Politica | Luci e ombre

I mercanti dell’Autobrennero

L’inchiesta di Report sull’A22, fra commistioni politiche, baratti con il governo e “casseforti per il territorio”. Starring Hans Heiss, Karl Zeller e Arno Kompatscher.
A22
Foto: Report

Una gallina dalle uova d’oro, così è stata definita più volte la concessione autostradale dell’A22. La sua gestione, del resto, assicura un notevole gruzzolo: gli incassi sono stimati per circa otto miliardi di euro fino al 2048. La convenzione fra il ministero dei Trasporti e gli enti territoriali che hanno sottoscritto l’accordo per il rinnovo della concessione (senza gara, a una società in house, ovvero interamente pubblica) sarà pronta entro giugno, così come assicurano i presidenti dell'Alto Adige e del Trentino Arno Kompatscher Ugo Rossi.

L’Autobrennero è stata ieri sera, 16 aprile, oggetto di un’inchiesta di Luca Chianca, giornalista di Report, dedicata alle concessioni autostradali che fatturano, da nord a sud, complessivamente 7 miliardi di euro l’anno. La domanda, per nulla oziosa, che conduce l’indagine è: “Chi sono i signori delle autostrade e che influenza hanno sulla politica?”.

La tagline, anch’essa esplicativa, recita così: “Un concessionario autostradale è come un diamante: è per sempre”, un affare altamente redditizio mentre, piccolo particolare, dal primo gennaio il costo del pedaggio è aumentato del 52%.

 

Nebbia sull’A22

Inevitabilmente, al centro del reportage che interessa il Trentino-Alto Adige, gli intrecci con la politica locale. Si va dal direttore tecnico generale della società Autostrada del Brennero, Carlo Costa, che è coordinatore del Pd, all’amministratore delegato Walter Pardatscher, vicino alla Svp, al presidente Luigi Olivieri, del Pd, indicato dal governatore Rossi, ed entrambi azionisti della società.

Da quando è stata aperta l’autostrada che collega l’Italia al resto d’Europa è stata utilizzata dai politici per far leva sui cittadini”, afferma il giornalista. Il consigliere provinciale dei Verdi Hans Heiss risponde: “I cittadini vengono rassicurati poiché si dice ‘è tutto in mano nostra’, e questo significa anche catalizzare voti, è una specie di cassaforte anche per il territorio”.

Cassaforte di voti e risorse - sottolinea il voiceover del reporter - che rischiava di rimanere a secco nel 2014 quando è scaduta la concessione che durava da 50 anni. A fare i conti ci pensa Lucio Malan, senatore di Forza Italia, il quale sottolinea che da quando è scaduta la concessione la società dell’Autobrennero ha incassato 1 miliardo e 400 milioni, “cioè ogni giorno incassano 1 milione e 14mila euro, cifra che dovrebbe essere di fatto messa sul mercato”.

I cittadini vengono rassicurati poiché si dice ‘è tutto in mano nostra’, e questo significa anche catalizzare voti, è una specie di cassaforte anche per il territorio (Hans Heiss)

L’A22 è costata 243 miliardi di lire, in debito, e come garanzia c’erano i soldi dei pedaggi. In 10 anni l’autostrada è stata ripagata e i guadagni sono cominciati ad arrivare. Negli anni sono stati accumulati 650 milioni, ma anziché trasferirli allo Stato (per legge i concessionari devono usare i soldi per migliorare la rete ferroviaria) sono serviti per fare pressioni sul governo e ottenere il rinnovo della concessione senza gara.
 

Do ut des

Una specie di ricatto? “Per avere un potere contrattuale, perché l’ente concedente è lo Stato, bisogna rendersi appetibili”, ammortizza candidamente l’ex senatore della Svp Karl Zeller, autore dell’emendamento che permette il rinnovo della concessione senza gara per altri 30 anni con una clausola: la nuova società sia in house e cioè solo con soci pubblici.

Zeller ammette che “nessuno degli attuali soci dell’Autobrennero avrebbe regalato 650 milioni allo Stato se questo avesse portato via la concessione”. E su quei fondi accantonati per la ferrovia, per inciso, la società non ha mai pagato tasse. Un baratto con il governo Renzi che include il visto al referendum sulla riforma costituzionale e soprattutto l’appoggio al Pd alle elezioni del 4 marzo. Non sorprende, dunque, che lo Stato abbia rinnovato la concessione per altri 30 anni invece di metterla sul mercato o gestire direttamente la struttura, come era nelle sue possibilità. Un regalo non da poco per il Trentino-Alto Adige. 

Per avere un potere contrattuale, perché l’ente concedente è lo Stato, bisogna rendersi appetibili

La parola, a margine dell’inchiesta, al presidente sudtirolese Kompatscher che smorza i termini della questione: “Una società privata pagherebbe la stessa cifra, e poi farebbe di meno perché ha interesse a fare utili, mentre questa società non ne fa e investe invece sul territorio secondo le indicazioni del governo”.