Politics | Donne

10 miliardi di dollari in tasca e non sentirli

Chi è la donna che ha in mano Apple e chiama Obama al telefono?
Note: This article is a community contribution and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

Cantava James Brown “this is a man’s world, but it would be nothing, nothing without a women or a girl”. Così nel mese di marzo, in cui vengono festeggiate le donne, ripensando a queste parole ci fa piacere presentare un personaggio molto attivo pubblicamente, sebbene poco noto.

Laurene Powell Jobs, classe 1963, frequenta da ragazza la University of Pennsylvania dove studia Economia, quindi si specializza alla Business School Wharton, e finisce con un master all’ancora più prestigiosa Stanford Graduate School of business. Intascati i titoli arriva a posizioni molto ambite: prima in banca, alla Merrill Lynch, e quindi come specialista di strategie d’investimento sul mercato dei bond alla Goldman Sachs. Nomi che non fanno pensare alla classica persona dedita alle cause civili.

Tutto cambia nel 1989, quando incontra il futuro marito. Parla ad una conferenza quello che nella Silicon Valley è già un mito, Steve Paul Jobs, fondatore di Apple e creatore del primo computer casalingo con icone e mouse.

Laurene inizia ora un viaggio che la porterà alla scoperta di sé stessa, niente più banche nel suo curriculum da ora in avanti. Fonda Terravera, azienda che si specializza nella produzione di alimenti BIO e nella loro distribuzione in California. L’alimentazione sana e la lotta ai junk food sarà uno dei punti che la legheranno a Obama e ai democratici.

La decisione di dedicarsi alle cose che contano “davvero” la spingono a ritirarsi dalla scena quando vengono al mondo i figli, per prendersi cura nel migliore dei modi di loro – abbandona la sua azienda e lascia molti dei suoi impegni per crescere i tre piccoli.

In questo periodo a casa non smette però di lavorare, semplicemente si concentra sul marito: spingerà  Steve a riconciliarsi con la figlia avuta a 23 anni da una compagna di scuola, che lui mai aveva voluto riconoscere, e lo porta a conoscere la sorella biologica Mona Simpson, figlia dei genitori naturali che lo diedero in adozione appena nato. Con lei, giornalista e scrittrice, Steve arriverà ad avere un rapporto molto forte, di grande amicizia. È come se Laurene cercasse di rendere migliore il marito, protegge il suo genio cercando di farlo crescere nei punti in cui lui aveva delle lacune.

La Signora Powell Jobs sta lontano dalle attività per poco tempo, il necessario per far arrivare i figli ad un’età in cui potessero badare maggiormente a sé stessi, per tornare quindi più decisa di prima sulla scena, ma sempre lontana dai media.

Nel 2008 scopre la situazione di degrado dei quartieri di East Palo Alto, appena pochi passi dai ricchissimi uffici di Apple – qui, figli di immigrati per lo più ispanici, sono abbandonati a sé stessi, senza possibilità di avere un’istruzione adeguata, e quindi senza poter sperare di migliorare le proprie condizioni. Colpita da questa situazione di povertà, così vicina e contrapposta alla ricchezza enorme della Silicon Valley, dove il giovane d’oro Zuckerberg arriverà a pagare 19 miliardi di dollari per una piccola App (WhatsApp), inizia a insegnare come volontaria alla Belmont’s Carlmont High School, senza dire nulla a nessuno.

Così ad esempio Marlene Castro, in un’intervista del 17 maggio 2013 per il NY Times, ricorda di come lei seguisse le lezioni di quella che per lei era semplicemente Laurene. Quando arriverà ad essere matricola della University of California, Berkeley, scoprirà casualmente leggendo un articolo di giornale che quella Laurene fosse in realtà la moglie del re della tecnologia, la donna che secondo Bloomberg è la nona donna più ricca del pianeta.

Se il marito non volle partecipare al Giving Pledge, iniziativa nata da Warren Buffet e Bill Gates che intendeva fare donare metà del proprio patrimonio alle famiglie più ricche d’America per scopi umanitari, lei cercò in qualche modo di correggerlo, passo dopo passo. Se Steve rifiutò per anni di riconoscere la sua prima figlia, lei lo convinse a cambiare idea fino ad arrivare al punto che la giovane Lisa Brennan Jobs andasse a vivere per diversi anni proprio a casa loro. In qualche modo pare che Laurene sia sempre stata lì, dietro di lui, a migliorarlo dove era più debole.

