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Società | Gaza Calling 3

Il delirio di Netanjahu

Attraverso i social media ci arrivano anche le voci e le testimonianze di attivisti e giovani israeliani, che cercano in tutti i modi di manifestare il loro dissenso.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Netanjahu
Foto: Tageschau
  • Una settimana fa i palestinesi di Gaza aspettavano l'esito delle trattative per una possibile tregua. Ora aspettano l'ultimo atto della tragedia di cui sono vittime. Le loro condizioni di vita non sono cambiate: un milione e mezzo di sfollati, la metà bambini, stipati in un territorio che prima, già sovraffollato, ospitava 300 mila persone. La maggior parte di loro è al freddo, in tende improvvisate e bagnate. Molte famiglie nel corso di questi mesi si sono spostate già quattro, cinque volte, mancano cibo, acqua pulita, vestiti, coperte, scarpe….manca tutto. 
    Ma ora si è aggiunta la paura per l'arrivo imminente dei carri armati israeliani annunciato da Netanyahu. Gli sfollati stanno alla frontiera con l'Egitto, alle loro spalle il muro che l'Egitto ha ingrandito e rinforzato con filo spinato per impedire un eventuale esodo. E dove ha schierato i suoi carri armati minacciando Israele di sospendere gli accordi di pace del ‘67.
    Tutta la comunità internazionale sostiene che un’operazione di terra a Rafah sarebbe un disastro, ma i palestinesi restano lì, senza vie di fuga, in attesa di ricevere indicazioni dall'esercito israeliano su dove dirigersi. Nelle ultime notti hanno sopportato attacchi durissimi, in cui sono stati bombardati quartieri residenziali, moschee ed una parte del campo profughi, con il conto delle vittime che continua a salire, sono ormai 28.500. L'esercito ha comunicato di aver liberato con questa operazione due ostaggi israeliani. Alcuni organi di stampa riportano la notizia che altri tre ostaggi sarebbero rimasti uccisi nella stessa operazione.
    Oggi Netanyahu ha chiesto alle agenzie umanitarie di collaborare con il governo israeliano per evacuare i civili da Rafah, ma la Croce rossa internazionale ha fatto sapere che questa operazione è praticamente impossibile.
    Nel tempo di una settimana la situazione è precipitata: solo mercoledì scorso, dopo varie giornate di incontri diplomatici al Cairo con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, era arrivata la proposta di Hamas: in sintesi, una tregua di 135 giorni per consentire in tre fasi lo scambio tra i 136 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e 1500 prigionieri politici palestinesi, oltre alla liberazione di tutti i palestinesi minorenni, donne, malati ed anziani, detenuti nelle carceri israeliane. In questo lungo periodo di sospensione dei combattimenti avrebbe dovuto essere elaborato un piano per la cessazione definitiva della guerra, con il completo ritiro delle forze armate israeliane da Gaza.

  • Foto: Upi
  • „Si sono susseguiti gli appelli a Israele affinché eviti un attacco di terra in questa zona: dall'Unicef, alle Nazioni Unite, all'Oms, tutti chiedono ad Israele di fermarsi.“

     

    Nessuna controproposta è arrivata da Israele: il giorno stesso il premier Netanyahu è apparso in televisione per comunicare agli israeliani e al mondo che non ci sarà nessun negoziato e per ribadire che la distruzione totale di Hamas è l'unica soluzione possibile. La vittoria decisiva sarebbe ormai a portata di mano. Il giorno successivo Netanyahu ha ordinato all'esercito israeliano di muoversi verso Rafah.
    Dopo queste dichiarazioni si sono susseguiti gli appelli a Israele affinché eviti un attacco di terra in questa zona: dall'Unicef, alle Nazioni Unite, all'Oms, tutti chiedono ad Israele di fermarsi.
    Un appello affinché Israele rinunci ad un'operazione di terra nella città del sud è arrivato anche da Borrel, responsabile della politica estera della comunità europea; altri appelli arrivano dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Cina. Biden, preoccupato in questo momento di mantenere il consenso della comunità ebraica americana senza perdere quello della comunità araba, ha ribadito il sostegno ad Israele ed ha chiesto al premier israeliano di non iniziare nessuna operazione militare a Rafah prima di aver messo a punto un piano credibile e realizzabile per evacuare la popolazione civile.
    Di fronte agli appelli della comunità internazionale Netanyahu ieri per l’ennesima volta, ha risposto che rinunciare all'operazione di terra a Rafah significherebbe rinunciare alla distruzione di Hamas, primo obiettivo di Israele, ed ha addirittura dichiarato “tutti quelli che ci chiedono di fermarci sono complici di Hamas”.

