una casa a Bolzano.

Arriva quindi l’ultima svolta cruciale della vicenda politica dell’ex ministro. Nel 2012 abbandona Forza Italia per un dissenso con la linea imposta da Berlusconi e, nella tornata elettorale successiva, appoggia la lista messa in campo dall’ex premier Mario Monti. Quest’ultimo, sia detto per inciso, resta poi scolpito nella memoria dei politici SVP come il Capo del Governo forse meno disponibile ad ascoltare i desiderata dei sudtirolesi nella storia della Repubblica.

Frattini comunque, nell’ultimo decennio, si muove su un terreno distante da quello della politica attiva.

Frattini comunque, nell’ultimo decennio, si muove su un terreno distante da quello della politica attiva. Accentua l’impegno di magistrato amministrativo, presiedendo tra l’altro anche organi giudicanti in campo sportivo. Ora la prestigiosa nomina a responsabile della massima istanza di giudizio in campo amministrativo. E la prospettiva di assumerne, se i sussurri romani dovessero divenire realtà, una ancora più prestigiosa. Senza dimenticare l’Alto Adige, le sue piste da sci e le sue complesse alchimie politiche.

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△rtim post So., 23.01.2022 - 10:50

Wie wenig das derzeitige politische Südtirol, aber auch einzelne Medien, das System in Rom verstehen, zeigt sich auch hier wieder im Vorfeld dieser Wahl.
Da stellt sich tatsächlich ein Berlusconi über Wochen und Wochen als einziger Kandidat hin, um ihn letztlich doch auflaufen zu lassen. Ein bekanntes sehr billiges politisches Manöver, reine Ablenkung.
Denn von den anderen Kandidaten hingegen im Dunkeln sieht/weiß die (Öffentlichkeit zumindest) selbst einige Tage vor der Wahl noch nichts. Das Spiel der Spekulationen und Ränke beginnt ja erst jetzt.
Strategisch unverständlich also, dass gerade die SVP als einziges Mitglied der EVP, die ihren Sitz im EU-Parlament übrigens einzig und allein dem persönlichen Einsatz eines Berlusconis zu verdanken hat, sich bereits so dezidiert gegen ihn ausgesprochen hat. Und das zudem völlig unnötigerweise.
Das Prozedere in Rom — das weiß man — hat nach wie vor ja sowieso eher was von einem absolutistischen Staate, wie im Vatikan, als von einer modernen, transparenten Demokratie. Da hat Mumelter in seinem Beitrag hier auf Salto völlig recht.
Auch im Umgang mit den Wahlberechtigten der Regionen tickt Rom anders. Wo gibt es so was sonst in westlichen demokratischen Ländern, dass Delegierte der Regionen bei dieser Wahlversammlung nur abgesondert und abseits auf den Zuschauertribünen verbannt ihre Stimme abgeben dürfen?
Völlig undenkbar wohl in meisten anderen Ländern.
Aber lassen wir uns mal überraschen, welchen "patriota" (im Sinne einer Meloni) die 1009 Mitglieder der Wahlversammlung in der geheimen Wahl letztlich wählen.

So., 23.01.2022 - 10:50 Permalink