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Perché gli immigrati sono sempre colpevoli

Con un rapido calcolo cerchiamo di capire dove si perdano davvero i soldi
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Negli ultimi giorni riprende forza il tema dei migranti - da dove arrivano, quanti ne arrivano, come fermarli, se fermarli. Si discute di tutto, come è giusto che sia.

Gruppi simil-“ultras” si riuniscono in Germania, chiamandosi Pegida, oppure Kögida, accomunati non dall’amore per il Cristianesimo, ma dall’odio per l’Islam della cui ipotizzata avanzata sono responsabili proprio loro, i migranti.

In Italia l’argomento viene trattato in modo più tradizionale - gli immigrati sono quelli che vengono qui, ricevono soldi e si rendono responsabili del peggiorare della qualità della nostra vita. Perché? Perché per colpa loro siamo disoccupati (sì, ci portano via il lavoro nonostante siano dei disperati in fuga che non sanno nemmeno l’italiano, ahi noi) e soprattutto perché ci costano soldi.

Loro ci costano una fortuna, e se l’Italia oggi è messa come è messa, è chiaramente anche colpa loro. Cibo, aiuti, sussidi, tutto si prendono. Una cosa che ho sentito spesso negli ultimi giorni è che se gli anziani, quelli nostri, quelli italiani, hanno pensioni “da fame” è colpa degli immigrati che assorbono tutti i soldi pubblici.

Ho pensato allora che sarebbe il caso forse di ricordare qualche cifra, per non perdere di vista la realtà: nel 2010 la spesa pensionistica totale in Italia si è attestata sui 258,4 miliardi di euro. Un assegno su due è stato sotto i 1000 euro. Le pensioni di vecchiaia sono state circa 9 milioni, con un importo medio di 609 euro mensili.

Nei media è ormai un classico l’anziana signora costretta a frugare nei cassonetti - ma perché individuare sempre nei migranti, poveri in fuga da un medio oriente devastato da guerre da noi sostenute, dato che come Italia siamo (dati SIPRI) il 5° produttore mondiale di materiale bellico e 8° esportatore, i responsabili della povertà dei pensionati italiani?

Non sembra una soluzione moralmente giusta, e neppure economicamente.

Mi sembrano invece applicabili altre soluzioni alternative, migliori, e più vantaggiose per tutti.

La BreBeMi, nuova Autostrada lombarda, doveva inizialmente costare 800 milioni ed essere finanziata solo dal settore privato - oggi il costo (oneri finanziari inclusi) sfiora i 2 miliardi e 400 milioni, viene chiesto un affidamento della gestione più lungo al governo e la defiscalizzazione dei primi 500 milioni. La sola regione Lombardia decide di destinare 20 milioni per tre anni, per un totale di 60 milioni, a questa autostrada, per evitare di ritrovarsi con un’opera incompleta in casa. E abbiamo parlato di una sola grande opera.

Abbiamo la Salerno-Reggio Calabria, un’opera che segue un percorso privo di logica reale (se non quella di vantaggio del singolo) per diventare l’Autostrada più costosa d’Europa al chilometro, andando a fare gallerie e viadotti in numero record, in una zona economicamente morta.

La stessa regione Calabria trasformando in investimenti reali i fondi che fino ad oggi ha ricevuto dovrebbe avere delle infrastrutture per il 28% superiori alla media nazionale (dati Golden & Picci 2005), e invece si ritrova ad averne il 35% in meno.

La sola quarta corsia della A4 (una corsia sola, ribadiamo), per tornare alla Lombardia, è costata ca. 15.000 € al metro, mentre la nuova autostrada Spalato-Zagabria, costruita da Croati e Austriaci insieme, nuova bella e a 4 corsie, è costata meno di 7.000 euro al metro.