Nel 1997 crea una ong non-profit, College Track, che aiuta i giovani ragazzi di famiglie povere a prepararsi per il college – il programma, attivo in diverse località della west coast, si è occupato di più di 1.400 studenti, riuscendo a far arrivare all’Università il 90% di loro.

Non si limita a questa sola associazione e in seguito fonda una seconda ong, la Emerson Collective, che si occupa sempre di istruzione ma in modo ancora più ampio – l’obiettivo è in questo caso quello di concentrare gli sforzi di grandi imprenditori sul progetto unico di un sistema scolastico differente, nuovo,  che dia sostegno ai più deboli non solo (qui sta spesso la forza degli USA) per fini meramente “missionaristici”, ma anche per riuscire a dar valore al potenziale di tutti quei ragazzi che hanno le capacità ma non le possibilità economiche.

Probabilmente non è una caso che questo tipo di iniziative parta da chi ha respirato per anni l’aria della California, innovativa per tradizione. Da tempo vengono studiati gli ingredienti che possano dare il via ad un esplosione (positiva) dell’economia, come appunto è successo nella Silicon Valley. Come si può leggere nel saggio di Enrico Moretti (professore a Berkeley) “La nuova geografia del lavoro”, in tutti i casi di zone favorevoli all’innovazione e alla creazione di nuovi posti di lavoro (dalla stessa Silicon Valley a Seattle, da Singapore a Rochester) analizzati emerge sempre un fattore comune: è fondamentale creare un’area attrattiva per studenti universitari provenienti da tutte le parti del mondo. Apertura e multi-culturalismo come elemento propulsivo della crescita economica e sociale.

Per questo Laurene Powell Jobs sa come siano importanti gli ispanici e gli afro-americani, e quanto sia uno spreco di risorse lasciarli senza istruzione per il semplice fatto che non abbiano famiglie ricche.

Da cosa nasce cosa, e il fatto di essere sempre in contatto con queste tematiche avvicina la Jobs alla questione della regolamentazione dell’immigrazione – negli USA si apre una problematica (presente anche in Italia) riguardante gli stranieri cresciuti però fin da tenera età nel paese adottivo. Ragazzi che sono cresciuti in America, e che di questa si sentono cittadini (magari non sapendo nemmeno la lingua madre dei genitori) ma che finiti gli studi si trovano a non avere i documenti per rimanere negli USA, con il visto in scadenza.

Il College Track spinge molto sulla sigla DREAM, da cui il Dream Act (Development, Relief, and Education for Alien Minors), presentato per la prima volta in senato nel 2001. Powell Jobs ha finanziato e promosso poi il sito TheDreamIsNow.org, sito interamente dedicato a giovani ragazzi dalle vite normalissime che per una incompletezza delle norme burocratiche si trovano a dover presto abbandonare quella che è casa loro, collegato al documentario omonimo di Davis Guggenheim vincitore di un Academy Award

Nel 2011 le vedova di Steve Jobs entra nel consiglio di amministrazione di Teach for America, ong che manda i migliori neo-laureati del paese ad insegnare nei quartieri più degradati d’America, diventa amministratrice del Global Fund for Women che si occupa del sostegno delle donne in tutto il mondo, ed infine viene nominata da Barack Obama consigliere per le soluzioni ai problemi che affliggono le comunità più degradate.

Nel 2012 durante il discorso sulla stato dell’Unione, tenuto annualmente dal presidente USA davanti alle camere riunite, Laurene Powell Jobs era seduta a fianco di Michelle Obama. C’è chi vedendola sempre più spesso negli ambienti di Washington pensa ad aspirazioni in forma di cariche pubbliche ancora maggiori.

Nel frattempo, dall’anno 2013, Laurene frequenta Adrian Fenty, ex sindaco di Washington DC, ora consulente per i temi dell’istruzione e formazione presso diverse aziende della Silicon Valley (proprio lì incontrerà per la prima volta la Powell Jobs).

Insomma, il curriculum della ragazza che nel 1989 conosceva un freak dell’informatica, e che due anni più tardi lo sposava nel deserto sotto la benedizione di un monaco buddista zen, è molto articolato, e con enorme probabilità si allungherà ancora abbondantemente. Nonostante tutto questo rimane una persona che vive nella casa in cui è sempre stata, si occupa di volontariato, e non appare quasi mai sui media. E allora diceva proprio bene Brown, it is a man’s world, but it would be nothing without a women or a girl.