Culture | Ottava

Gustav Mahler Jungendorchester

Herbert Blomstedt a Bolzano per l’Ottava di Bruckner
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Difficilmente si potrebbe immaginare una conduzione più adatta di quella di Herbert Blomstedt per l’Ottava Sinfonia di Anton Bruckner - se tutto ciò avviene poi a Bolzano, siamo doppiamente fortunati.

Il direttore nato a Springfield (USA) nel 1927 da famiglia svedese e trasferitosi con essa nel paese di origine appena due anni più tardi è sulla scena musicale da ormai più di cinque decadi, se pensiamo al debutto del 1954 con la Filarmonica di Stoccolma. Da quel giorno non si è più fermato, e sarebbe difficile riassumere qui la sua carriera. Tra gli altri ha diretto i Berliner Philarmoniker (del 2015 proprio l’esecuzione dell’VIII di Bruckner) e la San Francisco Symphony Orchestra (1985-1995).

A 87 anni vanta nel suo repertorio tutte le sinfonie di Beethoven, Schubert e Sibelius, ma a ogni intervista ripete con semplicità che ogni pezzo sia tutto da scoprire e da amare. Blomstedt, avventista del settimo giorno (il padre era un pastore di questa chiesa) non fa prove il sabato perché nel suo credo la sesta giornata è di riposo – può però tenere concerti, dato che questi non sono da lui considerati un mero impiego (difficile dargli torto). A Bolzano in ogni caso va tutto bene: si esibisce il mercoledì e si ripeterà poi domenica per una nuova grande serata sotto il segno di Mozart e Dvořak.

In quanto a devozione e semplicità non differisce molto dallo stesso Bruckner, il compositore dell’Oberösterreich classe 1824 che veniva chiamato “Adagio-Komponist” per i suoi movimenti lenti, solenni. Un Bruckner che ha vissuto per lo più in povertà (sebbene non per scelta) almeno fino agli ultimi anni, segnato nella sua carriera musicale dal continuo scontro con Brahms e con i suoi sostenitori che lo accusavano di essere troppo wagneriano.

Specialista del solenne e del maestoso, inteso qui in senso fisico, come dimensioni e confini, che forse meglio di tutti è riuscito a dilatare lo spazio e il tempo all’interno della musica con i suoi crescendo senza fine apparente, è perfetto per la direzione meticolosa, e ragionata, di Blomstedt.

Per l’esecuzione arriva al Bolzano Festival la Gustav Mahler Jungendorchester, pensata da Abbado nel 1986 per far tornare a suonare assieme i giovani musicisti austriaci con quelli cecoslovacchi e ungheresi all’epoca appena usciti dal silenzioso (non solo musicalmente) comunismo, che avrà tutta la sera a disposizione per incantare il sempre numeroso pubblico con questa Ottava Sinfonia, opera monumentale composta in tre anni (finita nel 1887), e poi riscritta in altri 3. Una durata della stesura non così insolita per il compositore di Ansfelden, abituato a scrivere e riscrivere ogni suo lavoro numerose volte in modo quasi ossessivo, che portò in ogni caso alla conclusione di quella che sarà la sinfonia più lunga di Bruckner, poi fonte di ispirazione per Mahler, autore di opere ancora più monumentali (se un comparativo può aver senso con questo aggettivo).

Per il resto non servono parole – sarà meglio lasciare spazio alla bacchetta del Maestro che a Bolzano (19 agosto, 20:30, Teatro Comunale) dirigerà gli strumenti della giovane Mahler per portarli fino all’infinito crescendo dell’Ottava, in cui lo spettatore dovrà essere attento e contenuto esattamente come Blomstedt per non farsi trasportare dall’emozione prima ancora di aver raggiunto il culmine musicale.