     

     “Tutti quelli che ci chiedono di fermarci sono complici di Hamas”.
    Benjamin „Bibi“ Netanjahu

  • Ma al di là degli appelli verbali, nessuno dei governi occidentali alleati di Israele ha finora mai accennato alla possibilità di passare a strumenti di pressione più incisivi, quali l'interruzione della fornitura di armamenti o la sospensione di rapporti economici o commerciali. Solo poche ore fa per la prima volta, Borrel ha dichiarato che “gli Stati Uniti dovrebbero rivedere l’invio di armi a Israele”. Insieme agli Stati Uniti dovrebbero farlo anche parecchi paesi europei, tra cui l’Italia. E forse è troppo tardi.
    Diverse associazioni ebraiche, come la Jewish Voice for peace degli Stati Uniti, che conta 700 mila associati, chiedono al governo americano di togliere il sostegno ad Israele rispetto a questa guerra ed in generale rispetto alla politica repressiva e violenta di Israele verso i palestinesi. Anche in Italia 54 ebree ed ebrei laici hanno pubblicato una lettera appello, che sta ricevendo sempre più adesioni: denunciano la risposta sconvolgente del governo israeliano all'attacco di Hamas e l'assenza di un piano per uscire dalla guerra. I firmatari della lettera si dissociano dalle posizioni acritiche delle comunità ebraiche italiane, affermando che la critica alle politiche di Israele non è antisemitismo. 

    „Diverse associazioni ebraiche, come la Jewish Voice for peace degli Stati Uniti, che conta 700 mila associati, chiedono al governo americano di togliere il sostegno ad Israele rispetto a questa guerra ed in generale rispetto alla politica repressiva e violenta di Israele verso i palestinesi.“

  • Foto: Jewish Voice
  • Spostando lo sguardo all’interno di Israele, sebbene Netanyahu stia perdendo molti consensi, può contare su una parte di popolazione comunque convinta della necessità di continuare questa guerra. Subito dopo l'annuncio del premier, la settimana scorsa quindici mila israeliani hanno risposto all'appello di soldati e gruppi di estrema destra ed hanno manifestato a sostegno della politica di Netanyahu: nessun negoziato, la guerra deve continuare fino alla distruzione di Hamas. E rispetto agli ostaggi nelle manifestazioni si dice ciò che il governo non ha il coraggio di dichiarare: bisogna accettare qualche sacrificio per vincere. Il 4 febbraio dal kibbutz di Zikim, nel sud di Israele, è partita una marcia di estremisti che chiedono apertamente la colonizzazione della striscia di Gaza e l'espulsione della popolazione palestinese. Sullo sfondo l'immagine più triste: gruppi di manifestanti israeliani, in prima fila le Mothers of soldiers, che da due settimane al porto di Ashdod e al valico di Kerem Shalom stanno bloccando il passaggio di cibo e medicine destinati ai civili di Gaza.

     

    „Accanto a questa parte di Israele che non vuole la fine della guerra e che anzi è pronta alla fase finale del più grande massacro dal dopoguerra ad oggi, esiste un'altra parte che non condivide o non condivide più queste posizioni“

     

    Ma accanto a questa parte di Israele che non vuole la fine della guerra e che anzi è pronta alla fase finale del più grande massacro dal dopoguerra ad oggi, esiste un'altra parte che non condivide o non condivide più queste posizioni. Le stesse famiglie degli ostaggi e gli ex ostaggi si appellano disperatamente a Netanyahu, sostenendo che se continuerà con il tentativo di smantellare Hamas non ci saranno più ostaggi vivi da liberare. Lo stesso ha affermato l'ex generale Eisenkot, membro del consiglio di guerra di Israele: anche secondo lui la liberazione degli ostaggi e la distruzione di Hamas non sono obiettivi conciliabili.

