Politica | Forza Italia

Enrico Lillo: “Dobbiamo recuperare il consenso perduto”

Appena reduce da un incontro con Silvio Berlusconi, Enrico Lillo, coordinatore regionale di Forza Italia, parla del nuovo organigramma del partito e del cambiamento di stile che dovrebbe frenare l'emorragia di consensi.

Mentre qualcuno, nel centrodestra locale, sta cominciando a fare autocritica, e soprattutto a non vedere più nel “riferimento romano” il punto cardinale indispensabile ad orientare il proprio agire politico, altri rimangono saldamente ancorati all'orizzonte nazionale, anche se stavolta la meta del loro pellegrinaggio non è la capitale, bensì un piccolo luogo della Brianza, Lesmo, dove Silvio Berlusconi possiede una delle sue numerose ville (si tratta di Villa Gernetto, martedì 1 aprile sede di un incontro tra il presidente di Forza Italia e i vertici trentini e altoatesini del partito). Abbiamo chiesto a Enrico Lillo, attualmente coordinatore regionale (o per meglio dire: presidente del comitato regionale) di raccontarci come è andata.

Salto.bz: Enrico Lillo, come ha trovato Silvio Berlusconi, è in forma?
Enrico LilloBeh, considerando tutto quello che ha passato e sta passando è davvero sorprendente. Guardi, ha una forza incredibile. L'ho trovato lucido, vitale, con una carica impressionante. Quando siamo arrivati ha cominciato subito a parlare e dopo tre ore non accennava a smettere. Abbiamo dovuto interromperlo noi, ricordandogli che era anche atteso a Roma. La sua più grande virtù, quella di motivare, non è sicuramente venuta meno.

Qual era lo scopo della vostra visita?
Essenzialmente organizzativo. Abbiamo ridefinito gli organigrammi, le principali cariche. Questo dovrebbe consentirci di arrivare con più serenità ai congressi che eleggeranno poi i nuovi direttivi territoriali.

Eleggeranno? Ho capito bene?
Sì, ha capito bene. I nuovi direttivi saranno eletti, non più nominati dall'alto come avveniva in passato.

Ma basterà questa innovazione per frenare l'erosione dei quadri dirigenti che sta colpendo il partito un po' in tutto il paese?
Noi lo speriamo, del resto anche su questa erosione vorrei dire un paio di cose...

Prego.
Alla base vedo molto opportunismo. Ci sono troppe persone, vecchio vizio italiano, che – appena la situazione in un partito fa segno d'incrinarsi - cominciano a guardarsi attorno, scegliendo su quale altro carro saltare. Poi non nego che alcuni lo facciano anche perché hanno maturato una vera distanza dalle posizioni di partenza, ma nella maggioranza dei casi si tratta di opportunismo.

Un'accusa che certo non colpisce lei o l'onorevole Biancofiore, la fedelissima. A proposito, Biancofiore resta per voi un punto di riferimento imprescindibile?
Assolutamente sì. Lei è la nostra rappresentante diretta in Parlamento, fa parte anche del consiglio di presidenza del partito e credo di poter dire che nessuno conosce la nostra situazione particolare meglio di lei.

D'accordo, ma sotto la sua “direzione”, sono state anche fatte scelte che hanno sicuramente danneggiato il partito. Adesso il consenso è ai minimi storici, secondo un recente sondaggio non avete più neppure il 2%...
Tutti abbiamo fatto degli sbagli. Sarebbe ingiusto accollare solo su Michaela Biancofiore la responsabilità del nostro fallimento. Dobbiamo ripartire, questo è fuori dubbio. Il nostro è un bacino elettorale ristretto, c'è una grande disaffezione nei confronti della politica. Ma senza di lei sarebbe più difficile.

Torniamo sui nuovi organigrammi. Nella lista che avete diffuso si leggono molti nomi, colpisce però l'assenza di Alessandro Bertoldi, il quale (nel bene o nel male) qui in provincia ha avuto finora molta visibilità.
Sì, la stampa vorrebbe che questo diventasse un caso, ma io voglio gettare acqua sul fuoco. Alessandro è giovane, ha dato tanto al partito e darà ancora tanto. Ci incontreremo, parleremo e troveremo di comune accordo un modo per dargli ancora risalto. Del resto, recentemente si era autosospeso, quindi sarebbe stato in un certo senso quasi un controsenso se gli avessimo proposto una carica.

Sicuro che sia stato un gesto di delicatezza nei suoi confronti?
Beh, se non altro di correttezza Comunque è vero che per il nostro rilancio avevamo bisogno anche di dare un segno di discontinuità rispetto al passato, di farci percepire in modo diverso dai nostri possibili elettori.

Parliamo dunque di elezioni. Alle porte ci sono quelle europee. Il vostro slogan recita: “Meno Europa in Italia, più Italia in Europa”. Sembra un proclama nazionalista.
Non la vedo così. L'Europa che non vogliamo è quella incarnata dal modo di fare della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Un'Europa che dà ordini, che impone la propria linea. Noi vogliamo invece contare di più, vogliamo che all'Italia venga riconosciuto il ruolo di paese fondatore dell'Unione. Ma non condividiamo posizioni euro-scettiche o persino ostili al progetto di unificazione come ad esempio fa la Lega di Matteo Salvini.

Il nostro territorio potrà contare su qualche candidatura di peso? Ci sono già dei nomi?
Al momento no, ma stiamo cercando. Ovviamente abbiamo delle idee...

Ah, sì? Quali?
Sicuramente ci saranno gli uscenti, ma sui nuovi ancora non voglio pronunciarmi, anche per non bruciarli. Adesso si tratta soprattutto di rimetterci al lavoro, recuperare la credibilità appannata e il consenso che abbiamo perduto.