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The Danish Girl

Nella Danimarca degli anni Venti, Einar Wegener pittore paesaggista danese, posando per la moglie, vede lentamente affiorare la donna che cela dentro di sé.
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Siamo in Danimarca negli anni Venti, e seguiamo la vicenda di Einar Wegener, pittore paesaggista di discreto talento che, quasi per caso e per scherzo, posando per la moglie Gerda, (ri)scopre la donna che cela dentro di sé: Lili. La narrazione si sviluppa attraverso momenti del matrimonio di Einar con Gerda, pittrice ritrattista in cerca del proprio posto nel mondo dell'arte. Gerda asseconda il lento svelarsi di Lili quasi per gioco all'inizio ed alla fine ne accetta le conseguenze. Sul grande schermo viene probabilmente proposta la vicenda del primo transgender che si sottopose a diversi interventi per cambiare il proprio genere sessuale.

Il film è basato sul romanzo di David Ebershoff, che a sua volta si ispira abbastanza liberamente alla vicenda biografica di Lili Elbe. Lili/Einar diventa la musa di Gerda, che proprio con questa serie di ritratti raggiunge la notorietà che porterà entrambi a Parigi.
L'attenzione del regista si concentra sul matrimonio del/la protagonista; l'approccio alla psicologia dei personaggi nella loro evoluzione reciproca rimane abbastanza superficiale. In un certo senso, il film sembra bloccarsi nel momento in cui Einar lascia emergere per la prima volta completamente Lili nei suoi preziosissimi ed accuratamente ricostruiti abiti d'epoca. Rispetto alle notizie che possono reperirsi sulla vicenda storica, la semplificazione dell'iter narrativo (ad esempio, due operazioni chirurgiche in luogo delle cinque reali) diviene una sorta di banalizzazione del fatto storico, ed a mio avviso non rende giustizia al calibro degli accadimenti di quei primi decenni del secolo. Il finale, inoltre, rischia di quasi stravolgere l'esito della battaglia di Lili per la propria affermazione quale donna: rispetto a quello che si conosce degli accadimenti storici (Lili vede riconosciuto legalmente il proprio cambio di sesso, tant'è che il suo matrimonio con Gerda viene annullato), è poco “epico” quello che viene rappresentato sullo schermo rispetto alla vita reale di Lili (non aggiungo dettagli in merito per non guastare la visione a chi vi fosse interessato).

Dal punto di vista tecnico e fotografico, invece, l'opera è decisamente degna di lode. Inizia con una splendida serie di inquadrature, riprese naturali della Danimarca, ombre di alberi e riflessi degli edifici sull'acqua, ed ogni sequenza del film è accurata in ciascun particolare; fin dai primi istanti si presagisce che una fotografia magistrale sarà una delle fondamentali caratteristiche dell'opera. Essa è probabilmente ciò che rende questo film speciale e memorabile. Il primo pensiero, mentre scorrevano i titoli di coda, è stato sostanzialmente cosa resterebbe di questa storia se non fosse narrata mediante riprese ed immagini tanto suggestive, sapientemente orchestrate e realizzate.

L'attore inglese Eddie Redmayne (vincitore del Premio Oscar per il ruolo di Stephen Hawking nel film “La Teoria del tutto”) con la sua Lili affascina infine il pubblico con un'interpretazione assai convincente.

The Danish Girl rimane dunque un piacevole film, ammiccante: non riesce a giocare bene le carte che gli consentirebbero di essere un film d'autore sull'argomento trattato, avrebbe potuto osare ed offrire di più.

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gorgias Di., 23.02.2016 - 22:29

Es gibt Menschen die glauben, dass Gliedmaßen nicht zu ihrem Körper gehören und sich wünschen, diese amputieren zu lassen. Dieses Phänomen ist unter Xenomelie bzw. Body Integrity Identity Disorder bekannt.

Soll man hier auch, wie bei sog. Transsexuellen, den Wunsch dieser Menschen nach "Selbstverwirklichung" nachgeben und ihnen die Gliedmaße amputieren oder sie behandeln? Im Zweifelsfalle auch mit Zwangstherapie?

Wenn sich eine Lollo Ferrari so lange die Brüste mit Silikon aufspritzen lässt bis sie kollabiert und tod umfällt ist das krank. Wenn man bedenkt wie invasiv die chirurgischen Eingriffe bei einer Geschlechtsumwandlung sind und die wahrscheinlichen langfristigen Komplikationen, glaube ich sollte man solche Dinge stark in Frage stellen und sie nicht auch noch idealisieren.

Di., 23.02.2016 - 22:29 Permalink