  • Foto: Upi
  • Attraverso i social media ci arrivano anche le voci e le testimonianze di attivisti e giovani israeliani, che cercano in tutti i modi di manifestare il loro dissenso al massacro in atto e in generale alle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi: per questo vengono denunciati, a volte arrestati, sottoposti a perquisizioni o minacciati. 
    Come Meir Baruchin, un insegnante israeliano di storia ed educazione civica di 60 anni, che è stato arrestato e sospeso dall'insegnamento per aver postato una foto di bambini palestinesi uccisi a Gaza dall'immediata reazione di Israele all'indomani dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. In seguito scarcerato e reintegrato a scuola, diversi studenti l'hanno accolto con sputi e insulti ed hanno abbandonato le sue lezioni. “Conosco centinaia di insegnanti che hanno paura a parlare “ ha dichiarato l'insegnante in un'intervista. “Il mio licenziamento è stato un messaggio deliberato, l'obiettivo è quello di mettere a tacere qualunque voce critica. Il pubblico in Israele non sa cosa viene fatto in suo nome, né in Cisgiordania né a Gaza”.
    Lo stesso sostiene la televisione franco- tedesca Arte che ha realizzato un reportage che evidenzia come i cittadini in Israele ricevano informazioni principalmente dal portavoce dell'esercito, che ogni sera li aggiorna sul conflitto in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv nazionale.Non si parla delle sofferenze della popolazione civile che vive nella striscia e solo pochi giornalisti israeliani mettono in dubbio le notizie ufficiali.

  • Meir Baruchinun: insegnante israeliano che è stato arrestato e sospeso dall'insegnamento per aver postato una foto di bambini palestinesi uccisi a Gaza Foto: Youtube
  • Piccole minoranze di militanti politici, pacifisti e attivisti contro l'occupazione cercano di fare sentire il loro dissenso attraverso pagine Fb come Refuser Solidarity Network, e di organizzare piccole manifestazioni per chiedere la fine della guerra ed azioni simboliche per dare un volto ai palestinesi uccisi in massa a Gaza. Anche loro raccontano di minacce, fermi ed arresti. Il 26 dicembre Tal Mitnick, israeliano di 18 anni è stato condannato al carcere dal tribunale militare per essersi rifiutato di combattere nell'esercito israeliano.
    “Questa terra ha un problema” ha dichiarato il ragazzo al momento della condanna “ci sono due nazioni che hanno un legame indissolubile ed innegabile con questo posto. Anche con tutta la violenza del mondo non si possono cancellare il popolo palestinese e quello ebraico e la loro connessione con questa terra. Il problema è il suprematismo, la convinzione che essa appartenga ad un solo popolo. Né la violenza di Hamas né quella dello stato israeliano possono risolvere la situazione. Non ci può essere una soluzione militare ad un problema politico...Mi rifiuto di credere che più violenza porterà sicurezza. Mi rifiuto di partecipare ad una guerra di vendetta”.
    Lo stesso dirà tra pochi giorni una ragazza di 18 anni, quando a sua volta sarà giudicata per lo stesso reato.

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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 14:34

In risposta a di Maximi Richard

Domanda molto interessante!
Il problema è che la Striscia di Gaza è sotto la giurisdizione israeliana e siccome gli egiziani non vogliono “irritare” le autorità israeliane, chiedono prima al governo israeliano l’autorizzazione per l’ingresso oppure l’uscita di qualsiasi persona, mezzo o merce. Ciò vale anche per i giornalisti stranieri (che non riescono ad entrare a Gaza dall’Egitto per documentare la guerra perché c’è il veto israeliano) e per i cittadini palestinesi, anche se non devono passare per il territorio israeliano perché come detto prima i Territori palestinesi compresa la striscia di Gaza sono sotto la giurisdizione di Israele perché “de facto” è l’entità occupante.

Gio, 02/15/2024 - 14:34 Collegamento permanente
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Peter Gasser Gio, 02/15/2024 - 14:51

Zitat: „i Territori palestinesi compresa la striscia di Gaza sono sotto la giurisdizione israeliana“m
haben Sie für Ihre Behauptung, dass der Gazastreifen unter israelischer Gerichtsbarkeit stand/steht, einen Beleg?
Ich halt diese Aussage für unrichtig, da Verwaltung/Gerichtsbarkeit in Gaza von den Palästinensern ausgeübt worden ist, und zwar in totalitär-diktatorischer Art.

