Pressekonferenz SVP
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L'SVP rispetti la propria storia

Se la Stella alpina si alleasse con la destra italiana e tedesca negherebbe la propria identità, si metterebbe sullo stesso piano dei partiti populisti europei.
  • Occorre un grande sforzo di fantasia per decifrare i risultati elettorati in queste ore di appassionate disquisizioni da parte di analisti, piscoanalisti e persino chiromanti. Soprattutto chiromanti. Ma anche psicoanalisti. Da parte mia, non propongo scenari seri, ma qualcosa devo pur scrivere, perché tanto ho scritto negli ultimi travagliati anni che ora - proprio ora - il mio silenzio sarebbe inopportuno. 

    Proviamo a ricapitolare e, per favore, esercitate indulgenza verso ogni eccesso di fantasia, una qualità, diceva il compianto Paolo Grossi, che dovrebbe essere propria del giurista, anche - se non soprattutto - quando tratteggia un affresco pittoresco per dare conto della pittoresca realtà che ha sotto gli occhi. Anche, se non soprattutto, nell’ora del pericolo.

    Nel 2018 scrissi su più quotidiani che un eventuale connubio tra Südtiroler Volkspartei e Lega sarebbe stato una sciagura da scongiurare. Ovviamente nessuno mi diede ascolto, benché voci assai più potenti della mia lanciassero il medesimo avvertimento. Un matrimonio che non si aveva da fare. Di simili sposalizi se ne vedevano molti in Europa a quel tempo. E in nessun caso le nozze celebrate sono andate a buon fine (pensate al tracollo del primo esecutivo Kurz nella vicina Austria…). 

    La Südtiroler Volskpartei ha una tradizione. Una storia. Una sua continuità dalle ceneri del Dopoguerra ad oggi e annovera nella sua evoluzione politici di statura enorme. Con loro si poteva essere d’accordo o meno, ma la loro intelligenza politica era indiscussa e riconosciuta.  

  • Populista: Matteo Salvini Foto: Seehauserfoto

    La Lega del 2018 era un partito populista e l’esemplare che meglio rappresentava quel movimento era il parvenu. Un esemplare strano, che abbiamo visto gironzolare per le città italiane con l’abito nuovo di pacca e sfoderare quella che lui credeva essere competenza e magari persino fascino elettorale. Bontà sua.  Si credette allora che la Lega, a differenza degli eredi lontani del Movimento sociale, potesse essere un alleato accettabile per via delle sue velleità autonomiste e per la parvenza “rivoluzionaria” che si auto-attribuiva (ho sempre detto, dal 2015 ad oggi, che sono nati vecchi. Come il cucco. Matusalemmici). 

  • No, non è mai stato così: la Lega nasce e si sviluppa contrabbandando la brama verso piccole satrapie per autonomia e federalismo e aggredendo surrettiziamente lo stesso fondamento giuridico e costituzionale di un ordinamento autonomo (l’articolo 5 della Carta repubblicana: andate, se volete, a leggere gli scritti del vecchio ideologo leghista prof. Miglio, scritti risalenti alla fine degli anni Settanta, scritti che nemmeno i suoi inconsapevoli discepoli forse conoscono, ma che applicano “auf Punkt und Beistrich”. Scritti profondamente “anticostituzionali”).

    L’autonomia però è ben altra cosa dal ripetere su minuscola scala le fattezze (e le nefandezze) del centralismo statale. Quando si celebra l’autonomia, come accaduto lo scorso anno per i settant’anni dello Statuto, bisognerebbe anche celebrare l’autonomia che si vorrebbe per gli altri, e non solo per se stessi. In una parola: l’autonomia non è l’ordinamento delle poltrone e delle maggioranze ad ogni costo, l’affermazione locale della classe reggente in un dato momento storico. Non è l’autonomia dell’effimero e del fugace. Non quella del potere e del palazzo. Ci siamo forse confusi? 

