Gesellschaft | Il dibattito

“Le notizie non vanno nascoste sotto il tappeto”

La singolare denuncia è stata espressa dal direttore del Dolomiten a un incontro su violenza e media promosso da Raiffeisen.

Se qualcuno non conoscesse la lunga storia del principale quotidiano altoatesino di lingua tedesca, avrebbe senz’altro pensato ad un giornale militante e di lotta, vista la foga con cui il Chefredakteur si è lanciato nel difendere a spada tratta la campagna “Stop der Gewalt” lanciata dalla sua testata. 

In realtà la serata al Laurin, presenti i funzionari di Raiffeisen e una piccola rappresentanza di giornalisti del panorama locale, era iniziata in maniera pacata grazie al Referat del direttore del Tiroler Tageszeitung Alois Vahrner, che aveva concentrato la sua attenzione sul difficile equilibrio da ricercare tra diritto di cronaca e necessità di gestire l’impatto delle notizie sui cittadini/lettori/utenti

Il dibattito che ha fatto seguito al Referat è stato rapidamente monopolizzato dal direttore del Dolomiten attraverso un’invettiva a tutto campo che ha riguardato, nell’ordine, la legge italiana (“troppo lenta”), le forze dell’ordine (“troppo permissive”) e la stampa italiana (“pervasa di cronaca nera ed incapace di difendere le vittime”). 
Il direttore del quotidano di lingua tedesca ha rivendicato la giustezza della campagna ‘Stop der Gewalt’, attraverso la quale i cittadini a suo avviso hanno finalmente preso il coraggio di denunciare gli abusi di quelle che lui ha rifinito “vere e proprie bande organizzate di violenti”, puntando in particolare l’attenzione contro i cittadini albanesi. 

L’invettiva del direttore del Dolomiten come detto ha preso di mira anche i quotidiani italiani, denunciando il grave pericolo che “attraverso i media arrivino nelle case dei cittadini i messaggi dei terroristi”. Però ha anche affermato che "le notizie non devono restare sotto il tappeto", suscitando un brusio tra i presenti. La linea editoriale del Dolomiten, com’è noto ai più, in realtà opera da sempre una selezione spinta nel novero fatti ‘degni’ di essere riportati e trattati attraverso la lente giornalistica. 

D’altronde - ha rimarcato preso dalla foga il direttore del giornale, questa volta facendo sorridere i presenti - “alla gente in realtà interessa solo bere, mangiare e la sicurezza”. 

Tant’è. Gli altri due partecipanti al dibattito - lo stesso direttore del Tiroler Tageszeitung Vahrner e il giornalista della Rai di Bolzano Lucio Giudiceandrea - in gran parte hanno evitato di farsi coinvolgere. Giudiceandrea nello specifico ha detto di avere fiducia nelle forze dell’ordine e nelle regole, deontologiche e di legge (“che però spesso non vengono rispettate”). Il giornalista Rai ha convenuto che nel giornalismo italiano la cronaca nera ha un peso decisamente superiore rispetto al giornalismo di area germanica ed anglosassone ed ha anche portato degli esempi in merito, relativi alla testata giornalistica ‘ammiraglia’ della Rai e cioè il Tg1. Ma Giudiceandrea ha anche e più ribadito che occorre comunque prestare attenzione non solo al ‘cosa’ ma anche e soprattutto al ‘come’ le notizie vengono date. 

Durante la serata si è fatto riferimento anche ai ‘contenuti violenti’ che vengono sempre più veicolati da giochi per computer a cinema, spesso senza filtro alcuno. I partecipanti al dibattito hanno fatto anche riferimento ai media online e ad internet, però assumendo il tipico atteggiamento distaccato di chi vede questo mondo solo come “fonte di notizie e luogo per promuovere i contenuti giornalistici” (Vahrner). 
A proposito dei media online il direttore del Dolomiten ha annunciato con orgoglio il (recentissimo) accorgimento adottato dal portale online del suo giornale (Stol) volto ad evitare che ‘anonimi’ potessero rendersi responsabili di commenti irrispettosi o violenti. “Abbiamo molti meno commentatori ma è meglio così” ha detto in merito il direttore del giornale. 

Buone notizie, insomma. E meglio tardi che mai. Ma i tre partecipanti al dibattito sono sembrati sorvolare rispetto al fatto che oggi come oggi i social network si stanno affermando sempre di più come il medium principale che finisce per fagocitare gli altri, siano essi giornali cartacei, tv, radio e persino edizioni online dei giornali. Inoltre la tematica oggi cruciale dell’anonimato non è stata per nulla affrontata e liquidata in pochi secondi

Una lode va comunque a Raiffeisen per aver organizzato l’iniziativa. È però un vero peccato che i Pressempfänge promossi annualmente dall’istituto bancario non siano pubblici. L’apertura a tutti senz’altro comporterebbe uno sforzo molto maggiore in termini di moderazione, ma tale sforzo varrebbe senz’altro la candela. 

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Andrea Terrigno Di., 24.02.2015 - 10:37

Ma cos'hanno fatto, oltre a mettersi in mostra? Perché non si dibatte in presenza di qualcuno che ha veramente un'idea di come gira la società? Giornalisti e capiredattori s'intendono magari di come continuare a cercare lo scoop, ma se a un Ebner si permette di lodare se stesso per una campagna contro l'immigrazione (perché è proprio ciò quel che si cela sotto la loro ridicola e becera campagna), non capisco proprio l'utilità dell'iniziativa.
Chi c'era, invece di sorridere alla sua infelice battuta sul magnare, bere e la sicurezza, lo avrebbe dovuto invitare ad andare di corpo, dato che [... omissis...].
Il Dolomiten una volta andava bene per pulire i vetri, ora nemmeno più per quello. I foglietti locali e anche le news online come lo Stollen mi ricordano parecchio la Bild, valore informativo sotto zero, sensazionalismo e piacioneria oltre i livelli tollerabili.
I contenuti violenti nei videogiochi e film fanno presa - non solo sui giovani - soltanto se non se ne discute. L'educazione al conflitto, cioè alla discussione civile, è stata soppiantata da una pseudodemocrazia falsa e bigotta che si serve di amicizie e connessioni fra posizioni chiave che coinvolgono interessi economici e posizioni istituzionali; proprio questo esempio quotidiano di prevaricazione induce l'aumento della rabbia e diffidenza, rende propensi molti individui a serbare rancori e a meditare su come farsi giustizia da sé o addirittura su come raggiungere i propri scopi, anche in maniera antisociale.
Complimenti.

Di., 24.02.2015 - 10:37 Permalink