Società | Intervista al fotografo

Claudia Corrent - fotografare la spontaneità

Claudia Corrent, fotografa bolzanina, ci racconta nel giorno della festa della mamma il suo progetto sulla maternità.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: © Oswald Stimpfl

Com’è nato questo lavoro?
E iniziato 2 anni fa. Si è trattato di un work in progress, una sorta di diario. Siccome ho un’età in cui anch’io potrei essere madre, ho iniziato a domandarmi come funziona la maternità e l’ho fatto da un punto di vista fotografico ed estetico. Ho contattato alcune amiche, alcune amiche di amiche e si è sviluppato un passaparola. Sono andata a stare con loro e con il loro bambini per qualche pomeriggio. Ho cercato di riprendere alcuni luoghi che non fossero comuni rispetto alla maternità. Non è tutto rose e fiori come sappiamo; ci sono anche fatica, sacrificio e tutta una serie di cose. Nelle riviste esce spesso questa immagine superpositiva. Io ho cercato di seguire una strada diversa.

Qual è il principio fondamentale che cerchi di seguire quando fai le tue foto?
Il rispetto e l’umiltà nei confronti della persona che ho davanti e che fotografo. Ci vuole una forma di apertura nei confronti dell’altro. Le cose vanno raccontate senza pregiudizio e per me è molto importante che le persone che ritraggo si riconoscano nel mio lavoro.

Cos’è l’originalità?
In fotografia come nelle altre arti si copia tantissimo. Ci sono bellissimi lavori rispetto ai quali si può prendere spunto per reinterpretarli. Ad esempio il lavoro che sto facendo in questo periodo e che riguarda le adolescenti ritratte nelle loro camere è nato a partire da un lavoro realizzato da una fotografa libanese. Prendendo spunto dal suo lavoro ho cercato di farlo anch’io all’interno della mia realtà. Con il mio stile, con il mio modo di raccontare le cose. L’originalità è importate ma prendendo spunto e lasciandosi contaminare. Non mi piacciono invece le tendenze, quando in un periodo “va” la fotografia di un certo tipo e allora tutti la seguono perché è di moda.

E la spontaneità
Non scatto mai fotografie in studio: non ce l’ho e non mi interessa fare foto particolarmente in posa. Mi piace fotografare in strada, inquadrare qualcosa che sta all’interno della scena. E’ la strada che spontaneamente di offre quello che inquadri, si tratta solo di mettere le cose un po’ in ordine. Poi come fotografo hai una serie di riferimenti culturali, pratici e visivi che fanno parte della storia della fotografia e che ti aiutano a costruire le immagini. Ma dipende comunque dal progetto.