Politics | Il discorso del premier

Renzi cita Langer e Kronbichler s’intenerisce

“l'Ue non è altro rispetto a noi. E se non saremo in grado di affermare che l'Italia e l'Europa - a dispetto di certa propaganda - non sono controparti ma sono sulla stessa barca, non ci sarà spazio per la politica". Matteo Renzi si professa europeista alla vigilia del vertice Ue. E cita Alexander Langer.

“Credo che chi rappresenta un paese nel Consiglio Ue debba partire da questa Europa che oggi vive una fase di difficoltà evidente agli occhi dei cittadini e non serve il sondaggio dei talk show per ricordarci come sia forte il rischio di una forte affermazione dei partiti populisti e antieuropeisti”. Toni alti nel discorso che ieri (19 marzo) il premier, Matteo Renzi, ha tenuto alla Camera in vista della sua partecipazione (prevista per oggi e domani, 20 e 21 marzo) al Consiglio Ue in programma a Bruxelles. Un richiamo da europeista convinto che si è avvalso di una citazione particolarmente significativa per noi altoatesini/sudtirolesi. Quella di Alexander Langer, tratta dal discorso che il vipitenese tenne nel 1995 in occasione della presentazione della Commissione Santer:

Ho trovato una frase, e partirei da questo, di un grande europeista italiano, risale a 19 anni fa, era il momento in cui la Commissione di Jacques Santer si presentò al Parlamento europeo, forse la prima volta in cui il Parlamento europeo giovò un ruolo anche significativo. Era Alex Langer che diceva queste parole: «stiamo costruendo un’Europa di spostati e velocizzati, dove si smistano sempre più merci, persone, pacchetti azionari, ma si vuotano di vivibilità le città e le regioni». Perché voglio partire da Alex Langer e da quel 1995, peraltro tragico? Peraltro tragico per lui e anche per l'Europa, il 1995 ricordiamo è l'anno di Srebrenica, è l'anno dei caschi blu olandesi, è l'anno del fallimento delle politiche istituzionali o, meglio delle istituzioni rispetto alla politica. Perché sono partito di lì? Sono partito di lì per dire che il rischio di una deriva tecnocratica e burocratica europea è un rischio che non avverte questo Parlamento o questo Governo perché c’è stata la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, ma è un rischio che è dentro, insito nell'animo e nel cuore di chi da anni si batte per un’Unione europea degna di questo nome e al quale oggi dobbiamo dare una risposta a maggior ragione, perché nei prossimi otto mesi non soltanto ci sarà il passaggio elettorale, mai significativo come in questo caso, anche se da quando facciamo politica tutti noi sappiamo che le elezioni successive sono sempre quelle più importanti, mai abbiamo trovato qualcuno che dicesse che quelle elezioni che stiamo per fare non sono importanti, ma questo passaggio è oggettivamente importante e rilevante.

Un orgoglio europeista particolarmente significativo in quanto, davvero, mai come stavolta il progetto stesso di un orizzonte politico comune sembra oscurato dalle nuvole di rinnovate tensioni separatiste (ancora freschissima la traccia lasciata dal referendum crimeo) e intorbidito da una percezione generalizzata che associa ormai l’Europa allo spettro di un superstato burocratico, dominato dalla Germania e dalle banche, e quindi contrario agli interessi delle persone.  

Ma tornando a Langer, ecco come il deputato Florian Kronbichler (Sel-Verdi), ha commentato a caldo l’intervento di Renzi: “Capirete che da amico, biografo e, non ultimo e nel piccolo, da suo successore in politica, sentire dal più alto pulpito del governo chiamare Langer a testimone del rilancio europeo dell’Italia mi ha riempito d’orgoglio. Il primo ministro Renzi ha appena finito il suo discorso al Parlamento, e confesso: mi sono intenerito non poco”.

 

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Gianluca Trotta Thu, 03/20/2014 - 11:15

Oh, santo cielo! Da estimatore di Langer sin dalla mia adolescenza, e (purtroppo) da elettore pentito di un partito che sta esprimendo figure a dir poco imbarazzanti come Laura Boldrini (e, nel suo piccolo, Florian Kronbichler: che a ogni suo nuovo scritto da Roma riesce a aumetare la mia dose di pentimento), mi indispone la citazione renziana. E, in misura minore, ma pur sempre mi dà un brivido, leggere qualcuno che, non si capisce bene sulla base di cosa, si autodichiara "successore in politica" di un gigante come Langer. Che poi sarà anche vera quella cosa dei nani sulle spalle dei giganti; ma non bisogna esagerare nell'autoglorificazione. Si rischia, come qui, il ridicolo.

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Gianluca Trotta Thu, 03/20/2014 - 13:41

In reply to by Gianluca Trotta

Eh, che si fa! Io, per ora, mi ero detto questo: devo pur fare ammenda, della scempiaggine che ho fatto alle ultime elezioni, devo purgarmi. E l'unica soluzione mi sembrava quella di non andare a votare: non vorrei mai ripetere un errore simile. Non le nascondo, sig. Marcon, che io segretamente tifo per una fine della legislatura: solo se questo Parlamento va a casa, compresa la presidente della Camera e il nostro sig. K, solo così mi sembrerà lavato il peccato, solo così la mia anima in tormento avrà un po' di requie. Per cercare di ricominciare; e magari, la prossima volta, essere un po' meno sciocco, quando esercito il mio diritto di voto. E comunque anch'io aspetto consigli meno distruttivi dei miei proponimenti.

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Gianluca Trotta Thu, 03/20/2014 - 12:08

Ohibò, ché tocca sempre rispolverare il buon vecchio Karl: "Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione. La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo sul cervello dei viventi e proprio quando sembra ch’essi lavorino a trasformare se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, proprio in tali epoche di crisi rivoluzionaria essi evocano con angoscia gli spiriti del passato per prenderli al loro servizio; ne prendono a prestito i nomi, le parole d’ordine per la battaglia, i costumi, per rappresentare sotto questo vecchio e venerabile travestimento e con queste frasi prese a prestito la nuova scena della storia".
Senza dimenticare, visti i nomi citati sopra, l'avvertenza che precede di poche righe; lì dove si dice che la storia si presenta sempre due volte: "la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa".

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