Sustainable Smart Parasites
Foto: www.unibz.it
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Il futuro del Trentino con le startup

Quello delle startup in Italia è un fenomeno in forte crescita. Sempre più persone ne hanno sentito parlare e sempre più persone decidono di provarci in prima persona, tanto che dallo scorso gennaio ai primi di aprile se ne contano quasi 500 in più rispetto al 2012 sul territorio nazionale scrive Stefano Carli su Repubblica.it, e già a capodanno il numero complessivo registrato dal report di fine anno della fondazione Mind the Bridge si aggirava attorno al migliaio. Più di metà di questi progetti innovativi partiti da zero hanno sede nel Nord Italia, con un’alta concentrazione nel milanese, mentre uno su dieci si muove fuori dai confini nazionali.

E in Trentino? Come si sostiene chi decide di tentare questa strada? Come ci si muove per incanalare teste e capitali stranieri nelle nostre valli?

Quello delle startup in Italia è un fenomeno in forte crescita. Sempre più persone ne hanno sentito parlare e sempre più persone decidono di provarci in prima persona, tanto che dallo scorso gennaio ai primi di aprile se ne contano quasi 500 in più rispetto al 2012 sul territorio nazionale scrive Stefano Carli su Repubblica.it, e già a capodanno il numero complessivo registrato dal report di fine anno della fondazione Mind the Bridge si aggirava attorno al migliaio. Più di metà di questi progetti innovativi partiti da zero hanno sede nel Nord Italia, con un’alta concentrazione nel milanese, mentre uno su dieci si muove fuori dai confini nazionali.

E in Trentino? Come si sostiene chi decide di tentare questa strada? Come ci si muove per incanalare teste e capitali stranieri nelle nostre valli?

Per farmi un’idea più precisa mi sono rivolto a chi ha le mani in pasta, confrontandomi con chi ne sa: oggi siamo con Jari Ognibeni, co-fondatore di “The Hub Trentino”, startupper e investment manager presso Spinnvest, un fondo di venture capital con sede a Rovereto.

Il Trentino ha tutte le carte in regola per diventare la culla di startup e aziende attive in campi come ICT, Clean Tech e Meccatronica, spiega Ognibeni. È inutile sperare di poter competere con la Silicon Valley dove loro sono forti. Chi oggi vuole realizzare progetti legati a web-app o al mobile farebbe bene a comprarsi un biglietto aereo. Il Trentino ha un’altra vocazione ed è in questa che deve specializzarsi.

La presenza dell’Università di Trento, della Fondazione Bruno Kessler, e lo spirito d’iniziativa di Trento RISE sono fattori importanti per la crescita dei tre settori sopra menzionati, soprattutto nel campo dell’Information and Computer Technology, puntualizza Ognibeni. Per quanto riguarda l’industria legata alla sostenibilità ambientale, bisogna riconoscere che dalle nostre parti la leadership è dell’Alto Adige, che ha una forte connessione con Germania e Austria, avanzatissime nel settore. Ma non dobbiamo sottovalutare il forte potenziale che porterebbe a grandi profitti se adeguatamente valorizzato. Il terzo settore è appunto la meccatronica, sintesi di meccanica, elettronica e software.

Sono queste le direzioni in cui Spinnvest sta investendo e verso cui sta spingendo anche la Provincia.  Spinnvest ha in questo momento in portfolio quattro progetti di cui due nel settore biomedicale, uno in automazione industriale e uno nell’informatica (tre su quattro in fase early stage). La Provincia invece sta lanciando il Progetto Manifattura a Rovereto, l’ex Manifattura Tabacchi, di cui è in corso la conversione in un centro – che ospiterà presto anche un ufficio della Spinnvest  ­– dedicato all’innovazione industriale nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente. A lavori terminati (probabilmente nel 2017) l’intera struttura potrà ospitare uffici e imprese su 45.000 mq e altri 8.000 mq andranno a favore di esercizi commerciali.

È fondamentale sottolineare quanto sia importante a livello di sistema avvicinare il capitale privato al sostegno della crescita e dell’innovazione. Finora ingenti quantità di capitali pubblici provinciali sono stati spesi in maniera diretta a supporto dell’innovazione: un errore, a parere di Ognibeni. L’innovazione è tale quando dimostra di avere le carte in regola per il mercato cui si propone, e da questo mercato deve ottenere le risorse per crescere. I soldi pubblici dovrebbero focalizzarsi su progetti di sistema, come la creazione di infrastrutture e la promozione del territorio nel suo insieme. Il capitale per le startup è importante che venga dal privato. Come dire, non è giusto aiutare una pupa a schiudersi, se non si vuole mettere a rischio il futuro della farfalla. Parimenti, il settore pubblico, pur necessario come fonte di incentivi, dovrebbe astenersi dal coinvolgimento diretto nei singoli progetti.

Le priorità sistemiche sono oggi la creazione di una value chain di investimento privato e il raggiungimento di massa critica. Eventi come InnovAction Lab e TechPeaks sono ossigeno per la creazione di una comunità di interesse verso il fenomeno startup. Ci sono tutti i presupposti per una crescita, e si sta accumulando il necessario capitale pre-seed (la primissima fase di sviluppo di una startup), insieme a business angels (individui con disponibilità finanziaria e tecnica che si affianca agli imprenditori), e infine fondi di venture capital per la fase di crescita sul mercato. La fondazione a fine 2011 dell’Associazione Business Angels Trentino non è che una conferma del fatto che siamo sulla buona strada.

Le imprese di successo sul territorio devono ancora rendersi conto della loro importanza strategica in questo processo: sono esse ad avere la liquidità di cui necessitano le startup, e con oculatezza e un po’ di fortuna potranno accaparrarsi enormi guadagni.

Certo, se ci fosse poi un aeroporto che permettesse di connettersi in tempi brevi con gli altri attori nel campo in Europa, sarebbe tutta un’altra musica, conclude Ognibeni.