Gio, 02/15/2024 - 14:51 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 16:40

In risposta a di Peter Gasser

Questo lo può raccontare al bar a qualche ingenuo (facendo magari il gioco delle 3 carte) ma non a chi lavora al tribunale internazionale per i crimini di guerra. Ormai è evidente a tutti che si chiamano TERRITORI OCCUPATI perché (come sa benissimo) sono occupati illegalmente proprio da Israele “non dai marziani”.

Gio, 02/15/2024 - 16:40 Collegamento permanente
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Peter Gasser Gio, 02/15/2024 - 17:42

In risposta a di Ascanio Giacomini

Es gibt keinen Grund, hier ausfällig oder abschätzig zu werden; wer hier den richtigen Ton nicht findet, findet ihn anderswo auch nicht.
Wenn Sie meinen, dass Gaza ein „territorio occupato“ ist, dann wohl von den Terroristen, Menschenräubern, Vergewaltigern und Schlächtern der Hamas, welche seit Jahren in Gaza ein brutales Terrorregime führen: aktuell verbergen sich 4 Kompanien Terroristen hinter und unter Frauen und Kindern, und schießen von diesen heraus - aber das wissen Sie ja.
.
Also nochmal die sachliche Frage: wollen Sie Ihre Behauptung, dass in Gaza die israelische Gerichtsbarkeit galt/gilt belegen?
Andernfalls ist dies wohl unwahr.

Gio, 02/15/2024 - 17:42 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 18:01

In risposta a di Peter Gasser

Lo dimostra il fatto che i Territori palestinesi compresa la Striscia di Gaza (il cui aeroporto distrutto dall’esercito israeliano nel 1998) sono considerati dall’ONU e dalla comunità internazionale compreso il nostro paese, territori occupati illegalmente da parte di Israele. Non è un’opinione e non capisco che cosa bisogna dimostrare di più, caso mai è Lei che deve dimostrare il contrario.

Gio, 02/15/2024 - 18:01 Collegamento permanente
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Peter Gasser Gio, 02/15/2024 - 18:42

In risposta a di Ascanio Giacomini

Nochmal, es geht um „Gerichtsbarkeit“:
Also nochmal die sachliche Frage: wollen Sie Ihre Behauptung, dass in Gaza die israelische Gerichtsbarkeit galt/gilt belegen?
Andernfalls ist dies wohl unwahr.
.
Zitat 2: „sono considerati dall’ONU e dalla comunità internazionale compreso il nostro paese, territori occupati illegalmente da parte di Israele“: auch diese Aussage ist meiner Information nach nicht richtig: können Sie Ihre Meinung belegen? Ein Zitat der UNO?

Gio, 02/15/2024 - 18:42 Collegamento permanente
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Milo Tschurtsch Gio, 02/15/2024 - 18:53

Der Gazastreifen ist nicht von den Israelis illegal besetzt, sondern er wurde im 6-Tage Krieg 1967 erobert, nachdem er vorher von den Ägyptern besetzt war. Der 6 Tage Krieg war aber ein Angriffskrieg verschiedener arabischer Staaten die das Existenzrecht Israels nicht anerkennen wollten. Nun, sie haben den Angriff verloren, Israel siegte und übernahm den Gazastreifen, was halt vorkommt wenn man Angriffskriege führt, die man verliert. Nach diversen Verhandlungen räumte Israel 2005 den Gazastreifen vollkommen und übergab die politische Kontrolle den Palästinensern zur Verwaltung, die nichts Besseres zu tun hatten als die damals schon als Terrororganisation eingestufte Hamas zu wählen.
Das Eigentliche ist aber , dass den Palästinensern noch NIE ein Gebiet wirklich gehört hat. 1948 haben sie es nämlich abgelehnt einen Staat zu gründen, sie wollten zuerst Israel (das einen Staat gründete) vernichten, was mehrmals versucht wurde aber immer misslang ,mit der Folge dass Israel Gebiete unter seine Kontrolle brachte. Heute sind deshalb die Gebiete der Palästinenser "beanspruchte Gebiete" aber kein Besitz. Israel erlaubt die politische Verwaltung zur Gänze (Gazastreifen) oder teilweise (Westjordanland) , gibt die militärische Hoheit (die es als Bollwerk zum Selbstschutz innehat) aber erst bei einer Zweistaatenlösung ab, deren Voraussetzung eine demokratische Ordnung und eine Anerkennung Israels ist. Bis dahin bleiben die Palästinensergebiete "beansprucht" . Es gibt keine international anerkannte Staatlichkeit.