    E poi, diciamolo tra di noi, i leghisti di allora (2018) non erano molto diversi dai fratelli di non so chi. Tutto sommato erano interscambiabili (alcuni se non sbaglio si sono persino interscambiati con acrobazie da doppio wow). E quel che si temeva è accaduto, con l’aggravante degli scandali interni alla Svp e della curiosa secessione di una sua parte (che dei chiromanti avevano dato addirittura prossimo al 15% del consenso elettorale…ah, i chiromanti e i sondaggisti, quanto mi piacciono). 

    Ed eccoci qui. La Lega è evaporata, la Svp vive una crisi gravissima, interna ed esterna. Raggiunge il suo minimo storico e si trova al bivio: con chi ci sposiamo questa volta?

  • Freiheitliche: Ulli Mair Foto: Giuseppe Musmarra Salto.bz

    Quando una istituzione (e io considero la Svp qualcosa di più di un partito: una istituzione, una di quelle istituzioni che non si applicano da sé, ma per mezzo degli esseri umani che la incarnano) è in crisi, quando una istituzione “vacilla nelle tenebre”, guarda al passato per rigenerare se stessa. Che avrebbero fatto gli Otto Guggenberg o i Magnago? Che avrebbe fatto il genio politico del primo Durnwalder? 

    Perdonatemi, sto abusando di fantasia, ma a mia difesa devo dire che io sto dalla parte di chi fa la storia con i “se”. Se, se e ancora se. Aggiungo, prevenendo i molti commenti maliziosi a questo mio fondo: non scrivo su mandato, non lo ho mai fatto. I partiti che si sono presentati a questa tornata elettorale non mettevano di buon umore, alcuni hanno semplicemente fatto meglio degli altri, specialmente quelli che hanno recuperato la misura di se stessi e il legame più autentico con la società. Altri hanno ripetuto gli errori di sempre, altri ancora hanno cavalcato le mode e l’insoddisfazione generale.

  • Avete visto? Ho fatto anche io l’analista politico. E anche lo psicoanalista. Mi manca solo di fare il chiromante. E allora, permettetemi, di farlo, il chiromante (Merlino docet! Prevengo questa volta l’ironia…): se la Südtiroler Volkspartei dovesse stringere un altro legame come quello del 2018, verrebbe meno alla sua storia, alla sua tradizione e venendo meno alla sua storia e alla sua tradizione non sarebbe poi molto diversa dai partiti populisti che sorgono come funghi e declinano come meteore. Sarebbe come tutti gli altri. Incoraggerebbe il qualunquismo, perché gli scandali di cui abbiamo notizia non sono slegati dalle grandi scelte politiche. Tra cinque anni sarebbe il disastro per il grande vecchio partito. Non rivogliamo rivedere mai più il 2018. Non per chiaroveggenza (scherzavo sul mio cognome...), ma per semplice, semplicissima, lungimiranza.

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Karl Trojer Fri, 10/27/2023 - 11:29

Meines Erachtens sollte die SVP, mit dem Landeshauptmann Arno Kompatscher an der Spitze, die Landesregierung auf 9 Mitglieder beschränken, die Grünen mit Frau Foppa und den PD mit Herrn Repetto einbeziehen.

Fri, 10/27/2023 - 11:29 Permalink
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Johannes A. Fri, 10/27/2023 - 12:11

Einziges Problem: Eine solche Koalition hätte keine Mehrheit.

Wenn dann bräuchte es noch einen weiteren Partnern.

Ob die konservstive SVP Basis bei einem solchen Linksschwenk eine große Freude hätte, wage ich zu bezweifeln.

Dann liegt die STF in 5 Jahren bei 15% und Wirth Anderlan bei 10%

Fri, 10/27/2023 - 12:11 Permalink
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Thomas Unterwinkler Fri, 10/27/2023 - 12:57

In reply to by Johannes A.

Team K, La Civica (Gennaccaro hat von den italienischen Kandidaten die meisten Vorzugsstimmen erhalten) und Lega (damit Verbindung nach Trient und Rom). Das wäre dann eine Koalition der Mitte. Und hätte den Vorteil, dass die Mehrheit aus 19 Abgeordneten besteht (d.h. man würde nicht gleich überstimmt, wenn eine/einer krank oder auf Dienstreise ist).

Fri, 10/27/2023 - 12:57 Permalink