Nel 2015 allora si potrebbe iniziare a individuare i veri responsabili della mancanza di denaro che ci costringe a dare pensioni indegne ai nostri anziani, e sfruttando i mezzi messi a disposizione dell’EU dovremmo permettere finalmente un monitoraggio reale dei costi degli appalti pubblici nello Stivale. Dovremmo, noi come Italia, rinunciare a dare la colpa di ogni nostro malessere al poveretto di turno, e cercare finalmente di capire quali siano i veri malfunzionamenti.

E certo troveremmo poi le risorse necessarie per gli anziani così come per chi viene da noi a chiederci niente più che un tetto e del cibo.

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Martin Daniel Do., 08.01.2015 - 11:34

Un solo dubbio di ordine matematico: se ci sono 9 milioni di pensioni di vecchiaia dall'importo medio di 609 euro, portarli a 1.000 dovrebbe costare all'incirca 3 miliardi e mezzo e non 55-60 milioni, o no? Al di là dei calcoli la cifra mi sembra assolutumente troppo bassa

Do., 08.01.2015 - 11:34 Permalink
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Michele Matejka Do., 08.01.2015 - 23:17

Antwort auf von Martin Daniel

Buonasera Martin, La ringrazio per l'attenzione. La febbre mi ha fatto produrre strani calcoli, direi.
Ho tolto la parte errata. Rimane valido il mio pensiero per cui vorrei si andasse a cercare nei luoghi dove l'Italia storicamente perde soldi (enormi) al posto di dare sempre la colpa a chi non ne ha, ma che almeno non può ribattere.
Grazie ancora, e alla prossima!

Do., 08.01.2015 - 23:17 Permalink
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Martin Daniel Sa., 10.01.2015 - 15:09

Antwort auf von Michele Matejka

Assolutamente d'accordo sul tema dei profughi/immigrati (che pagano più contributi sociali di quanti ne ricevano) e anche sugli sprechi a vantaggio di imprese che fanno profitti coi soldi pubblici. Sulla fattibilità nonchè sulla opportunità di portare le pensioni a mille euro nutro invece forti dubbi.
Per quanto riguarda la sua realizzabilità, va considerato che quei 3-4 miliardi sono mensili e che quindi arriveremo a 35-45 miliardi l'anno - una somma insostenibile per le casse disastrate dello Stato (ma anche per uno Stato con meno debiti), basta pensare che gli 80 euro di Renzi costano 3 mld l'anno. Inoltre, premesso che va trovato una via d'uscita dall'attuale sistema economico basato sulla necessità di crescita economica, premesso che proprio gli investimenti in cemento ed asfalto sono i peggiori progetti di infrastruttura a lungo termine anche in un'ottica ecologica (del traffico che nuove strade genereranno), non bisogna tralasciare il fatto che i soldi spesi in queste opere generano lavoro e di conseguenza tasse su profitti e reditti con un effetto sul consumo interno, a sua volta tassato. Quindi le grande opere - persino quelle inutili o dannose - hanno degli effetti positivi per l'economia del paese, mentre i soldi pubblici distribuiti tramite aumenti di pensione hanno il solo effetto consumo. Inoltre mentre per gli investimenti si puó ricorrere anche a credito, questo non è consentito alla P.A. per le spese correnti (pensioni) che andrebbero finanziate con aumenti di imposte. Questo perchè le infrastrutture durevoli sono a disposizione anche delle generazione future mentre le spese per consumo finale svaniscono.
Per quanto concerne il secondo punto, mi si pone una questione di equità. Come si comunica l'aumento delle pensioni a 1.000 euro a una cassiera di supermercato che guadagna 900 euro al mese e che avrà una pensione esclusivamente in base ai propri contributi versati mentre molti dei pensionati - anche di quelli sotto i mille euro - percepiscono una assegno in base al sistema retributivo, quindi superiore ai propri contributi versati?
Forse bisognerebbe prendere seriamente in considerazione l'introduzione di un reddito di cittadinanza incondizionato per tutti o altri sistemi innovativi. Comunque la tematica è molto tecnica e complessa.

Sa., 10.01.2015 - 15:09 Permalink