Gio, 02/15/2024 - 18:53 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 20:08

In risposta a di Milo Tschurtsch

Il Suo commento contiene molte imprecisioni e semplificazioni riguardo alla complessa situazione di Gaza e al conflitto israelo-palestinese. È importante riconoscere L’URGENZA DI PREVENIRE I MASSACRI DI CIVILI PALESTINESI, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

Gio, 02/15/2024 - 20:08 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 18:54

La “conquista” dei Territori palestinesi da parte di Israele è considerata illegale da parte della comunità internazionale. Infatti come detto prima sono territori occupati illegalmente da Israele e le risoluzioni dell’ONU sono chiare riguardo al fatto che Israele deve ritirarsi dai suddetti territori ma purtroppo non lo fa. Al contrario continua a costruire colonie illegali in Cisgiordania sottraendo terra ai palestinesi dopo aver costruito un muro di apartheid.

Gio, 02/15/2024 - 18:54 Collegamento permanente
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Milo Tschurtsch Gio, 02/15/2024 - 22:18

In risposta a di Ascanio Giacomini

"......che Israele deve ritirarsi dai suddetti territori ma purtroppo non lo fa"
Neben der Sinai-Halbinsel, die an Ägypten zurückgegeben wurde, hat sich Israel 2005 vollständig aus dem Gazastreifen zurückgezogen, alle Siedlungen geräumt und alle Juden haben das Land verlassen. Die Folge war, dass die Palästinenser die Hamas gewählt haben, die Raketen besorgt hat und Israel seit 20 Jahren beschießt mit Höhepunkt 7.Oktober. Das hat Israel natürlich in der Argumentation bestärkt erobertes Land nicht zur Gänze zurückzugeben, sondern als Bollwerk gegen zukünftige Angriffe ( die seit 1948 erfolgen) zurückzubehalten, wie z.B. im Westjordanland das auch als historisches Kernland gilt (Samaria und Judäa).
Hätten die Araber 1948, als es ihnen angeboten wurde selbst einen Staat gegründet , Israel als Nachbar anerkannt anstatt es jahrzehntelang zu bekriegen, dann wäre alles anders gekommen.
Jedenfalls wünsche ich mir dass die Hamas vollständig besiegt wird, denn das international aufgebaute Netzwerk bedroht auch Europa, das sollte uns klar sein.
Den Menschen in Gaza wünsche ich dass sie vollständig evakuiert werden können (Ägypten, das 1967 noch mit ihnen gemeinsam Israel bekriegt hat möge ihnen die Grenze öffnen) . Ob es zukünftig noch eine Selbstverwaltung im Gazastreifen bzw. einen palästinensischen Staat geben wird, ist zu bezweifeln und hängt wesentlich von der politischen Führung Israels ab. Jedenfalls ist es längerfristig immer fatal sich von Terrororganisationen anhängig zu machen.

Gio, 02/15/2024 - 22:18 Collegamento permanente
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Monika Psenner Sab, 02/17/2024 - 11:00

In risposta a di Ludwig Thoma

Itamar Ben-Gvir ist Sicherheirsminister in der israelischen Regierung. Er gehört einer extrem -rechten Partei an und fordert unter anderem die Vertreibung der Palästinenser aus Gaza. Solange Ben-Gvir und Bezalel Smotrich ( er ist Finanzminister und gehört auch einer extrem-rechten Partei an) der Regierung angehören, wird es keine Friedensverhandlungen mit Aussicht auf Erfolg geben.
Die fanatischen Kräfte auf beiden Seiten verhindern einen Frieden.

Sab, 02/17/2024 - 11:00 Collegamento permanente
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Peter Gasser Ven, 02/16/2024 - 11:51

In risposta a di Ascanio Giacomini

Zutat: „ UN’ASSEDIO ILLEGALE“:
Sie meinen also, hundertfache Vergewaltigung, Verstümmelung, Mord und Menschenraub an Zivilisten darf nicht verfolgt werden, die Vergewaltiger, Mörder, Schlächter dürfen nicht gesucht und die Geiseln dürfen nicht befreit werden?
Sie fordern nicht die Herausgabe der Geiseln, die Herausgabe der Vergewaltiger und Schlächter des 7. Oktober 2023?
Nein, Sie verlangen nichts dergleichen, Sie verschweigen die Ursache und beklagen die Wirkung.
Man kann die Wirkung des 7. Oktober in Gaza kritisieren, für unangemessen halten, was aber verwerflich ist: die Ursache zu ignorieren und Folter, Verstümmelung, Mord, Schlachtung und Menschenraub hunderter friedlicher Zivilisten zu „leugnen“.

