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La ZAC – Zona d’Azione per il Clima

Uno spazio di creazione politica e artistica in concomitanza-opposizione alla COP21.
Note: This article is a community contribution and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

Questo è il terzo anno che partecipo alle COP e il fatto che una buona fetta di società civile senta il bisogno di organizzare un evento parallelo e spesso in netta contrapposizione con quello ufficiale mi ha sempre fatto riflettere sulla distanza percepita dalla popolazione rispetto alle decisioni prese all’interno delle negoziazioni.

Mi espongo immediatamente dicendovi che mi sono sempre trovato più a mio agio nella parte debole della barricata, quella dove si grida, dove si sbraccia, dove ci si arrovella, dove si arde con passione e ci si brucia.

In passato è stata chiamata Cupola dei Popoli o Summit dei popoli. Quest’anno, come a sottolineare la volontà sempre più pressante di agire, si è deciso di denominarla ZAC – Zona d’Azione per il Clima.

Ad organizzarla è la Colition Climat 21 che è stata creata nel 2014 da RAC (Climate Action Network France), CRID (Development Research and Information Center) eAttac France.

Questa nasce dalla volontà di reagire al fallimento della COP di Copenhagen nel 2009 ed al dirottamento pilotato dal governo polacco della Conferenza di Varsavia nel 2013, a causa delle pressioni esercitate dalle lobby industriali e del carbone, che aveva portato le ONG ad abbandonare la COP prima della sua conclusione.

La coalizione è formata da piu di 130 organizzazioni della società civile. Al suo interno collaborano sinadacati, associazioni della solidarietà internazionale, organizzazioni religiose e ONG in difesa dei diritti umanitari e ambienali oltre a diversi movimenti sociali.

La ZAC (Zona d’Azione per il Clima) si tiene presso lo spazio espositivo 104 – CENTQUATRE dal 7 all’11 dicembre ed è stato pensato come uno spazio di creazione politica ed artistica in concomitanza-opposizione alla conferenza ufficiale di Le Bourget.

Costituisce il terzo momento in cui i cittadini sono chiamati a mobilitarsi per il Clima dopo la Marcia Globale del 29 novembre, la cui portata e forza è stata di molto ridimensionata dalle misure iper-securitariste prese dal governo francese che ha sfruttato lo stato di tensione creatosi dopo gli attentati del 13 Novembre per reprimere la protesta (strategia utilizzata ormai troppo spesso per giustificare la sospensione momentaneao o permanente di alcuni diritti fondamentali, primo fra tutti la libertà d’espressione) e dopo il Summit dei cittadini organizzato a Montreuil nel fine settimana passato.

L’idea di base di queste giornate di azione collettiva è quella di sfruttare i vantaggi dell’attenzione mediatica e politica su Parigi per radunare il maggior numero di cittadini possibili e lanciare un movimento per la giustizia ambientale e sociale forte e con obbiettivi comuni a livello internazionale.

L’ambiente all’interno della ZAC è piacevole e c’è una buona partecipazione (il numero di partecipanti nelle prime due giornate è stato di circa seimila persone).

Ogni giorno vengono organizzati dibattiti e discussioni, proiezioni di film, esibizioni e concerti live, azioni simboliche e performance, laboratori per sviluppare tecnologie alternative e per diffondere e mettere in atto pratiche di disobbedienza civile. Sono più di 150 gli eventi in programma nel corso dei 5 giorni.

La ZAC ha anche un’importante ruolo per la creazione di informazione. Tanti sono infatti i giornalisti e i media indipendenti che hanno deciso di utilizzare il Mediacenter allestito all’interno dello spazio 104 come luogo da cui creare, scambiare e diffondere informazione. E’ da qui che vi sto scrivendo al momento. E’ stata inoltre creata una radio popolare nata dalla collaborazione editoriale di differenti emittenti indipendenti della Rete di Radio Campus France: Good Cop Bad Cop.

Ogni sera la giornata si conclude con un’assemblea generale all’interno della quale, oltre a tirare le somme della giornata e a programmare le azioni del giorno successivo, vengono commentati e discussi gli ultimi aggiornamenti sulle negoziazioni che si sono tenute alla COP.

Ho parlato con alcuni degli organizzatori dell’evento e con gente venuta alla ZAC dalle più diverse parti del globo e, nonostante le differenze evidenti per quanto riguarda formazione politica, strategie d’azione messe in atto, modi di pensare e stili di vita, tutti sono d’accordo con l’idea che la lotta per la giustizia climatica non possa esaurirsi con il Summit di Parigi, anche perchè al suo interno sarà difficile uscire dal paradigma monolitico neoliberista. Basta dare un rapido sguardo agli sponsor a supporto della COP per rendersene conto (non è una questione di scetticismo, ma di realismo).

Le negoziazioni, nonostante costituiscano uno step importante, non saranno di certo la soluzione al cambiamento climatico e alle conseguenze sociali che esso porta necessariamente con sé.

E’ impensabile che gli stessi governi e gruppi di potere che considerano la natura una merce da scambiare sui mercati finanziari, gli stessi che traggono profitto dalla costruzione di grandi opere inutili e devastanti a livello ambientale e umano (vedi la TAV e il MUOS in Italia o il progetto progetto dell’ aeroporto Grand Ouest Notre-Dame-des-Landes qui in Francia, per citarne alcune), gli stessi che vengono sostenuti e appoggiati nelle proprie campagne politiche da banche e multinazionali, gli stessi che respingono profughi e eco-profughi all’entrata dei propri confini-fortezza, gli stessi che scelgono come soluzione al terrore generato a casa propria la militarizzazione e la guerra altrove (estremo atto anti eco-sistemico), possano poi decidere improvvisamente di cambiare linea e sovvertire le regole del gioco ormai così ben naturalizzate all’interno delle nostre società.

Dentro la COP si gioca secondo le stesse regole e a vincere, si sa, sono sempre i più forti.