Ven, 02/16/2024 - 11:51 Collegamento permanente
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Peter Gasser Ven, 02/16/2024 - 13:14

In risposta a di Ascanio Giacomini

... will die Hamas, das ist schon klar, und Sie sehen nur diesen Aspekt.

Frieden aber wollen alle, dafür muss die Hamas aber auch zeitgleich alle Geiseln freilassen: DAS aber lehnt die Hamas ab. Warum?

Sie verlangen, dass die Israelis aufhören, verlangen aber nicht auch, dass die Hamas zeitgleich aufhören muss, und auf beiden Seiten Vergewaltiger, Mörder, Menschenräuber festgesetzt werden.

„URGENZA DI OGGI“ ist gleichermaßen die Freilassung aller Geiseln, warum fordern Sie das nicht auch? Geiseln ermorden ist für Sie ok, wenigstens nicht erwähnenswert? Geiselnehmer, Vergewaltiger, Folterer, Verstümmler, Mörder, Schlächter - Sie wollen alle schützen?

Ven, 02/16/2024 - 13:14 Collegamento permanente
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Peter Gasser Ven, 02/16/2024 - 15:36

In risposta a di Ascanio Giacomini

Dann sind Sie dafür, dass gleichzeitig alle Geiseln freigelassen und Vergewaltiger, Folterer und Mörder an Zivilsten des 7. Oktober 2023 übergeben werden: das beendet den Krieg.
Wer nur von einer Seite Maßnehmen fordert, ist nicht glaubwürdig.

Die Israelis hören mit ihren Maßnehmen gegen die Terrorgruppe Hamas in Gaza auf UND die Hamas übergibt alle Geiseln und verzichtet auf Angriffe auf israelisches Gebiet und israelische Zivilisten. Gut so?

Oder dürfen die Hamas weiter, versteckt zwischen Frauen und Kindern, unter Schulen, Moscheen und UNO-Einrichtungen auf Israel schießen? Muss die Hamas Israel anerkennen, damit es Frieden gibt, oder darf die Hamas weiter an der Vernichtung Israels arbeiten?

Ven, 02/16/2024 - 15:36 Collegamento permanente
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Ludwig Thoma Ven, 02/16/2024 - 16:19

In risposta a di Peter Gasser

Wenn, wie Sie richtig und gerne schreiben "Nur die ganze Wahrheit [ist] die Wahrheit" ist, können wir dann davon ausgehen, dass Sie komplett ignorieren (im Sinne von nicht wissen), dass zu einem Friedensprojekt in Nahost auch die vollständige Räumung der illegalen Siedlungen im Westjordanland und dem damit einhergehenden Ende der Gewalt gegen die dort lebende Bevölkerung gehört?

Ven, 02/16/2024 - 16:19 Collegamento permanente
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Milo Tschurtsch Ven, 02/16/2024 - 17:44

In risposta a di Ludwig Thoma

Nun ist es so, dass die Siedlungen im Westjordanland gar nicht illegal sind. Man kann es drehen und wenden wie man will: Ohne Staatlichkeit haben die Palästinenser (selbstverschuldet) keinen Anspruch auf Gebiete in einem von Israel in einem Selbstverteidigungskrieg unter Kontrolle gebrachtem Gebiet, das Israel als historisches Kernland bezeichnet. Es wird den Palästinensern das Land auch nicht freiwillig überlassen was bilateral auch nie vereinbart war, aufgrund der Erfahrungen im Gazastreifen schon gar nicht, sondern zunehmend als Bollwerk für die Sicherheit Israels benutzen. Dazu folgender Beitrag:

https://embassies.gov.il/munchen/AboutIsrael/the-middle-east/Pages/Isra…

Einige Ausschnitte:

In über 1000 Jahren war es ALLEIN die jordanische Besatzungsmacht, die jüdische Siedlungen in diesen Gebieten verbot, indem sie während der neunzehn Jahre ihrer Herrschaft (1948-1967) den Landverkauf an Juden zum Kapitalverbrechen erklärte.
Das Recht von Juden, sich in diesen Gebieten anzusiedeln, und die erworbenen privaten Eigentumstitel für das Land konnten durch die jordanische Besatzung rechtlich nicht annulliert werden, da diese eine Folge der UNRECHTMÄßIGEN BEWAFFNETEN INVASION Israels im Jahr 1948 war und international nie als rechtmäßig anerkannt wurde. Daher behalten solche Rechte und Urkunden bis zum heutigen Tage ihre Gültigkeit.

Kurz gesagt, ist der Versuch, jüdische Gemeinschaften im Westjordanland als neue Form „kolonialer“ Siedlungen auf dem Land einer fremden Staatsmacht darzustellen, so unaufrichtig wie politisch motiviert. Zu keinem Zeitpunkt der Geschichte befanden sich Jerusalem und das Westjordanland unter palästinensisch-arabischer Hoheit. Der noch zu entscheidende Streitpunkt betrifft das Recht von Juden, ihren Wohnsitz in ihrer historischen Heimat zu haben, Seite an Seite mit palästinensisch-arabischen Gemeinschaften, als Ausdruck der Verbindung beider Völker mit diesem Land.

Ebenso wenig, wie die Siedlungen im Westjordanland die Bestimmungen von Artikel 49(6) des Genfer Abkommens IV verletzen, stellen sie „schwerwiegende Verletzungen“ des Genfer Abkommens IV oder „Kriegsverbrechen“ dar, wie einige behaupten. Sogar der Ansicht entsprechend, dass diese Siedlungen mit Artikel 49(6) unvereinbar sind, wurde die Auffassung, dass solche Verstöße „schwerwiegende Verletzungen“ oder ein „Kriegsverbrechen“ darstellen, tatsächlich erst (auf politischen Druck arabischer Staaten hin) in die Zusatzprotokolle zu den Genfer Konventionen von 1977 aufgenommen, die von führenden Staaten einschließlich Israel nicht mitgetragen werden, so dass sie in dieser Hinsicht KEIN GÄNGIGES INTERNATIONALES RECHT abbilden.

Rechtlich gesehen, lässt sich die West Bank am besten als Territorium bezeichnen, auf das konkurrierende Ansprüche erhoben werden, die in Friedensprozess-Verhandlungen gelöst werden sollten – und genauso haben sich sowohl Israel als auch die palästinensische Seite darauf festgelegt. Israel kann berechtigte Ansprüche auf dieses Gebiet anmelden, die sich nicht nur auf die historische jüdische Verbindung mit und die lange Ansässigkeit in diesem Land gründen, auf dessen Zuteilung zum jüdischen Staat unter dem Völkerbundsmandat sowie auf Israels anerkanntes Recht auf Grenzsicherung, sondern auch auf die Tatsache, dass das Gebiet VORMALS NICHT UNTER DER LEGITIMEN HOHEIT IRGENDEINES STAATES war und in einem SELBSTVERTEIDIGUNGSKRIEG unter ISRAELISCHE KONTROLLE kam.

Es ist die Anschuldigung vorgebracht worden, dass das im Interimsabkommen (Artikel 31(7)) enthaltene Verbot einseitiger Schritte zur Änderung des „Status“ des Westjordanlands und des Gazastreifens einen Siedlungsbaustop impliziere. Dieser Standpunkt ist HALTLOS.
BILATERALE israelisch-palästinensische Vereinbarungen bestätigen speziell, dass Siedlungen bis zum Ergebnis von Friedensverhandlungen übereinstimmend und ausschließlich israelischer Gerichtsbarkeit unterstehen, und sie verbieten keine Siedlungsaktivitäten.

Ven, 02/16/2024 - 17:44 Collegamento permanente
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Milo Tschurtsch Ven, 02/16/2024 - 23:32

In risposta a di Ludwig Thoma

Die Argumente die auf der Seite der israelischen Botschaft stehen sind nicht aus der Luft gegriffen sondern gleich legitim wie die z.B. der des Sicherheitsrats der Vereinten Nationen , berufen sie sich doch auch auf Quellen, wie die 4.Genfer Konvention, die lediglich anders ausgelegt wird. In dieser wird eine Deportation von Bevölkerung in besetzte Gebiete verboten. Damit will die internationale Gemeinschaft eine Illegalität Israels erkennen. Israel argumentiert, dass die Genfer Konvention im Fall des Westjordanlandes nicht anwendbar sei, da sie nämlich dafür gemacht wurde um Menschen vor gewaltsamer Deportation zu schützen und nicht freiwillige Siedler betreffe, es sich also um keine gewaltsame Deportation handle. Weiters argumentiert Israel dass es sich beim Westjordanland nicht (nach internationalem Recht) um besetztes Gebiet handle, denn die Genfer Konvention sehe, nach eigener Interpretation vor dass nur Gebiete souveräner Staaten besetzt werden können und dass Palästina nie diesen Status gehabt habe, der Begriff Okkupation also nicht gelte. Das letzte rechtlich gültige Dokument über das Gebiet sei überdies das "Mandat für Palästina" , das 1922 vom Völkerbund verabschiedet wurde und die Schaffung eines jüdischen Staates in der historischen Heimat des jüdischen Volkes vorsah. Danach habe es kein offizielles Dokument über das Gebiet im Westjordanland mehr gegeben. Die Gebiete werden also von internationalen Organisationen als "besetzt" bewertet, von Israel als "umstrittene Gebiete mit offenem Anspruch" bezeichnet. Die Interpretation ist also gegensätzlich.
Jedenfalls hat Israel ca. 85 Prozent, des im Sechstagekriegs eroberten Gebietes geräumt (inkl. Gazastreifen). Das wird im Westjordanland wohl eher nicht der Fall sein, denn wie gesagt das Gebiet steht unter militärischer Verwaltung Israels und die Gründe sind neben den historischen auch Sicherheitsbedenken. Dort wird es wohl keinen Palästinenserstaat geben, sondern nur unzusammenhängende palästinensische Siedlungen, wobei man hier ein Auskommen finden wird müssen. Da kann die internationale Gemeinschaft interpretieren was sie will.

Ven, 02/16/2024 - 23:32 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 19:07

La questione di fondo è che Israele sta commettendo un GENOCIDIO contro i civili palestinesi soprattutto donne e bambini e purtroppo stiamo assistendo ai massacri in diretta. Spero che siamo d’accordo almeno su questo, altrimenti ne siamo complici.

Gio, 02/15/2024 - 19:07 Collegamento permanente
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Ascanio Giacomini Gio, 02/15/2024 - 19:41

In risposta a di Ceterum Censeo

Le Nazioni Unite hanno ripetutamente chiesto un cessate il fuoco immediato e negoziati significativi per una soluzione politica al conflitto. Tuttavia, le parole devono essere sostenute da azioni concrete. È necessario un impegno internazionale collettivo per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e per perseguire i responsabili di crimini contro l'umanità di fronte alla giustizia internazionale.

Gio, 02/15/2024 - 19:41 Collegamento permanente
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Peter Gasser Gio, 02/15/2024 - 22:53

In risposta a di Ascanio Giacomini

Zitat: „Le Nazioni Unite hanno ripetutamente chiesto un cessate il fuoco immediato e negoziati significativi per una soluzione politica al conflitto“:

Gleichzeitig hat die UNO von der Hamas die Freilassung aller Geiseln gefordert, und dass die Hamas Zivilisten nicht in die Kämpfe einbeziehen: hat die Hamas dies erfüllt?
Warum unterschlagen Sie die Forderung der UNO an die Hamas und deren Ablehnung dieser Forderung?

Nur die ganze Wahrheit ist die Wahrheit.

Gio, 02/15/2024 - 22:53 Collegamento permanente
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Peter Gasser Gio, 02/15/2024 - 22:57

In risposta a di Ascanio Giacomini

Zitat: „È necessario un impegno internazionale collettivo per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e per perseguire i responsabili di crimini contro l'umanità di fronte alla giustizia internazionale“:

Sie meinen damit, dass die Palästinenser die Terroristen der Hamas ausliefern und alle Vergewaltiger, Menschenräuber, Mörder und Schlächter an Zivilisten des 7. Oktober ausgeliefert, verurteilt und eingesperrt werden? Und dass die Israelis auch keine verurteilten Schwerverbrecher und Mörder aus den Gefängnissen entlassen müssen? Meinen Sie das auch.

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